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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

SINTESI DELL’ISTRUZIONE
DIGNITAS PERSONAE SU ALCUNE QUESTIONI DI BIOETICA

A PROPOSITO DELL’ISTRUZIONE
DIGNITAS PERSONAE

Scopo

Negli ultimi anni le scienze biomediche hanno fatto enormi progressi, che aprono nuove prospettive terapeutiche, ma suscitano anche seri interrogativi non esplicitamente affrontati dall’Istruzione Donum vitae (22 febbraio 1987). La nuova Istruzione, che porta la data dell’8 settembre 2008, Festa della Natività della Beata Vergine Maria, intende proporre risposte ad alcune nuove questioni di bioetica, che provocano attese e perplessità in vasti settori della società. In tal modo si cerca di «promuovere la formazione delle coscienze» (n. 10) e di incoraggiare una ricerca biomedica rispettosa della dignità di ogni essere umano e della procreazione.

Titolo

L’Istruzione inizia con le parole Dignitas personae – la dignità della persona, che va riconosciuta ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale. Questo principio fondamentale «esprime un grande "sì" alla vita umana», che «deve essere posto al centro della riflessione etica sulla ricerca biomedica» (n. 1).

Valore

Si tratta di una «Istruzione di natura dottrinale» (n. 1), emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e approvata espressamente dal Santo Padre Benedetto XVI. L’Istruzione, quindi, appartiene ai documenti che «partecipano al Magistero ordinario del Successore di Pietro» (Istruzione Donum veritatis, n. 18), da accogliere dai fedeli con «l’assenso religioso del loro spirito» (Istruzione Dignitas personae, n. 37).

Preparazione

Da diversi anni la Congregazione per la Dottrina della Fede studia le nuove questioni biomediche per apportare un aggiornamento all’Istruzione Donum vitae. Nel procedere all’esame di tali nuove questioni, «si è inteso sempre tenere presenti gli aspetti scientifici, giovandosi dell’analisi della Pontificia Accademia per la Vita e di un gran numero di esperti, per confrontarli con i principi dell’antropologia cristiana. Le Encicliche Veritatis splendor ed Evangelium vitae di Giovanni Paolo II ed altri interventi del Magistero offrono chiare indicazioni di metodo e di contenuto per l’esame dei problemi considerati» (n. 2).

Destinatari

L’Istruzione «si rivolge ai fedeli e a tutti coloro che cercano la verità» (n. 3). Nel proporre principi e valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana, la Chiesa, infatti, «attinge alla luce sia della ragione sia della fede, contribuendo ad elaborare una visione integrale dell’uomo e della sua vocazione, capace di accogliere tutto ciò che di buono emerge dalle opere degli uomini e dalle varie tradizioni culturali e religiose, che non raramente mostrano una grande riverenza per la vita» (n. 3).

Struttura

L’Istruzione «comprende tre parti: la prima richiama alcuni aspetti antropologici, teologici ed etici di importanza fondamentale; la seconda affronta nuovi problemi riguardanti la procreazione; la terza prende in esame alcune nuove proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione o del patrimonio genetico umano» (n. 3).

 

PRIMA PARTE

ASPETTI ANTROPOLOGICI, TEOLOGICI ED ETICI
DELLA VITA E DELLA PROCREAZIONE UMANA

I due principi fondamentali

«L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita» (n. 4).

«L’origine della vita umana… ha il suo autentico contesto nel matrimonio e nella famiglia, in cui viene generata attraverso un atto che esprime l’amore reciproco tra l’uomo e la donna. Una procreazione veramente responsabile nei confronti del nascituro deve essere il frutto del matrimonio» (n. 6).

Fede e dignità umana

«È convinzione della Chiesa che ciò che è umano non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato» (n. 7). Dio ha creato ogni uomo a sua immagine; nel suo Figlio incarnato ha rivelato pienamente il mistero dell’uomo; il Figlio fa sì che noi possiamo diventare figli di Dio. «A partire dall’insieme di queste due dimensioni, l’umana e la divina, si comprende meglio il perché del valore inviolabile dell’uomo: egli possiede una vocazione eterna ed è chiamato a condividere l’amore trinitario del Dio vivente» (n. 8).

