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SYNODUS EPISCOPORUM
BOLLETTINO

XI COETUS GENERALIS ORDINARIUS
SYNODI EPISCOPORUM
2-23 octobris 2005

Eucharistia: fons et culmen vitae et missionis Ecclesiae


Questo Bollettino è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico.
Le traduzioni non hanno carattere ufficiale.


Edizione plurilingue

17 - 11.10.2005

SOMMARIO

♦ TREDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 11 OTTOBRE 2005 - ANTEMERIDIANO)
♦ SECONDA CONFERENZA STAMPA

♦ TREDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MARTEDÌ, 11 OTTOBRE 2005 - ANTEMERIDIANO)

● INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

Alle ore 09.00 di oggi martedì 11 ottobre 2005, alla presenza del Santo Padre, con il canto dell’Ora Terza, ha avuto inizio la Tredicesima Congregazione Generale, per la continuazione degli interventi dei Padri sinodali in Aula sul tema sinodale Eucharistia: fons et culmen vitæ et missionis Ecclesiæ.

Presidente Delegato di turno S.Em.R. il Sig. Card. Juan SANDOVAL ÍÑIGUEZ, Arcivescovo di Guadalajara (Messico).

A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 12.30 con la preghiera dell’Angelus Domini erano presenti 241 Padri.

● INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE)

In questa Tredicesima Congregazione Generale sono intervenuti i seguenti Padri:

- S.E.R. Mons. Angelo SODANO, Segretario di Stato (CITTÁ DEL VATICANO)
- S.E.R. Mons. Czeslaw KOZON, Vescovo di København (DANIMARCA)
- S.B.R. Michel SABBAH, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Presidente della Conferenza Episcopale (PAESI ARABI)
- S.Em.R. Card. Vinko PULJIĆ, Arcivescovo di Vrhbosna, Sarajevo, Presidente della Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina (BOSNIA ED ERZEGOVINA)
- Rev. D. Julián CARRÓN, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (SPAGNA)
- S.E.R. Mons. Carmelo Dominador F. MORELOS, Arcivescovo di Zamboanga (FILIPPINE)
- S.E.R. Mons. António Augusto DOS SANTOS MARTO, Vescovo di Viseu (PORTOGALLO)
- S.E.R. Mons. Jean-Claude MAKAYA LOEMBE, Vescovo di Pointe-Noire (CONGO (Rep. del)
- S.Em.R. Card. Renato Raffaele MARTINO, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)
- S.E.R. Mons. Antun ŠKVORČEVIĆ, Vescovo di Požega (CROAZIA)
- S.E.R. Mons. Diarmuid MARTIN, Arcivescovo di Dublin (IRLANDA)
- S.E.R. Mons. Frédéric RUBWEJANGA, Vescovo di Kibungo (Kibungo, RWANDA)
- S.E.R. Mons. Wilton Daniel GREGORY, Arcivescovo di Atlanta (STATI UNITI D'AMERICA)
- S.E.R. Mons. Edward Gabriel RISI, O.M.I., Vescovo di Keimoes-Upington (SUDAFRICA)
- S.E.R. Mons. Paul Mandla KHUMALO, C.M.M., Vescovo di Witbank (SUDAFRICA)
- S.E.R. Mons. Lewis ZEIGLER, Vescovo di Gbarnga, Presidente della Conferenza Episcopale (LIBERIA)
- S.E.R. Mons. Stanislav ZVOLENSKÝ, Vescovo titolare di Novasinna, Ausiliare di Bratislava-Trnava (SLOVACCHIA)
- S.E.R. Mons. Prakash MALLAVARAPU, Vescovo di Vijayawada (INDIA)
- Rev. P. Carlos Alfonso AZPIROZ COSTA, O.P., Maestro Generale dei Frati Predicatori
- S.E.R. Mons. Gabriel MBILINGI, C.S.Sp., Vescovo di Lwena (ANGOLA)
- S.E.R. Mons. Leon MAŁY, Vescovo titolare di Tabunia, Ausiliare di Lviv dei Latini (UCRAINA)
- S.Em.R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Arcivescovo di Cape Coast (GHANA)
- S.E.R. Mons. Thomas SAVUNDARANAYAGAM, Vescovo di Jaffna (SRI LANKA)

Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi:

- S.E.R. Mons. Angelo SODANO, Segretario di Stato (CITTÁ DEL VATICANO)

Il documento di lavoro della nostra Assemblea, al n. 85, ci ha invitato a riflettere sulla relazione fra Eucaristia ed unità ecclesiale. Parecchi Padri sono già intervenuti su tale importante argomento, sottolineandone i vari aspetti.
Da parte mia, vorrei evidenziare, in primo luogo, che tutta la liturgia eucaristica ci porta a rinsaldare fra noi i vincoli di unità. Importante è, per questo, la preghiera per il Papa, che è presente in ogni Santa Messa. Importante è la preghiera per il Vescovo, Pastore della Chiesa particolare ove si celebra l’Eucaristia. Importante è l’abbraccio di pace fra i presenti, per curare tutte le eventuali ferite all’unità che possono esistere nelle comunità locali. E vi sono spesso tante divisioni anche fra di noi, ministri del Signore, negli stessi istituti religiosi, nelle diocesi con diversi gruppi etnici. L’Eucaristia è sempre un invito all’unità di tutti i discepoli di Cristo; anzi, è sempre un agente di unità a motivo della grazia unificante che ci comunica.
Problema delicato è, invece, l’atteggiamento che dobbiamo tenere verso i nostri fratelli separati, che desiderano partecipare all’Eucaristia celebrata nella nostra Santa Chiesa. Ho sentito qui considerazioni diverse al riguardo. Da parte mia, però, vorrei ricordare che, per favorire l’unità con i fratelli separati, non dobbiamo dividerci fra noi. E la via sicura per non dividerci è la fedeltà alla disciplina vigente della Chiesa.
A tale proposito, la disciplina è chiara: basta leggere l’ultima Enciclica del compianto Papa Giovanni Paolo II “Ecclesia de Eucharistia”. Lì v’è tutto un capitolo sull’Eucaristia e la comunione ecclesiale.
Al n. 44, ad esempio, si legge:
“Proprio perché l’unità della Chiesa, che l’Eucaristia realizza mediante il sacrificio e la comunione al corpo e al sangue del Signore, ha l’inderogabile esigenza della completa comunione nei vincoli della professione di fede, dei Sacramenti e del governo ecclesiastico, non è possibile concelebrare la stessa liturgia eucaristica fino a che non sia ristabilita l’integrità di tali vincoli. Siffatta concelebrazione non sarebbe un mezzo valido, e potrebbe anzi rivelarsi un ostacolo al raggiungimento della piena comunione, attenuando il senso della distanza dal traguardo e introducendo o avallando ambiguità sull’una o sull’ altra verità di fede. Il cammino verso la piena unità non può farsi se non nella verità. In questo tema, il divieto della legge della Chiesa non lascia spazio a incertezze, in ossequio alla norma morale proclamata dal Concilio Vaticano II.
Vorrei comunque ribadire quello che nella Lettera enciclica “Ut unum sint” soggiungevo, dopo aver preso atto dell’impossibilità della condivisione eucaristica: «Eppure noi abbiamo il desiderio ardente di celebrare insieme l’unica Eucaristia del Signore, e questo desiderio diventa già una lode comune, una stessa implorazione. Insieme ci rivolgiamo al Padre e lo facciamo sempre di più con un cuore solo»”.
Al n. 45, poi, la medesima Enciclica ricorda:
“Se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza di piena comunione, non accade lo stesso rispetto all’amministrazione dell’Eucaristia, in circostanze speciali, a singole persone appartenenti a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. In questo caso, infatti, l’obiettivo è di provvedere a un grave bisogno spirituale per l’eterna salvezza di singoli fedeli, non di realizzare una intercomunione, impossibile fintanto che non siano appieno annodati i legami visibili della comunione ecclesiale”.
In questo passo dell’Enciclica il Magistero pontificio usa il termine intercomunione, che certo va spiegato, ma che, se ben inteso, può far comprendere il carattere straordinario della comunione data a chi non è cattolico.
Il nostro “instrumentum laboris” ha risolto il caso ponendo fra virgolette il termine “intercomunione” alla fine del n. 86!
In conclusione, vorrei dire che la fedeltà alla disciplina della Chiesa anche su tale punto delicato è una garanzia di unità fra di noi, in attesa che si avveri la preghiera di Cristo: “Ut unum sint” (Gv 17,21).

