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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

A SERVIZIO DELLE CHIESE ORIENTALI

Orazione funebre pronunciata dal Card. Leonardo Sandri
nella Divina Liturgia di commiato dall’Ecc.mo Mons. Miroslav Marusyn,
Arcivescovo titolare di Cadi,
Segretario Emerito della Congregazione per le Chiese Orientali

(Chiesa Santa Sofia a Roma, 24 settembre 2009)
 

Ecc.mo Arcivescovo Cyril Vasil’,
Cari Confratelli nell’episcopato,
Ecc.ma Signora Ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede,
sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, fratelli e sorelle nel Signore,

L’intera Chiesa Greco-cattolica di Ucraina è spiritualmente unita nel commiato da Mons. Miroslav Marusyn, Arcivescovo titolare di Cadi. Siamo in comunione col Santo Padre Benedetto XVI: nella mattina di lunedì 21 settembre, poco dopo il ritorno alla Casa del Padre del compianto pastore, ho avuto modo di darne notizia al Papa incontrandolo a Castel Gandolfo con i nuovi vescovi latini e orientali. Così possiamo pensare che la preghiera e la benedizione del Padre Universale abbiano accompagnato l’ingresso di Mons. Marusyn nella Gerusalemme del cielo. Pregano per lui e lo ringraziano la Congregazione per le Chiese Orientali, che lo ebbe Arcivescovo Segretario dal 1982 al 2001, e la Curia Romana, che si avvalse a lungo della sua qualificata collaborazione: egli fu Visitatore Apostolico per gli ucraini in Europa Occidentale fin dal 1971, ricevendo nel 1974 l’ordinazione episcopale. Al 1977 risale invece la nomina a Vice-Presidente della Pontificia commissione per la revisione del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

Il nostro rito esequiale è condiviso da Sua Beatitudine Em.ma il Card. Lubomyr Husar, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyc, e dal Sinodo Episcopale, qui rappresentati da diversi Presuli e numerosi fedeli. A salutare l’Arcivescovo Miroslav non poteva mancare il Pontificio Collegio di San Giosafat al Gianicolo, nella persona dei Rettori che si sono succeduti alla sua guida, insieme ad altri sacerdoti ed alunni. Essi lo hanno amorevolmente servito, accogliendone l’ultimo respiro, confortato com’era dal sacramento del perdono, dell’unzione e, soprattutto, dal “pane disceso dal cielo”.

Il suffragio, perché egli sia purificato e ammesso nel “gaudio” che il Signore ha preparato per i servi fedeli, continua in quel sacrificio eucaristico da lui quotidianamente celebrato lungo tutta la vita sacerdotale. Continua nell’implorazione della pace di Dio per questo vescovo, il quale nel nome, nella spiritualità e nell’azione pastorale fu sempre “cercatore e portatore di pace”: Miroslav! Questo figlio e pastore illustre ha onorato la Chiesa d’origine e la patria ucraina. Ha percorso in nome di Cristo e della Chiesa cattolica le vie dell’Europa e di tante parti del mondo, nei tempi tristi della guerra, della persecuzione e del silenzio imposto alle Chiese e ai popoli. E’ giunto a Roma per essere Collaboratore del Successore di Pietro, ed ha servito l’Oriente Cattolico, particolarmente nel prolungato compito di Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. Con lo sguardo mite dell’uomo di Dio, con l’amore intenso alla tradizione storica, liturgica e disciplinare della Chiesa ucraina e delle altre Chiese Orientali Cattoliche, facendosi scrutatore silenzioso dei segni dei tempi, attese con fiducia il giorno del riscatto, ed ebbe la grazia di esperimentare la risurrezione e la ritrovata libertà dei suoi fratelli. Per tutto questo merita da noi il suffragio, l’elogio e la gratitudine.

Era nato a Kniaze in Arcieparchia di Leopoli nel 1924 da Andrea e Maria. Nel 1944, in piena guerra mondiale, dovette lasciare la sua terra, continuando gli studi in Germania e al Pontificio Istituto Orientale di Roma, dove ottenne il Dottorato. Ricevette l’ordinazione diaconale e sacerdotale nel 1948, sempre in Germania dall’Arcivescovo Ivan Buchko, col quale collaborò nel ministero a favore dei profughi, subentrandogli nell’incarico.