Fede e vita matrimoniale

«Queste due dimensioni di vita, quella naturale e quella soprannaturale, permettono anche di comprendere meglio in quale senso gli atti che consentono all’essere umano di venire all’esistenza, nei quali l’uomo e la donna si donano mutuamente l’uno all’altra, sono un riflesso dell’amore trinitario. Dio, che è amore e vita, ha inscritto nell’uomo e nella donna la vocazione a una partecipazione speciale al suo mistero di comunione personale e alla sua opera di Creatore e di Padre… Lo Spirito Santo effuso nella celebrazione sacramentale (del matrimonio) offre agli sposi cristiani il dono di una comunione nuova d’amore che è immagine viva e reale di quella singolarissima unità, che fa della Chiesa l’indivisibile Corpo mistico del Signore Gesù» (n. 9).

Magistero ecclesiastico e autonomia della scienza

«La Chiesa, giudicando della valenza etica di taluni risultati delle recenti ricerche della medicina concernenti l’uomo e le sue origini, non interviene nell’ambito proprio della scienza medica come tale, ma richiama tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale del loro operato. Ricorda loro che il valore etico della scienza biomedica si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della specificità degli atti personali che trasmettono la vita» (n. 10).

 

SECONDA PARTE:

NUOVI PROBLEMI RIGUARDANTI
LA PROCREAZIONE

Le tecniche di aiuto alla fertilità

Tra le tecniche volte a superare l’infertilità sono attualmente poste in atto:

«tecniche di fecondazione artificiale eterologa» (n. 12): «volte a ottenere artificialmente un concepimento umano a partire da gameti provenienti almeno da un donatore diverso dagli sposi, che sono uniti in matrimonio» (nota 22);

«tecniche di fecondazione artificiale omologa» (n. 12): volte a ottenere artificialmente «un concepimento umano a partire dai gameti di due sposi uniti in matrimonio» (nota 23);

«tecniche che si configurano come un aiuto all’atto coniugale e alla sua fecondità» (n. 12);

«interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale» (n. 13);

«la procedura dell’adozione» (n. 13).

Al riguardo, sono lecite tutte le tecniche che rispettano «il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano», «l’unità del matrimonio, che comporta il reciproco rispetto del diritto dei coniugi a diventare padre e madre soltanto l’uno attraverso l’altro» e «i valori specificamente umani della sessualità, che esigono che la procreazione di una persona umana debba essere perseguita come il frutto dell’atto coniugale specifico dell’amore tra gli sposi» (n. 12).

Sono quindi «ammissibili le tecniche che si configurano come un aiuto all’atto coniugale e alla sua fecondità… L’intervento medico è in questo ambito rispettoso della dignità delle persone, quando mira ad aiutare l’atto coniugale sia per facilitarne il compimento sia per consentirgli di raggiungere il suo fine, una volta che sia stato normalmente compiuto» (n. 12).

Sono «certamente leciti gli interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale» (n. 13).

È «auspicabile incoraggiare, promuovere e facilitare… la procedura dell’adozione dei numerosi bambini orfani». È importante incoraggiare «le ricerche e gli investimenti dedicati alla prevenzione della sterilità» (n. 13).

Fecondazione in vitro ed eliminazione volontaria di embrioni

L’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che nel contesto delle tecniche di fecondazione in vitro «il numero di embrioni sacrificati è altissimo» (n. 14): al di sopra dell’80% nei centri più sviluppati (cf. nota 27). «Gli embrioni prodotti in vitro che presentano difetti vengono direttamente scartati»; molte coppie «ricorrono alle tecniche di procreazione artificiale con l’unico scopo di poter operare una selezione genetica dei loro figli»; tra gli embrioni prodotti in vitro «un certo numero è trasferito nel grembo materno, e gli altri vengono congelati»; la tecnica del trasferimento multiplo, cioè «di un numero maggiore di embrioni rispetto al figlio desiderato, nella previsione che alcuni vengano perduti…, comporta di fatto un trattamento puramente strumentale degli embrioni» (n. 15).

