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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI


L'Arcivescovo Vasil' traccia un bilancio della 83ma assemblea della R.O.A.C.O.

Il rispetto dei cristiani in Terra Santa
misura di democrazia e solidarietà

 di Nicola Gori

(L'Osservatore Romano - 10 luglio 2010)

Un rinnovato impegno a sostenere i cristiani che desiderano restare in Medio Oriente per continuare a offrire la loro testimonianza al Vangelo è stato assunto dalla Riunione delle opere in aiuto alle Chiese orientali (R.O.A.C.O.) durante la recente assemblea estiva. In particolare sono stati esaminati progetti che consentano alla minoranza cattolica di trovare strade alternative all'emigrazione per garantirsi la sopravvivenza. Ne parla, in questa intervista al nostro giornale, l'Arcivescovo Cyril Vasil', Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, tracciando un bilancio dell'assemblea della R.O.A.C.O., svoltasi dal 21 al 25 giugno 2010 e conclusasi con l'udienza di Benedetto XVI. Tra i progetti approvati ci sono anche quelli di sostegno ai sacerdoti poveri, soli e anziani e il finanziamento di scuole cattoliche, frequentate in larga parte anche da ragazzi musulmani.

I cristiani di Terra Santa stanno attraversando un periodo particolarmente difficile, segnato tra l'altro poco più di un mese fa dall'assassinio del Vescovo Luigi Padovese. Quale percezione avete avuto della situazione in cui essi vivono in quella tormentata regione?

Occorre sottolineare anzitutto che i cristiani condividono la vita, le gioie e le fatiche di tutti gli altri abitanti della Terra Santa. Perciò si può dire che anche le situazioni di guerra, di difficoltà economiche, di conflitti internazionali e interni, di criminalità e di terrorismo li riguardano ugualmente come gli altri cittadini. C'è però un particolare non trascurabile. Costituendo una minoranza religiosa - percepita talvolta anche come minoranza di carattere etnico - i cristiani sono forse la parte più vulnerabile delle rispettive società civili dei singoli Stati. L'atteggiamento che la maggioranza ha nei loro confronti rappresenta in questo modo, nel foro nazionale ed anche internazionale, una valida prova del livello di democrazia, della maturità e della solidarietà delle rispettive nazioni. Proprio per questo è difficile dare un comune denominatore a tutte le situazioni nelle quali vivono i cristiani in Terra Santa.

È possibile tracciare un quadro delle diverse realtà politiche e sociali nelle quali vivono i cristiani?

I singoli Stati dell'area rappresentano un ventaglio molto ampio delle varianti di sistemi politici, seppur fragili: ci sono i Paesi repubblicani formalmente laici, ci sono le monarchie ereditarie o gli Stati con forte sistema presidenziale, ci sono le repubbliche con sistema democratico in stile occidentale e ci sono poi gli Stati organizzati sulla base della legge coranica con pratica applicazione della sharia. Inoltre, in alcuni Paesi vige per le comunità cristiane il sistema degli "statuti personali", che regola la loro posizione in seno allo Stato a maggioranza musulmana.

Contesti differenti nei quali la situazione dei cristiani assume di volta in volta aspetti e caratteristiche specifiche.

Come è ovvio, di solito le singole situazioni non sono così nettamente delineate da prestarsi a una interpretazione inequivocabile. Perciò ogni valutazione richiede una profonda conoscenza e un ponderato discernimento. Anche in questo senso la R.O.A.C.O. costituisce uno strumento valido per tale discernimento. Eventuali singoli tragici eventi, come l'assassinio del Monsignor Padovese, sono tutti deplorevoli e devono essere valutati sulla base dei risultati concreti delle indagini.

Quali iniziative sono state realizzate o sono in cantiere per l'assistenza e il sostegno dei preti in Terra Santa alla luce dell'Anno sacerdotale appena conclusosi?

Innanzitutto abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla loro situazione generale. Già durante la riunione del gennaio scorso ci eravamo dedicati a questo approfondimento. Lo abbiamo fatto nell'ambito di questa nostra ultima sessione. Abbiamo incontrato alcune agenzie che in maniera particolare sono coinvolte nell'aiuto ai sacerdoti bisognosi. Sono state così individuate tre tipologie di intervento: il sostentamento regolare del clero, l'assicurazione sanitaria e sociale e il sistema pensionistico. Le agenzie hanno offerto una panoramica delle diverse situazioni - secondo i rispettivi Paesi o Chiese sui iuris - e hanno condiviso le loro esperienze. La Congregazione per le Chiese Orientali - laddove risulterà necessario - si farà carico della sensibilizzazione dei vescovi circa il loro dovere di trovare i modi più adeguati per assicurare il dignitoso sostentamento e il sistema di previdenza sociale per i sacerdoti.

All'attività della Pontificia Missione per la Palestina è stato dedicato uno spazio particolare durante questo ottantatreesimo incontro della R.O.A.C.O.. Quali sono i progetti e gli obiettivi di questo organismo?

Si tratta, come è noto, di un'organizzazione nata nel 1949 per iniziativa di Pio XII, che ha tre uffici regionali: ad Amman, a Beirut e a Gerusalemme. Tra i numerosi progetti che vengono seguiti ci sono, per esempio, quelli di sostegno alle scuole che sono aperte sia ai cristiani, sia ai non cristiani, in particolare ai musulmani. Il processo educativo nelle istituzioni che ospitano membri di diverse comunità religiose può essere considerato un tassello importante nel mosaico della convivenza, della conoscenza e della stima reciproca. Tutti questi elementi non possono che favorire il processo della ricerca di una convivenza pacifica.

Ci sono altre iniziative formative a beneficio dei giovani?

Certamente sono interessanti anche i progetti che aiutano a migliorare diverse attività giovanili, non di carattere strettamente scolastico, ma formativo in senso ampio. Si tratta di far vivere insieme i giovani, far condividere le esperienze educative sottolineando il contesto interreligioso ed ecumenico, offrendo loro i valori positivi di collaborazione e di comune impegno: anche questo è un investimento nella futura convivenza pacifica dei popoli del Medio Oriente.

Quali indicazioni ci si attende dall'assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi - in programma dal 10 al 24 ottobre di quest'anno - riguardo al futuro dei cristiani in Terra Santa?

L'assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi è in primo luogo l'assise dei pastori che condividono esperienze, difficoltà e attese del popolo di Dio loro affidato. Le finalità del Sinodo, come di tutte le assemblee di questo genere, non sono perciò di carattere sociale o politico. Ciò non esclude il fatto che i pastori abbiano il diritto e il dovere di riferirsi alla realtà sociale e politica dei rispettivi Paesi, dato che questa influisce sulla vita delle comunità cristiane. L'interesse e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica più vasta su queste problematiche può contribuire a creare un'atmosfera di solidarietà, di maggiore comprensione delle difficoltà e, di conseguenza, anche di maggiore sostegno sia morale, sia caritativo con i progetti avviati dalle agenzie della R.O.A.C.O..


(©L'Osservatore Romano - 10 luglio 2010)

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