[00273-01.03] [IN215] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Czeslaw KOZON, Vescovo di København (DANIMARCA)

Die Länder der nordischen Bischofskonferenz bilden ein ausgedehntes Diasporagebiet mit ungefähr 200.000 Katholiken, unterschiedlich verteilt auf die einzelnen Länder, mit einer stärkeren Konzentration in Schweden, Norwegen und Dänemark. Die Länder als solche sind überwiegend lutherisch, wenn auch - jedoch unterschiedlich - säkularisiert.
Eine der großen Herausforderungen sind die erheblichen geografischen Entfernungen. Trotzdem kann in den meisten Pfarreien jeden Sonntag die Eucharistie gefeiert werden, und es nehmen ungefahr 20 - 30% der Gläubigen daran teil. Wenn die Zahl der Priester im Verhältnis zu der der Gläubigen verhältnismäßig hoch ist, fordern eben die weiten Entfernungen diese Zahl von Priestern und zwar als ein Minimum.
Unter diesen aussergewöhnlichen Verhältnissen machen die Seelsorger und Gläubigen im Norden dieselben Erfahrungen, die von vielen anderen Ländern in Nord- und Westeuropa geschildert werden.
Die sonntägliche Eucharistiefeier bleibt die zentrale, meistens aber auch die einzige liturgische Veranstaltung, die die Menschen in der Kirche sammelt. Mancherorts nehmen viele an den Werktagsmessen teil, und eucharistische Anbetung findet ein langsam wachsendes Interesse.
Die Erwartungen an die liturgischen Feiern sind unter den Gläubigen verhältnismässig hoch, und sie wissen auch gut gestaltete und vorbereitete Liturgie zu schätzen. Die Teilnahme der Gläubigen an der Vorbereitung und Durchführung der Liturgiefeiern ist mancherorts sehr stark. Trotzdem benötigt man weitere Ausbildungsmöglichkeiten und Kursangebote, um das Wissen über und den Sinn von Liturgie weiter zu entwickeln. Zwar ist bei den meisten das genuine Verständnis von der Eucharistie da, jedoch muss durch Katechese immer mehr der Aspekt des Mysteriums und der Opfercharakter der heiligen Messe vertieft und unterstrichen werden. Auch die nordischen Katholiken stehen vor der Herausforderung, Glauben und Leben zu vereinen, so dass die Teilnahme an der Eucharistie sie zu einem engagierten Leben in Kirche und Gesellschaft führt. Die Beichtpraxis lässt auch noch viel zu wünschen übrig. Ernsthafte liturgische Missbräuche kommen so gut wie nicht vor.
Die Gläubigen erwarten in vieler Hinsicht gehört und ernstgenommen zu werden, haben aber eine große und gleichzeitig unkomplizierte Achtung vor dem Klerus. Die Tätigkeit von Laienmitarbeitem, auch als Gottesdienstleiter, führen zu keiner Verwischung des Unterschiedes zwischen Laien und Klerus.
In ökumenischer Hinsicht merkt die Katholische Kirche, trotz einem im allgemeinen positiven Klima, verstärktes Unverständnis bezüglich der Frage der Interkommunion. Die katholische Sicht in dieser Frage gilt bei den anderen Christen als überholt, eine Ansicht, die leider auch einige Katholiken teilen.
Erwähnen möchten wir auch die weiterhin schmerzliche Lage vieler geschiedener und wiederverheirateter Katholiken, die nicht an der Kommunion teilnehmen können.
Trotz dieser Herausforderungen und Probleme wird die Eucharistie im Norden als ein Fest des Glaubens gefeiert, das die Gemeinden sammelt und so ein stark kirchenbildendes Element ausmacht.

[00203-05.04] [IN168] [Originalsprache: Deutsch]

- S.B.R. Michel SABBAH, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Presidente della Conferenza Episcopale (PAESI ARABI)

1. À Jérusalem, l'Eucharistie fut instituée, et à Jérusalem tout le mystère de la Rédemption eut lieu. Aujourd'hui, l'Eucharistie, la présence réelle, est bien là dans tous les sanctuaires, dans toutes les églises paroissiales dans les villes et villages. Mais au Cénacle même, depuis des siècles, la présence Eucharistique n'y est pas.
De plus, la Terre Sainte aujourd'hui, et depuis de longues années, est terre de conflit, de haine, de mort, terre de sang répandu et de dignité humaine violée. Elle est en même temps à la recherche de la paix et à la recherche de Dieu, unique source de la paix véritable. Mais en attendant, c'est le pouvoir arbitraire de l'homme qui fait violence à lui-même et à son prochain en faisant de la terre de Dieu une terre des hommes seulement.
2. Avec cela, je voudrais parler sur un aspect de la dimension sociale de l'Eucharistie (Instrumentum Laboris n. 79). L'Eucharistie est nourriture de l'âme et source de force et de présence chrétienne active dans la société.
Il faut pour cela une re-éducation à l'Eucharistie, pour dire au chrétien de Terre Sainte que l'adoration, la messe, la communion, ne sont pas des exercices de piété, mais une vie de communion avec la paroisse et, au-delà de la paroisse, avec toute la ville ou le village et avec tout le pays. Une re-éducation qui sort le chrétien, surtout parce qu'il est minoritaire de son complexe de petit et de minoritaire et d'une piété refuge à une piété qui l'envoie en mission. Il faut des adorateurs qui rentrent dans leur monde, pour contribuer à sa construction, pour y devenir des bâtisseurs, pour ne pas y rester des faibles pleins seulement de réclamations et de plaintes et des mineurs demandant protection.
Par l'Eucharistie et l’adoration, les chrétiens atteignent la « taille du Christ» et c’est en étant de véritables adorateurs qu'ils prennent une place que personne d'autre ne pourra leur donner. Par son adoration et sa foi en la présence réelle, le chrétien rend Dieu présent dans sa société et dans le conflit. Et, avec la présence de Dieu, tous, grands et petits, forts et faibles, auront des rapports égaux comme personnes humaines toutes également objet de l’amour de Dieu, Créateur et Rédempteur, et tous ensemble retrouveront les voies qui conduisent à la paix et à la réconciliation.

