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CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI

INDIRIZZO DI OMAGGIO AL SANTO PADRE FRANCESCO
DEL CARDINALE
DOMINIQUE MAMBERTI

Basilica Vaticana
Sabato, 14 febbraio 2015

 

Padre Santo,

insieme con i confratelli vescovi che oggi entreranno a far parte del Collegio cardinalizio, desidero porgerle un deferente saluto, insieme ai nostri sentimenti di sincera gratitudine e di filiale devozione. Si unisce a noi nella preghiera sua Eccellenza monsignor José de Jesús Pimiento Rodríguez, il quale ha chiesto di poter ricevere la berretta in Colombia, non riuscendo a venire a Roma per l’avanzata età.

Con particolare affetto salutiamo sua Santità Benedetto XVI che anche quest’anno, accogliendo il suo invito, Padre Santo, ha voluto essere presente in questa significativa circostanza per la vita della Chiesa.

Nella lettera che vostra Santità ci ha indirizzato il giorno in cui ha reso pubblica la decisione di aggregarci al Collegio cardinalizio, ella ci ha anzitutto ricordato che siamo chiamati a un nuovo servizio, che è a un tempo «di aiuto, di sostegno e di speciale vicinanza alla persona del Papa e per il bene della Chiesa». Le siamo grati per averci scelti, da ogni parte del mondo, per condividere in modo particolare il suo ministero, ricordandoci che ogni vocazione ecclesiale è anzitutto un servizio ai fratelli e alla Chiesa stessa.

Attraverso di lei, Padre Santo, il Signore ha voluto rinnovare quell’elezione che un tempo fece di ciascuno di noi, invitandoci a seguirlo e a donargli la nostra vita nel sacerdozio ministeriale. La porpora stessa ci ricorda anzitutto che il Signore ci chiede di condividere il suo amore per tutti gli uomini: un amore che, nell’obbedienza al Padre, è offerta di sé usque ad mortem, mortem autem crucis (Filippesi, 2, 8). Se c’è, dunque, un onore di cui siamo insigniti è quello di essere sollecitati a una più intima unione con Gesù, a una partecipazione più viva e profonda alla sua oblazione, a essere con lui sulla Croce, che è salvezza, vita e risurrezione nostra, attraverso la quale siamo salvati e liberati (cfr. Galati, 6, 14). In questa immedesimazione profonda con Cristo sta l’origine della responsabilità cui siamo chiamati e del servizio che con umiltà, generosità, et usque ad effusionem sanguinis desideriamo compiere per la salvezza delle anime e il bene del popolo di Dio.

L’entrare a far parte del Collegio cardinalizio ci inserisce in modo particolare nella storia e nella vita della Chiesa di Roma, che — secondo la bella espressione di sant’Ignazio di Antiochia — presiede nella carità. Siamo perciò invitati a uscire da noi stessi, dalle nostre abitudini e comodità, per servire la missione di questa Chiesa, consapevoli che ciò implica avere un orizzonte più ampio. E qui è davvero presente tutto il mondo, essendo i nuovi cardinali espressivi di tutti i continenti. Appartenere alla Chiesa di Roma significa, dunque, servire la comunione della Chiesa universale. Una comunione che è continuamente nutrita e alimentata dalla carità stessa di Cristo — che ci spinge a vivere non più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi (cfr. 2 Corinzi, 5, 14-15) — ed è fecondata dal sangue dei molti martiri che qui hanno dato la vita. Il loro esempio e la loro intercessione ci diano la forza e il coraggio necessari per essere testimoni del Signore risorto fino ai confini della terra (cfr. Atti degli Apostoli, 1, 6) e per chinarci sulle ferite e sulle piaghe dell’uomo di oggi a portare la Sua misericordia (cfr. Francesco, Omelia per la canonizzazione dei beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, 27 aprile 2014).

«Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà» (Salmo, 39 [40]). Il servizio alla comunione della Chiesa esige che rinnoviamo il proposito di compiere la volontà del Signore, ovvero che ci disponiamo a seguirlo con fiducia e in umiltà, come vostra Santità ci ha chiaramente indicato. Beato sarà, infatti, quel servo che si sarà mostrato fedele nel poco (cfr. Matteo, 25, 21), che non si è inorgoglito, né è andato in cerca di cose troppo grandi e superiori alle sue forze (cfr. Salmo, 130 [131]).

Padre Santo,

nel rinnovarle ancora il nostro grazie, desideriamo assicurarle la nostra collaborazione leale e sincera e la certezza che ella ci troverà vicini e pronti a sostenerla nella missione che nostro Signore le ha affidato, di guidare la Chiesa, confermando i fratelli nella fede (cfr. Luca, 22, 32). Soprattutto, le promettiamo la nostra costante preghiera, affidando la sua persona e il suo ministero alla materna protezione della Vergine Maria, all’aiuto discreto di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale, e all’intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo, celesti protettori di questa nostra Chiesa di Roma.

 

L'Osservatore Romano n. 037 del 15 febbraio 2015

 


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