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EMERGENZA CORNO D'AFRICA
(luglio 2011)

A nome del Santo Padre, l'11 agosto 2011 il Pontificio Consiglio Cor Unum ha inviato aiuti in alcune diocesi del Corno d'Africa, quale segno della particolare attenzione con cui il Papa segue la drammatica situazione della regione e della Sua sollecitudine per le martoriate popolazioni. Di fronte a questa situazione, c'è bisogno di interventi immediati, così come c'è bisogno di pianificare progetti di sviluppo che possano garantire il futuro delle nuove generazioni e allontanare per sempre lo spettro della fame nel mondo.

L'emergenza nel Corno d'Africa non ha ancora trovato una soluzione, anche perché oggettivamente è il risultato di una serie di problematiche, che si condizionano a vicenda. Da una parte c’è il problema della siccità, che ha ingenerato la carestia. Dall’altra il conflitto in Somalia che ha provocato l’esodo di migliaia di persone verso territori già provati. Ci sono rifugiati, che si muovono dalla propria patria verso paesi vicini, e ci sono sfollati interni. Ci vorrà dunque molto tempo prima che un fenomeno di questo genere trovi soluzione. Parliamo in ogni caso di circa 4.500.000 di persone in necessità in Etiopia e di quasi 4 milioni in Kenya. Si devono aggiungere poi i numeri della Somalia e, anche se contenuti, di Gibuti.

Alcuni dei paesi coinvolti trascinano da anni crisi umanitarie e politiche che hanno costretto all’azione le Nazioni Unite, le sue agenzie e anche alcuni governi. Anche attualmente la presenza della comunità internazionale è garantita, ma l’attenzione deve essere tenuta desta, perché la crisi finanziaria tende ad occupare la maggior parte dell’informazione.

Riguardo all'azione della Chiesa per aiutare queste popolazioni, va rilevato che il Santo Padre è stato tra i primi a sottolineare la gravità della situazione nell’Angelus del 17 luglio scorso. Ha ribadito la necessità di intervenire per difendere e sostenere una popolazione tanto provata. Dopo un primo aiuto per la Somalia, in questi giorni viene inviato un aiuto a Suo nome tramite Cor Unum a 5 diocesi del Kenya e a 6 diocesi dell’Etiopia che stanno affrontando l’emergenza umanitaria con i pochi mezzi che hanno a disposizione. In proposito è bene dire che l’azione delle istituzioni della Chiesa in questa crisi si colloca a diversi livelli. Quello più diretto è l’accoglienza e il sostegno alla popolazione per le sue necessità immediate. Questo lavoro è svolto in particolare in via diretta dalle diocesi e dalle comunità locali, nonostante l’esiguità dei loro mezzi. Va  sottolineato inoltre come queste Chiese in Africa abbiano reagito immediatamente e generosamente ai diversi bisogni. Ci sono anche dei programmi più articolati, elaborati da Caritas Internationalis in collaborazione con le maggiori Caritas. Sono in via di definizione e comportano un impegno economico di alcuni milioni di dollari. Poi ci sono gli interventi di tanti organismi cattolici di minori proporzioni, che sono tuttavia presenti nei luoghi dell’emergenza. Infine non dobbiamo dimenticare i tanti cattolici che offrono del loro denaro, ma anche la loro preghiera, per i loro fratelli in necessità nel Corno d’Africa. A Cor Unum giungono quotidianamente attestazioni di vicinanza verso chi sta soffrendo questa grave crisi.

La presenza della Chiesa in queste regioni non si limita all'immediatezza dettata dall'emergenza o dai bisogni primari. La sua è una presenza permanente nel tempo. Sarà forse per questo che essa gode della fiducia della popolazione. E poi non si fa nulla senza la partecipazione dei destinatari stessi del sostegno. Normalmente, infatti, i nostri programmi di aiuto sono realizzati in collaborazione con le autorità civili.

Le esigenze primarie alle quali fa riferimento sono dettate dalle situazioni contingenti. Dai rapporti che arrivano a Cor Unum, si può affermare che in questa fase dobbiamo pensare all’essenziale: cibo, acqua, kit sanitari, accoglienza nei campi di raccolta e di assistenza. Restando ai Paesi del Corno d'Africa il bisogno primario è senza dubbio l'assistenza a chi soffre letteralmente per la fame provocata dalla carestia dovuta alla siccità. E' il vero dramma da affrontare in questo momento per soccorrere la popolazione locale. Siamo però fiduciosi che la collaborazione di tanti e l’attenzione delle autorità internazionali potranno contribuire ad alleviare tanta sofferenza. La Chiesa, come sempre, fa e continuerà a fare la sua parte in maniera attiva.
 

cfr. L’Osservatore Romano, 12 agosto 2011, p. 8.

 

 

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