[00206-03.04] [IN170] [Texte original: français]

- S.Em.R. Card. Vinko PULJIĆ, Arcivescovo di Vrhbosna, Sarajevo, Presidente della Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina (BOSNIA ED ERZEGOVINA)

Questo Sinodo dei vescovi potrebbe contribuire al rinnovamento della fede, della consapevolezza, della responsabilità e del rispetto per la degnissima celebrazione dell'Eucaristia. Davanti a noi c'è un dinamismo della vita, nel quale si svolge il processo dell'educazione della persona singola e della comunità su i diversi livelli della vita quotidiana.
Mi fermo su alcune domande:
1. Sacerdote come soggetto della celebrazione dell'Eucaristia
Spesso ci sembra che molti dei nostri sacerdoti sono stanchi, senza entusiasmo per il proprio servizio. Come possono i giovani, scegliendo la propria strada nella vita, appassionarsi alla vocazione sacerdotale quando spesso trovano stanchi, svogliati e noiosi i loro parroci?
Per quale motivo si dovrebbe celebrare la Santa Messa più di tre volte al giorno? Non si dovrebbe forzare la natura umana. Come può il sacerdote celebrare più di tre mese al giorno e rimanere sempre fresco e concentrato su ciò che si realizza davanti ai suoi occhi? Il pericolo è che tutto diventi un lavoro quotidiano come quello svolto in ufficio o in fabbrica. Passano i giorni e gli anni nel servizio sacerdotale senza frutti e risultati rispettabili. Dove sono i frutti?
Mi sembra che il sacerdote si trovi spesso in pericolo. Vivendo quotidianamente con gli altri uomini di questo millennio dentro il processo di secolarismo, materialismo, consumismo, ect., si perde anche il senso del sacro.
2. Senso del sacro
Oggi i valori sono scompigliati. Il senso del sacro si è oscurato e il senso per il peccato si è relativizzato. Cosa è oggi, per le nuove generazioni, il peccato?
L’adorazione eucaristica è, per il sacerdote ma non solo, una cosa straordinaria per interiorizzare tutti gli atti e i gesti sacri. Occorre prepararsi per l'Eucaristia. Solo con la dignità degli atti sacri e la consapevolezza profonda del mistero dell'Eucaristia si possono ricevere i frutti dell'Eucaristia.
L'Eucaristia è anche ringraziamento per la divina mensa, per la divina comunicazione tra il Creatore e la creatura. Quindi con l'Eucaristia nutriamo la nostra vita spirituale. Diligenza personale e prontezza a ricevere Dio stesso in preparazione al santo mistero, infine ringraziamento per la opportunità di celebrare i santi misteri dell'Eucaristia sono i valori che il sacerdote dovrebbe acquistare per salvare se stesso e per trasmettere i frutti dell'Eucaristia agli altri che si affidano e che cercano Dio nell'Eucaristia.
3. Parola Divina
Se presenti la tua offerta, e lì ti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va prima a riconciliarti con il tuo fratello (Mt 5, 23-24). Come possono celebrare con diligenza i sacri misteri dell'Eucaristia gli uomini che coltivano invidia e odio verso i loro vicini? Senza perdono e pace non c'è il frutto dell'Eucaristia ed essa non si può celebrare degnamente.
4. Inoltre, come può il cristiano andare alla mensa del Signore se commette ingiustizia?
Ho domandato ad un diplomatico cattolico che lavora all’Unione Europea per il mio Paese: “Come puoi ricevere il Corpo di Cristo se ti comporti con la povera e piccola gente cosi?” Lui mi ha risposto: “Lo faccio per guadagnare soldi”.
5. Vocazione sacerdotale
Gesù ci ha dato il comandamento di pregare per le vocazioni. Nelle famiglie in cui si prega e si adora nascono anche le vocazioni al sacerdozio. Diligenza e chiamata al sacerdozio nascono nella propria famiglia. La chiesa familiare sia la prima scuola delle vocazioni, ma anche tempio dove si custodisce la diligenza dell'Eucaristia. Nei ragazzi che valorizzano l'Eucaristia germoglia anche la vocazione sacerdotale.

[00210-01.05] [IN174] [Testo originale: italiano]

- Rev. D. Julián CARRÓN, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (SPAGNA)

La situación del hombre contemporáneo está plagada de complicaciones, pero ninguna consigue arrancar la espera del corazón. El hombre de hoy tomará en serio la propuesta cristiana, si la percibe como respuesta significativa al grito de su necesidad humana.
1."Tanto amó Dios al mundo que envió su Hijo único" (Jn 3,16). El culmen de esta gratuita iniciativa del Padre lo constituye la muerte y la resurrección de Cristo, a través de las cuales Cristo reconcilió a los hombres con Dios, haciendo posible la verdadera comunión con Él.
A través de la acción eucarística, memorial perpetuo de su amor, Cristo mismo se hace contemporáneo y nos apremia "a no vivir ya para nosotros mismos sino para aquel que murió y resucitó por nosotros" (Cf. ICor 5,14-15). El hombre que acoge con fe el don del Cuerpo y la Sangre del Señor se convierte en criatura nueva (2Cor 5,17) y forma parte de una unidad única (Gál 3,28), que brota de participar en el mismo pan (1 Cor 10,17).
2. "La Eucaristía -ha dicho don Giussani- es la suprema confirmación del método que Dios ha establecido con su criatura: hacerse presente dentro de un signo visible y tangible, y por ello experimentable". Según su naturaleza sacramental la Iglesia incide en la historia porque suscita y educa personas que se dejan implicar en la novedad de vida de Cristo y por ello la pueden comunicar a sus hermanos los hombres.
3. Ante el desafío de nuestro tiempo, resulta indispensable el sacramento de la Eucaristía en toda la eficacia de sus frutos de verdadera comunión y de humanidad nueva. Así podrá resplandecer la luz de Cristo en sus testigos, para que los hombres de nuestros días encuentren motivos de creer y de esperar que se cumplirán las promesas inscritas en lo profundo de sus corazones, manifestadas y realizadas plenamente en la entrega eucarística de Cristo.

[00223-04.02] [IN187] [Texto original: español]

 - S.E.R. Mons. Carmelo Dominador F. MORELOS, Arcivescovo di Zamboanga (FILIPPINE)

In the Far East, save for the Philippines and East Timor, Catholics are overwhelmed in numbers by peoples of other faith traditions. In the Philippines, proclaiming Christ is endangered by creeping secularism and the adverse impact of globalization.
For most people in our part of the world, the face of Christ can only be contemplated in the life witness of the community. The Christ we present to them is the life they see. When celebrating the Eucharist, we affirm our willingness to give witness to Christ, to thank God for this wonderful opportunity to be “eucharists” too. An authentic Christian thanks and praises God not just when a crisis is past. He thanks God during a crisis, while actually carrying the cross. In our Churches, more and more, the call to witness to the faith is finding expression in the building up of Eucharistic Communities-the Basic Ecclesial Communities. These are small communities of Christians who gather around the Word and the Eucharist. This life of grace in the Eucharist is the "guarantee of authentic ecclesial communion and the source of moral life, characterized by good works." The resulting unity, founded on love, finds fulfilment in the love and service of those outside the community, especially the less fortunate.
Improved catechesis; empowerment of the lay; growth in priestly and religious vocations; commitment to peace and justice are undeniable signs of the vitality of a community centered on the Eucharist. Where a Sunday Eucharist is reserved for children, with creative celebration, not only is a solid foundation laid in the faith life of the children, they communicate their faith to their parents at home.

