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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI


Intervento del Cardinale Leonardo Sandri

alla presentazione del volume "Giovanni Paolo II. La Biografia"
all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede

(Roma, 11 aprile 2010)

 

Sono molto grato al Signor Ambasciatore Francesco Maria Greco per l’invito a questa presentazione nella prestigiosa sede di Palazzo Borromeo, che ha raccolto un pubblico tanto distinto, col quale sono bel lieto di rendere omaggio all’indimenticabile Pontefice.

Il libro Giovanni Paolo II. La Biografia del Prof. Andrea Riccardi è avvincente perché la sua lettura induce a rivedere con attenzione e gioiosa emozione la vita e l'pera di Sua Santità Giovanni Paolo II, un “grande” del Papato della Chiesa cattolica e del mondo.

Tali sentimenti si fanno lode alla Santissima Trinità per il nuovo Beato e modello di Pastore Santo, che diviene nuovo intercessore per la Chiesa ed il mondo.

Il titolo potrebbe apparire un po’ freddo: Giovanni Paolo II. La Biografia, quasi ponendoci di fronte ad una accurata ma essenziale radiografia del Papa. Sappiamo che è scelto dall’editore, ma si avverte subito come altri libri abbiano invece cercato fin dal titolo una specie di definizione: l’Uragano Wojty»a, ad esempio, della cara giornalista che ha seguito tutti i Suoi viaggi, la Signora Paloma Gomez Borrero. Se il titolo circospetto sembra affidare al solo lettore un primo giudizio sul nuovo Beato, Andrea Riccardi condivide invece l’entusiasmo e il trasporto spirituale dei migliori estimatori del Pontefice. Con ammirazione profonda e precisione storica, confermata da adeguati commenti, egli percorre tutte le tappe della vita e dell'opera del nostro Papa.

Sarei tentato di definire il volume: l=enciclopedia di Giovanni Paolo II, perché ai dati storici, è associata l=analisi obiettiva su ciascuno dei capitoli fondamentali del Magistero e della leadership di Giovanni Paolo II, a tal punto da offrirci un compendio oltre che della vita, della dottrina e delle scelte compiute.

Il riferimento al genere Aenciclopedico@, non misconosce affatto la profondità e la completezza, che distinguono il lavoro. Le varie tematiche sono trattate con rigore e corredate da ricca bibliografia e da innumerevoli convincimenti che l=autore ha maturato anche grazie alle cosiddette Aconversazioni@ o Aconfidenze@ con i Sommi Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con Cardinali, Vescovi, Prelati, e Laici, le quali inaugurano una nuova e originale procedura storiografica.

E’ stato esaltante, anche per me, lasciarmi condurre da Riccardi alla riscoperta, quasi in un susseguirsi di flash-back, dell=enigma Wojty»a. Percorrere gli anni della Sua infanzia e gioventù, la convivenza con i compagni ebrei di Wadowice, scorgendo il buon seme di una rispettosa apertura che ci avrebbe donato un “Papa amico degli ebrei”, che condanna l'olocausto come offesa a Dio e all=umanità, denunciando l=antisemitismo e le eventuali colpe di uomini di Chiesa; un Papa che per la prima volta visita la Sinagoga di Roma; che si fa pellegrino in Terra Santa, rendendo omaggio alle vittime di quell’immane immolazione e sostando al muro del pianto per affidare ad un fragile biglietto il Suo pensiero orante di pace e di riconciliazione. Ammirare il giovane Wojty»a, che a tempo debito avrebbe saputo infondere tanta freschezza giovanile al servizio papale, soprattutto attraverso le straordinarie giornate mondiali della gioventù nelle quali si raccolsero i frutti abbondanti e provvidenziali della sua opzione affettuosa per i giovani. Egli in realtà fu un giovane “sui generis” poiché non disdegnava il passato pur guardando con immensa fiducia al futuro: amava fin dalla stagione giovanile l’ombra luminosa di Wawel, custode dello scrigno sacro della nazione polacca, emblema della Apolonità@ e del martirio al quale è associata la storia della sua patria in una parabola analoga a quella del popolo ebreo.

