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All'Angelus Giovanni Paolo II conclude le celebrazioni del Giubileo dei Diaconi permanenti e annuncia l'incontro con quello che Paolo VI definiva «cenacolo permanente» totalmente consacrato al bene della Chiesa

Martedì avrò la gioia di celebrare con tutti

i miei collaboratori il Giubileo della Curia Romana

 

Carissimi Fratelli e Sorelle!

 

1. Si concludono oggi le celebrazioni del Giubileo dei Diaconi permanenti, curate dalla Congregazione per il Clero. Desidero rivolgere, anzitutto, un caloroso saluto ai numerosi Diaconi venuti a Roma dal mondo intero, insieme con le loro famiglie, per questa speciale circostanza. In modo particolare, saluto voi, cari Fratelli che avete ricevuto l'ordinazione diaconale questa mattina nella Basilica Vaticana.

La presenza di voi tutti mi è molto gradita, anche perché mi offre l'opportunità di sottolineare l'importanza del ruolo che vi è proprio: con l'ordinazione sacramentale, il Diacono assume una singolare «diaconìa», che si esprime soprattutto nel servizio al Vangelo. Durante il rito, il Vescovo consacrante pronuncia queste parole: «Ricevi il Vangelo di Cristo, di cui ora diventi araldo. Credi ciò che leggi, insegna ciò che credi, vivi ciò che insegni». Ecco la vostra missione, cari Fratelli: abbracciare il Vangelo, approfondirne nella fede il messaggio, amarlo e testimoniarlo con le parole e con le opere. L'opera della nuova evangelizzazione ha bisogno del vostro apporto fatto di coerenza e dedizione, di coraggio e generosità, nel quotidiano servizio della liturgia, della parola e della carità. Vivete questa vostra missione gioiosamente e fedelmente, voi Diaconi, chiamati con il celibato ad un'esistenza totalmente dedicata a Dio e al suo Regno. Vivetela voi, Diaconi sposati, a cui Cristo chiede di essere modelli di vero amore all'interno della vita familiare. Gli uni e gli altri il Signore ha scelto come suoi collaboratori nell'opera della salvezza.

2. Martedì prossimo avrò la gioia di celebrare, insieme con tutti i miei collaboratori, il Giubileo della Curia Romana. Esso è stato preceduto da alcuni incontri di riflessione e di preghiera, mediante i quali i componenti della Curia si sono preparati a vivere con particolare intensità questo momento di grazia, che invita alla conversione del cuore. Quanti prestano la loro opera al servizio della Santa Sede — Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici — varcheranno insieme la Porta Santa, simbolo di misericordia e richiamo al rinnovamento della vita.

Un vincolo molto stretto lega la Famiglia della Curia al Successore di Pietro, il quale si avvale del suo servizio nell'esercizio del ministero affidatogli da Cristo a vantaggio dell'intera Comunità ecclesiale. È quindi importante che Egli possa contare, oltre che sulla capacità ed efficienza dei suoi collaboratori, su di una loro comunione nell'amore così profonda da fare della Curia, come amava dire il Papa Paolo VI, «un cenacolo permanente», totalmente consacrato al bene della Chiesa. La purificazione a cui mira l'esperienza giubilare non mancherà di recare il suo positivo contributo anche in questo senso.

3. Affido alla Vergine Maria tutti i miei collaboratori della Curia, come anche i Diaconi permanenti e le altre componenti della Comunità ecclesiale: interceda Maria Santissima affinché dall'armonica fusione di tutte le energie presenti nel Popolo di Dio possa rendersi sempre più efficace l'opera che la Chiesa svolge nel mondo per la salvezza dell'umanità.

 

(Giovanni Paolo II, Angelus del 20 febbraio 2000)

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