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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Visita del Cardinale Leonardo Sandri in Kazakhstan
 

«Toccare la carne di Cristo»
appello per la Pace in Siria

(L’Osservatore Romano, 15 settembre 2013)

 

«Divampi in Siria e in tutto il mondo il fuoco della pace!». Da un Paese che conosce bene le sofferenze e le violenze come il Kazakhstan — la comunità cristiana si è formata in seguito alle deportazioni ordinate da Stalin — il cardinale Leonardo Sandri lancia un nuovo appello perché si intraprenda senza indugio la strada del dialogo. Ad Astana per consacrare la nuova chiesa greco-cattolica dedicata a San Giuseppe e incontrare la gerarchia della Chiesa locale, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante l’omelia della messa che celebra nel pomeriggio di sabato 14 settembre nella cattedrale latina, rivolge il suo pensiero in particolare «ai nostri fratelli del villaggio di Maaloula, che in queste ore e in questi giorni sono asserragliati e perseguitati». Proprio nella notte tra il 13 e il 14 settembre di ogni anno le cime che attorniano la città siriana sembrano prendere fuoco. È l’effetto prodotto da centinaia di falò accesi per celebrare la festa dell’Esaltazione della Croce, la più grande del Paese. «È una tradizione antichissima: quando sant’Elena trovò a Gerusalemme una reliquia della croce di Gesù — ricorda il cardinale — fece pervenire la notizia a Costantinopoli attraverso un’ininterrotta catena di fuochi accesi sulle cime dei monti, dalla Palestina fino al Bosforo. Nel corso dei secoli, gli abitanti di quel Paese hanno mantenuto viva la tradizione e il ricordo di quel fatto straordinario, incoronando di luci i monti che la circondano in occasione della festa. Per loro oggi noi preghiamo, perché divampi in quel martoriato Paese e in tutto il mondo il fuoco della pace».

La consacrazione della nuova chiesa greco-cattolica nella capitale kazaka, avviene domani, domenica 15. E il cardinale offrirà un calice, dono personale di Papa Francesco che gli ha anche chiesto di portare alla comunità locale il suo saluto e la sua benedizione. Il porporato inoltre consegna una reliquia del vescovo e martire san Giosafat. Infatti nel Paese, a seguito delle deportazioni staliniane, si stabilirono numerosi ucraini, appartenenti sia alla Chiesa cattolica sia a quella ortodossa. Alcuni giunsero sino al martirio e furono elevati alla gloria degli altari dal beato Giovanni Paolo II nel 2001 in Ucraina, pochi mesi prima della visita in Kazakhstan che avvenne nel mese di settembre.

Frattanto, in questi giorni, il prefetto ha avuto e avrà una serie di incontri. Oggi, sabato 14 presiede la messa nella cattedrale latina di Astana, insieme ai vescovi e ai sacerdoti che svolgono la loro missione nel Paese, con il nunzio apostolico monsignor Maury Buendia. Per la piccola comunità cattolica «è un forte incoraggiamento nella fede» commenta il vescovo di Karaganda, monsignor Janusz Kaleta.

«Dodici anni dopo — è il ricordo condiviso dal porporato nell’introdurre l’omelia — aver accompagnato in questa capitale il beato Giovanni Paolo II, in occasione dell’inizio della costituzione della gerarchia latina in Kazakhstan, presiedo nella stessa cattedrale l’eucaristia».

Attualizzando i passi biblici della liturgia, il cardinale Sandri ha indicato e denunciato «gli odierni drammi umani: la fame, la solitudine, la povertà, la violenza, la guerra». E «tutti facciamo salire di fronte a queste esperienze il nostro grido: basta, non posso farcela, è troppo per me, per noi».

E il ricordo vivo del cardinale è tornato al settembre 2001 quando Giovanni Paolo II utilizzò una classica espressione kazaka: «Nella vostra bellissima lingua — disse Papa Wojtyła — ti amo si dice mien siené jaksè korejmen, che si può tradurre: io ti guardo bene, ho su di te uno sguardo buono». Dunque, «non è vero questo anzitutto sulla croce di Gesù, da dove Egli ci vede nel profondo, e pur conoscendo la nostra fragilità, ci vuole bene, ci solleva verso di sé? Perché rimanere lontani da Lui, senza il suo amore che salva? Sì, Signore, vogliamo restare sotto la tua Croce». Per il cardinale, i cristiani oggi sono chiamati a percorrere la stessa strada di Gesù: svuotarsi per fare spazio all’altro. «E Gesù stesso pone a ciascuno questa domanda: la nostra fede è capace di operare per mezzo della carità, dentro la realtà in cui la Provvidenza ci ha posti?».

«Toccare la carne di Cristo», come spesso invita a fare Papa Francesco, «significa essere capaci di rapporti buoni e autentici, all’interno delle comunità latina e greco cattolica in questo Paese, come pure con i fratelli cristiani ortodossi, amando il prossimo anche tra la maggioranza islamica». Perciò il cardinale Sandri esorta alla speranza: «Lasciamoci stupire ancora dall’iniziativa di Dio, che vince ogni tenebra umana».

 

L'Osservatore Romano - 15 settembre 2013)


 

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