«La pacifica accettazione dell’altissimo tasso di abortività delle tecniche di fecondazione in vitro dimostra eloquentemente che la sostituzione dell’atto coniugale con una procedura tecnica… contribuisce ad indebolire la consapevolezza del rispetto dovuto ad ogni essere umano. Il riconoscimento di tale rispetto viene invece favorito dall’intimità degli sposi animata dall’amore coniugale… Di fronte alla strumentalizzazione dell’essere umano allo stadio embrionale, occorre ripetere che l’amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l’uomo maturo o l’anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l’impronta della propria immagine e somiglianza… Per questo il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale» (n. 16).

L’Intra Cytoplasmic Sperm Injection (ICSI)

L’Intra Cytoplasmic Sperm Injection (ICSI) è una variante della fecondazione in vitro, in cui «la fecondazione non avviene spontaneamente in provetta, bensì mediante l’iniezione nel citoplasma dell’ovocita di un singolo spermatozoo precedentemente selezionato o, talora, mediante l’iniezione di elementi immaturi della linea germinale maschile» (nota 32).

Tale tecnica è moralmente illecita: «opera una completa dissociazione tra la procreazione e l’atto coniugale», «è attuata al di fuori del corpo dei coniugi mediante gesti di terze persone la cui competenza e attività tecnica determinano il successo dell’intervento», «affida la vita e l’identità dell’embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio della tecnica sull’origine e sul destino della persona umana» (n. 17).

Il congelamento di embrioni

«Per non ripetere i prelievi di ovociti nella donna, si procede a un unico prelievo plurimo di ovociti, seguito dalla crioconservazione di una parte importante degli embrioni ottenuti in vitro, in previsione di un secondo ciclo di trattamento, nel caso di insuccesso del primo, ovvero nel caso in cui i genitori volessero un’altra gravidanza» (n. 18). Il congelamento o la crioconservazione in riferimento agli embrioni «è un procedimento di raffreddamento a bassissime temperature al fine di consentirne una lunga conservazione» (nota 35).

«La crioconservazione è incompatibile con il rispetto dovuto agli embrioni umani: presuppone la loro produzione in vitro; li espone a gravi rischi di morte o di danno per la loro integrità fisica, in quanto un’alta percentuale non sopravvive alla procedura di congelamento e di scongelamento; li priva almeno temporaneamente dell’accoglienza e della gestazione materna; li pone in una situazione suscettibile di ulteriori offese e manipolazioni» (n. 18)

Per quanto riguarda il gran numero di embrioni congelati già esistenti si pone la domanda: che fare di loro? Al riguardo, tutte le proposte avanzate (usare tali embrioni per la ricerca o destinarli a usi terapeutici; scongelarli e, senza riattivarli, usarli per la ricerca come se fossero dei normali cadaveri; metterli a disposizione di coppie infertili, come "terapia dell’infertilità"; procedere ad una forma di "adozione prenatale") pongono problemi di vario genere. «Occorre costatare, in definitiva, che le migliaia di embrioni in stato di abbandono determinano una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile. Perciò Giovanni Paolo II lanciò un appello alla coscienza dei responsabili del mondo scientifico ed in modo particolare ai medici perché venga fermata la produzione di embrioni umani, tenendo conto che non si intravede una via d’uscita moralmente lecita per il destino umano delle migliaia e migliaia di embrioni "congelati", i quali sono e restano pur sempre titolari dei diritti essenziali e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane» (n. 19).

Il congelamento di ovociti

«Per evitare i gravi problemi etici posti dalla crioconservazione di embrioni, è stata avanzata nell’ambito delle tecniche di fecondazione in vitro la proposta di congelare gli ovociti» (n. 20).

Al riguardo, la crioconservazione di ovociti, non di per sé immorale e prospettata anche in altri contesti che qui non vengono considerati, «in ordine al processo di procreazione artificiale è da considerare moralmente inaccettabile» (n. 20).

La riduzione embrionale

«Alcune tecniche usate nella procreazione artificiale, soprattutto il trasferimento di più embrioni al grembo materno, hanno dato luogo ad un aumento significativo della percentuale di gravidanze multiple. Perciò si è fatta strada l’idea di procedere alla cosiddetta riduzione embrionale. Essa consiste in un intervento per ridurre il numero di embrioni o feti presenti nel seno materno mediante la loro diretta soppressione» (n. 21). «Dal punto di vista etico, la riduzione embrionale è un aborto intenzionale selettivo. Si tratta, infatti, di eliminazione deliberata e diretta di uno o più esseri umani innocenti nella fase iniziale della loro esistenza, e come tale costituisce sempre un disordine morale grave» (n. 21).

