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CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

OMELIA DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

Cattedrale di Shkodrë (Albania)
Domenica, 10 novembre 2002

 

Sia lodato Gesù Cristo!

"Noi crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato" (1 Tess 4, 13), scrive l'apostolo Paolo alla comunità cristiana di Tessalonica, come abbiamo ascoltato nella 2ª lettura di questa XXXII Domenica per anno. In questo momento, anch'io, umile successore degli Apostoli, voglio confermarvi l'assoluta certezza di quell'evento straordinario. Gesù Cristo è il nostro Salvatore nel senso pieno del termine perché, con le sue parole ed opere, completate dalla sua risurrezione dai morti, si è rivelato il Figlio di Dio, che regna per sempre, come Signore e Messia del tempo e della storia.

In questa celebrazione eucaristica, desidero prima di ogni altra cosa, portare a tutti voi l'abbraccio del Santo Padre. Giovanni Paolo II ricorda ancora con emozione la visita compiuta qui, quasi 10 anni fa, nell'aprile 1993, per ordinare i primi 4 Vescovi albanesi, dopo la lunga e brutale persecuzione comunista. Cinque anni fa, poi, il 6 gennaio 1997, Solennità dell'Epifania, il Papa ordinò Vescovo lo stesso vostro Pastore, nella Basilica di San Pietro. L'altro ieri, prima di partire, mi ha chiesto di portare a voi ed alle vostre famiglie la sua Benedizione.

Ma quale messaggio ci offre, oggi, la Parola di Dio che abbiamo appena ascoltato? Nella parabola del Vangelo, sono protagoniste 10 ragazze, cui era stato chiesto di "attendere" lo sposo, per accompagnarlo alle nozze. Il loro compito, in apparenza facile, nascondeva delle insidie: i rischi della stanchezza e della distrazione, il pericolo della noia e della sonnolenza per il ritardo dello sposo, tanto che ad alcune di loro venne a mancare l'olio, cioè lo spirito di vigilanza.

Così, la metà di quelle ragazze perse l'incontro con lo sposo, cioè l'appuntamento più importante della vita. E noi con quale appuntamento ci siamo promessi e da che parte stiamo? Se ci guardiamo intorno, vediamo che tanta gente vive in attesa: creature che scrutano l'orizzonte della vita per vedere la posizione del faro e ricevere la rotta per il viaggio; persone, come la donna Samaritana, che cercano una fontana capace di saziare la loro sete di eternità (Gv 4, 1-42). Attese grandi e piccole, oneste e sleali. E noi? Spesso, anche noi ci troviamo come ad un crocevia e non sappiamo dove andare. Eppure, se guardiamo dentro di noi, scorgiamo che qualcuno ci attende. È Cristo che, con pazienza, è in attesa che ci accorgiamo di lui per indicarci la via. Questa raffigurazione di Cristo che attende la troviamo nei crocevia di tante strade di molti Paesi dell'Oriente.

E la Chiesa di Albania in quale cammino si trova? Se guardo le vostre strade, scorgo dappertutto che esse sono bagnate dal sangue dei martiri e lastricate dalle testimonianze di tanti confessori di Cristo. Anche oggi si resta ammutoliti ascoltando le testimonianze di quanti sono sopravvissuti, ed hanno visto. Ed oggi, in questa Cattedrale, non mancano i testimoni oculari e i loro occhi ci interpellano. Quanta commozione e ammirazione ha suscitato nel Santo Padre e in tutti noi ascoltatori la testimonianza resa da P. Anton Luli, S.J., nell'Aula Paolo VI, in occasione del 50° Anniversario dell'Ordinazione sacerdotale di Giovanni Paolo II!

Eppure, grazie a questi testimoni eroici, in gran parte poco noti, è ripartita una vitalità impensata per la Chiesa di Albania. È proprio vero che una Chiesa perseguitata ha un grande futuro, tanto da far dire a Tertulliano: "Diventiamo più numerosi tutte le volte che veniamo uccisi perché il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani" (Apologeticum, 50).