Dalla nascita respirò la fede cristiana, che lo condusse fino all’incontro definitivo col Signore. Risuonano illuminati le parole dell’apostolo Paolo (I lettura: I Cor 15,20-28): “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti”. Effettivamente egli volle sempre “essere di Cristo” per risorgere con lui e diffondere a piene mani la risurrezione “perché Dio sia tutto in tutti”. Volle aderire al volere di Dio: “questa, infatti, è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna: e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (vg odierno: Gv 6,40-44). Mai perse la fiducia nel Signore e “mai mormorò contro di Lui”. Credette fermamente alle divine promesse, anche quando drammatici eventi storici sembravano smentire la signoria di Dio. Ciò nutre la speranza che si compia ora per lui il mistero pasquale. A Colui che aveva assicurato: “Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”, Mons. Marusyn rispose: “Io, servo e peccatore del mio Dio Gesù Cristo, indegno vescovo Miroslav, prima del mio ultimo respiro e del passaggio da questo mondo all’eternità, rendo ancora una volta qui in terra gloria, onore e adorazione alla Santissima Trinità, unica nella sua natura, vivificante e indivisibile, al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Credo fermamente e professo tutto ciò che ha insegnato Gesù Cristo, - che hanno predicato i ss. Apostoli, che hanno insegnato i santi e teofori Padri della Chiesa, e particolarmente i Concili Ecumenici, ciò che hanno insegnato i Romani Pontefici e ciò che ci presenta da credere la santa Chiesa cattolica. In questa fede io sono vissuto, come vescovo io l’ho predicata e in questa fede desidero morire con la speranza della risurrezione, nella vita eterna e nell’infinita beatitudine con gli Angeli e i Santi”. Sono espressioni tratte dal suo testamento spirituale e costituiscono la sua eredità. Nel testamento egli professa il suo attaccamento al Successore di Pietro, che lascia come uno specifico mandato per i fratelli ucraini: “Congedandomi da questo mondo, dichiaro innanzi tutto la mia fedeltà e l’obbedienza al Supremo Pastore Universale di Roma, Vicario di Gesù Cristo in terra e capo visibile della santa Chiesa. Dichiaro inoltre la mia unione con tutto l’episcopato cattolico, come continuazione del collegio apostolico, che è strettamente unito col Vescovo di Roma, successore di S. Pietro.

Ringrazio l’Altissimo per la sua immensa grazia che sin dalla giovinezza versò nel mio cuore il grande amore per il Pastore universale, Vicario di Gesù Cristo in terra”. Si rivolge, poi, con amore ai vescovi ucraini “affinché sotto la guida del loro Primate e in stretta unione col Papa di Roma possano in buona salute professare la parola della verità di Gesù e pascere il gregge, che lo Spirito Santo ha loro affidato”. Assicura dall’eternità la sua preghiera incessante “per l’unità ecclesiastica tra il popolo ucraino” perché “una sola è la Chiesa di Cristo”. Dopo avere richiamato i suoi modelli ed esempi: quelli lontani nel tempo quali il grande metropolita Rutskyj e il suo confratello san Giosafat; e più vicini a noi: il metropolita Szeptyckyj e l’arcivescovo Buczko (spirato anch’egli il 21 settembre di 35 anni orsono), Mons. Marusyn promette incessante preghiera affinché il Signore “conceda al popolo ucraino un nuovo e migliore millennio: sia veramente cristiano, conservi pura la grazia del battesimo e diventi un popolo santo”. La sua profonda percezione della vita senza fine, ci può confortare, ammaestrare e spronare a costante sequela cristiana: “Vado al Signore sperando nella sua misericordia per me misero, per vedere lo splendore del suo Volto divino…Vado volentieri nell’eternità perché là mi aspetta la Comunità dei Santi e la Gerusalemme celeste e tutta la Chiesa”.

Cari fratelli e sorelle,
da questa bella chiesa di Santa Sofia, cuore romano dei greco-cattolici ucraini, auguriamo a Mons. Marusyn l’eterno appagamento nella Divina Sapienza, che è Cristo. E poiché nel giorno della sua morte si commemorava in Ucraina la Natività di Maria, da lui tanto venerata, gli auguriamo di nascere perennemente in Dio, ricorrendo – sono ancora sue parole - “all’Immacolata e Santissima nostra Sovrana e Vergine Maria per avere buona accoglienza nel giudizio universale del Signore”.

Amen.

 

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