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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI
 

A San Pietro la messa del Cardinale Sandri
per le vittime dell'attentato in Iraq

PER RICOSTRUIRE FIDUCIA E CONVIVENZA CIVILE  

(L'Osservatore Romano - 26° noovembre 2010)


"Quanto altro dolore per le proprie convinzioni dovranno subire persone di ogni età e condizione, di ogni religione e cultura, degne invece del rispetto dovuto indistintamente a ogni uomo e a ogni donna? Ci chiediamo: perché non si leva costantemente la voce di chi ha responsabilità, accanto a quella degli uomini di buona volontà, in difesa di una reale libertà di religione e di coscienza?". Un velo di commozione, mista a una sensazione di angoscia, suscitano queste domande del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, formulate durante l'omelia della messa celebrata giovedì pomeriggio, 25 novembre, nella basilica di San Pietro, in suffragio delle vittime dell'attentato del 31 ottobre scorso alla cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del perpetuo soccorso a Baghdad, a causa del quale hanno perso la vita 58 iracheni e 75 sono rimasti feriti.


Ai piedi dell'altare della Cattedra a raccogliere queste domande numerosi membri del Corpo Diplomatico accreditati presso la Santa Sede. Anzi proprio a loro direttamente si rivolge il cardinale quando, dopo averli ringraziati per avere "voluto essere presenti numerosi a questa celebrazione liturgica, pur appartenenti a diverse confessioni religiose, per condividere il nostro lutto e mostrare tutto il loro interesse", aggiunge che la loro "è una partecipazione che ci rincuora perché siamo certi che vorranno adoperarsi, particolarmente presso i rispettivi Governi, per favorire ovunque la serena convivenza dei singoli e delle comunità, e il rispetto dei loro diritti, appoggiando ogni intento per ridare al Vicino Oriente il suo volto multireligioso e multiculturale, civile e solidale. I cristiani debbono poter restare dove sono nati per offrire personalmente e attraverso le opere della Chiesa, senza alcuna discriminazione, il loro insostituibile contributo di carità sul piano educativo e culturale, assistenziale e sociale. Essi desiderano concorrere al progresso del loro amato Paese in generosa apertura verso i musulmani e tutti i loro connazionali. Con quanta riconoscenza apprezzeremo il coinvolgimento dei cristiani e dei loro pastori da parte delle autorità civili nella adozione di tutte quelle misure che riguardano direttamente le loro persone, la loro sicurezza e il loro futuro".


Tra i fedeli presenti ci sono anche una quarantina di iracheni, a Roma in questi giorni per assistere i familiari rimasti feriti nell'attentato e ricoverati ora al policlinico Gemelli. Li rincuora il cardinale alimentando la speranza che viene dall'abbandono in Dio e che "fa crescere - dice - l'unità tra di noi, rendendo le nostre voci più convincenti nel chiedere anche agli uomini verità, giustizia e pace. Il pensiero, il cuore e la preghiera vanno in Iraq e in tante altre parti del mondo, dove in fedeltà al battesimo ancora ai giorni nostri si risponde col sangue a Colui che ci ha amati fino alla Croce". E poi si ricollega alla ricorrenza liturgica di una santa orientale venerata in tutta la Chiesa: Caterina d'Alessandria. "Nel suo amore verginale per Cristo - spiega - seppe dare tutto, anche la vita, e ora è nella pienezza dell'Amore trinitario, accanto alla Madre di Dio e ai santi. La passione della martire Caterina è prodiga nel descrivere la gloria che la stessa Chiesa terrena le ha tributato". La Chiesa non diminuisce con le persecuzioni, anzi si sviluppa, e il campo del Signore si arricchisce di una messe sempre più abbondante "quando i chicchi di grano caduti a uno a uno, tornano a rinascere e moltiplicarsi". Anche la fede della Chiesa, fiorita sulla Parola di Dio, "ci conforta e sostiene la supplica all'Onnipotente - aggiunge il porporato - perché conceda l'eterna ricompensa a quanti hanno perso la loro "unica vita" mentre erano convocati nel giorno del Signore per il sacrificio di Cristo". Ricordando le vittime di "quella santa Eucaristia, nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad" dice che "essi hanno lavato le loro vesti nel suo sangue e sono passati attraverso la grande tribolazione di una morte cruenta, rimanendo saldi nella confessione del nome di Cristo Dio". Prima e dopo quel drammatico evento "altri innocenti sono stati colpiti in Iraq contro ogni giustizia". Per tutti costoro la Chiesa prega. Risponde così all'invito di Benedetto XVI che all'Angelus del 1° novembre scorso, all'indomani della strage, aveva chiesto preghiere per le "vittime di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione".