È stato proprio in occasione della persecuzione che la Chiesa di Albania ha incontrato Cristo e si è messa in cammino. Infatti, nei dieci anni appena trascorsi, la Chiesa ha ripreso a svolgere la propria opera impegnandosi, soprattutto mediante le iniziative di carità, a risollevare la gente dalla gravissima crisi religiosa, economica e sociale nella quale era caduta. Aiutata da zelanti missionari, ha iniziato innanzitutto a recuperare le radici della fede, percorrendo il faticoso sentiero della giustizia in Dio e del perdono cristiano.

È a partire da questo perdono, dato, accolto e donato che sbocceranno, nel terreno fertile del vostro cuore, nuovi germogli di speranza. Solo l'amore gratuito di Dio potrà, infatti, aiutare l'animo umano ad eliminare dal proprio cuore ombre tenebrose e ferite tuttora aperte, come recita il salmo 147: "Il Signore ricostruisce Gerusalemme, raduna i dispersi d'Israele. Risana i cuori affranti e fascia le loro ferite" (Sal 147, 2-3).

Permettetemi, in questa celebrazione, di rendere grazie a Dio assieme a voi per i tanti missionari e missionarie che hanno lasciato Paesi e famiglie per amore di Gesù e del vostro popolo. Tanti e valorosi apostoli del Vangelo stanno percorrendo la vostra terra per annunciarvi il Vangelo, e rendere visibile l'amore di Dio, aiutando la vostra Chiesa a crescere nella fede e nell'amore a Dio.

Diletta Chiesa di Shkodrë, ti invito a portare oltre i tuoi confini la fede che hai ricevuto. In tal modo, la tua fede si rafforzerà e diventerai luce per tante anime che attendono di conoscere Cristo. "La missione, infatti - come scrive il Santo Padre nella Redemptoris Missio - rinnova la Chiesa, ringiovanisce la fede e l'identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e motivazioni" (RM 2).

A voi sacerdoti di questa benedetta Chiesa locale vorrei rivolgere una parola di speciale incoraggiamento, ricordandovi quanto san Paolo scrive al discepolo Timoteo: "Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani" (2 Tim 1, 6). Cari sacerdoti, se voi sarete generosi con il Signore, egli sarà generoso con voi e, siatene certi, non si spegnerà in voi, né il progetto di santità che deriva dalla vostra singolare vocazione, né la passione pastorale per il popolo che vi è stato affidato.

A voi famiglie cristiane rinnovo l'appello espresso dal Santo Padre nel corso della sua Visita del 1993. Fate della preghiera il centro della vita delle vostre case per costruire la famiglia sulla roccia di Cristo. Non abbiate paura di lui, né del suo Vangelo. Egli è il Figlio del Dio vivente, è il Dio fatto uomo, il Signore della vita e della storia. Egli è l'avvocato degli orfani, il difensore delle vedove, il padre dei poveri. Lui conosce la vostra vita, e vi ama. Egli vi chiede il rispetto per la vita nascente, per gli infermi e i malati terminali; vi chiede di porre a fondamento anche della vostra vita civile la famiglia, l'educazione saggia dei figli, l'accoglienza aperta e gioiosa della vocazione sacerdotale e religiosa. Cari genitori, sentitevi continuatori dell'opera creatrice di Dio, figli del Dio della pace, capaci di comprensione, di tolleranza e di reciproco perdono.

Vorrei, infine, rivolgere uno speciale invito a voi giovani. Ricordate le parole di san Giovanni: "Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la Parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui" (1 Gv 2,14-16). Cari giovani, imparate a vivere come Cristo, da risorti. Siate generosi, e volate alto, come l'aquila che è nella vostra bandiera. Volate alto, oltre le banalità. Dio vi ama molto. Anche voi ricambiate l'amore a Dio e vogliate bene al vostro Paese, anche con l'annuncio del Vangelo. E se Dio sussurra al vostro cuore di seguirlo "per sempre ed in totalità", abbiate il coraggio di dire sì. La gioia sarà la vostra ricompensa su questa terra e nel cielo.

Chiesa di Shkodrë, accogli il Vangelo del Signore Gesù, e trasformalo in vita per il tuo popolo. Abbi coraggio! Dio, che conosce la tua fede e dinamicità, sarà sempre con te.

La Vergine Maria, Madre del Buon Consiglio, ti proteggerà. Il Signore ti benedica oggi e sempre!

Amen!

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