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EMERGENZA SIRIA
 

DATI SULL’AIUTO UMANITARIO DELLE ENTITA’ ECCLESIALI NEL CONTESTO DELLA
CRISI SIRIANA E IRACHENA 2014-2015

(17 settembre 2015)


La crisi siriana e irachena è una delle più gravi degli ultimi decenni. I recenti dati delle Nazioni Unite (OCHA e UNHCR, settembre 2015) testimoniano una situazione umanitaria drammatica: più di 200.000 persone uccise in Siria dall’inizio del conflitto, e più di un milione di feriti; 12.2 milioni di persone sono in stato di urgente assistenza umanitaria in Siria, 8.6 milioni in Iraq; 7.6 milioni sono gli sfollati interni in Siria, 3.2 milioni in Iraq; 4.1 milioni di persone hanno lasciato la Siria dal 2011, rifugiandosi in particolare in Turchia (1.9 milioni), in Libano (1.1 milioni), in Giordania (più di 600mila persone).

Da ottobre 2014, in accordo con diversi organismi caritativi cattolici operanti nel contesto della crisi in Siria e in Iraq, è stato istituito un servizio di condivisione di informazioni su tale crisi (Catholic Aid Agencies Information Focal Point for the Iraqi-Syrian Humanitarian Crisis) presso il Pontificio Consiglio “Cor Unum”. Attraverso tale servizio, è stato possibile condurre un’indagine annuale sull’aiuto umanitario delle entità ecclesiali nel contesto della crisi irachena e siriana, con gli obiettivi principali di avere un quadro dell’azione caritativa della Chiesa cattolica nel contesto dell’emergenza e di identificare preoccupazioni e orientamenti comuni per gli interventi futuri.

L’indagine riguarda 7 paesi (Siria, Iraq, Libano, Giordania, Turchia, Egitto, Cipro) e include dati qualitativi e quantitativi forniti da 55 entità ecclesiali, tra cui 30 organismi caritativi cattolici, 10 istituti religiosi e 15 diocesi di Siria e Iraq, sull’aiuto umanitario fornito nel 2014 e le previsioni 2015 (dati aggiornati a maggio 2015).

L’intervento delle entità ecclesiali si caratterizza per capillarità e multidimensionalità. A livello geografico, gli interventi hanno un’estensione territoriale molto vasta, coprendo quasi tutte le aree di crisi e/o aree con presenza di sfollati e rifugiati nei diversi paesi della regione. Le azioni raggiungono anche zone di difficile accesso e ad elevato rischio nei paesi in conflitto. Gli attori sono molteplici e, ciascuno nella propria specificità, agiscono direttamente sul terreno o attraverso istituzioni locali, impiegando personale qualificato e coinvolgendo un numero elevato di volontari. Secondo i dati forniti dagli organismi coinvolti nell’indagine, vi sono oggi più di 2000 professionisti e più di 5000 volontari impegnati nell’assistenza umanitaria, cui vanno aggiunti sacerdoti, religiosi, religiose e volontari laici che lavorano ogni giorno con le diocesi e le comunità religiose. Gli interventi delle entità ecclesiali coprono molteplici settori e si realizzano spesso attraverso programmi plurisettoriali, basandosi su un approccio olistico nella risposta ai bisogni.

Nel 2014, le entità ecclesiali hanno mobilitato più di 126 milioni USD per l’intervento umanitario in Siria, Iraq, Libano, Giordania, Turchia, Egitto e Cipro; i dati forniti dalle istituzioni partecipanti all’indagine indicano un numero di beneficiari diretti superiore ai 4 milioni. La Chiesa, seppur colpita e minacciata, offre assistenza umanitaria senza alcuna discriminazione a coloro che sono in stato di necessità, sulla base dei bisogni.

I settori prioritari d’intervento nel 2014 sono stati: aiuto alimentare (circa 30 milioni USD, 23% dei fondi totali investiti); fornitura di beni non alimentari (più di 24 milioni USD, 19% dei fondi allocati); istruzione (circa 23 milioni USD, 18% dei fondi a disposizione); sanità (circa 20 milioni USD, 16% dei fondi disponibili); alloggio/sostegno al pagamento degli affitti (più di 8 milioni USD, 7% dei fondi investiti).

Nel 2015 (dati provvisori, previsioni aggiornate al mese di maggio 2015) le entità ecclesiali hanno mobilitato più di 150 milioni USD a favore di un numero riportato di beneficiari diretti che supera i 4 milioni (sottostimato in quanto per alcuni programmi in corso il dato sui beneficiari non è stato fornito) .

I settori di intervento prioritari risultano essere: istruzione (più di 37 milioni USD, 25% dei fondi allocati); aiuto alimentare (più di 30 milioni USD disponibili, 20% dei fondi); fornitura di beni non alimentari (circa 25 milioni USD, 17% dei fondi investiti); sanità (circa 16 milioni USD, 10% dei fondi); sostegno per l’alloggio/pagamento degli affitti (più di 10 milioni USD, 7% dei fondi).

Secondo le valutazioni compiute dagli organismi cattolici coinvolti nell’indagine, i settori di intervento giudicati non sufficientemente coperti nel 2014 per l’insieme dei paesi sono stati: istruzione, fornitura di mezzi di sussistenza (livelihood), supporto psico-sociale, sostegno per l’alloggio/pagamento degli affitti.

Tra i settori identificati come prioritari per un rafforzamento delle azioni future sono stati identificati: istruzione; supporto psicologico e sociale; sanità; un’attenzione costante da porgere agli aiuti alimentari e al sostegno all’alloggio e affitti; fornitura di mezzi di sussistenza (livelihood). Particolare importanza viene attribuita anche ad interventi di peacebuilding, nei programmi scolastici, così come in quelli di animazione e nei campi di sfollati e rifugiati.

Dall’indagine emergono alcuni importanti comuni elementi di riflessione:

- Pur nella specificità delle due situazioni, vi sono numerosi punti di convergenza tra la crisi siriana e irachena, da cui l’importanza di considerarle come un’unica crisi;
- L’attenzione prioritaria e l’intervento caritativo nei confronti delle comunità cristiane e delle minoranze colpite e perseguitate;
- Il ruolo centrale degli istituti religiosi nel contesto di una crisi così complessa, impegnati nell’attività pastorale e umanitaria;
- L’importanza di mantenere un’attenzione elevata sulla dimensione umanitaria della crisi in questi paesi e sulle sue conseguenze e di denunciare ogni forma di violenza e ingiustizia;
- La necessità di reiterare l’appello alla responsabilità di tutte le parti e alla pace in Medio Oriente.
 

  

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