[00226-02.04] [IN190] [Original text: English]

- S.E.R. Mons. António Augusto DOS SANTOS MARTO, Vescovo di Viseu (PORTOGALLO)

1.UN’URGENZA EUCARISTICA
Il declino nella frequenza della Messa domenicale è un indice dell’affievolirsi della fede e dell’affetto verso l’Eucaristia. Ecco perché si può parlare di una “urgenza eucaristica non già derivata da una incertezza di formule, ma perché l’odierna praxis eucaristica ha bisogno di una nuova espressione di amore a Cristo” (Lineamenta).
2. LA VIA DELLA BELLEZZA
Come ridestare lo stupore eucaristico, il senso della meraviglia davanti al mistero dell’Eucaristia, se non si riesce a scoprirne la bellezza? Nella cultura post-moderna, dominata dal relativismo riguardo la verità e al bene, ma ancora affascinata dall’estetica, la bellezza è veramente una via o una porta per scoprire l’Eucaristia come mistero di bellezza. Infatti, l’Eucaristia è la più alta icona della bellezza di Dio rivelata in Cristo, perché è la presenza reale del “più bello tra i figli degli uomini” (Ps. 45, 3) nella totalità della sua presenza di risorto e nella pienezza del suo mistero: la bellezza dell’amore che ci si dà, ci redime e trasfigura, ci rivela lo sguardo del Padre che in modo permanente ci crea e ci fa buoni e belli. Usando parole di Sua Santità, questo non è solo un problema della teologia, ma anche della pastorale, che deve offrire all’uomo odierno l’incontro con la bellezza della fede.
3. EUCARISTIA ED EVANGELIZZAZIONE
Tutto questo implica un progetto di evangelizzazione di ampio respiro contemplativo e missionario, che scaturisce dall’Eucaristia, per il quale considero essenziali i seguenti punti:
a) Far vedere il rapporto esistente fra Eucaristia e le aspirazioni profonde del cuore dell’uomo contemporaneo;
b) Ripartire da Cristo, andando al cuore della fede attraverso il primo annuncio;
c) Promuovere la qualità e la bellezza della celebrazione eucaristica come momento privilegiato di evangelizzazione di tipo mistagogico;
d) L’Eucaristia è anche per il mondo. L’assemblea eucaristica, oltre ad essere una testimonianza pubblica della fede, è anche portatrice di una cultura eucaristica, di atteggiamenti e comportamenti personali e sociali: l’esperienza della fraternità, dello spirito di riconciliazione e di pace, il senso della condivisione e della solidarietà, la forza della speranza, la dimensione festiva della vita... Sono atteggiamenti umani che configurano una spiritualità eucaristica, contributo indispensabile per costruire la civiltà della Bellezza e dell’Amore.

[00227-01.02] [IN191] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Jean-Claude MAKAYA LOEMBE, Vescovo di Pointe-Noire (Rep del CONGO)

Depuis 1992, les jeunes de l’Afrique centrale vivent de manière pénible l’éclatement des structures sociales garantes de leur éducation et le fait que la région et l’ethnie dans leurs pays sont devenues des prétextes de repli sur soi et d’exclusion des autres. Devant l’éclatement de leurs pays, provoqué par la violence et la délinquance entretenues par les adultes, certains jeunes se sont livrés à la drogue, l’alcool, la prostitution, la violence... La conséquence évidente chez les jeunes a été la perte des repères moraux et spirituels. C’est ainsi que de nombreux jeunes se sont tournés vers les sectes où ils espèrent trouver des solutions faciles à leurs problèmes matériels et spirituels.
Les jeunes ont besoin, comme le dit le n°79 de l’Instrumentum Laboris “de construire une société où prévalent la communion, la solidarité, la liberté, le respect des personnes, l’espérance et la confiance en Dieu”.
Au sein de notre Conférence épiscopale du Congo, nous pensons que la Spiritualité eucharistique est une source d’énergie que les jeunes ne peuvent pas trouver dans tous les parcours spirituels que leur proposent les églises dites de réveil ou sectes.
En comprenant que la Spiritualité eucharistique répond à la culture de la vie, nos jeunes peuvent apprendre à réfléchir sereinement sur leurs relations garçons et filles, sur leur sexualité et ses exigences.
Nos jeunes sont capables de vivre une relation profonde avec le Christ dans un élan d’adoration et de vivre des fruits obtenus dans cet accueil de la présence du Christ.
Nous espérons que ce Synode réservera un paragraphe où seront consignées quelques indications précises sur cette Spiritualité eucharistique dont ils ont déjà eu un avant-goût dans le thème développé pendant les JMJ de Cologne:“Nous sommes venus l’adorer”.

[00230-03.04] [IN194] [Texte original: français]

- S.Em.R. Card. Renato Raffaele MARTINO, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (CITTÀ DEL VATICANO)

In questo Sinodo, ritengo che si debba approfondire il profondo legame tra Eucaristia e carità, evidenziandone tutte le enormi potenzialità che esso racchiude per dare senso e spessore alla testimonianza cristiana nell' ambito delle realtà sociali e politiche del nostro tempo. Mi riferirei, in particolare, alla drammatica situazione di estrema povertà che attanaglia milioni e milioni di uomini e di donne ed interi popoli, nonostante la ricchezza continui a crescere nel nostro pianeta globalizzato, situazione che assume, al giorno d'oggi, le proporzioni di una vera e propria questione sociale mondiale.
In questo contesto va pure riservata una speciale attenzione al rapporto tra Eucaristia e uso dei beni della terra che la Chiesa considera come originariamente destinati a tutti. Mettere in risalto il rapporto tra Eucaristia e carità sociale e politica non significa evidentemente proporre indebite politicizzazioni delle nostre Eucaristie, ma piuttosto di favorire la piena verità' del mistero eucaristico in tutta la sua inesauribile ricchezza capace di ispirare e promuovere anche la dimensione sociale e politica della carità.
Su questa medesima linea si colloca la problematica circa il rapporto tra Eucaristia e pace, così incisivamente posto in rilievo dal compianto amatissimo Giovanni Paolo II nella Mane Nobiscum, Domine: "L'immagine lacerata del nostro mondo, che ha iniziato il nuovo Millennio con lo spettro del terrorismo e la tragedia della guerra, chiama più che mai i cristiani a vivere l'Eucaristia come una grande scuola di pace", al riparo tuttavia da indebite ingerenze mondano-politiche.
Mi permetto di suggerire che, stante l'attualità di tali temi, questo Sinodo potrebbe proporre al Santo Padre di rendere pubblico un intervento organico, frutto del suo alto magistero, sui temi nuovi che riguardano la pace nella carità, la militanza per la pace, il giusto rapporto tra Eucaristia e pace, la spiritualità della pace.

[00261-01.05] [IN203] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Antun ŠKVORČEVIĆ, Vescovo di Požega (CROAZIA)

Il privilegio che il popolo croato ha goduto oltre un millennio, con il permesso della Santa Sede, di celebrare la Santa Messa in rito latino, ma sempre nella sua propria lingua, ha contribuito molto affinché i padri al Concilio Vaticano II accettassero la celebrazione della liturgia latina nelle lingue nazionali. Il menzionato privilegio ha tra l'altro aiutato una partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia e ha promosso un fruttuoso approfondimento delle relazioni tra popolo croato e il Successore di Pietro, come anche tra la Chiesa dello stesso popolo e la Chiesa universale, della sua unità nella diversità.
Sulla base di questa esperienza storica i cattolici Croati hanno accettato con entusiasmo il rinnovamento della liturgia dopo il Concilio Vaticano II, non conoscendo quella nostalgia nei confronti della liturgia in lingua latina, che ha creato seri problemi in certi ambienti cattolici europei, non risolti fino ad oggi.
Il processo di preparazione dei nuovi libri liturgici nelle lingue locali non è un lavoro puramente tecnico. In quanto le Conferenze Episcopali con i loro esperti e specialisti si sforzano di produrre il testo liturgico, inviandolo in seconda istanza per la recognitio alla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti, promuovono così una comunione tra le Chiese particolari e la Sede Apostolica di Roma, oppure con la Chiesa universale, la quale nelle celebrazioni eucaristiche trova il suo vertice. Quando il Dicastero summenzionato non ha sufficiente numero di competenti esperti, particolarmente per le lingue dei popoli meno numerosi come quello croato, occorre intensificare la collaborazione con le Conferenze episcopali per evitare dei problemi a livello delle Chiese particolari e rimproveri di centralismo nella elaborazione dei testi liturgici.
Per quanto riguarda le norme liturgiche, esse servono al rito-celebrazione, mentre il rito porta al Mistero nel quale si entra attraverso la fede e perciò si deve correggere ogni abuso nella liturgia. Dall'altra parte, ci sono norme che non hanno lo stesso significato menzionato. C'è bisogno di esaminare se tutte siano necessarie e realizzabili.

