The Holy See
back up
Search
riga

PREFAZIONE

al volume Documenta – Documenti (1969-1985),
Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1988

 

 

In occasione del primo Sinodo episcopale seguito al Concilio Vaticano II e radunatosi nel 1967, diverse voci si levarono per proporre la creazione di una Commissione Teologica Internazionale. Il Concilio Vaticano II era stato caratterizzato, fra le altre cose, da una stretta collaborazione fra pastori e teologi. I vescovi promotori di quest'idea si proponevano così di far continuare questo spirito di collaborazione oltre l'evento conciliare, dandogli una forma istituzionale. Avvertivano inoltre l'urgenza di associare riflessione scientifica e responsabilità pastorale, in un'epoca in cui i problemi di carattere intellettuale sono sempre più complessi e le condizioni concrete della vita sono influenzate in tutti i loro aspetti dalla mentalità scientifica. Il Papa Paolo VI fece immediatamente sua quest'idea, così che già nell'autunno 1969 la Commissione poteva tenere la sua prima riunione.

La Commissione Teologica Internazionale è composta da trenta teologi, scelti sulla base di proposte avanzate dalle Conferenze Episcopali del mondo intero. Questa procedura permette di tener conto non solo della diversità delle discipline teologiche, ma anche della varietà delle aree linguistiche e culturali e della loro influenza sul metodo teologico. Testimonia anche dell'azione solidale del primato e dell'episcopato mondiale. Permette infine di unire in stretta collaborazione pastori e teologi; in seno alla Commissione ogni teologo è invitato ad esporre con piena libertà i risultati delle sue ricerche, ma egli ha anche coscienza di godere della fiducia dei vescovi e di contribuire al rafforzamento dei legami che devono intercorrere fra vescovi e ricercatori.

I membri della Commissione restano in carica per un periodo di cinque anni. Dopo di che la composizione della Commissione è rinnovata secondo la procedura già ricordata, con la preoccupazione di salvaguardare il miglior equilibrio possibile fra continuità e rinnovamento (si cerca di conservare una parità più o meno esatta fra i membri nuovi e quelli del mandato precedente), ha Commissione Teologica Internazionale non è un organismo della Curia, ma un corpo autonomo; è collegata tuttavia con gli organi direttivi della Chiesa per il fatto che il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ne è il Presidente.

Una volta all'anno, in genere in autunno, i trenta teologi membri della Commissione si riuniscono per la durata di una settimana; questa sessione viene preparata durante Vanno mediante scambi epistolari e la riunione di gruppi ristretti di lavoro. In linea di principio è la Commissione stessa che sceglie i suoi temi di studio; concretamente, essa tiene conto anche dei desideri manifestati dagli organismi direttivi della Chiesa. In questo modo essa ha potuto offrire significativi contributi a diversi Sinodi episcopali ed ha potuto collaborare con altri organismi della Curia, come la Pontificia Commissione «Iustitia et Pax» o il Pontificio Consiglio per la Cultura.

In questi quindici anni di lavoro in comune un discreto numero di documenti hanno visto la luce; fin adesso sono stati pubblicati in ordine sparso, ciò che rende difficile apprezzarne correttamente la portata globale. Pertanto non è da sorprendersi che più volte si siano sentite avanzare critiche nei confronti della Commissione Teologica: essa non sarebbe abbastanza efficace e non avrebbe esercitato nessuna influenza sull'insieme della vita ecclesiale. Coloro che si attendevano da essa che si costituisse quale organo quasi ufficiale di opposizione permanente al Magistero della Chiesa o che diffondesse in mezzo al popolo cristiano slogans ostili a Roma, devono essere rimasti delusi dal suo lavoro sereno ed oggettivo. Coloro, d'altra parte, che si attendevano da essa grandi scoperte scientifiche non hanno egualmente valutato correttamente la ragion d'essere e la natura di una Commissione, che non ha come scopo quello di servire da ribalta per ricercatori singoli, ma al cui interno le opinioni di trenta teologi devono essere ricondotte ad un denominatore comune. La sua specificità risiede proprio nella sua capacità di far emergere dalla molteplicità dei punti di vista una prospettiva teologica comune; all'interno di un pluralismo teologico legittimo, la teologia resta una ed i teologi devono essere capaci di esprimersi con una voce unitaria su una determinata questione. Il valore del lavoro della Commissione non è dunque tanto nell'elaborazione di tesi personali originali, ma nel fatto che anche al giorno d'oggi deve essere possibile, al di là di tutte le diversità, giungere ad una comunità di pensiero e di riflessione sulla fede unica della Chiesa.

Tutti i testi pubblicati nel presente volume sono il frutto di un dialogo prolungato e talvolta difficile, che ha permesso, malgrado la diversità delle discipline, dei metodi e delle forme di pensiero, di ritrovarsi su di un cammino comune; la solidarietà con i vescovi e dei vescovi stessi con il Successore di Pietro ha sempre fatto da sfondo. È in questo modo che la Commissione Teologica Internazionale riprende e continua in maniera autentica la magnifica esperienza del Concilio e manifesta il suo vero dinamismo.

Sono grato pertanto alla Libreria Editrice Vaticana per avere messo a disposizione del pubblico in questa edizione bilingue latino-italiana i risultati di quindici anni di lavoro della Commissione Teologica Internazionale e con ciò stesso un capitolo della storia della teologia post-conciliare, la cui importanza non è stata ancora riconosciuta.

Mi auguro che questa raccolta abbia larga diffusione e serva così ad un fruttuoso sviluppo della teologia nello spirito auspicato dal Concilio Vaticano II.

Roma, 29 giugno 1987

Joseph Card. Ratzinger

 

 
top