"Condividiamo - assicura il cardinale Sandri - la sollecitudine che egli ha espresso all'arcivescovo siro di Baghdad perché "i cristiani sono divenuti oggetto di efferati attacchi, che, in totale disprezzo della vita, inviolabile dono di Dio, vogliono minare la fiducia e la civile convivenza". Nello stesso tempo, sentiamo ancora vibrare nei cuori il suo appello, e lo facciamo nostro pregando perché "il sacrificio di questi nostri fratelli e sorelle possa essere seme di pace e di vera rinascita e perché quanti hanno a cuore la riconciliazione, la fraterna e solidale convivenza, trovino motivo e forza per operare il bene"".


Poi il porporato si rivolge al patriarca di Antiochia dei Siri Youssef iii Younan, per esprimere gratitudine "per essere qui - dice - a concelebrare l'Eucaristia del suffragio e del conforto. Le affidiamo l'augurio per i feriti che ella ha visitato al policlinico Gemelli e che incontrerà nell'imminente viaggio a Parigi".


Riconoscenza esprime anche ai concelebranti. Tra di loro ci sono, tra gli altri, l'arcivescovo Cyril Vasil', segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; l'arcivescovo Luigi Travaglino, nunzio apostolico; il procuratore del patriarcato siro a Roma, l'arcivescovo Jules Mikhael Al-Jamil; il vescovo armeno del Cairo, Krikor Coussa, il vescovo di Kosice per i cattolici di rito bizantino, Milan Chautur; il vescovo di Luqsor dei copti, Zakaria Youhannes; Grégoire Ghabroyan, vescovo di Sainte-Croix-de-Paris degli armeni, il vescovo emerito di Buchach degli ucraini, Irynej Bilyk, e monsignor Maurizio Malvestiti, sotto-segretario della Congregazione. Alla celebrazione ha assistito il cardinale Ignace Moussa i Daoud. Il rito è diretto da monsignor Guillermo Javier Karcher.


Un saluto particolare il cardinale Sandri lo riserva infine ai religiosi, alle religiose e ai numerosi fedeli, specialmente agli iracheni che partecipano al rito insieme agli educatori e studenti dei pontifici collegi e delle istituzioni orientali a Roma.


Nel concludere l'omelia il pensiero del prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali torna alle vittime dell'attentato, in particolare a padre Thaer e padre Wassim, due sacerdoti dice che "hanno effettivamente compiuto il sacramento eucaristico nella vita, precedendo i loro fedeli" e che con la carne e il sangue hanno "annunciato la morte di Cristo e proclamato la sua risurrezione nell'attesa della sua venuta. Si è avverata la promessa di Dio: "Chi dona la sua vita, risorge nel Signore"". La testimonianza di questi fratelli e sorelle "ci apre con fiducia - afferma - al nuovo avvento di Cristo e ci spinge a supplicarlo: "Vieni Signore Gesù, perché solo tu sei il Principe della Pace"". Al termine della messa il patriarca Ignace Youssif iii Younan guida la preghiera di suffragio in lingua siriaca.


(©L'Osservatore Romano - 26 novembre 2010).


 

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