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ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DEL FONDATORE
DELLA CONGREGAZIONE DEI CHIERICI MARIANI
SOTTO IL TITOLO DELLA IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA (PADRI MARIANI)
IL SERVO DI DIO STANISLAO DI GESÙ MARIA PAPCZYNSKI

OMELIA DELL'ARCIVESCOVO EDWARD NOWAK

Martedì, 18 maggio 2004

 

"Manderò a voi lo Spirito di verità... egli vi guiderà alla verità tutta intera" (Gv 16, 7.13)

Padre Generale,
Cari Padri Mariani,
Fratelli e Sorelle di altre Congregazioni Religiose!

1. Stasera siamo attorno all'altare per fare la riconoscente memoria del Servo di Dio Stanislao di Gesù Maria Papczynski. Verso l'anno 1679 egli fondò la Congregazione dei Chierici Mariani dell'Immacolata Concezione della Beata Maria Vergine. I Padri Mariani, per la loro tradizione, ricordano il loro padre fondatore nell'anniversario della sua nascita. Seguendo questa tradizione, la casa romana, casa generalizia dei Padri Mariani, celebra stasera la sua memoria e la sua presenza spirituale tra di loro. Fermiamoci un momento per una lettura più attenta di questa sua presenza carismatica.

2. E che cosa vuol dire la parola "presenza"? Quale è il suo significato? - possiamo domandare. Hans Urs von Balthasar, il noto teologo cattolico, ha fatto un'interessante riflessione circa il concetto di "presenza".

"Ci sono molti modi di essere presenti. Se due alberi si trovano l'uno vicino all'altro, sono presenti l'uno all'altro, ma in un senso del tutto esteriore ed imperfetto. Non sanno nulla l'uno dell'altro, non si preoccupano l'uno dell'altro e, nonostante la loro vicinanza, rimangono estranei l'uno all'altro. La "presenza", nel vero senso della parola, comincia solo nel momento in cui due esseri si conoscono spiritualmente e si mettono consapevolmente l'uno di fronte all'altro. Ciò permette di avere nell'interno di loro una sorta di immagine reciproca, per cui l'altro ha, per così dire, una seconda esistenza in colui con il quale è in rapporto. E se una presenza di questo genere è mantenuta nelle persone che si incontrano, essa può diventare una realtà potente, in chi ci conosce e ci ama.

L'immagine dell'altro che ognuno porta in sé è, per così dire, carica di realtà. Anche la solitudine può essere piena della presenza dell'altro" (H. Urs von Balthasar, Wiarygodna jest tylko milosc, WAM, 1997).

3. Il Vangelo di oggi presenta una situazione di particolare delicatezza. Gesù annunzia la sua partenza da questo mondo; e cioè Egli va "da colui che lo ha mandato" (cfr Gv 16, 5). La reazione degli Apostoli è la tristezza. E Gesù reagisce: "È bene per voi, che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore" (Gv 16, 7). Mandando loro il suo Spirito, Gesù sarà presente in loro. Ma la sua presenza non sarà puramente esteriore. Con la discesa dello Spirito, la sua assenza si trasformerà in una forma di presenza più intima e nello stesso tempo anche più reale. Sarà una realtà potente! Lo Spirito rafforzerà la presenza di Gesù nei suoi discepoli. In questo modo, porterà a compimento la sua vittoria definitiva sul mondo, cioè sul male nel mondo. Questa nuova forma della presenza di Gesù nei suoi, tramite lo Spirito, porterà a compimento la sua vittoria definitiva sul mondo.

Nel corso della sua vita terrena, Gesù fu respinto dagli Ebrei e fu condannato a morte. In una parola: fu sconfitto! Ed ecco il paradosso di Dio: La sconfitta si è trasformata in vittoria. Lo Spirito che verrà proverà ai discepoli che il peccato è dalla parte del mondo, perché non ha creduto in lui; che la giustizia è dalla parte di Gesù, poiché la sua vita non viene annientata nel sepolcro, ma ritorna al Padre, e che è il principe del mondo ad essere condannato. Testimoniando questa vittoria, lo Spirito Paraclito diventa un antidoto alla tristezza dei discepoli. Nello stesso tempo diventa forza e baluardo alla persecuzione che si scatenerà fra poco contro di loro, ed alle persecuzioni che si scateneranno nei tempi a venire, contro i loro discepoli.

4. La stessa tristezza riempiva i cuori dei Mariani nel 1701, quando stava per partire da questo mondo il loro padre fondatore Stanislao di Gesù Maria Papczynski. Appena approvata dalla Santa Sede nel 1699, la Congregazione dei Mariani perdeva dopo due anni il suo fondatore e padre spirituale. Egli, il padre della piccola e giovane comunità religiosa, lasciò ai suoi confratelli in eredità l'esempio della sua vita, lasciò gli scritti con l'espresso desiderio di bruciarli dopo la sua morte, perché - diceva - non avevano un grande valore, e alla fine, la promessa della sua intercessione presso il Signore.

Oggi, quando celebriamo il 373° anniversario della sua nascita, prendiamo in mano il suo testamento spirituale. Esso è proprio segno della sua presenza nella storia della Congregazione da lui fondata. Presenza del suo carisma. Presenza della sua ispirazione.

