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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE  

DICHIARAZIONE SULLA
«CHIESA CLANDESTINA»
NELLA REPUBBLICA CECA

 

Introduzione  

Da molto tempo la situazione della Chiesa nella Repubblica Ceca ha richiesto l’attenzione speciale della Santa Sede. Il problema più doloroso era la questione dei vescovi e sacerdoti clandestinamente ordinati. Nello sforzo di arrivare ad una soluzione duratura sono stati raggiunti notevoli progressi. Rimangono tuttavia difficoltà ed è chiesto un colloquio chiarificatore. Si rende perciò necessario riferire con accuratezza circa gli avvenimenti ed i documenti relativi, chiarire i malintesi e precisare quello che dice la dottrina cattolica in proposito.

1. Atteggiamento della Santa Sede  

La Congregazione tenne costantemente un atteggiamento di rispetto e di attesa: non voleva in alcun modo ferire la sensibilità di coloro, che, per motivi personali, non intendevano accettare i criteri adottati dal Dicastero per la soluzione di un delicatissimo problema di coscienza, che, per di più, toccava persone che avevano anche lungamente sofferto negli anni bui del comunismo. Inoltre, la Congregazione sperava sempre in una felice conclusione della questione.

2. La soluzione di casi singoli  

Una gran parte dei sacerdoti celibi ordinati clandestinamente ‑ in tutto una cinquantina - ­accolse la decisione del Papa circa l’ordinazione «sotto condizione» ed essi sono stati inseriti nel ministero pastorale dai rispettivi vescovi diocesani.

Il 16 settembre 1997, il Card. Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, comunicava alla Nunziatura Apostolica (Foglio N. 115/90) che il Santo Padre aveva regolarizzato la posizione giuridica di 22 sacerdoti latini sposati, anch’essi ordinati clandestinamente, autorizzandoli a passare al rito bizantino‑slavo come membri a tutti gli effetti dell’Esarcato per i fedeli di quel rito, residenti nella Repubblica Ceca. Di tali Sacerdoti, 18 furono ordinati «sotto condizione» nell’Abbazia premonstratense di Zeliv, il 22 ottobre seguente; un altro qualche tempo dopo: essi ora prestano servizio pastorale, secondo le norme e la giurisdizione delle Chiese Orientali cattoliche, in quell’Esarcato, nel quale sono incardinati.

3. I problemi restanti  

Una parte dei vescovi e dei sacerdoti ordinati clandestinamente non ha accettato le norme approvate dal Santo Padre.

Per questi sacerdoti il motivo principale per il rifiuto era l’ordinazione «sotto condizione», da essi ritenuta una mancanza di fiducia da parte della Santa Sede, poiché erano fermamente convinti di essere stati ordinati validamente. Accanto a questo vi erano anche motivi psicologici, che sono da rispettare, anche se non si possono condividere.

Come fu loro spiegato dai propri vescovi, come anche dal Nunzio Apostolico, che ebbe numerosi colloqui con alcuni di questi sacerdoti, l’ordinazione «sub condicione» non significava né sfiducia né un ostacolo alla loro accettazione come sacerdoti.

In realtà, dalle ricerche eseguite sul conto di ciascuno, non risultava che l’ordinazione sacerdotale fosse stata sempre conferita in modo valido; forse talvolta aveva potuto esserlo, ma esistevano seri dubbi al riguardo come, in particolare, nel caso di ordinazioni effettuate dal vescovo Felix Maria Davidek.

Farsi ordinare «sub condicione» voleva soltanto dire che, se la loro precedente ordinazione era valida, la seconda ordinazione («sotto condizione») non avrebbe avuto effetto, dato che erano già sacerdoti; se, invece, l’ordinazione ricevuta clandestinamente non fosse stata valida, essi, venendo di nuovo ordinati, sarebbero stati sicuri in coscienza di essere veramente sacerdoti. Su questo punto c’è stato un dialogo aperto e sincero e le accuse rivolte contro la Santa Sede non corrispondono a verità.

Per quanto riguarda i vescovi sposati, la delicatezza della loro posizione aveva indotto il Santo Padre a seguire una norma prudenziale ben motivata: infatti è noto che la legge canonica della Chiesa Cattolica, sia di rito latino che orientale, come pure l’antichissima tradizione delle Chiese Orientali non in comunione con essa, non ammettono assolutamente la compatibilità dello stato matrimoniale con l’ufficio episcopale. Tuttavia, le possibilità, che venivano loro offerte, e che sono state rese ad essi note dai rispettivi vescovi diocesani, non furono ritenute da essi soddisfacenti.

4. Chiarimenti  

     A) La ‘Chiesa clandestina’

Questo titolo o l’altro ‘Chiesa delle catacombe’ non è giustificato.

Infatti, le persone dei gruppi che si danno questo titolo, non vivono in clandestinità: sono inserite nella società civile, organizzano loro iniziative, fra cui anche alcune di assistenza, in sé certamente buone, che dimostrano la piena libertà di azione, di cui godono. Esse non sono perseguitate come i cristiani delle catacombe, anzi rilasciano interviste ai mezzi di comunicazione sociale, pubblicano libri, esprimono in piena libertà e apertamente il loro dissenso dall’autorità del Romano Pontefice.

Se di clandestinità si deve parlare, è purtroppo solo nel senso che celebrano l’Eucaristia per piccoli gruppi di loro aderenti o amministrano sacramenti per loro, in abitazioni private o luoghi solo da essi conosciuti.

     B) Illiceità

Queste Messe, amministrazioni di sacramenti ed altre celebrazioni liturgiche sono vietate. Chi infatti si sottrae all’autorità del Papa e dei vescovi, celebra illecitamente.

     C) Circa la dubbia validità

Visti i dubbi che rimangono sulla consacrazione e ordinazione clandestina di certi vescovi e sacerdoti, anche circa la validità delle loro Messe e dei sacramenti da loro amministrati (soprattutto della confessione) rimangono dubbi. Una consacrazione o ordinazione sotto condizione avrebbe esattamente lo scopo di togliere questi dubbi circa la validità di tali attività eucaristiche e sacramentali. Questo significato è stato esposto in esteso agli interessati. Ogni dichiarazione che affermi il contrario, non corrisponde a verità.

5. Conclusione  

E’ da auspicare che la situazione possa migliorare nella Repubblica Ceca, dove la Chiesa ha tanto sofferto sotto la pressione di un’Autorità nemica e dove i cristiani sono chiamati a dare una testimonianza concorde in tutti i piani della vita pubblica ed ecclesiale.

La Chiesa Cattolica è una e con l’unità fra i suoi membri deve dare testimonianza dell’unico Dio e Signore. La Santa Sede si rivolge perciò a quei cattolici che non hanno ancora aderito alle sue indicazioni e li invita ad unirsi di nuovo con gli altri cattolici sotto la guida del Papa.

I Vescovi della Repubblica, come pure il Nunzio Apostolico, sono pronti a collaborare per favorire tale unione, in quello spirito di servizio, a cui il Signore chiama i suoi seguaci, e che è segno distintivo della loro appartenenza alla Chiesa. 

Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’11 febbraio 2000, nella memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes.

   

Joseph Card. Ratzinger
Prefetto


+ Tarcisio Bertone
Arcivescovo emerito di Vercelli
Segretario

 

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