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CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

OMELIA DEL CARDINALE JOSÉ SARAIVA MARTINS
NELLA MEMORIA DEL BEATO LUIGI TEZZA,
FONDATORE DELLE FIGLIE DI SAN CAMILLO

Domenica, 12 maggio 2002 

 

1. Tutto oggi ci invita a guardare in alto, verso il Cielo, affinché non dimentichiamo il monito biblico a "sollevare lo sguardo", in quanto:  "Siamo un popolo chiamato a guardare in alto" (Os. 11, 7).

Oggi è il Cristo Risorto che sale verso il Cielo, per stare alla destra del Padre, ed è il mistero che noi celebriamo in questa solennità dell'Ascensione.

Verso il Cielo si rivolgono le nostre anime riconoscenti e commosse, nel celebrare la prima festa liturgica del beato Luigi Tezza, vostro amato fondatore, carissime Figlie di san Camillo, perché è nel Cielo, cioè nel mistero della gloria di Dio che abitano i santi.

D'altra parte, quando il Padre Tezza si avviava a chiudere la sua lunga esistenza - 82 anni in tutto (40 trascorsi in Italia, 19 in Francia e 23 in Perú) -, proprio alle sue carissime Figlie rivolgeva un commovente invito, come solo i santi sanno fare:  "Arrivederci in cielo, mie sempre amatissime figlie; raccomandatemi molto al Signore, come io lo faccio e lo farò sempre per voi altre. Vorrei potervi dire tante e tante cose, ma le forze mi mancano per scrivere; che ve le dica e ve le faccia sentire il Signore, perché vengono da Lui, facendovi sempre tutte sue".

Davvero, quante cose vi ha detto il Signore da allora, molte tramite l'esemplare figure del beato Luigi, e ancora continua oggi.

Il Cielo, una condizione dello spirito

Il Cielo, lo sappiamo bene, nel nostro linguaggio di fede cristiana non indica un luogo, bensì una condizione dello spirito. Il Paradiso infatti è Dio:  pertanto ci sarà il Paradiso quando la creatura farà comunione piena con Dio. Dovunque ci si avvicina a Dio, lì ci si avvicina al Paradiso e il Paradiso già in parte ci appartiene. Questa verità cristiana è bella e dà una profonda gioia.

Era proprio il Paradiso che Padre Tezza cercava, già sulla terra. Lui stesso lo confessa in una lettera, mentre ricorda il servizio prestato ai malati dell'ospedale san Giovanni di Roma, esprime il rammarico di averlo dovuto lasciare:  "L'Ospedale, mio vero Paradiso in terra !" (A. Brusco, in Camillianum, quaderno 4, pag. 97).

Trovare il cielo sulla terra, è in fondo la grande aspirazione alla felicità, insita nella natura di ogni essere umano. I santi sono anche dei poeti, che sanno cantare, con la vita innanzitutto, il fascino immortale della carità di Cristo. Raccontano i suoi biografi che il Padre Luigi venne interrogato sul perché, al mattino, aprendo la finestra della stanza al san Giovanni, inspirasse profondamente. Egli rispose che voleva riempire il petto del profumo di carità che saliva a lui dalle finestre della corsia sottostante. Sentimenti profondamente camilliani, infatti san Camillo quando passava vicino all'ospedale Santo Spirito, si fermava per sentirne la fragranza (cfr ibidem).

2. Il pensiero del Cielo, tuttavia, non ci distoglie dall'impegno di lavorare sulla terra. Il cristiano non appartiene più al mondo, per un dono di Dio, ma continua a essere nel mondo. Essere nel mondo significa portare tutto il peso della storia, sentire tutta la responsabilità dei problemi umani e l'impegno di una concreta solidarietà. La Chiesa, pur con tutti i suoi limiti, è stata sempre presente in ogni frontiera di dolore e ha rischiato dovunque con l'impegno della sua carità.

Un santo sacerdote, anch'esso beatificato da Giovanni Paolo II così sintetizza, in una bella meditazione:  "Dobbiamo stare (...) in Cielo e sulla terra, sempre. Non "fra" il Cielo e la terra, perché siamo del mondo. Nel mondo e in Paradiso allo stesso tempo! (...) Immersi in Dio, ma sapendo che siamo nel mondo" (J. Escrivà "Consumados en la unidade", 27-3-1975 in 17 maggio 1992, ed. Ares, pag. 77).

