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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

OMELIA DEL CARD. LEONARDO SANDRI
IN OCCASIONE DELLA DIVINA LITURGIA IN RITO ARMENO
PER LA SOLENNITÀ PATRONALE DELLA CHIESA DI
SAN BIAGIO IN VIA GIULIA

(Roma, 3 febbraio 2010)

 

Rev.mi Monsignori e Padri,
fratelli e sorelle della Chiesa Armena e cari Romani devoti di San Biagio,

A tutti il mio saluto nel Signore Gesù.
Rivolgo un particolare pensiero a Mons. Raphael Minassian, Esarca Patriarcale degli Armeni Cattolici di Terra Santa, a Mons. Maurizio Malvestiti, Sottosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali, che accogliamo solennemente come nuovo Rettore di questa Chiesa di San Biagio e lo ringrazio per le gentili espressioni di benvenuto, al Rettore del Pontificio Collegio Armeno, Padre Joseph Kélékian, con i carissimi seminaristi, ai Sacerdoti, Religiosi e Religiose di rito Armeno e Latino.

Lodiamo il Signore, “gloria e corona dei Santi”, festeggiando San Biagio nella sua ricorrenza liturgica. Storicamente potrebbe essere proprio questo il tempio più antico a lui dedicato in Roma, accanto ad altre innumerevoli memorie e reliquie. Personalmente gli sono molto devoto, anche perché il Santo Padre mi ha assegnato come Cardinale la diaconia dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari, poco lontano da qui, e in quella bella Chiesa ho già celebrato in passato la sua festa.
Oggi sono molto lieto di condividerla con voi e desidero richiamare i motivi per i quali San Biagio è tanto popolare.

E’ un martire e perciò esercita su di noi un fascino speciale. Ha dato il suo sangue per Cristo, in totale fedeltà. Ha creduto alla parola del Signore, che per bocca dell’Apostolo Paolo, dice: “né morte né vita potranno mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù”. Quanto lo abbiano imitato gli Armeni per rimanere cristiani in tutta la loro storia è ben noto. A volte la sofferenza e il martirio misero alla prova tutto il popolo armeno. Sono scritti nel cuore di Dio i nomi di quanti hanno perseverato fino all’ultimo respiro per la fede cristiana.

San Biagio fu vescovo di Sebaste, la città dell’Armenia dove era nato. Il suo popolo scorgeva in lui l’immagine del pastore grande delle pecore, Cristo Gesù, il pastore buono ed eterno. Capivano i suoi fedeli che in lui avrebbero trovato guida e protezione: egli non era un mercenario che fugge davanti al pericolo. Affrontava in prima persona il male a difesa della sua comunità. Il popolo armeno gli è tanto legato perché era suo figlio e divenne suo pastore. Ed ora continua ad essere il suo vanto nella fede, poiché rappresenta le origini cristiane dell’Armenia. Visse, infatti, nel secolo IV, quando avvenne la conversione di quel popolo col battesimo del suo re ad opera di san Gregorio l’illuminatore.

San Biagio fu anche un taumaturgo, uomo di Dio che compiva segni e miracoli. Fu l’uomo della carità verso i poveri e i malati. Medico dei corpi per professione, divenne medico dei cuori e delle anime, sull’esempio di Gesù, che è il Medico celeste. La tradizione affida a San Biagio una speciale protezione sul mal di gola per il miracolo da lui compiuto a salvezza di un bimbo, che restituì incolume ai suoi cari. L’usanza, inoltre, del piccolo pane benedetto, che nella sua festa i fedeli ricevono in questa Chiesa, ci parla della sua carità. Animato dall’amore si avvicinava ai sofferenti per svelare il cuore di Dio da lui contemplato nella preghiera e nel ministero sacro.

La sintesi della sua fama è, perciò, la carità, così come è stata esaltata da san Paolo nella I° lettera ai Corinzi. Chi ama secondo Dio: “non cerca il proprio interesse, non tiene conto del male ricevuto, tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. San Biagio ci ricorda a nostra consolazione e incoraggiamento che questa carità viene da Dio e non avrà mai fine”! L’amore è l’essenza di Dio e perciò è l’identità dei cristiani. La nostra vita si realizza nel dono di noi stessi a Dio e al prossimo.
Sì, cari amici, anche noi come il nostro patrono san Biagio vogliamo credere fermamente all’amore di Dio in Cristo Gesù.

Dalla Chiesa di san Biagio degli Armeni in via Giulia, nel giorno della festa patronale, desidero però consegnarvi due intenzioni particolari di preghiera.

La prima è l’implorazione dell’unità dei cristiani.

Nel giorno del Signore in questa Chiesa si celebra la Liturgia Armena Cattolica (è presieduta dal Rettore del Pontificio Collegio Armeno e vi partecipano i seminaristi), ma anche la Liturgia della Chiesa Armena Apostolica e poi la Santa Messa in rito latino. E’ perciò un luogo di ospitalità ecumenica. Preghiamo san Biagio per l’amato Papa Benedetto XVI, che è il primo servitore dell’unità nella Chiesa. Ricordiamo al Signore il Patriarca Armeno Cattolico Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX e il Sinodo, ma anche i Patriarchi Apostolici di Armenia e di Antelias in Libano con le rispettive Chiese: insieme supplichiamo l’unità di tutti i battezzati nell’unico Signore e Padre “perché il mondo creda”.

La seconda intenzione è legata all’Anno Sacerdotale: preghiamo perché i sacerdoti siano secondo il Cuore di Dio e chiediamo il dono di numerose e sante vocazioni. Le Suore di Betania, che custodiscono questa Chiesa, vivono lo speciale carisma della adorazione eucaristica per la santificazione dei sacerdoti e chiedono con insistenza gli operai per la messe evangelica. Condividiamo questo impegno, mentre le ringraziamo per la loro generosa dedizione. Il Cuore di Cristo ispiri la nostra supplica, attiri a sé le anime e scelga pastori santi che siano sempre docili allo Spirito Santo.

San Biagio sosterrà la nostra preghiera, insieme alla Madre di Cristo, Divino Sacerdote. Secondo la devozione di questa festa, chiediamo, dunque, l’intercessione del nostro Patrono perché Dio ci liberi “dal mal di gola e da qualsiasi altro male”. Ma affidiamogli anche i nostri cari e i benefattori vivi e defunti. La comunione con Cristo ci dà la certezza di condividere un giorno con tutti loro la gioia dei Santi e di Maria Santissima presso il Signore Gesù. Amen.
 

 

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