[00229-01.06] [IN193] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Diarmuid MARTIN, Arcivescovo di Dublin (IRLANDA)

The Eucharist constitutes an important force in counteracting the deep sources of hopelessness today. Increased secularization has as one of its most insidious effects an undermining of hope because its horizons are too narrow to embrace a vision that is universal and complete. Hopeless is generated by the scale of the problem of achieving justice in our world and the certainty that our own human efforts can only touch a fraction of it.
In a world marked by so many anxieties, Eucharist is a sign and a message of hope. The Christian who celebrates the Eucharist knows that the values of the current world are not those which endure for ever.
Eucharist is presence of Jesus in history, in the history of salvation and in the ongoing evolution of human history as it moves towards its fulfilment in Jesus Christ who will "come again". We celebrate Christ's death and resurrection in the midst of the realities of this world as we await his coming in glory.
We recognise the Eucharist as the "pledge of future glory" knowing that our communion with the Lord in the Eucharist is a pledge and a foretaste of our ultimate encounter and communion with him. Eucharist opens towards and anticipates the future.
In a society marked by increased secularisation there is need to give much greater place in our catechesis and in our parishes to formation in faith. In so many of our communities today we can no longer presume faith. The seed of faith needs nourishment, not just in the early years of the life of the Christian in the traditional catechesis of young people, but at every stage in life. The rapidity of social change means that faith formation of adults is more and more urgent to accompany them as they try, day by day and year by year, to live their Christian commitment in a changing world.
The lay person imbued with Eucharistic spirit will be present in the realities of the secular world with a capacity to look towards the values that endure and to indicate the foundations of a hope which springs from a recognition of Eucharist as revelation and presence in our midst of God's gratuitous love for us in Jesus Christ who gave himself up for us.

[00231-02.03] [IN195] [Original text: English]

- S.E.R. Mons. Frédéric RUBWEJANGA, Vescovo di Kibungo (Kibungo, RWANDA)

Je voudrais souligner le fait si souvent rappelé de la culture post-moderne sécularisée, se refuse à regarder en face et à intégrer dans sa vision du monde, l'expérience quotidienne de la souffrance et de la mort.
Ces deux réalités sont occultées par les découvertes techniques extraordinaires dont l'homme se glorifie, mais elles résistent à ce genre de traitement superficiel.
La même expérience de souffrance et de mort est vécue différemment chez l'homme moins avancé en technologie; chez lui, elle est acceptée comme une réalité, parfois même comme une fatalité. Le Concile Vatican II parle d'un déséquilibre qui, finalement, s'explique par le péché de l'homme.
L'Eucharistie, comprise comme l'actualisation du sacrifice de la Croix, est le remède tout indiqué à ce péché et à la mentalité d'où il surgit. Dans ces conditions, nous ne pouvons pas célébrer tranquillement la mort salvifique de Jésus sans nous laisser interpeller par des situations dramatiques de tant d'hommes et de femmes.
Le Mystère pascal que le sacrement de l'Eucharistie nous fait vivre intensément devrait nous rendre continuellement sensibles à la misère d'autrui. On a cité ici l'interpellation de Saint Jean Chrysostome qui montre le paradoxe de soigner le Corps du Christ en ornant l'autel, mais sans prendre soin des pauvres. Il fallait faire l'un sans oublier l'autre.
Il y a onze ans, c’était en 1994, l'Église qui est au Rwanda et le peuple rwandais ont connu le génocide et les massacres inouïs. Les médias ont diffusé ces événements et le monde en fut ému. Nous avons bénéficié assez largement de l'aide du Saint-Siège, de la Caritas Internationalis et des Caritas des Églises sœurs du Nord. Nous en sommes profondément reconnaissants. Surtout l'intervention courageuse et pertinente du Pape Jean-Paul II a été appréciée. Le Pape a été le premier à tirer la sonnette d'alarme, pour dire les choses par leur nom et dénoncer ouvertement le génocide qui se commettait. La Communauté Internationale hésitait à parler de génocide pour ne pas devoir intervenir. Nous avons dans cette intervention du Pape Jean-Paul II un modèle de sensibilité ecclésiale que la célébration eucharistique devrait nous pousser à imiter.
Par ailleurs, il s'est fait que certaines personnes ont été tuées dans nos églises.
Après un temps de consternation, il a été question de célébrer encore l'Eucharistie en ces églises profanées. Mais des voix se sont élevées pour s'y opposer. Car, disait-on, ces lieux rappelaient des choses horribles.
Avec la délicatesse voulue, nous les responsables, avons amené les fidèles à comprendre que la célébration eucharistique, loin de briser le deuil, le soutenait et l'éclairait. Car, en célébrant la mort de l'Innocent Jésus, on rejoignait le drame où les innocents ont péri.
Ces célébrations eucharistiques ont bien repris progressivement et deviennent aujourd'hui plus importantes qu'avant le génocide. Il y a eu certes quelques défections, et les défis ne manquent pas, notamment celui de la réconciliation, mais la grande majorité des survivants du drame national a compris, mieux que jamais, la nécessité du sacrement de l’Eucharistie qui rassemble et scelle les liens de fraternité rompus. Parmi le signes prometteurs, il y a l'accroissement de la dévotion à Notre Dame de Kibeho, dont les apparitions ont été reconnues par l'évêque du lieu, voici quatre ans. Le message central de ces apparitions fut la conversion pendant qu’il est encore temps. Après le génocide ce message a été compris comme une prémonition que la Mère du Verbe nous a adressée, douze ans avant la catastrophe. Ainsi, la Vierge Marie est toujours auprès de son Fils qui se donne en sacrifice pour le salut des hommes, ses frères.

[00228-03.06] [IN192] [Texte original: français]

- S.E.R. Mons. Wilton Daniel GREGORY, Arcivescovo di Atlanta (STATI UNITI D'AMERICA)

Increasingly, the faithful expect better homilies from celebrants at the Sunday Eucharist. Bishops must lead by our own good example as well as our admonitions to improve the quality of Catholic preaching at the Sunday Eucharist. Ritual precision alone will not bring back those who do not attend Sunday Mass.