Già gli Apostoli, con l'Ascensione di Gesù, capiscono che inizia la loro missione. Infatti al momento dell'Ascensione di Gesù - che oggi celebriamo liturgicamente - comincia il tempo della Chiesa. Da quel momento Cristo agisce attraverso di noi ed opera la salvezza coinvolgendo noi. È importante prendere coscienza di questa nostra esaltante vocazione, ed i richiami che ci vengono in questo senso, sono presenti in tutte e tre le letture di questa Solennità.

Non appena Gesù scompare allo sguardo degli apostoli, due uomini in bianche vesti si presentano e dicono - come abbiamo sentito nel Vangelo testé proclamato - "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?" (Mt 28, 11). E più avanti:  "Andate e ammaestrate tutte le genti battezzandole" (Mt 28, 19).

Dio si impegna a passare nelle strade impervie della nostra libera collaborazione. Che mistero! Che abisso di bontà!

3. Cooperando all'azione della grazia dello Spirito Santo in loro, i santi hanno saputo fare delle loro vite, dei veri capolavori. Anche il beato Luigi Tezza, come si riscontra sempre nell'esistenza degli uomini di Dio, fu un uomo con i piedi per terra, non solo perché totalmente immerso nelle vicende e nella storia del suo tempo, ma soprattutto perché il filo che unisce tutto l'itinerario complesso della sua vita fu l'amore misericordioso verso gli ammalati e la promozione della salute del suo prossimo.

Nella pratica del ministero verso gli infermi, il Beato mostrò non solo grande dedizione, ma anche spiccate capacità organizzative, doti che si manifestarono in modo eccelso a Lima dove, osservando il vasto campo di lavoro nel mondo della sofferenza e della salute, elaborò un piano ambizioso, consistente nella istituzione di una cappellania in grado di rispondere alle necessità pastorali dei cinque ospedali e ospizi della città. Grazie alla sua opera poi, pian piano in seguito dalla casa camilliana la carità raggiungeva i principali luoghi del dolore, per portarvi sollievo e garantire l'accompagnamento spirituale.

È stimolante scoprire, in Padre Tezza, una crescente creatività, unita ad una carica profetica che lo portavano spesso a prendere decisioni del tutto nuove, estranee alle linee del suo Istituto, in quel tempo. Esempio significativo di ciò fu la creazione e gestione di opere socio-sanitarie proprie, mai realizzata nell'Ordine camilliano e che poi invece, grazie al Tezza, avrebbe trovato un seguito tutt'ora rimasto (cfr A. Brusco, ibidem).

Anche l'opera in cui investì tutte le sue energie e che ne continua il carisma nel tempo, cioè la fondazione della Congregazione delle Figlie di san Camillo, ne è una riprova, alla luce del suo desiderio di potenziare ed ampliare l'ispirazione provvidenziale di san Camillo de Lellis.

Lo Spirito Santo guida del cammino

4. Mentre ci avviciniamo alla Pentecoste, che celebreremo solennemente domenica prossima, è opportuno notare come sia stato lo Spirito Santo a guidare, poco a poco, l'itinerario di Padre Tezza il quale riuscì a mettere in costante relazione, con lo Spirito Creatore di Dio, l'intero suo vissuto, trasformando il proprio comportamento in una progressiva manifestazione dell'amore di Dio presente in lui.

La santità del Tezza è stata dunque, certamente, opera di Dio in lui, alla quale però egli ha collaborato costantemente, dando il meglio di se stesso.

In un biglietto, che egli teneva fra i suoi scritti, riproduceva in termini personalizzati quanto già predicava s. Francesco di Sales, che il Tezza prediligeva nel campo della spiritualità: "Non ad alcuni soli, ma a tutti disse Iddio: sancti estote. La santità deve essere dunque a tutti accessibile". Rivelando una spiritualità affinata, il Padre Tezza ebbe a cuore un altro insegnamento del santo Dottore savoiardo, che dice: "In che cosa consiste la santità? Nel fare molto? No. Nel fare cose straordinarie? Neppure. Non sarebbe di tutti né di ogni momento. Dunque la santità consiste nel fare il bene ben fatto, nella condizione, nello stato in cui ci ha posti Iddio. Nulla di più, nulla al di fuori di ciò" (AFSC!A 0130, in A. Brusco, Il Beato Tezza, pag. 250).

Sono parole che ispirarono il cammino di santità del beato Luigi, valide e attuali anche per noi, che certamente, e con slancio, vogliamo fare nostri i reiterati inviti alla santità di Giovanni Paolo II che, ancora, poco tempo fa diceva: "Siate santi. È la santità il compito essenziale di tutti i cristiani" (Disc. ai Salesiani, Oss. Rom. 13-4-2002, pag. 5).

 

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