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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

OMELIA DELL’EM.MO CARD. LEONARDO SANDRI IN OCCASIONE DELL'ORDINAZIONE EPISCOPALE DI P. CYRIL VASIL', S.J., SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

Roma, 14 giugno 2009  

 

STUDIO E MINISTERO EPISCOPALE
AL SERVIZIO DELL'ORIENTE CRISTIANO

 

Carissimo Arcivescovo eletto Cyril Vasil’,

Em.mi Padri Cardinali, e particolarmente Signor Cardinale Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore,

Confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, distinte Autorità, fratelli e sorelle nel Signore,

La Santissima Vergine Maria, Salus Populi Romani, ci è particolarmente vicina in questa Basilica Papale che tesse l’elogio della Sua Divina Maternità. Eleviamo il rendimento di grazie a Dio col suo stesso cantico di lode: magnificat, anima mea, Dominum!

L’amore di Dio in Cristo Gesù provvede, infatti, la Santa Chiesa di nuovi pastori per la navigazione che stiamo compiendo nel mare della storia verso il regno. Il magnificat glorifica il Signore e nutre la nostra speranza, infondendo nei cuori la certezza che le grandi acque mai potranno spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo, né i venti spegnerne le vampe come di fuoco.

Nell’abside che sovrasta questo Altare, il Signore Risorto e gli Apostoli attorniano la Santa Vergine nel mistero luminoso della sua Dormizione e Glorificazione. Ma oggi la Madre Santa vuol farci rivivere, soprattutto, l’esperienza del Cenacolo di Gerusalemme, dove Cristo ha lasciato in testamento se stesso, istituendo la Santa Eucaristia e il Sacerdozio, e poi donando il fuoco della Pentecoste per la missione evangelica. Maria ci convoca sempre in assemblea apostolica. Da questo suo tempio ci conduce a Pietro, che insieme a Paolo ha suggellato l’amore ricevuto da Cristo nel martirio. Maria ci rende sempre più coscienti del nostro essere Chiesa guidata dai vicari del Suo Figlio costituiti pastori. Gli orientali vedono qui esaltata la loro spiritualità e la loro fedeltà alla Chiesa Romana, che presiede alla carità universale. In questo luogo vengono pellegrini i Patriarchi delle Chiese Orientali Cattoliche a significare la comunione col Vescovo di Roma. Qui con gioia abbiamo presentato oggi un fratello e perché la potenza dello Spirito di Dio lo renda segno del Padre e legato di Cristo, ponendolo come pastore nel gregge del Signore.

In compagnia di Maria e degli Apostoli, i sacri pastori le hanno conferito la chirotonia episcopale e proferito la preghiera consacratoria. Il Vescovo Miklos e gli altri consacranti hanno compiuto in persona di Cristo stesso i santi segni secondo l’ininterrotta tradizione apostolica, che è vivente nella Chiesa cattolica. Ella è ora partecipe del Sommo Sacerdozio di Cristo nel primo grado dell’Ordine Sacro.

Noi la accompagniamo felici e ammirati per le grandi opere di Dio. E gustiamo con la Chiesa latina il clima eucaristico aperto dalla solennità del Corpus Domini: il Santo Padre Benedetto XVI giovedì scorso ha presieduto l’Eucaristia a San Giovanni in Laterano ed ha guidato la Processione col Santissimo Sacramento fino a questa Casa per consegnare nuovamente il Corpo e Sangue di Cristo alle braccia materne di Maria. Mentre adoriamo Colui che nel suo grembo verginale si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo, ci rallegriamo perché dopo aver preso dimora sotto il dolce Cuore della Madre ha voluto per sempre abitare nella Santa Chiesa.

Come vescovo, Ella è amministratore in pienezza dei divini misteri: di essi l’Eucaristia è culmen et fons. La Vergine Madre interceda perché il Signore le conceda l’ardore eucaristico di Sant’Ignazio Vescovo di Antiochia. Scrivendo ai Romani, egli affermava: “un’acqua viva mormora dentro di me e dice: vieni al Padre! Voglio il pane di Dio, che è la carne di Gesù Cristo, della stirpe di Davide. Voglio per bevanda il suo sangue, che è la carità incorruttibile” (cf 6,1-9,3).

Caro fratello,

il Vescovo di Roma, con autorità apostolica, l’ha chiamata all’episcopato e Cristo l’ha consacrata e inviata. Il legame visibile col Papa si fa più stretto poiché è strettissimo il vincolo sacramentale di ogni vescovo con Cristo. Grazie a questo legame la Chiesa Madre diventa pienamente anche Sposa. L’amore sponsale cristiano, grazie anche al suo ministero episcopale, procederà come onda salvifica verso i fratelli e le sorelle in Cristo e verso l’intera famiglia umana.