La diagnosi pre-impiantatoria

«La diagnosi pre-impiantatoria è una forma di diagnosi prenatale, legata alle tecniche di fecondazione artificiale, che prevede la diagnosi genetica degli embrioni formati in vitro, prima del loro trasferimento nel grembo materno. Essa viene effettuata allo scopo di avere la sicurezza di trasferire nella madre solo embrioni privi di difetti o con un sesso determinato o con certe qualità particolari» (n. 22).

«Diversamente da altre forme di diagnosi prenatale…, alla diagnosi pre-impiantatoria segue ordinariamente l’eliminazione dell’embrione designato come "sospetto" di difetti genetici o cromosomici, o portatore di un sesso non voluto o di qualità non desiderate. La diagnosi pre-impiantatoria… è finalizzata di fatto ad una selezione qualitativa con la conseguente distruzione di embrioni, la quale si configura come una pratica abortiva precoce… Trattando l’embrione umano come semplice "materiale di laboratorio", si opera un’alterazione e una discriminazione anche per quanto riguarda il concetto stesso di dignità umana… Tale discriminazione è immorale e perciò dovrebbe essere considerata giuridicamente inaccettabile» (n. 22).

Nuove forme di intercezione e contragestazione

Esistono mezzi tecnici che agiscono dopo la fecondazione, quando l’embrione è già costituito.

«Queste tecniche sono intercettive, se intercettano l’embrione prima del suo impianto nell’utero materno» (n. 23), ad esempio attraverso «la spirale… e la cosiddetta "pillola del giorno dopo"» (nota 42).

Esse sono «contragestative, se provocano l’eliminazione dell’embrione appena impiantato» (n. 23), ad esempio attraverso «la pillola RU 486» (nota 43).

Sebbene gli intercettivi non provochino un aborto ogni volta che vengono assunti, anche perché non sempre dopo il rapporto sessuale avviene la fecondazione, si deve notare «che in colui che vuol impedire l’impianto di un embrione eventualmente concepito, e pertanto chiede o prescrive tali farmaci, l’intenzionalità abortiva è generalmente presente». Nel caso della contragestazione «si tratta dell’aborto di un embrione appena annidato… L’uso dei mezzi di intercezione e di contragestazione rientra nel peccato di aborto ed è gravemente immorale» (n. 23).

 

TERZA PARTE:

NUOVE PROPOSTE TERAPEUTICHE
CHE COMPORTANO LA MANIPOLAZIONE
DELL’EMBRIONE O DEL PATRIMONIO
GENETICO UMANO

La terapia genica

Per terapia genica si intende «l’applicazione all’uomo delle tecniche di ingegneria genetica con una finalità terapeutica, vale a dire, con lo scopo di curare malattie su base genetica» (n. 25).

La terapia genica somatica «si propone di eliminare o ridurre difetti genetici presenti a livello delle cellule somatiche» (n. 25).

La terapia genica germinale mira «a correggere difetti genetici presenti in cellule della linea germinale, al fine di trasmettere gli effetti terapeutici ottenuti sul soggetto all’eventuale discendenza del medesimo» (n. 25).

Dal punto di vista etico vale quanto segue:

Quanto agli interventi di terapia genica somatica, essi «sono in linea di principio moralmente leciti… Dato che la terapia genica può comportare rischi significativi per il paziente, bisogna osservare il principio deontologico generale secondo cui, per attuare un intervento terapeutico, è necessario assicurare previamente che il soggetto trattato non sia esposto a rischi per la sua salute o per l’integrità fisica, che siano eccessivi o sproporzionati rispetto alla gravità della patologia che si vuole curare. È anche richiesto il consenso informato del paziente o di un suo legittimo rappresentante» (n. 26).

Quanto alla terapia genica germinale, «i rischi legati ad ogni manipolazione genetica sono significativi e ancora poco controllabili» e, pertanto, «allo stato attuale della ricerca non è moralmente ammissibile agire in modo che i potenziali danni derivanti si diffondano nella progenie» (n. 26).