[00235-02.02] [IN199] [Original text: English]

- S.E.R. Mons. Edward Gabriel RISI, O.M.I., Vescovo di Keimoes-Upington (SUDAFRICA)

In the Conference area of Southern Africa (SACBC) we have discovered that the role of the small faith-based community is essential in the preparation for and the celebration of the liturgy and also the place where the gift of the Spirit is lived out.
We see evidence of this particularly in Lectionary based catechesis and small Christian communities which prepare for the Sunday celebration by reading and praying the Sunday scriptures beforehand. These communities form part of the parish liturgical groups who prepare for the Sunday liturgy beforehand.
These are ways which empower the faithful for a fuller and more meaningful participation in the Eucharistic liturgy. In such an atmosphere there is little fear of the distinction between the ordained priesthood and the baptismal priesthood being blurred.
However, because of the shortage of priests, there are many communities who only celebrate mass once a month, or, once every two months. In such instances the laity prepare with enthusiasm (as described above) to celebrate Sunday liturgies, sometimes with Communion, other times without.
We notice that the most sacred part of the liturgy, the Eucharistic Prayer, is the least attractive part of the Sunday liturgy. Although it is the central part of the Eucharist, the climax, it has proved to be the anti-climax. The priest does it alone and the laity change from active to passive participation.
We would propose that there be some form of responsorial participation which allows the people to participate more actively than simply by a respectful silence. We are not proposing that the role of the celebrant be diminished but rather that the people be given a role by which they support the celebrant and enhance their participation.

[00224-02.04] [IN188] [Original text: English]

- S.E.R. Mons. Paul Mandla KHUMALO, C.M.M., Vescovo di Witbank (SUDAFRICA)

It had always been assumed that there was a sense of mystery in the Tridentine celebration of the Mass. With the reform of Vatican II, when meaningful participation of the liturgy was opened to the people, the myth of mystagogy was exposed. Nobody opposed mystagogy. It simply did not happen.
The resultant absence of the sense of mystery was not the result of the introduction of the vernacular in the liturgy; rather, the introduction of the new Order of the Mass and the use of the vernacular made it obvious that the sense of mystery was absent.
Our task is the development of a spirit of adoration and worship. The concentration on abuses develops a negative atmosphere and does not help us discover the mystogogical dimension of the Eucharistic celebration. The challenge before us is to learn more about God in our communities. A guiding word comes from John 15:15: "I call you friends because I have made known to you every thing I learned from my Father."
We have also observed that the sign of peace in its present position in the liturgy of the Mass easily overshadows the faction rite and communion itself. There is among us a strong preference to adapt the usage referred to in the Instrumentum Laboris in number 50, for the insertion of this particular rite at the point before the presentation of gifts.

[00225-02.02] [IN189] [Original text: English]

- S.E.R. Mons. Lewis ZEIGLER, Vescovo di Gbarnga, Presidente della Conferenza Episcopale (LIBERIA)

I am referring to No.6 of the Instrumentum Laboris which talks about the Eucharist in the Various Situations in the Church.
- During the bloody civil war, women, children and men suffered. They were made to live in displaced and refugees in subhuman conditions.
- The Bishops, Priests, Religious and other lay people administered to them in the displaced camps in Liberia. In their suffering, we experienced the broken Christ, who is the Eucharist. The Eucharist is our joy, our hope, peace, support and courage in time of trial.
- The Church is thankful to the Bishops, especially those in the region, the Holy Father, the United Nations and the International Community for coming to our aid. The war is now over and the Church is now growing.
- Attendance at Mass is high, with the youth and young adults and old people in the lead. These make up the majority at the reception of Holy Communion on week days and Sundays. Our catechumen classes are being well attended.
Now we are engaged in catechesis:
Marriage and family life
Ministry to the youth,
Helping lapsed Catholics to come back to Church.
But there are problems:
There is the shortage of priests for the growing Catholic population,
There are long distances to cover on bad roads to reach a parish or outstation
There polygamous marriages and those who are living together as husbands and wives without the thought of getting married, making it difficult for them to receive Holy Communion.
Thanks.

[00232-02.03] [IN196] [Original text: English]

- S.E.R. Mons. Stanislav ZVOLENSKÝ, Vescovo titolare di Novasinna, Ausiliare di Bratislava-Trnava (SLOVACCHIA)

Parlo a nome proprio e voglio riferirmi al numero 72 dell’Instrumentum laboris, constatando che la vita della grazia ricevuta attraverso l’Eucaristia diventa garanzia anche di una vita morale caratterizzata da buone opere e da una rettitudine nell’agire propria di chi è unito vitalmente a Cristo (cfr. I. L. 72), e indicando il nesso tra le tre dimensioni della vita cristiana che sono liturgia - martyria - diakonia, cioè il vincolo efficace tra il fatto che il fedele riceve fruttuosamente Cristo vivo nell’Eucaristia e si impegna a testimoniare Cristo in mezzo alle realtà del suo tempo e collabora alla comunione costruita attraverso il servizio della carità (cfr. I. L. 72). Si può dire che la misura del reale influsso sulla vita della società è direttamente proporzionata alla misura in cui i fedeli cristiani rimangono uniti a Cristo.
In questo contesto mi permetto di menzionare due realtà dalla mia patria. Mettiamo la speranza anche per il futuro nella benedetta tradizione dei cosiddetti “primi venerdì”. In tutte le parrocchie nei giorni che precedono il primo venerdì del mese numerosi fedeli prima si riconciliano con il Signore nel sacramento della penitenza e poi fruttuosamente ricevono Cristo nell’Eucaristia. La seconda realtà è il fatto che alla liturgia domenicale partecipano anche i fedeli che poi non si accostano alla santa comunione, mentre si nutrono in sostanza con il pane della Parola di Cristo. Tuttavia sembra che il Signore arricchisca e dia forza alla dimensione della loro vita chiamata martyria, cioè alla vita morale, vita cristiana concreta. Qui si apre spazio per la più profonda formazione della coscienza dei fedeli. Perché immersi nel “mysterium iniquitatis” siamo necessariamente bisognosi di contemplare, adorare e ricevere il mistero dell’Eucaristia.

[00233-01.06] [IN197] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Prakash MALLAVARAPU, Vescovo di Vijayawada (INDIA)

In India, the Catholic Church is a credible presence, bearing witness to Jesus Christ and His Good News. It is the fruit of communion with Lord experienced at the breaking of Word and breaking of the Bread during the Eucharist. Given the small size of the Catholic Community, that is about 1.8% of the total, and that it is not possible for most of the faithful to frequent the Eucharistic Table, it is actually the faith experience of the Lord that sustains them in their life. Through effective evocation, Eucharistic liturgy, which is the paschal mystery celebrated and proclaimed, should continue to sustain this experience.
The twelve apostles at the Last Supper have tangibly heard, seen and touched the Lord, the same Lord who was with them and with whom they were before the event of the Last Supper. They understood and experienced the Lord more deeply after each of their encounters with Him after the resurrection. What they passed on, the breaking of the Bread and blessing the Cup as a memorial of his death and resurrection, helped the believers to experience the Lord as source of salvation. Our people today should be invited, as the first disciples were invited by the Lord, to come and see, to hear and touch the Lord.
Today's generation characterized by a scientific mentality and devoid of the sense of transcendence, seems to say, 'we can believe only what we can see, hear and touch.' The Church has to help these people through the sacred liturgy to see, hear and touch the Lord. This is certainly the action of the Holy Spirit but the liturgy should lead the Community of faith to experience this action of the Spirit! Only then, the doctrinal truths about the Eucharist become tangible experienced truths in real life. The Eucharist can thus become source and summit of a person's life. In the same way, for the community also, the Eucharist becomes the source and summa of her life and mission. When our Catholics do 'not get this experience of the Lord in the Church, they might either seek somewhere or end up in living their life independent of God!
Our liturgy of the Eucharist, with a meaningful and conscious use of indigenous signs and symbols, inculturation, should effectively evoke in our people the experience Eucharist in the context of the daily realities of life. This will lead the people to fulfill the missionary mandate. Therefore, while regulating the liturgical discipline, the ministers presiding over the Eucharist should be given more positive help and direction to be effective instruments to help faithful to meet the Lord!

