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Luis F. Card. Ladaria, S.I.
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

PRESENTAZIONE DELLA LETTERA PLACUIT DEO
DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
AI VESCOVI DELLA CHIESA CATTOLICA
SU ALCUNI ASPETTI DELLA SALVEZZA CRISTIANA

Sala Stampa della Santa Sede
Giovedì, 1° marzo 2018

 

A seguito della pubblicazione di Dominus Iesus (2000), diversi Teologi chiesero alla Congregazione per la Dottrina della Fede di approfondire alcuni aspetti già enunciati in quella Dichiarazione, suggerendo un nuovo Documento circa la salvezza cristiana. Al riguardo, dopo aver attentamente approfondito tale importante tematica, in collaborazione con i Consultori della Congregazione, viene oggi presentata la Lettera Placuit Deo su alcuni aspetti della salvezza cristiana.

La pubblicazione di questa Lettera, indirizzata ai Vescovi della Chiesa cattolica e, più in generale, a tutti i fedeli, è stata decisa dalla Sessione Plenaria della Congregazione, svoltasi nei giorni 23-26 gennaio 2018, e approvata il 16 febbraio 2018 dal Santo Padre che ha chiesto di pubblicarla quanto prima. Il Documento intende «mettere in evidenza, nel solco della grande tradizione della fede e con particolare riferimento all’insegnamento di Papa Francesco, alcuni aspetti della salvezza cristiana che possono essere oggi difficili da comprendere a causa delle recenti trasformazioni culturali» (Capitolo I, n. 1).

Quali sono queste trasformazioni culturali che offuscano la confessione di fede cristiana, che proclama Gesù unico e universale Salvatore? Il Santo Padre Francesco, nel suo Magistero ordinario, fa spesso riferimento a due tendenze che assomigliano, in alcuni aspetti, a due antiche eresie, il pelagianesimo e lo gnosticismo, anche se è grande la differenza tra il contenuto storico odierno secolarizzato e quello dei primi secoli cristiani.

In particolare, «nei nostri tempi prolifera un neo-pelagianesimo per cui l’individuo, radicalmente autonomo, pretende di salvare sé stesso, senza riconoscere che egli dipende, nel più profondo del suo essere, da Dio e dagli altri. La salvezza si affida allora alle forze del singolo, oppure a delle strutture puramente umane, incapaci di accogliere la novità dello Spirito di Dio» (n. 3). Dall’altra parte, «un certo neo-gnosticismo presenta una salvezza meramente interiore, rinchiusa nel soggettivismo. Si pretende così di liberare la persona dal corpo e dal cosmo materiale, nei quali non si scoprono più le tracce della mano provvidente del Creatore, ma si vede solo una realtà priva di senso, manipolabile secondo gli interessi dell’uomo» (n. 3).

La presente Lettera vuole affrontare queste tendenze riduzioniste che minacciano il Cristianesimo odierno e ribadire che la salvezza, secondo il disegno d’Alleanza del Padre, consiste nella nostra unione con Cristo (cf. Capitolo II, nn. 2-4).

Vorrei adesso, brevemente, soffermarmi sulla parte antropologia e cristologica della Lettera (cf. Capitoli III-IV), lasciando al Segretario il compito di illustrare la parte ecclesiologica (cf. Capitoli V-VI).

Oggi la salvezza interessa ancora all’uomo? Sì, la nostra esperienza, infatti, ci insegna che ciascun uomo è alla ricerca della propria realizzazione e felicità. Molto spesso questa aspirazione coincide con la ricerca della salute fisica, del benessere economico, della pace interiore, di una serena convivenza. A questo desiderio positivo del bene si affianca la lotta a ogni tipo di male: l’ignoranza, la fragilità, la malattia, la morte (cf. n. 5).

Riguardo a queste aspirazioni, la fede in Cristo ci insegna, rifiutando ogni pretesa di autorealizzazione neo-pelagiana attraverso il possesso, il potere, la scienza o la tecnica, che niente di creato può soddisfare del tutto l’uomo, perché Dio ci ha destinati alla comunione con Lui e il nostro cuore sarà inquieto finché non riposa in Lui, come scrive Sant’Agostino (cf. n. 6). Il Santo Padre chiama queste tendenze “neo-pelagiane” perché hanno in comune con il pelagianismo la dimenticanza dell’opera di Dio in noi.

Inoltre è necessario ricordare che l’origine del male non si trova, come insegnavano le antiche dottrine gnostiche e oggi in certo modo si ripropone, nel mondo materiale e corporeo. «La fede proclama che tutto il cosmo è buono... e che il male che più danneggia l’uomo è quello che procede dal suo cuore» (n. 7). La separazione da Dio, a causa del peccato, porta alla perdita dell’armonia tra gli uomini e degli uomini con il mondo, introducendo il dominio della disgregazione e della morte. «In conseguenza, la salvezza che la fede ci annuncia non riguarda soltanto la nostra interiorità, ma il nostro essere integrale. È tutta la persona, infatti, in corpo e anima, che è stata creata dall’amore di Dio a sua immagine e somiglianza, ed è chiamata a vivere in comunione con Lui» (n. 7). Secondo la fede cristiana, non solo l’anima, ma anche il corpo brama la salvezza.

Per comprendere più a fondo la grande novità di Cristo Salvatore, ignorata queste tendenze brevemente ricordate, bisogna ricordare il modo in cui Gesù è Salvatore: «Egli non si è limitato a mostrarci la via per incontrare Dio, una via che potremmo poi percorrere per conto nostro, obbedendo alle sue parole e imitando il suo esempio. Cristo, piuttosto, per aprirci la porta della liberazione è diventato Egli stesso la via» (n. 11).

Gesù, Figlio incarnato del Padre, è l’unico Salvatore. Egli «testimonia la primazia assoluta dell’azione gratuita di Dio» (n. 9), mostrando l’infondatezza della prospettiva neo-pelagiana individualista, perché la grazia sempre precede, pur esigendola, ogni opera umana. Nello stesso tempo, «mediante l’agire pienamente umano del suo Figlio, il Padre ha voluto rigenerare il nostro agire, affinché, assimilati a Cristo, possiamo compiere “le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo (Ef 2,10)”» (n. 9).

È altresì chiaro che la salvezza che Gesù ha portato non avviene in modo soltanto interiore, in forma intimistica e sentimentale, come vorrebbe la visione neo-gnostica. Infatti, in quanto il Figlio si è fatto carne (cf. Gv 1,14), facendo parte della famiglia umana, «si è unito, in certo modo, ad ogni uomo» (Cost. past. Gaudium et spes, n. 22) e ha stabilito un nuovo ordine di rapporti con Dio, suo Padre, e con tutti gli uomini. Proprio nel rapporto con Dio e con i fratelli trova l’uomo il suo pieno compimento.

Si spera che questa Lettera possa aiutare i fedeli perché prendano ulteriore coscienza della loro dignità di “figli di Dio” (Rom 8,16). La salvezza non può ridursi semplicemente a un messaggio, a una prassi, a una gnosi oppure a un sentimento interiore. Come ha scritto Benedetto XVI: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva» (n. 8; Lett. enc. Deus caritas est, n. 1).