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RIFLESSIONE di S. Em. Rev.ma il Signor Cardinale

Darío Castrillón Hoyos

Prefetto della Congregazione per il Clero

nella Cattedrale di Torino

in occasione del pellegrinaggio del Dicastero

per venerare la Sacra Sindone

 

 

Innanzi al sacro lino sul quale sono impressi in modo stupefacente i segni corrispondenti alla passione e morte del Signore nostro, si addice soprattutto il silenzio, il lasciar agire la forza dello Spirito che ci convince dei nostri peccati, che spinge alla conversione.

In quella Sindone noi ci specchiamo, tanto più noi che siamo ontologicamente configurati a Cristo Sacerdote e che per i sacerdoti di tutto il mondo lavoriamo ogni giorno. Sì, perché quel sangue, quelle ferite terribili, quel volto splendido, colmo di infinita dolcezza e di infinita sofferenza, sono la risposta dell'Amore misericordioso ai nostri peccati. Sono l'icona della sostituzione vicaria costituisce una essenziale dimensione del Sacerdozio di Gesù e, quindi, del sacerdozio cattolico. È struttura portante e strumento di trasmissione della Redenzione; per questo il sacerdozio ordinato è insurrogabile.

La sostituzione vicaria! Riflettiamoci, perché proprio questa dimensione che è il senso della Sindone, provoca noi sacerdoti a quell'amore più grande, che è il senso della nostra vita e voi fedeli non ordinati a conoscere meglio l'identità di questi vostri fratelli che, più agiscono conformemente ad essa, più promuovono il retto servizio del vostro sacerdozio battesimale.

 

Guardando quel sorprendente lenzuolo di duemila anni fa, mi pare anche di sentire la voce del Redentore che dice *E' giunta la mia ora+ (Gv. 17,1). La Sua passione, la Sua crocifissione, la Sua morte la Sua sepoltura, Gesù l'ha chiamata *l'ora sua+. Era così!

Ma anche per noi, poveri e peccatori ma pur insigniti della singolarissima dignità di figli di Dio, c'è l'ora nostra; ed è bene considerarla perché, forse, si dimentica troppo.

E qual'è l'ora nostra? L'ora nostra comincia nel giorno dell'ordinazione sacerdotale e termina nel giorno in cui riconsegneremo a Dio le caratteristiche e - Lui lo voglia! - i meriti del nostro sacerdozio. Tutta la vita per noi è l'ora nostra! È bene non dimenticarlo, perché se ce ne ricordiamo non ci saranno vuoti e la nostra vita scorrerà come un grande atto liturgico aperto con il A Gloria e chiuso con il A Credo.

Questa è l'ora nostra: la nostra vita. Non ci sono soluzioni di continuità; ci saranno dei giusti e necessari riposi, ma l'ora nostra non cade mai. Ricordiamolo!

 

I segni del sacro lino ci conducono all'ora di Gesù, perché impariamo a pregare come ha pregato Lui nel Getsemani. Il primo elemento è questo: Egli in quei momenti ha preso coscientemente e dolorosamente sopra di sé i peccati di tutto il mondo. Vide le colpe di tutta l'umanità e le vide una ad una; anche le nostre! Le sentì come proprie; non come cosa d'altri, ma come proprie, e per esse patì, soffrì e offrì al Padre.

È il momento della sostituzione vicaria in cui uno solo ha pagato per tutti e per ciascuno. La sostituzione vicaria è l'aspetto più commovente della sacrosanta passione di Gesù Cristo, perché Egli non ha pagato per i propri peccati - infatti non ne aveva - ma ha pagato per noi. E qui impariamo il primo insegnamento che ci dà quel sangue. Noi non possiamo pagare allo stesso modo in cui ha pagato Cristo, ma possiamo imitarLo. È la preghiera fatta al posto degli altri. Teniamo, in diversa misura, il posto di Cristo stesso. E per compiere il nostro dovere dobbiamo fare come ha fatto Lui: imparare a pregare al posto degli altri, pregare Dio che accolga le nostre preghiere come avrebbe accolto, o accoglierebbe, la preghiera degli altri, quella che gli altri non fanno e che noi al posto di Cristo offriamo a Dio, al posto loro.

Questa orazione, intessuta dell apiù squisita carità, è troppo dimenticata; e per questo desidero richiamarla oggi, qui! Dobbiamo impararla anche perché i motivi si presentano spessissimo, tutti i giorni, in mille circostanze della giornata.

 

Ma osserviamo alcune parole della preghiera di Gesù: *Se è possibile, passi da me questo calice+ (Mt. 26,39). Se è possibile! La preghiera che chiede qualcosa per sé: è l'unica volta.

Possiamo pregare per noi. Dobbiamo pregare per noi, perché, a differenza di Lui, noi ne abbiamo bisogno. Lui non ne aveva bisogno, ma noi sì! Impariamo a pregare con razionalità, con rispetto, con conformazione serena e ferma alla volontà santa e salvifica di Dio.

*Però - dice Gesù - non sia fatta la mia, ma la tua volontà!+ (Mt. 26,39). Questa è la preghiera che dobbiamo imparare, perché la santità deve essere il decoro continuo e mai dismesso, e mai rinnegato del nostro sacerdozio, cioè la conformità della volontà nostra alla volontà di Dio; perché la santità è sostanzialmente solo questo: che la nostra volontà sia perfettamente informata alla volontà di Dio; il resto è accessorio.

 

L'essenza della nostra preghiera è la continua conformità alla volontà del Signore, e solo alla Sua volontà, mai alla nostra e mai a quella che è puramente volontà umana degli altri anziché trasmissione della volontà di Dio.

Così allora ci conformiamo a Cristo, nella grande orazione che Egli ha fatto al momento della Sua passione, quella che ha riassunto la Sua vita in questo mondo e ha riassunto la vita di tutta l'umanità, anche la nostra.

 

La passione e morte del Santissimo Redentore non è soltanto un fatto dal quale strappare accenti per la nostra predicazione. La passione e morte di Gesù è un disegno sul quale dobbiamo distenderci e con il quale dobbiamo confrontarci; è una trama che deve reggere anche l'intera nostra vita, formazione permanente e ministero pastorale.

 

Con questi sentimenti accingiamoci ora ad offrire il divino Sacrificio; ricordando tutti i confratelli sparsi nel mondo, ricordando quelli che sono passati all'eternità, quelli che hanno tristemente abbandonato e tutti coloro i quali fossero provati: loro soprattutto! E con tutti i confratelli ricordiamo quanti sono oggetto delle loro cure, dei loro progetti missionari, delle loro ansie spirituali, quanti sono motivo della nostra sostituzione vicaria.

 

Che Dio abbia sempre misericordia di noi e la Vergine Santa ci tenga in sé, nel cuore della Chiesa, conformandoci ogni giorno di più al Buon Pastore, che dà la vita per le pecore! Così sia!

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