Quanto all’ipotesi di applicare l’ingegneria genetica per presunti fini di miglioramento e potenziamento della dotazione genetica, si deve osservare che tali manipolazioni favorirebbero «una mentalità eugenetica» e introdurrebbero «un indiretto stigma sociale nei confronti di coloro che non possiedono particolari doti e enfatizzano doti apprezzate da determinate culture e società, che non costituiscono di per sé lo specifico umano. Ciò contrasterebbe con la verità fondamentale dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, che si traduce nel principio di giustizia, la cui violazione, alla lunga, finirebbe per attentare alla convivenza pacifica tra gli individui… Si deve rilevare infine che nel tentativo di creare un nuovo tipo di uomo si ravvisa una dimensione ideologica, secondo cui l’uomo pretende di sostituirsi al Creatore» (n. 27).

La clonazione umana

Per clonazione umana si intende «la riproduzione asessuale e agamica dell’intero organismo umano, allo scopo di produrre una o più "copie" dal punto di vista genetico sostanzialmente identiche all’unico progenitore» (n. 28). Le tecniche proposte per la clonazione umana sono la fissione gemellare, che consiste «nella separazione artificiale di singole cellule o gruppi di cellule dall’embrione, nelle prime fasi dello sviluppo, e nel successivo trasferimento in utero di queste cellule, allo scopo di ottenere, in modo artificiale, embrioni identici» (nota 47), e il trasferimento di nucleo, che consiste «nell’introduzione di un nucleo prelevato da una cellula embrionaria o somatica in un ovocita precedentemente denucleato, seguita dall’attivazione di questo ovocita che, di conseguenza, dovrebbe svilupparsi come embrione» (nota 47). La clonazione viene proposta con due scopi: riproduttivo, cioè per ottenere la nascita di un bambino clonato, e terapeutico o di ricerca.

La clonazione è «intrinsecamente illecita, in quanto… intende dare origine ad un nuovo essere umano senza connessione con l’atto di reciproca donazione tra due coniugi e, più radicalmente, senza legame alcuno con la sessualità. Tale circostanza dà luogo ad abusi e a manipolazioni gravemente lesive della dignità umana» (n. 28).

Quanto alla clonazione riproduttiva, essa «imporrebbe al soggetto clonato un patrimonio genetico preordinato, sottoponendolo di fatto – come è stato affermato – ad una forma di schiavitù biologica dalla quale difficilmente potrebbe affrancarsi. Il fatto che una persona si arroghi il diritto di determinare arbitrariamente le caratteristiche genetiche di un’altra persona, rappresenta una grave offesa alla dignità di quest’ultima e all’uguaglianza fondamentale tra gli uomini… Ognuno di noi incontra nell’altro un essere umano che deve la propria esistenza e le proprie caratteristiche all’amore di Dio, del quale solo l’amore tra i coniugi costituisce una mediazione conforme al disegno del Creatore e Padre celeste» (n. 29).

Quanto alla clonazione terapeutica, occorre precisare che «creare embrioni con il proposito di distruggerli, anche se con l’intenzione di aiutare i malati, è del tutto incompatibile con la dignità umana, perché fa dell’esistenza di un essere umano, pur allo stadio embrionale, niente di più che uno strumento da usare e distruggere. È gravemente immorale sacrificare una vita umana per una finalità terapeutica» (n. 30).

Come alternativa alla clonazione terapeutica, alcuni hanno proposto nuove tecniche, che sarebbero capaci di produrre cellule staminali di tipo embrionale senza presupporre la distruzione di veri embrioni umani, ad esempio, attraverso il trasferimento di un nucleo alterato (ANT) o la riprogrammazione assistita dell’ovocita (OAR). Al riguardo sono però ancora da chiarire i dubbi «riguardanti soprattutto lo statuto ontologico del "prodotto" così ottenuto» (n. 30).

L’uso terapeutico delle cellule staminali

«Le cellule staminali sono cellule indifferenziate che possiedono due caratteristiche fondamentali: a) la capacità prolungata di moltiplicarsi senza differenziarsi; b) la capacità di dare origine a cellule progenitrici di transito, dalle quali discendono cellule altamente differenziate, per esempio, nervose, muscolari, ematiche. Da quando si è verificato sperimentalmente che le cellule staminali, se trapiantate in un tessuto danneggiato, tendono a favorire la ripopolazione di cellule e la rigenerazione di tale tessuto, si sono aperte nuove prospettive per la medicina rigenerativa, che hanno suscitato grande interesse tra i ricercatori di tutto il mondo» (n. 31).

