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PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI DELLA CHIESA

INTERVENTO DI S.E. MONS. MAURO PIACENZA

150° Anniversario del Museo Pio Cristiano

Dalle Catacombe al Museo Pio Cristiano:
1854 – 9 novembre 2004”

 

Signor Cardinale,
Signore e Signori,

1. Sono lieto di porgere un indirizzo di saluto a tutti i partecipanti a questo Incontro di studio in occasione del 150° anniversario della fondazione del Museo Pio Cristiano (1854-2004).

Tale fondazione si colloca a soli due anni dall’istituzione della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra (1852) che, come è noto, si occupa della conservazione, tutela e custodia delle catacombe cristiane. La vita delle due istituzioni, che affondano le proprie radici nel terreno di quella metà dell’800 così ricco di iniziative relative alle antichità cristiane, si snoda parallelamente, tanto che riterrei, per esempio, ideale che la visita delle catacombe venisse associata a quella del Museo Pio Cristiano.

2. Un’epigrafe posta nel 1970 a conclusione dei lavori di sistemazione dell’attuale sede del Museo Pio Cristiano ricorda che il Beato Giovanni XXIII dispose il trasferimento «presso le gloriose vestigia di Pietro» di quei «monumenti illustri che già i Sommi Pontefici Gregorio XVI, Pio IX, Pio XI avevano collocato nel palazzo sistino del Laterano, affinché testimoniassero in modo mirabile le memorie insigni dell’antichità cristiana e la propagazione del vangelo in tutto il mondo».

Tali parole esprimono efficacemente lo spirito che animò la formazione delle raccolte papali di antichità cristiane, in continuità con l’entusiasmo che fu all’origine della scienza archeologica cristiana, per i fondatori della quale, nel XVI sec., le testimonianze dei primi secoli cristiani possedevano un valore celebrativo a servizio della storia della Chiesa e costituivano un valido sussidio apologetico della teologia.

Nel corso dei secoli archeologia cristiana e museologia ecclesiastica hanno affinato i loro strumenti scientifici, al pari delle scienze “laiche” similari, con le quali dialogano in assoluta parità. Oggi esse sono in grado di porre il frutto delle loro indagini a disposizione delle discipline teologiche, contribuendo alla ricostruzione della storia della Chiesa antica, delle sue istituzioni e delle sue forme di culto.

3. Per tali motivi, a tutti noi che celebriamo il 150° anniversario di questo Museo, quando varchiamo la soglia dell’attuale sede, ci facciamo un’idea più completa dell’atmosfera che si doveva respirare negli antichi cimiteri cristiani. Ben lontani da caliginosi luoghi di tenebra e morte, pervasi invece dal fremito vitale del mistero pasquale, si configuravano come coemeterii, “dormitori”, dove, come spiega Giovanni Crisostomo (Coemet., 1: PG 49, 393-394), i fratelli di fede si addormentano in riposo temporaneo, in attesa della beata risurrezione. I meandri delle catacombe erano rischiarati e ravvivati dalla luce delle lucerne, ornati dai suggestivi affreschi, dai sarcofagi, dagli epitaffi, commoventi testimonianze del cristianesimo delle origini. Spesso queste iscrizioni riportano soltanto il nome del defunto con il semplice augurio “in pace”, come se i fedeli rispondessero ad un appello, stringendosi in un abbraccio solidale in quelle gallerie.

Neppure in questo Museo pare di essere in un luogo di reperti di un tempo passato, freddi e privi di vita, ma avvertiamo in noi l’emozione che si prova di fronte a oggetti familiari, ancorché avvolti dall’aura che conferisce loro il tempo e dalla sacralità e pietà che suscitano le circostanze per cui essi furono eseguiti: il culto, la devozione, la morte.

4. Ovviamente, la prima finalità di un museo è quello della conservazione e della tutela giuridica dei manufatti che contiene, al fine di preservarne intatta la materialità. È indubbio che il Museo Pio Cristiano, al pari di tutto il complesso dei Musei Vaticani, è all’avanguardia anche sotto il profilo tecnico scientifico, tanto da poter essere di esempio e di guida per gli altri musei ecclesiastici.

Tuttavia bisogna pure considerare – e l’osservazione potrebbe sembrare ovvia, ma non sempre lo è – che «il patrimonio storico-artistico ecclesiale non è stato costituito in funzione dei musei, ma per esprimere il culto, la catechesi, la cultura, la carità» (Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare La funzione pastorale dei musei, 15 agosto 2001, 2.1.1). Per tale motivo, l’altra, ma non secondaria finalità del museo ecclesiastico è quella legata alla sua fruizione e valorizzazione in senso pastorale. In questo senso, i reperti conservati nel Museo Pio Cristiano rappresentano un validissimo strumento di evangelizzazione e di catechesi.

Le iscrizioni, i rilievi, i sarcofagi non sono pietre inerti, ma assurgono a vere professioni di fede, gridano il “Credo”, ricordano con le parole e con le immagini, la storia della salvezza.

È sintomatico e quanto mai suggestivo che questa professione di fede ci accompagni dalle catacombe, per le quali questi materiali furono concepiti, a questo Museo, dove possiamo ora, commossi, ammirarli. Questo percorso riproduce perfettamente il tema dell’odierno Incontro di studio e, soprattutto, segna il cammino della fede, ponendo in contatto i cristiani delle catacombe con i cristiani dei nostri giorni. È formidabile percepire la vitalità della “memoria”, quasi toccare con mano la ininterrotta Traditio Ecclesiae.!

La Chiesa non si percepisce come custode di «cose morte», ma vivaio di realtà in divenire e quindi la sua strategia museale è rivolta al presente, mostrando le radici della cultura di ispirazione cristiana per continuare a proporre una fede profondamente incarnata nella cultura contemporanea. Anche questo aspetto è ben documentato nell’allestimento del Museo Pio Cristiano, che privilegia la disposizione dei sarcofagi secondo i temi e i soggetti rappresentati. Si tratta di una scelta felice. Da questo punto di vista sono pregevoli sia la recente guida alla collezione, che descrive ogni pezzo proprio sotto il profilo teologico e catechistico, sia la proposta di calchi di sarcofagi importanti conservati altrove, significativa sotto il profilo didattico.

5. A conclusione, nell’augurare fruttuoso lavoro, non posso non ricordare uno dei monumenti più insigni conservati nel Museo Pio Cristiano, il celeberrimo “Cippo di Abercio”. In esso un vescovo di Gerapoli in Frigia, nel II secolo, ricorda il suo viaggio a Roma. L’epitaffio, oltre a costituire una testimonianza della venerazione per la Sede Romana, contiene anche alcune bellissime metafore per indicare l’Eucaristia: «Dovunque [la Chiesa] mi ha servito come cibo un pesce di sorgente, / molto grande, puro, pescato da una vergine pura. / Essa continuava a darlo da mangiare agli amici. / Possiede anche un vino delizioso, e lo offre insieme al pane».

Come è noto, è incerto se quella vergine sia da interpretare solamente come la Chiesa, che serve l’Eucaristia, o possa alludere anche a Maria, che dona Cristo. Penso ad entrambe.

In ogni caso, mi sorge spontaneo un pensiero: perché non valorizzare adeguatamente tale importantissimo documento in questo Anno eucaristico appena aperto dal Santo Padre, in cui si ricorda anche – per felice coincidenza con la presente celebrazione – il 150° anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione?

 

Mauro Piacenza
Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra

 

 
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