Ho respirato da queste pagine l=universalismo e la multietnicità che egli assimilò a Cracovia, come erede dello spirito degli Jagelloni e poi del Maresciallo Pi»sudski, simbolo della riconquista dell=indipendenza in chiave non esclusivamente etno-nazionalista.

Ho sentito vicina la sua anima, che si temprava in attesa delle tempeste della storia con la forza dei Martiri, come il vescovo San Stanislao, da lui ammirati per la fermezza davanti al sopruso, all=ingerenza e all=abuso dei potenti.

Ecco il Papa che non teme il potere mondano ma non è alieno all=incontro con tutti, fiducioso sempre nella forza della convinzione e del confronto spirituale.

Il cuore del Suo messaggio sarebbe stato il Anon abbiate paura@, basato sull=eredità e sull=attualità del martirio. L=attentato del 1981 ne avrebbe offerto il segno evidente:ADobbiamo essere pronti a grandi prove vicine, che potranno richiedere anche il sacrificio della nostra vita ... le prove potranno essere ridotte con la vostra e la nostra preghiera, ma non potranno essere evitate, perché un vero rinnovamento può avvenire solo in questo modo. Siamo forti e prepariamoci confidando in Cristo e nella Madre Sua@ - diceva a Fulda nel 1980, sei mesi prima dell=attentato (pag. 194).

Giovanni Paolo II avrebbe celebrato i Nuovi Martiri, pronunciando le famose parole: Aperdoniamo e chiediamo perdono@, ampliando così il tema del perdono non solo alla dimensione sociale e politica, bensì a quella ecumenica e additando proprio il martirio quale chiave di volta dell=ecumenismo.

Le aspirazioni culturali, specie la filologia polacca e il teatro, adombrarono fin dagli inizi un Aeuropeo autentico@. Ma egli fu anche un “romano” nel senso universale della parola, un Pontifex Romanus Aante litteram@. Le esperienze pastorali in Francia, soprattutto il contatto con i famosi Apreti operai@, l’impressionante dedizione al “confessionale” in fedele adesione alla più sicura tradizione, l’apporto dell=Angelicum a Roma e l’incontro con il Tomismo e la fenomenologia filosofica, l=impatto profondo con Francesco di Assisi e una sua immagine “viva” quale fu Pio di Pietrelcina sono tasselli di un mosaico che andava impreziosendosi. Si aggiunsero l=esperienza del prete rurale, un po= emarginato, il contatto umano e pastorale con gli universitari di San Floriano a Cracovia, la vita da Avigilato@ pericoloso agli occhi del potere comunista. Tutto veniva plasmato da una sorgiva e prorompente carica umana e anticipava i tratti culturali, cristiani e sacerdotali, che avrebbero segnato Papa Wojty»a. In essi la mano di Dio preparava un futuro impensato per la Chiesa ed il mondo.

Vediamo il Vescovo all=alba del Concilio Vaticano II, che dialoga e ascolta, che secondo alcuni non governa, che sa tessere rapporti di amicizia sigillati dall=approccio per molti a Cristo e alla Chiesa e confermati per una vita intera. Vediamo il convinto promotore del Concilio Vaticano II,  un avvenimento decisivo nella personale spiritualità, nell’azione pastorale e nella visione della storia.

Siamo di fronte ad un Papa nuovo, dal linguaggio in prima persona, costretti cioè a confrontarci con “l=uomo Papa”, segno di contraddizione perché trae dalla personale storia di sofferenza una ineguagliabile forza di speranza.

L’apprendistato della prudenza e della moderazione, mai e poi mai vissuto in termini rinunciatari, avrebbe alimentato nel futuro papa una sorta di creatività diplomatica al di là delle forme tradizionali. Il Pontefice avrebbe avuto sempre il sostegno della Diplomazia Pontificia, composta da ottimi uomini di Dio e di Chiesa, preziose presenze complementari alla sua poliedricità. Il Cardinale Casaroli, primo fra tutti, anche se portatore di una visione diversa sulla tenuta del comunismo, il Cardinale Sodano e altri collaboratori fedeli e dediti: non esiste, infatti, una Diplomazia Pontificia avulsa dal pensiero, dalle direttive e dall=azione del Pontefice.

