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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NEL 50° ANNIVERSARIO DI SACERDOZIO
DEL CARD. MICHELE GIORDANO, ARCIVESCOVO DI NAPOLI 

OMELIA DEL CARD. GIOVANNI BATTISTA RE

Cattedrale di Napoli
Domenica, 9 novembre 2003

 

 

Questa solenne Concelebrazione vuole essere un momento e un segno, intensamente vissuti, della comunione, dell'affetto e della gratitudine verso l'Arcivescovo di Napoli, Cardinale Michele Giordano, nel ricordo del 50° anniversario del suo sacerdozio. Per questo un sentimento profondo di gioia e di festa caratterizza questo incontro.

Il Cardinale Giordano da oltre 16 anni svolge il suo ministero episcopale in mezzo a voi, condividendo gioie e speranze, sofferenze e tribolazioni di questa terra napoletana.
Anche per un Cardinale e per un Vescovo, il giorno dell'ordinazione sacerdotale rimane il più caro, il più significativo e il più importante della sua vita.

San Giuseppe Cottolengo diceva che il sacerdozio è un dono talmente alto che "non basterà l'eternità per ringraziare di esso la bontà di Dio".

Pio XI diceva: "Dio non ha cosa più grande del sacerdozio da dare all'uomo".

1. Questa felice ricorrenza del 50° di sacerdozio del vostro Cardinale Arcivescovo, carissimi fedeli di Napoli, celebrata in questa meravigliosa Cattedrale che ricorda i luminosi esempi degli Arcivescovi e Vescovi di questa Città, è invito a guardare al sacerdozio cattolico con gli occhi della fede, per cogliere il mistero di predilezione con cui Cristo è entrato nella vita di un uomo per renderlo segno della sua vicinanza e segno dell'amore di Dio per noi.

Il popolo cattolico avverte la necessità del sacerdote, dei valori del Vangelo che egli annuncia, della testimonianza di fede e di amore che egli impersona. E dobbiamo riconoscere che la figura del sacerdote gode vasta popolarità in Italia: il prete è stimato ed amato, anche se è sovente inascoltato. Nonostante il clima di secolarismo, egli resta sempre un segno del mistero e uomo che la gente cerca.

A volte il sacerdote è apprezzato soltanto perché uomo per gli altri, che dedica la sua vita al bene degli altri, che porta consolazione agli afflitti, che si occupa dei più deboli e poveri, che porta amore dove vi è odio, unione dove c'è divisione, serenità dove c'è tempesta, pace dove c'è lotta e contrapposizione.

Altri lo vedono solo come un amico, come un compagno di esperienza umana, che percorre insieme un tratto di strada nella nostra vita.

Sì, il sacerdote è anche questo, ma non è questa la dimensione principale del sacerdote.
Il sacerdote è, innanzi tutto, uomo di Dio. Assunto tra gli uomini, il sacerdote - come dice la Lettera agli Ebrei - "è costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio" (5, 1).

Il sacerdote è colui che parla di Dio agli uomini e colui che, nella preghiera, parla a Dio degli uomini, come diceva s. Gregorio Magno.

La Chiesa affida al sacerdote il compito della preghiera: della celebrazione della Messa, dell'amministrazione dei sacramenti, della recita del breviario.

Essere sacerdote significa accettare di offrire la propria voce per chiamare Dio sulla terra sotto il velo del pane e del vino;

- significa prestare le mani per distribuire l'Eucaristia;
- significa prestare la propria testa per annunciare e spiegare la Parola di Dio;
- significa prestare la propria lingua per pronunciare il perdono dei peccati.

Ogni sacerdote è chiamato ad essere immagine del buon Pastore. Come Cristo fu in cammino per le strade della Palestina alla ricerca dell'uomo smarrito, così il prete è presente nel mondo per trasmettere la salvezza mediante la luce della fede, la grazia dei sacramenti, la testimonianza della carità. Configurato a Cristo, sommo ed eterno sacerdote, il presbitero è colui che indica la via che conduce al cielo.

2. Nel ringraziare il Signore per il bene seminato in questi 50 anni dal Cardinale Giordano, vogliamo esprimere riconoscenza in particolare per il ministero pastorale da lui svolto in questa Arcidiocesi, come Successore degli Apostoli e rappresentante di Cristo per la guida di questa Chiesa metropolitana.

Con affetto verso l'Arcivescovo e con gioia per i suoi 50 anni di sacerdozio, ci chiediamo: chi è il Vescovo? Lo chiediamo non agli esperti in opinioni o in sondaggi, ma lo chiediamo alla fede.