Per la valutazione etica occorre considerare soprattutto i metodi impiegati per la raccolta delle cellule staminali.

«Sono da considerarsi lecite quelle metodiche che non procurano un grave danno al soggetto da cui si estraggono le cellule staminali. Tale condizione si verifica, generalmente, nel caso di prelievo a) dai tessuti di un organismo adulto; b) dal sangue del cordone ombelicale, al momento del parto; c) dai tessuti di feti morti di morte naturale» (n. 32).

«Il prelievo di cellule staminali dall’embrione umano vivente… causa inevitabilmente la sua distruzione, risultando di conseguenza gravemente illecito. In questo caso la ricerca… non si pone veramente a servizio dell’umanità. Passa infatti attraverso la soppressione di vite umane che hanno uguale dignità rispetto agli altri individui umani e agli stessi ricercatori» (n. 32).

«L’utilizzo di cellule staminali embrionali, o cellule differenziate da esse derivate, eventualmente fornite da altri ricercatori, sopprimendo embrioni, o reperibili in commercio, pone seri problemi dal punto di vista della cooperazione al male e dello scandalo» (n. 32).

Si rileva comunque che numerosi studi tendono ad accreditare alle cellule staminali adulte dei risultati più positivi se confrontati con quelle embrionali.

Tentativi di ibridazione

«Recentemente sono stati utilizzati ovociti animali per la riprogrammazione di nuclei di cellule somatiche umane… , al fine di estrarre cellule staminali embrionali dai risultanti embrioni, senza dover ricorrere all’uso di ovociti umani» (n. 33). «Dal punto di vista etico simili procedure rappresentano una offesa alla dignità dell’essere umano, a causa della mescolanza di elementi genetici umani ed animali capaci di turbare l’identità specifica dell’uomo» (n. 33).

L’uso di "materiale biologico" umano di origine illecita

Per la ricerca scientifica e per la produzione di vari prodotti talora vengono utilizzati embrioni o linee cellulari che sono il risultato di un intervento illecito contro la vita o l’integrità fisica dell’essere umano.

Quanto alla sperimentazione sugli embrioni, essa «costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona. Queste forme di sperimentazione costituiscono sempre un disordine morale grave» (n. 34).

Quanto all’impiego da parte di ricercatori di "materiale biologico" di origine illecita che è stato prodotto fuori dal loro centro di ricerca o che si trova in commercio, vale sempre «l’esigenza morale che non vi sia stata complicità alcuna con l’aborto volontario e che sia evitato il pericolo di scandalo. A tale proposito è insufficiente il criterio dell’indipendenza formulato da alcuni comitati etici, vale a dire, affermare che sarebbe eticamente lecito l’utilizzo di "materiale biologico" di illecita provenienza, sempre che esista una chiara separazione tra coloro che da una parte producono, congelano e fanno morire gli embrioni e dall’altra i ricercatori che sviluppano la sperimentazione scientifica». Va precisato che «il dovere di rifiutare quel "materiale biologico"… scaturisce dal dovere di separarsi, nell’esercizio della propria attività di ricerca, da un quadro legislativo gravemente ingiusto e di affermare con chiarezza il valore della vita umana. Perciò il sopra citato criterio di indipendenza è necessario, ma può essere eticamente insufficiente» (n. 35).

«Naturalmente all’interno di questo quadro generale esistono responsabilità differenziate, e ragioni gravi potrebbero essere moralmente proporzionate per giustificare l’utilizzo del suddetto "materiale biologico". Così, per esempio, il pericolo per la salute dei bambini può autorizzare i loro genitori a utilizzare un vaccino nella cui preparazione sono state utilizzate linee cellulari di origine illecita, fermo restando il dovere da parte di tutti di manifestare il proprio disaccordo al riguardo e di chiedere che i sistemi sanitari mettano a disposizione altri tipi di vaccini. D’altra parte, occorre tener presente che nelle imprese che utilizzano linee cellulari di origine illecita non è identica la responsabilità di coloro che decidono dell’orientamento della produzione rispetto a coloro che non hanno alcun potere di decisione» (n. 35).

 
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