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La Curia Romana  
 

 

 
 
 

Mons. Giampietro Dal Toso
Segretario del Pont. Consiglio Cor Unum              
 

Presentazione dell’enciclica Laudato si’

Roma, Camera dei Deputati, 28 ottobre 2015


Gentili signori,
In primo luogo desidero ringraziare per l'invito rivoltomi a presentare alcuni aspetti dell'enciclica Laudato si' che Papa Francesco ha pubblicato lo scorso giugno. Evidentemente non posso esaurire tutte le potenzialità di questo documento nel nostro breve incontro, ma mi soffermo su alcuni aspetti fondamentali che ci aiutano a collocare il testo nel suo giusto significato. Dunque più che di temi parlerò della visione che ispira il testo. Il pontificio consiglio Cor Unum di cui sono segretario si occupa dell'orientamento e coordinamento degli organismi di carità cattolici. Va da sé che il testo contribuisce alla loro azione. Nel mio intervento desidero fare con voi il seguente percorso: prima una breve collocazione della dottrina sociale della Chiesa, poi una considerazione sul concetto di creazione, nel quale si ritrovano sia uomo che ambiente, e poi alcune considerazioni conclusive su quanto da questo deriva con uno sguardo finale di speranza che Dio ci offre.


1. Cosa è la dottrina sociale della Chiesa?

La Chiesa per mandato di Cristo non ha il compito di gestire la cosa pubblica: altro è Dio e altro è Cesare. La Chiesa ha fatto un percorso nel quale si è chiaramente distanziata da ogni forma di teocrazia. Tuttavia la Chiesa si sente in dovere di esprimere un giudizio e un orientamento su ciò che riguarda la cosa pubblica, sia perché molti cittadini sono cristiani, sia perché alla Chiesa sta a cuore il bene dell'uomo. Questa preoccupazione per il bene dell'uomo nei suoi rapporti sociali si esprime nella dottrina sociale della Chiesa. Essa non contiene elementi di metodo concreto di governo o di gestione, ma suggerisce alcuni principi che possono aiutare la società a trovare il suo equilibrio. L'equilibrio sociale è la giustizia. I rapporti sociali sono cioè corretti, quando ispirati alla giustizia. Per giungere a tale giustizia sociale la Chiesa propone alla società dei principi desunti dalla rivelazione, cioè da quanto Dio ha detto nelle scritture e attraverso il magistero della Chiesa. Tali principi sono dunque di origine divina, ma sono espressi con un linguaggio che possa essere inteso da tutti. Infatti la società non è una società confessionale, e i principi che la Chiesa offre non sono rivolti ai soli cristiani, ma a tutti gli uomini. La Chiesa infatti è convinta che esista una unica verità, accessibile a tutti gli uomini. Di essa siamo alla ricerca. Così Dio ha da dire qualcosa anche al nostro vivere sociale; la Chiesa se ne fa intermediaria e lo propone alla società perché questa trovi percorsi di giustizia. E’ in questo orizzonte che si colloca l'enciclica della quale trattiamo, che è una enciclica di dottrina sociale, anche se contiene elementi che sorpassano questa stessa dottrina.


2. Il concetto di creazione

Sono sempre più convinto che una delle sfide principali per l'uomo moderno è la riscoperta di Dio come Padre e Creatore. Il concetto di creazione ci viene dalla scrittura. Dire creazione significa che esiste un Dio che ha dato inizio all'universo ed ha iscritto in questo creato un ordine, una sapienza, una struttura interiore. Per fare un esempio: se un artista crea un quadro, il quadro ne porta le caratteristiche. Così la creazione porta in sé le caratteristiche del suo Creatore.
Il credere nella creazione ha aiutato l'uomo a rompere una visione magica dell'ambiente che lo circonda, perché non è la natura in se stessa ad essere divina, in quanto anche essa frutto di un altro e non si è autogenerata. Questo ci aiuta dunque a non fare della natura in sé un assoluto.
D'altro canto il credere nella creazione ha aiutato l'uomo a rompere un certo manicheismo presente nel pensiero greco - e non solo - riguardo a ciò che lo circonda. Non esistono due principi: il male che risiede nella materia, il bene che risiede nello spirito, ma ciò che ci circonda risponde ad una sapienza superiore e buona che viene da Dio. Di tutto ciò che ha creato Dio dice: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gen 1,31).
In sintesi il concetto di creazione è fondamentale perché esprime la dipendenza ontologica della creatura dal Creatore - nessuno si dà la vita da se stesso; e perché esprime un ordine buono e intelligibile nella creazione, che non è frutto del caos o del fato.