[00234-02.02] [IN198] [Original text: English]

- Rev. P. Carlos Alfonso AZPIROZ COSTA, O.P., Maestro Generale dei Frati Predicatori (U.S.G.)

Santo Tomás de Aquino nos ayuda a comprender el misterio de la Eucaristía desde su realidad de «memoria, presencia y anticipación» (pasado, presente, futuro).
Cuando habla de la vida religiosa usa, análogamente, el mismo esquema: La consagración religiosa está “prefigurada” en los holocaustos de la Ley Antigua; la consagración religiosa se realiza en el sacrificio de Cristo que se hace “presente” en la Eucaristía; La consagración religiosa es en la tierra “anticipación” de los bienes futuros.
En la Plegaria Eucarística se mencionan las acciones de Jesús: “tomó” pan, lo “bendijo”, lo “partió” y lo “dio”. De ese modo podemos hablar de la vida y misión de los religiosos y religiosas en la Iglesia y el mundo.
“Por la misericordia de Dios hemos sido escogidos para participar en la vida de Jesús”. Fray Pierre Claverie OP, cuya sangre ha sido derramada en Argelia [+ 06.08. 1996], afirmaba que aún más que la pérdida del sentido del pecado, hemos perdido el sentido del amor y misericordia de Dios que en Jesús nos ha tomado en sus brazos.
“Jesús da gracias al Padre por nuestra respuesta a la llamada y nos bendice”. La confirmación por parte de la Iglesia de nuestra profesión da objetividad a la bendición divina que hemos recibido. La bendición de Jesús significa que en un mundo de personas sin raíces nosotros estamos enraizados en la misma vida íntima de la Trinidad.
Todo aquello que en nosotros no es signo de la presencia transfigurante de Dios se “rompe” (destruye), de modo que así podamos ser “entregados” por Jesús al mundo. De ese modo vivimos cada día el proceso doloroso de la purificación. Cristo murió para abrir nuestros ojos y para que la muerte fuera vencida por el amor. “El dar está precedido por el partir”. En nuestra vida y misión necesitamos pasar por la experiencia pascual. Por ello es normal y necesario que existan momentos de crisis y purificación.
La alegría de la conversión brota al reconocer nuestras miserias, nuestras ambiciones inconscientes y al mismo tiempo la misericordia del Señor sin la cual nada podemos hacer. La fecundidad de nuestra misión depende de Dios y la calidad de nuestro servicio se manifiesta en la calidad de nuestra vida comunitaria pues la caridad bien entendida empieza en nuestra casa.
Santa Catalina de Siena en su lecho de muerte suspiraba: «Estén seguros que he dado la vida por la santa Iglesia» (Cf. Beato Raimundo de Capua, Vida de santa Catalina de Siena, Lib. III, c. IV). Como ella también los religiosos y religiosas ofrecemos nuestra propia «plegaria eucarística»: "Dios eterno, recibe el sacrificio de nuestra vida en favor del Cuerpo místico de la santa Iglesia. No tenemos otra cosa que darte si no es lo que tú nos has dado. Toma nuestro corazón y estrújalo sobre la faz de ésta tu Esposa" (Cf. Carta a Urbano VI, n° 371)

[00237-04.02] [IN201] [Texto original: español]

- S.E.R. Mons. Gabriel MBILINGI, C.S.Sp., Vescovo di Lwena (ANGOLA)

1. Sono trascorsi più di cinque secoli da quando il Vangelo è arrivato in Angola. È un paese di maggioranza cristiana. Con la firma dell' Accordo di pace del 2002, l'Angola è uscita da una tra le più lunghe guerre civili del continente africano. Infatti è iniziata la nuova era della restaurazione della vita sociale, politica, economica, culturale e religiosa del paese.
2. L’Angola è un paese potenzialmente ricco di risorse materiali, ha conosciuto e vissuto l'ideologia marxista atea comunista, ha vissuto una lunga guerra civile, con tutte le sue conseguenze per la vita nella società. In tale contesto l' evangelizzazione rappresenta una grande sfida, un appello alla conversione e alla riconciliazione. Pochi sono i sacerdoti per l'assistenza pastorale e la celebrazione domenicale dell'Eucaristia nelle varie comunità cristiane, soprattutto in quelle all'interno del paese. Esiste una grande dicotomia tra fede e vita morale; e una tendenza al ritorno alle pratiche pagane della mentalità feticista.
3. Con una così elevata percentuale di cristiani e di cattolici in particolare, c'è da chiederci come mai abbiamo potuto vivere tanti anni di guerra civile? E le sante messe a cui hanno partecipato tanti cristiani quale frutto hanno portato? Perché non si fa sentire il peso della presenza dei cattolici che occupano posti di rilievo in politica e nelle varie attività sociali? Sono domande legittime anche se provocatorie.
4. L'Angola continua a essere un paese affamato di pane materiale ma soprattutto di pane eucaristico; un’Eucaristia che si prolunghi nella vita; una comunione eucaristica che porti a una reale riconciliazione, frutto dell'amore che perdona, come l'amore manifestatoci da Cristo.
5. a) C'è da insistere sul senso personale ed ecclesiale dell'Eucaristia in rapporto alla vita morale, alla santità e alla missione nel mondo.
b) Dalla comunione eucaristica dovrebbe derivare un impegno morale che sia sorgente di vita per vincere il peccato, ricercando la verità, la rettitudine della coscienza e la testimonianza dei valori evangelici messi in ombra dallo stato di guerra.
c) Dovremo insistere nella catechesi sul legame tra Eucaristia e costruzione di una società giusta, attraverso la personale responsabilità di ognuno nella partecipazione attiva alla missione della Chiesa nel mondo (cf. n. 74). L'Eucaristia nel nostro contesto sarà la luce, la forza e la fonte del dinamismo della vita spirituale, della santità e della testimonianza dei fedeli (n. 72).

[00262-01.05] [IN204] [Testo originale: italiano]

- S.E.R. Mons. Leon MAŁY, Vescovo titolare di Tabunia, Ausiliare di Lviv dei Latini (UCRAINA)

