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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN ONORE DEI SANTI PATRONI
DELLA DIOCESI E DELLA CITT
À DI SEZZE (LATINA)

OMELIA DEL CARD. JOSÉ SARAIVA MARTINS

Basilica concattedrale di S. Maria (Sezze)
Sabato, 3 luglio 2004
 

 

1. È con intima gioia che oggi mi trovo insieme a voi, carissimi fedeli di Sezze, in questa antica e bella basilica, chiesa-madre della comunità cristiana di questa città. Ci riconosciamo, è vero, ospiti e pellegrini sulla terra, ma durante questa Eucaristia gustiamo in anticipo quella luce splendente che è nostra eredità, perché grazie all'intercessione dei nostri patroni, i santi Lidano e Carlo da Sezze, possiamo rallegrarci del fatto che anche i nostri "nomi sono scritti nei cieli" (Lc 10, 20).

2. In ascolto della Parola di Dio, abbiamo compreso che essere cristiani significa innanzitutto costruire quella "civiltà della gioia" di cui ci ha parlato il profeta Isaia nella prima lettura (Is 66, 10-14c):  "Gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come erba fresca. La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi"; un invito alla gioia che significa prima di tutto accoglienza della misericordia di Dio, del suo amore che inizia sempre di nuovo, e che quindi diventa forza capace di ricostruire le nostre vite spesso aride, deluse, combattute tra la fedeltà al vangelo e il compromesso con ciò che ci è comodo.

Guardiamo a san Lidano d'Antena, nostro patrono:  abbandonato il paese natale e fattosi monaco a Monte Cassino, lasciò le mura sicure del cenobio benedettino e, recatosi dal vescovo di Sezze Pollidio nel 1046, ottenne il permesso di edificare ai piedi della città il monastero di S. Cecilia, luogo da cui si irradiò la sua opera di evangelizzazione e di bonifica del territorio, sintesi mirabile dell'"ora et labora" benedettino. Dalla sua tenacia, fecondata dall'ascolto quotidiano della Parola di Dio, una terra prima paludosa, regno della malaria e della morte, venne restituita alla vita ed alla fecondità.

Dove abita la sfiducia, lo scetticismo, la noia della vita ed il sentirsi "vinti" rispetto alle potenze del mondo, ci sorprende ogni giorno la fiducia nella misericordia di Dio, nel suo sguardo d'amore, che diviene antidoto contro ogni scetticismo, forza di ricostruzione di vite deluse e prigioniere del peccato.

Nel brano della lettera scritta da san Paolo ai cristiani della Galazia, l'apostolo dichiara di portare nel suo corpo i segni visibili della predicazione del vangelo (cfr Gal 6, 17): anche qui, la fiducia nella bontà di Dio ha sopportato sofferenze, fatiche, disturbi, pur di predicare il vangelo. Noi che abbiamo a volte paura di esporci in prima linea, che forse talvolta ci vergogniamo di testimoniare la bellezza di seguire il Signore in ogni scelta della nostra vita, come possiamo oggi rimanere insensibili di fronte alla testimonianza di san Paolo e di san Carlo da Sezze: anche lui, uno dei frutti più belli di questa terra risanata dall'opera di san Lidano, ha portato nella carne i segni visibili del vangelo che ha vissuto in maniera eminente: la stimmata al cuore, ricevuta prodigiosamente nella chiesa romana di san Giuseppe Capo le Case, nel 1648, per cui oggi san Carlo è l'unico santo nella storia della Chiesa ad aver ricevuto questo segno dell'amore di Dio direttamente dall'Eucaristia.

3. Alla fine del vangelo appena proclamato Gesù invita i suoi discepoli a rallegrarsi non tanto per le opere compiute, ma per il servizio reso alla causa del Vangelo (cfr Lc 10, 20). Li aveva inviati "a due a due" (Lc 10, 1), in una situazione di inferiorità e di poca visibilità, ma proprio questo "stile" di Gesù ci ricorda che non è l'attivismo sterile che edifica la Chiesa, che la rende feconda nella santità e nella evangelizzazione: è infatti la forza di Dio che opera negli evangelizzatori, quella forza che san Carlo ha attinto così mirabilmente dall'Eucaristia e che il Santo Padre ha voluto porre, per il prossimo anno, al centro della riflessione di tutta la Chiesa.

Anche noi guardiamo alla messe sovrabbondante, che ha bisogno dell'opera di molti operai (cfr Lc 10, 2); e voi, miei cari figli di Sezze, potete tutti lavorare nel campo della Chiesa, perché aiutati e preceduti da due operai d'eccezione, i nostri patroni san Lidano e san Carlo: è questo, ne sono sicuro, lo "stile" con cui la comunità cristiana che vive in questa città collabora oggi all'opera di evangelizzazione, in un contesto più ampio che, come ha invitato a fare il vostro Vescovo Giuseppe Petrocchi durante la recente visita pastorale alle parrocchie di Sezze, coglie come prioritario il sentirsi una sola Chiesa con le comunità sorelle di  Latina, di  Priverno e di Terracina.

4. Questa antica comunità cristiana, oltre san Lidano e san Carlo, vanta numerosi altri concittadini che hanno incarnato il vangelo in ogni scelta della loro vita:  oltre alla martire Elide Rosella (1920-1944), uccisa durante la seconda guerra mondiale per resistere a chi voleva farle offendere il Signore, mi fa piacere ricordare quelli di cui la Chiesa ha iniziato il processo di canonizzazione: la venerabile Caterina Savelli (1628-1691), una mistica dalla forte carica spirituale, che seppe unire la contemplazione del Signore ad una intensa attività in mezzo alla gente; il venerabile Bonifacio da Sezze (1747-1799), francescano, emulo di san Carlo nella povertà e nell'aiuto alle classi più bisognose, il cui corpo è stato traslato cinque anni fa in questa cattedrale; il servo di Dio Cardinale Pietro Marcellino Corradini (1658-1743), gemma dell'ordine episcopale e del collegio cardinalizio, che sviluppò una pionieristica attività a favore della gioventù femminile, attraverso la fondazione a Sezze - nei locali dell'odierno omonimo Conservatorio - della congregazione delle Convittrici della S. Famiglia, rapidamente diffusasi a Napoli, a Perugia, in Sicilia e da qui - ove è oggi la casa generalizia delle sue religiose - allargatasi ormai in Europa, in Africa ed in America.

Siamo figli di santi, possiamo oggi ripetere orgogliosamente!

Per continuare ad esserlo, occorre incarnare in ogni nostra scelta il vangelo della misericordia e camminare sicuri per le strade della nuova evangelizzazione, come ci hanno insegnato a fare i settantadue discepoli di Gesù, da lui inviati "davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi" (Lc 10, 1). Del resto, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha scritto recentemente che "la santità di ciascuno contribuisce ad accrescere la bellezza del volto della Chiesa, Sposa di Cristo, favorendo l'accoglienza del suo messaggio da parte del mondo contemporaneo".

Siamo chiamati noi, proprio ognuno di noi, a continuare oggi, nel tempo e nella storia, questa missione di Gesù, per coinvolgere tutti gli uomini e le donne che il Signore pone sulla nostra strada nel suo mirabile disegno di amore e di salvezza: ripetiamo oggi, insieme a san Lidano e a san Carlo da Sezze, che è bello essere cristiani, che ci dà pace servirlo nella sua Chiesa, che ci fa trovare pienezza di senso essere uomini e donne secondo il suo disegno.

    

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