Dopo la caduta del muro di Berlino, dopo l=11 settembre 2001 e di fronte alla guerra in Iraq, il Papa affrontò le sfide della nuova Europa liberale, del terrorismo cieco, della pace internazionale, del ruolo dell'UNU. Dell=America Latina scossa dalla Teologia della Liberazione, con uccisioni di Vescovi, come Mons. Romero in San Salvador, di preti e laici, volle essere arbitro-pastore. Così pure davanti alla sfida del movimento pentecostale e delle sette, specie nella Americhe. Guardava, come papa slavo, con premura all’Est Europeo, ai rapporti delicati con il Patriarcato di Mosca. Ma era sollecito nel contempo verso le convulsioni del Medio Oriente, e in quelle dell’Asia (con la caduta di Marcos nelle Filippine e il ruolo del Card. Sin, ad esempio).

Era la sfida globale del nuovo millennio, inaugurato dal Grande Giubileo, col quale seppe imprimere vitalità e spirito missionario a tutta la Chiesa.

Con i viaggi, il Papa “polacco-europeo”, efficacemente sostenuto dall’apparato della Santa Sede e delle Rappresentanze Pontificie, si trasformò in un propulsore universale di una rinnovata e partecipata religiosità popolare, mai avulsa dalle ferite aperte in ambito ecclesiale, sociale e politico dei popoli incontrati (la memorabile mediazione di pace tra Argentina e Cile, ad esempio).

Lo sguardo dell’autore indugia sul rapporto con l=Italia, la Sua seconda Patria. L=analisi approfondisce il sentimento avverso del Papa nei confronti del comunismo italiano,Aoriginale@ o tipico sì, ma ancorato alla sua componente storica contraria alla natura umana, e tocca la crisi dell’Azione Cattolica Italiana e della Democrazia Cristiana, l’emergere della nuova CEI, mettendo in luce la provvidenzialità dei Movimenti e delle nuove realtà ecclesiali.

Altri collaboratori, dotati di eccezionali qualità, lo accompagnarono nell’opera di rinnovata evangelizzazione dell’Italia: i Cardinali Poletti, Ruini e Martini, ad esempio, e figure istituzionali del mondo politico italiano quali i Senatori Cossiga e Andreotti, ciascuno con l’apporto della propria singolarità.

In Francia possiamo pensare al Card. Lustiger. Figure carismatiche lo affiancarono nella Curia  Romana dopo un consistente ministero in America latina e altre parti del mondo: ad esempio i cardinali Moreira Neves, López Trujillo, Etchegaray e Nguyên Van Thuân.

Ma un cireneo del tutto speciale fu per Giovanni Paolo II il Card. Joseph Ratzinger, il nostro amato Papa Benedetto XVI. Riccardi analizza con precisione e affettuosa ponderazione questo rapporto provvidenziale per la Chiesa, potendo vantare confidenze dell=uno e dell=altro nel descrivere uno straordinario consorzio di amicizia, stima e profonda collaborazione. Il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede fu accanto al Papa in feconda simbiosi di personalità, quale fedele e attivo interprete in tutte le sfide dottrinali di portata epocale: in quella della riaffermazione della divinità e unicità salvifica di Cristo, che approdò alla ADominus Jesus@, e in quelle morali e sociali (difesa della vita, etica sessuale, famiglia, dignità della donna, con le prime avvisaglie dell'orrendo crimine della pedofilia del clero), per alcune delle quali la Chiesa ebbe memorabili encicliche.

Vorrei ribadire, a questo punto, l’importanza della “pagina orientale” raccolta nella Biografia, accennando solo al conforto recato al Libano, Paese particolarmente amato, accanto alle numerose Chiese Orientali Cattoliche visitate nella rispettiva madrepatria e nella crescente diaspora.

