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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Il Card. Sandri ricorda il 15moanniversario
della Lettera Apostolica «Orientale lumen»


Una tradizione che è parte integrante della Chiesa universale

(L’Osservatore Romano, 1° maggio 2010)
 

Un invito ai cattolici latini a prendere coscienza della tradizione orientale, un incoraggiamento alle comunità cattoliche d'Oriente a ritrovare l'autenticità delle loro tradizioni e un'esortazione a continuare e a intensificare il dialogo con le Chiese ortodosse per il ristabilimento della piena comunione. Sono tre aspetti ecumenici della lettera apostolica Orientale lumen di Giovanni Paolo II, di cui ricorre quest'anno il quindicesimo anniversario dalla promulgazione, il 2 maggio, memoria liturgica nella Chiesa latina, del grande padre e dottore orientale Atanasio. Lo ha ricordato il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante il congresso mondiale universitario dedicato a Giovanni Paolo II, svoltosi nei giorni scorsi presso l'università cattolica di Murcia.

«È profonda la convinzione del Papa – ha detto il porporato – che il ristabilimento della piena comunione con la Chiesa ortodossa è una tappa fondamentale per il progresso decisivo di tutto il movimento ecumenico. Giovanni Paolo II guarda dunque con particolare attenzione all'Oriente». Uno dei frutti più significativi di tale premura «sono proprio la lettera apostolica Orientale lumen, sull'importanza dell'Oriente cristiano per la Chiesa universale, e la lettera enciclica Ut unum sint, sull'impegno ecumenico, entrambe pubblicate nel mese di maggio 1995». Il Cardinale ha poi spiegato la natura della lettera apostolica, che «non è un documento che fa il punto su questioni dottrinali, ma è piuttosto una lettera scritta dal Papa per testimoniare e comunicare stima e affetto. E raramente, come in questo scritto, il genere letterario e lo stile sono determinanti. Il Pontefice guarda con commozione alla liturgia, ai padri, ai santi dell'Oriente e alla testimonianza attuale di quelle Chiese cattoliche e ortodosse». Questa ammirazione, come ha evidenziato il Porporato, «percorre tutte le pagine del documento nelle quali, peraltro, la preoccupazione ecumenica è una dimensione dominante: tanto per ciò che afferma sulla tradizione orientale nel suo insieme, quanto per ciò che denuncia come esigenza all'interno della Chiesa cattolica e, infine, per come presenta le relazioni fra cattolici e ortodossi».

La lettera, ha spiegato il Prefetto, «considera la tradizione orientale nella sua totalità». In essa troviamo due affermazioni di grande importanza: la consapevolezza degli orientali cattolici «di essere portatori viventi di quella tradizione, insieme con i fratelli ortodossi»; e il riconoscimento che «la venerabile e antica tradizione delle Chiese orientali sia parte integrante della Chiesa di Cristo». L'apprezzamento di questa tradizione «come reciprocamente complementare a quella occidentale esprime un atteggiamento di grande rilevanza ecumenica, rafforzato dalla simpatia e dall'amore con cui viene espresso e dal desiderio evidente di positività. Il Papa, infatti, non si sofferma sulle controversie teologiche del passato, perché oggi è tempo di scrivere la storia di quei tratti di unità che non sono mai venuti meno e di rifare la storia di oggi a partire da essi, con uno spirito nuovo, pacificatore». Giovanni Paolo II individuò poi nella preghiera «il segreto dell'audacia e della speranza, l'atteggiamento abituale e il metodo teologico “che l'Oriente preferisce e continua ad offrire a tutti i credenti in Cristo”».

È di grande interesse l'importanza che viene attribuita alla spiritualità monastica, per alcuni aspetti singolare. Infatti, ha ricordato il Cardinale, in Oriente «il monachesimo fu l'unica forma di vita religiosa per cui esso viene considerato come l'icona di ogni vita cristiana fondata sul battesimo e vissuta in modo davvero radicale». Inoltre, in Oriente proprio il monachesimo «fu l'anima della Chiesa per cui, in questo contesto, il Papa rende omaggio soprattutto ai monaci e alle monache, testimoni eroici anche nella persecuzione». Infine, esso «fu la grande scuola del monachesimo in Occidente per cui il Papa ne evidenzia alcuni aspetti centrali che rappresentano la concezione della vita cristiana stessa in Oriente». La lettera si conclude con un appello ai cattolici d'Occidente, «affinché accolgano con gratitudine i tesori spirituali di cui le Chiese orientali sono portatrici».


(©L'Osservatore Romano)
 

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