5. Il 9 dicembre 1692 nel suo testamento spirituale scrisse: "Ai miei Fratelli i più cari in Cristo, in particolar modo e con tutto il cuore raccomando l'amore di Dio e del prossimo, l'unità degli intenti, umiltà, pazienza, sobrietà, modestia, perseveranza nella propria vocazione, fedele compimento di essa, solida venerazione alla Vergine Immacolata, costante suffragio ai defunti, osservanza delle nostre regole, disciplina religiosa e perfezione, e lo zelo dello spirito".

Il padre fondatore indica tre essenziali dimensioni della spiritualità di un religioso mariano:

a. La prima è la dimensione dell'amore. Egli raccomanda innanzitutto ai suoi figli l'amore, ed in particolare l'amore fraterno. Desidera che esso sia l'anima del suo Istituto; che il suo Istituto ricalchi lo spirito della prima comunità cristiana, dove vengono privilegiate le opere di misericordia. Raccomanda ciò che considera l'essenza della vita. Il proprio amore il Fondatore lo esprime nella solenne e totale oblazione a Dio, compiuta quando egli stava pensando alla fondazione dell'Istituto dei Mariani. Possiamo dire che tutta la sua vita è una totale adesione alla volontà di Dio. Essa è sostenuta dalla "charitas". E questa lo spingeva a vivere la vita consacrata alla gloria divina. Egli condusse la vita di unione con Dio attraverso una costante preghiera, una vita in cui tutto veniva fatto "ex amore Dei". A tale intenzione esorta i Mariani con le parole: "Omnia apud vos in charitate fiant" - "Tutto ciò che fate, fatelo per amore". Il tema dell'amore di Dio ricorre spesso nei suoi scritti spirituali. Molto incisive sono le sue esortazioni all'amore puro e totale di Dio. "Occorre togliere dall'altare del cuore ogni altro amore" - è una sua espressione.

L'amore del prossimo fu per lui un'altra nota della sua spiritualità. L'amore del prossimo fino all'amore dell'avversario o del nemico. Uno dei teologi osserva che nel periodo scolopico della sua vita anche i suoi nemici riconoscono che parlava e agiva con somma "modestia". Negli ultimi trent'anni si può vedere il progresso autentico in questa virtù. Ne è prova, tra l'altro, il fatto che nella sua vecchiaia - egli, Fondatore e Preposito generale - si dedicava ai lavori manuali, lasciati di solito ai servitori. Non si considerava altro che un peccatore. Perciò già vicino alla morte, chiede a Dio "cum publicano... humillime", "pro sua misericordia" che Egli gli conceda il perdono dei peccati e delle pene dovute ad essi. In linguaggio di oggi si direbbe che egli realizzò un continuo progresso nella maturazione spirituale fino alla perfezione cristiana.

b. La seconda dimensione è quella dello zelo apostolico. P. Papczynski esorta sempre allo zelo di spirito. Questo zelo viene esercitato dal Padre Fondatore nella sua forte attività apostolica. Lo vediamo nella dedizione ad istruire i contadini, privi di formazione scolastica, poveri ed emarginati. Lo vediamo anzitutto nel momento più delicato, cioè nella stima verso gli Scolopi dopo la sua sofferta e dolorosa uscita dal loro Istituto; lo vediamo nelle opere di misericordia, tra cui la devozione generosa alle anime del Purgatorio.

c. La terza dimensione è proprio quella mariana. Gli ultimi Sommi Pontefici, specialmente Giovanni Paolo II, hanno insistito sull'importanza di una vera devozione mariana. Ciò è necessario per il rinnovamento della vita cristiana, il rinnovamento che è stato promosso dal Concilio Vaticano II. Nella vita, nell'apostolato e negli scritti del Venerabile Servo di Dio Stanislao troviamo la genuina e filiale devozione mariana. Nel primo testamento egli affidò la sua comunità e se stesso alla protezione di Maria Vergine con queste parole: "Mi metto per l'eternità sotto i piedi dell'Eletta Vergine, Madre di Dio, Maria, con l'intera nostra piccola Congregazione della sua Immacolata Concezione; supplico la sua clemenza, la sua intercessione, la sua direzione, la protezione e nell'ora della morte, la difesa dalle insidie dei nemici e la liberazione da ogni male temporale ed eterno".

Oggi viviamo in un'epoca tecnologica e informatica, siamo orgogliosi ed autosufficienti. Il p. Papczynski ci insegna a coltivare una relazione cordiale e personale con la Madre di Dio. Ciò ci aiuterà a crescere in spiritualità ed in umanità.

6. Il concetto di "presenza", nel vero senso della parola, come ci ha indicato H. Urs von Balthasar, inizia solo nel momento in cui due esseri si conoscono spiritualmente. Celebrando questa sera la memoria di p. Stanislao Papczynski sentiamo la sua presenza tra di noi attraverso il suo carisma, portato avanti nei tempi dalla Congregazione dei Padri Mariani. Desideriamo proprio conoscerlo meglio. Desideriamo seguire il suo insegnamento ed il suo esempio. Egli ci sia di ispirazione e di esortazione all'amore ed allo zelo apostolico, amore concreto, amore delle opere e dei fatti, e non di parole. Preghiamo il Signore, affinché la sua "presenza" sia sempre viva. Che sia viva anzitutto nella sua Congregazione, per condurre tutti noi, Padri Mariani e fedeli cristiani, alla Casa del Padre, seguendo la strada "mariana", da lui indicata.

"Manderò a voi lo Spirito di verità - dice il Signore" (Gv 16, 7).

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