Il Successore di Pietro l’ha introdotta nel collegio episcopale e le rimarrà al fianco per confermarla come fratello nella professione della fede.

Tu sei il Cristo! Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!

Questo credo, proclamato e vissuto in fedeltà alla Parola di Dio, costituisce la prima responsabilità episcopale davanti al mondo e per la vita del mondo.

E la sollicitudo omnium ecclesiarum, di cui parla l’apostolo Paolo, è la missione da condividere con il Collegio Apostolico e il suo Capo. Impegno inderogabile ma anche guadagno incalcolabile, tale sollecitudine sarà come un giogo, reso tuttavia lieve dall’inserimento nel corpo episcopale guidato dal Pontefice Romano. Il Signore Gesù, che è la pietra angolare, ci ha lasciato, infatti, la roccia visibile ed ha promesso: super hanc petram edificabo Ecclesiam meam.

Il Papa, addirittura, l’ha chiamata, Arcivescovo Vasil’, ad esercitare questa sollecitudine direttamente nella Curia Romana, che lo coadiuva nel Servizio Petrino alla Chiesa universale. E, quasi di grazia in grazia, l’ha voluta a servizio delle Chiese Orientali Cattoliche di cui è figlio. Così può rivolgersi a quanti sono venuti dalla Chiesa bizantina di Slovacchia, in particolare da Kosice e da Presov, riconoscendosi fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore, nella gioiosa esperienza della paternità e della fraternità che si fondono nella grazia di Dio.

Caro Arcivescovo Cyril,

la Sacra Scrittura appena proclamata raccoglie la sua vita per presentarla al Signore. Il Santo Vangelo descrive il mistero della sequela Christi: la fraternità umana sembra disporre alla grazia della chiamata divina, ma poi bisogna lasciare la barca e il padre per una fraternità e una paternità secondo Cristo. La attorniano oggi i più stretti familiari, compresi il padre e il fratello: anch’essi sono stati coinvolti nel mistero della chiamata e sanno bene che il lasciare per Cristo è sempre un misterioso riavere centuplicato proprio in fraternità e paternità. L’episcopato è a servizio della decisione di Dio Padre di fare dell’umanità la sua famiglia per sempre.

La lettera di San Paolo ai Romani pare invece richiamare quella ricerca di verità che Ella ha condotto accanto a sapienti maestri, a cominciare dai genitori, e continuata da sacerdoti e da tanti altri. La sua parrocchia e la sua eparchia; la formazione al sacerdozio tra mille difficoltà imposte dalla persecuzione; il successivo approdo alla Compagnia di Gesù e al Pontificio Istituto Orientale, che la accolse discepolo nella facoltà di diritto canonico orientale per riaverla maestro e guida: sono tappe della ricerca e dell’incontro. Gloria, onore e pace a chi opera il bene…-dice san Paolo- perché presso Dio non c’è parzialità. Il Dio di Gesù Cristo è la nostra legge. Vostra Eccellenza ha tanto indagato la verità come si è sedimentata nel diritto ecclesiastico. La legge della Chiesa, da lei ben conosciuta, rimarrà un buon orientamento per il servizio episcopale alle Chiese Orientali Cattoliche, perché possano “crescere e fiorire” a bene della Chiesa intera e ad incremento dell’unità dei cristiani. Con speciale affetto saluto i rappresentanti delle Chiese Ortodosse qui presenti, condividendo fraternamente la preghiera per l’unità di tutti i battezzati. Solo insieme i discepoli di Cristo potranno, infatti, preparare il giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo.

Mentre condivido il suo grazie a Dio e ai fratelli, saluto la sua famiglia, con ricordo anche per la cara Mamma che dal Cielo è partecipe della nostra immensa gioia. E Le rinnovo il benvenuto cordiale della nostra Congregazione, senz’altro condiviso dai pastori e dai fedeli delle amate Chiese Orientali. San Pietro, dal quale ha preso il motto episcopale “parati semper”, la sostenga nel rendere ragione prontamente della fede. Ma sempre pronti desideriamo essere tutti noi con lei a magnificare il Signore nell’ora della serenità, come in quella del sacrificio e della prova.

Il Cuore di Cristo, ancora più decisamente nell’anno sacerdotale che il Santo Padre sta per aprire, sia per lei, buon gesuita, rifugio, conforto e speranza. Sia per ciascuno fornace ardente di carità. Vedano tutti che noi abbiamo creduto all’amore di Dio in Cristo Gesù. Credano con noi per avere la vita. Ed esultino di gioia nello Spirito Santo. Magnificat, anima mea, Dominum. Amen!

 

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