Nel Vescovo si incontrano e si fondono due elementi soprannaturali:

l'uno, apostolico, che attraverso il ponte della successione, lo collega agli Apostoli,

- l'altro, pneumatologico, che collega il Vescovo a Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, a Cristo che ha inviato lo Spirito Santo ed opera mediante lo Spirito Santo.

Il ministero episcopale è un servizio ed è un servizio d'amore, perché si accetta per amore e trova il suo nutrimento e sostegno nell'amore: amore a Dio e amore ai fratelli.

Il primo servizio del Vescovo è di essere maestro della fede, che annuncia con autorità la salvezza portata da Cristo; annuncia quelle verità che a volte siamo tentati di dimenticare, ma che è saggezza ricordare.

La salvezza portata da Gesù Cristo è ciò che di più prezioso e di più grande ha la Chiesa da comunicare.

Ed il messaggio di salvezza che ci viene da Cristo non è qualche cosa di poco incisivo nella nostra vita e nel nostro lavoro, perché quando un uomo e una donna perdono la consapevolezza del loro destino ultraterreno, perdono l'aspetto più bello del vivere, perdono le ragioni più profonde dell'esistenza, perdono il senso più grande del proprio donarsi.

È questo che il Vescovo annuncia, cercando di raggiungere tutti, perché nessuno è lontano dall'amore di Dio. E quelli che non può raggiungere direttamente, il Vescovo cerca di raggiungerli almeno con la sua preghiera. In una diocesi, nessuno deve mai sentirsi escluso dalla preghiera del proprio Vescovo. Nessuno deve mai sentirsi escluso dal cuore del proprio Vescovo e il Card. Giordano ha dimostrato di avere un cuore veramente grande.

Oltre che fare risuonare nella propria voce la voce dell'unico Maestro, il Vescovo ha il compito di curare la santificazione delle anime.

Oltre ad essere egli stesso "dispensatore dei misteri di Dio" e in particolare dell'Eucaristia, il Vescovo sostiene e promuove l'impegno dei sacerdoti suoi collaboratori, perché la grazia di Dio giunga a tutti i fedeli affidati alle sue cure pastorali.

Il terzo servizio è quello di essere guida, indicando la strada da percorrere. Non una strada fra tante, ma l'unica strada della salvezza, Gesù Cristo, perché come dicono gli Atti degli Apostoli: "Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (Atti 4, 12).

Anche il vostro Arcivescovo, carissimi fedeli di Napoli, da quando è giunto fra voi si è prodigato e donato tutto per voi, con entusiasmo e generosità.

Il suo cuore è stato aperto sempre a tutti. La famiglia ed i giovani sono state le linee portanti del suo impegno pastorale. Impegno anche per la missione attraverso i Centri del Vangelo.

Ha lavorato intensamente per risvegliare negli animi una grande passione per l'evangelizzazione e per incoraggiare a ripartire da Cristo, contemplando il suo volto con gli occhi della Madonna.

Possiamo dire che, in questi anni, il cuore del Cardinale Giordano ha amato Dio e voi, fedeli a lui affidati. La sua mente ha pensato a Dio e a voi. Il suo tempo è stato per Dio e per voi.

Noi gli vogliamo dire grazie questa sera.

Grazie per la Parola di Dio che ha annunciato con entusiasmo e con coraggio.
Grazie per i Sacramenti che ha amministrato e per il bene che ha seminato.
Grazie per essere stato un seminatore di speranza.

Grazie per quello che ha fatto per Napoli e per la Campania, portando anche nei momenti di grande difficoltà sempre con ammirevole serenità la sua croce.

"Grazie" è una parola semplice e breve, ma vuole questa sera essere carica di sentimenti profondi, ispirata da un cuore riconoscente ma anche dalla fede che ci fa vedere nel Vescovo il rappresentante di Cristo nella diocesi.

Il Vescovo infatti è segno e richiamo di una realtà che gli occhi non vedono e le mani non toccano: quella realtà divina di cui l'umanità ha bisogno per vivere con speranza e per guardare al suo futuro con fiducia.

Oggi il vento non spira a favore dei Vescovi. Per questo chiediamo a Cristo di guidare i passi del Cardinale Giordano e di essergli di luce, di sostegno e di conforto, a servizio della vostra gioia, come padre che ama, che guida e che educa, con una verità che egli ha ricevuto e che, a sua volta, deve trasmettere come Successore degli Apostoli.

Caro Card. Giordano, in questi anni Lei è stato - per usare un'espressione dell'ultimo Sinodo dei Vescovi - un testimone di Cristo e un servitore del Vangelo per la speranza del mondo. Le siamo grati, mentre le auguriamo con tutto il cuore ogni bene nel Signore.

      

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