Parlo in nome proprio e mi riferisco alla parte IV dell'Instrumentum laboris al nr. 76 in cui si legge fra tutti i santi l'Eucharistia è il centro ed il fulcro della vita spirituale. Fra i 18 santi che l'Instrumentum laboris cita quasi a creare un ponte fra di loro, c'è anche il nostro beato Jozef Bilczewski collegato a San Giovanni Maria Vianney.
La Sua beatificazione è avvenuta a Lviv nel 2001 quando il servo di Dio Giovanni Paolo II, ha visitato l'Ucraina. È un segno notevole per la Chiesa che sta in Ucraina, che anche questo Beato alla fine del Sinodo sarà annoverato nella schiera dei santi dal Santo Padre Benedetto XVI.
Il beato Giuseppe Bilczewski riuscì a scrivere profonde opere sull'Eucharistia, e fu chiamato il teologo dell'Eucaristia.
Vorrei segnalare alcuni suoi pensieri che sembrano ancora attuali.
1° Per il culto eucaristico non basta solo l'adorazione, ma esso va unito ad un profondo studio della catechesi. Perciò è bene adoperare i testi mistagogici ed imparare a leggere i segni del ricco simbolismo usato dai primi cristiani.
2° Bisogna cercare la partecipazione nella Santa Messa sempre più profonda. A proposito di ciò va detto che anche il Concilio Vaticano II nella Costituzione Sacrosanctum Concilium nr. 55 suggerisce la stessa cosa: si raccomanda molto, quella partecipazione più perfetta alla Messa, per la quale i fedeli, dopo la comunione del sacerdote, ricevono il corpo del Signore dal medesimo sacrificio. La raccomandazione non è affatto nuova: era presente anche nel Concilio di Trento (Sess. XXII, cap. 6) nella Lettera Apostolica Certiores effecti di Papa Benedetto XIV e poi nel Mediator Dei di Pio XII.
A quarant'anni dal Concilio Vaticano II sembra che questa indicazione si raccomanda molto che i fedeli ricevono il corpo del Signore dal medesimo sacrificio non sia stata ancora capita appieno. A volte non si consacrano le ostie per i fedeli, ma le si prendono dal tabernacolo sempre pieno di ostie già consacrate.
Però la raccomandazione dei Padri Conciliari contiene in sè un profondo segno della Chiesa, sua dimensione del Popolo di Dio nonché il Corpo Mistico di Cristo. Il Popolo di Dio si è radunato attorno dell'altare dal quale riceve il Corpo di Cristo.
Non a caso alcuni Padri del Concilio nelle loro proposte hanno sottolineato le espressioni valde commendatur; perfectior partecipatio; e ex eodem Sacrificio.

[00263-01.03] [IN205] [Testo originale: italiano]

- S.Em.R. Card. Peter Kodwo Appiah TURKSON, Arcivescovo di Cape Coast (GHANA)

Vatican Council II taught that the Eucharistic sacrifice of Jesus is “the source and summit of Christian life” (LG 11). From this teaching, Pope John Paul II fashioned the theme for the present Synod on the Eucharist: “The Eucharist, Source and Summit of the Life and Mission of the Church”; and it has also inspired the choice of theme for the celebration of a 3rd Eucharistic Congress in Ghana, as “The Eucharist as source and summit of the Life of the Church in Ghana as Family of God”.
When, after the Synod of Bishops for Africa, Pope John Paul II accepted the Synod’s recommendation to see the Church in Africa as Family of God, he said: “... the new evangelisation will thus aim at building up the Church as Family... ..., an expression of the Church’s nature particularly appropriate for Africa” (EA #63). He explained further, “...this image emphasizes care for others, solidarity, warmth in human relationships, acceptance, dialogue and trust.” Accordingly, he exhorted the African Church to avoid “all ethnocentrism and excessive particularism” and to nurture “reconciliation and true communion between different ethnic groups, solidarity and the sharing of personnel and resources... ... without undue ethnic considerations” (ibid).
The Church in Ghana recognizes in these words of the Holy Father the formulation of a new programme of life and mission for the Aftican Church. But, with fratricidal wars still raging across her borders, with tribal politics still stalking the exercise of good governance and with an increasing disregard for the poor in her midst, she also recognizes how, after ten (10) years, so little of this exhortation has been lived. Accordingly, in her celebration of the Year of the Eucharist, the Church in Ghana revisited the exhortation of the Pope and turned to “Jesus Christ, the only Saviour of the world, Bread for a new life” (as the Eucharistic Congress of the Jubilee Year proclaimed him to be) for help. The climax of the year’s celebration will be the gathering of the Church in Ghana in a National Eucharistic Congress in November.
Seeing how much the Lord himself feeds and sustains his people for their journeys (cfr. Israel in Ex.12; 16 & Jos.5:10-12; Elijah in Kg.19:5-10 and the apostles in Mt.26:30; Mk.14:26), it is the prayer of the Bishops of Ghana that, in the celebration of the Year of the Eucharist, the Lord would help those faithful, who do not approach the Eucharistic table of the Lord, to surmount whatever obstacles hold them back, so that the Eucharistic Congress would be a veritable family feast “a fountain of salvation from which all will derive the family virtues of the Pope’s exhortation”.
Additionally, the Bishops of Ghana, out of pastoral compassion, will strengthen their four Provincial Tribunals with priests and lay people, who are knowledgeable about Ghana’s traditions and customary practices. These will study cases of those faithful, who cannot approach the Lord’s table because of:
- one customary practice or the other,
- unjust demands of our patrilineal and matrilineal family systems on spouses,
- the sheer wickedness or the adamant religious stance of a spouse,
and make recommendations to the Bishops about cases, for which the Bishops may apply to the pertinent offices in the Vatican for one dispensation or the other. The Bishops wish to use the medium of this Synod to appeal to the pertinent offices in the Vatican, to which these request for dispensation will come, for understanding.

[00264-02.03] [IN206] [Original text: English]

- S.E.R. Mons. Thomas SAVUNDARANAYAGAM, Vescovo di Jaffna (SRI LANKA)

The Eucharist reveals the Christian meaning of life at every occasion, especially when we are faced with difficulties, even danger to life. In the early Church the martyrs and saints received their courage to defend their faith because they had the Eucharist to give them strength. Throughout the history of the Church, whenever Catholics had to suffer oppression and harassments they turned to the Eucharist which provided the power and the courage to withstand these difficulties. In my own country, Sri Lanka, an island in the Indian Ocean, which was recently lashed by the “Tsunami” tidal wave and killed 40,000 people, a civil war has been going on for the last 20 years or more. Sri Lanka is a Buddhist country: 72% of people belong to the Buddhist Religion and the Catholics constitute only the 7% of the total population.
The civil war between the government and the Tamil speaking minorities, who claim the right for autonomy and self-determination, has brought in much suffering. It is estimated that 75,000 civilians have been killed; 30,000 soldiers and militants have lost their lives and nearly 250,000 have been displaced or gone abroad for safety. Bishops, priest and Religious along with the people were displaced and endured much hardship. What gave them the courage to bear these sufferings is the power received from celebrating the Eucharist. Displaced from their towns and villages they continued to celebrate holy Eucharist, not only to struggle for their liberation, but also to work tirelessly for Peace and the cessation of hostilities. The Year of the Eucharist was very well observed by the people, with great enthusiasm in the country. We thank the late Holy Father for the Year of the Eucharist and the present Pope for the wonderful conclusion with the XI Bishops Synod. May it lead May it lead to a flourishing of the Eucharistic Spirituality in the Church.

[00265-02.02] [IN207] [Original text: English]

♦ SECONDA CONFERENZA STAMPA

Si informano i giornalisti accreditati che giovedì 13 ottobre 2005, alle ore 12.45, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, avrà luogo la seconda Conferenza Stampa sui lavori dell’XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (Relatio post disceptationem.)

Interverranno:

● Em.mo Card. Francis Arinze
Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Presidente-Delegato
● Em.mo Card. Juan Sandoval Íñiguez
Arcivescovo di Guadalajara (Messico)
Presidente-Delegato
● Em.mo Card. Telesphore Placidus Toppo
Arcivescovo di Ranchi (India)
Presidente-Delegato
● S.E. Mons. John Patrick Foley
Arcivescovo tit. di Neapoli di Proconsolare
Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Presidente della Commissione per l’Informazione
● S.E. Mons. Sofron Stefan Mudry, O.S.B.M.
Vescovo emerito di Ivano-Frankivsk (Ucraina)
Vice-Presidente della Commissione per l’Informazione

 
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