          Si avverte nel nostro volume il fascino veemente esercitato sull’autore dall'ortodossia, soprattutto russa: non comune fu l’impulso dato da Giovanni Paolo II all=ecumenismo al fine di ridare alla Chiesa il pieno respiro a due polmoni. Attirò l=attenzione sull'oriente cristiano con la Lettera Apostolica AOrientale Lumen@ e invitò a riflettere sull=esercizio del Primato in vista dell’universale comunione ecclesiale nell=Enciclica AUt unum sint@. Alle Chiese Orientali Cattoliche volle assicurare l’appassionato rispetto per l’identità e la dignità ad esse riconosciute dal Concilio ed offrire lo speciale strumento alla loro fioritura costituito dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

Siamo anche noi affascinati dalle “custodi viventi delle origini cristiane”, quali sono le antiche chiese d’oriente, e dalla loro fedeltà nelle persecuzioni subite per il nome di Cristo. E vorremmo che il martirio, che è “il filo rosso che attraversa tutta la vita di Giovanni Paolo II” (p. 218), esperimentato da tanti cristiani ortodossi e cattolici fosse pegno di perdono e di riconciliazione più forti di ogni ferita e rivendicazione, in serena condivisione da parte dei greco-cattolici ucraini e da quanti un po’ spregiativamente sono chiamatiAuniati@.

Alla luce del magistero e dei gesti di Giovanni Paolo II come emerge dal testo, sono sicuro che il prof. Riccardi sottoscriverebbe con simpatia il mio auspicio. Perciò mi rivolgo direttamente a lui per ringraziarlo di questa Biografia: è completa, accurata, documentata. Lo stupore dell=incontro col vero volto del caro Pontefice, ha fatto nascere la domanda circa la chiave di volta essenziale per carpire “il mistero Wojtyla” – come lo chiama l’autore. Oltre alla preghiera personale ardente e prolungata, testimoniata soprattutto dai suoi segretari, per la quale poteva Avivere e respirare in Cristo@ giungendo alle soglie della mistica, e proprio considerando questo elemento luminoso e diuturno, ritengo che si possa approdare al cuore della sua spiritualità e della sua missione considerando la Croce. Karol Wojty»a da piccolo la esperimentò nel dolore familiare, nelle sofferenze della sua città, chiesa e nazione. La visse in prima persona col suo gregge quale pastore di Cristo. Ne confermò la fecondità in tutto il pontificato con una adesione che si fa via via assimilazione, in una metodologia spirituale soprattutto “mariana”. Volle nel suo emblema araldico non casualmente la Madre accanto alla Croce e il motto: Totus Tuus, che visse con intima coerenza e filiale abbandono. Così fu chiamato, ed è posto in adeguato risalto dal nostro autore, a “coronare” con la sofferenza l’intera vita di uomo e pastore: l=umiliazione e l=impotenza - persino nella parola - divennero le spine di una gloriosa corona con la quale condusse la Chiesa al Calvario quale preludio della Risurrezione.

Ecco, il caro Papa Giovanni Paolo II, nella sua ultima Via Crucis unito a Cristo per proferire solo faticosamente e con Maria il ATotus Tuus@ finale volgendosi verso il Padre. Era il venerdì santo preludio della sua nascita al cielo, ma egli aveva anticipato questo gesto nell=ultimo pellegrinaggio a Lourdes. Ecco la chiave della sua grandezza: la croce. E’ in essa il segreto della straordinaria efficacia del suo Pontificato. Seguendo Benedetto XVI, come attestano le parole riportate in contro-copertina, siamo sicuri che grazie alla Croce di Giovanni Paolo II Afiglio di un popolo sofferente (...), sottoposto a tante prove ... si sviluppò la forza di sperare@. Della sua sublime fecondità siamo destinatari insieme al mondo intero amato da Dio. Le siamo grati Prof. Riccardi per averlo ricordato a tutti con competenza e passione spirituale. Grazie.


 

 

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