3. Uomo e ambiente in rapporto

Il concetto di creazione ci aiuta a tenere insieme sia l'uomo che l'ambiente. Ambedue provengono da Dio Creatore che ha fatto buone tutte le cose. Evidentemente i testi della scrittura sono chiarissimi nell'esprimere la superiorità dell'uomo, che è l'apice della creazione in quanto fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Qui si aprirebbe un discorso molto lungo che qui non posso affrontare su cosa consista tale immagine e somiglianza. Ma riteniamo questa peculiarità della posizione dell'uomo, che perciò ha il compito di governare la creazione, ovviamente rispettando quella sapienza che le è intrinseca. Mi sembra importante ricordare che è comunanza la parola originaria su uomo e ambiente, dovuta al fatto di essere entrambi creati. Dunque il dato originale da cogliere è che non possiamo considerare uomo e ambiente come alternativi o come conflittuali, perché la loro origine è una. E Dio nella sua sapienza li ha fatti non l'uno contro l'altro, ma l'uno per l'altro, in quella armonia che rispecchia l'ordine divino. Dunque questo ci aiuta in due sensi.
Il primo è rifiutare una impostazione che concede all'uomo un potere assoluto sull'ambiente che lo circonda. E rifiutare d'altra parte una visione che vede nell'uomo il neo della creazione, quasi che l'ambiente abbia il suo senso in se stesso e che l'uomo sia semplicemente un elemento di disturbo o, peggio, di rovina. E mi riferisco qui purtroppo anche a politiche antinataliste imposte a volte come condizione per aiuti allo sviluppo.
Il secondo è considerare la reciprocità tra uomo e ambiente. Non si tratta di due entità separate tra loro, ma in continua relazione di reciproco arricchimento o detrimento. Non è così banale richiamare questo aspetto perché per diversi secoli la filosofia ha come separato soggetto e oggetto, privilegiando l’aspetto puramente intellettivo, quasi che l’uomo, da una torre d’avorio, determinasse l’ambiente circostante, senza esserne determinato. E invece non può essere così: per esempio l’uomo si ciba diversamente a seconda dei climi in cui gli tocca di vivere. E a sua volta forgia l’ambiente circostante a seconda delle proprie necessità, in primo luogo quelle elementari di cibarsi e di avere una casa. Su questi concetti Papa Francesco ha insistito nel suo discorso all’ONU lo scorso 25 settembre: “L’uomo, anche quando è dotato di «capacità senza precedenti» che «mostrano una singolarità che trascende l’ambito fisico e biologico» (Enc. Laudato sì, 81), è al tempo stesso una porzione di tale ambiente. Possiede un corpo formato da elementi fisici, chimici e biologici, e può sopravvivere e svilupparsi solamente se l’ambiente ecologico gli è favorevole. Qualsiasi danno all’ambiente, pertanto, è un danno all’umanità. In secondo luogo, perché ciascuna creatura, specialmente gli esseri viventi, ha un valore in sé stessa, di esistenza, di vita, di bellezza e di interdipendenza con le altre creature. Noi cristiani, insieme alle altre religioni monoteiste, crediamo che l’universo proviene da una decisione d’amore del Creatore, che permette all’uomo di servirsi rispettosamente della creazione per il bene dei suoi simili e per la gloria del Creatore, senza però abusarne e tanto meno essendo autorizzato a distruggerla. Per tutte le credenze religiose l’ambiente è un bene fondamentale (cfr ibid., 81)”. Mi sembra che su questi punti sia importante lavorare in vista del Vertice sull’ambiente a Parigi nel prossimo dicembre.


4. L’ecologia umana

Questo concetto ha la sua origine in Benedetto XVI ed è stato ripreso dalla attuale enciclica. Il ragionamento è apparentemente molto semplice, ma ha dei risvolti notevoli, sui quali – purtroppo – si tende a chiudere gli occhi. Il Papa emerito in alcune occasioni ha espresso il suo apprezzamento per il movimento ecologista, in particolare nel suo discorso al Bundestag a Berlino il 22.9.2011. Grazie a questo movimento abbiamo scoperto, in particolare dagli anni ’70 in poi, l’incidenza negativa di una certa industrializzazione selvaggia. Abbiamo perseguito lo sviluppo a tutti i costi, e l’ambiente ci ha presentato il conto in termini di inquinamento, piogge acide, cambio climatico, surriscaldamento. Diciamo che abbiamo scoperto come ferire l’ambiente naturale comporti un ritorno negativo sull’uomo stesso. La grande sfida dei nostri giorni è che stiamo mettendo mano non più solamente all’ambiente, ma all’uomo stesso, a ciò che lo costituisce nella sua essenza, e forse non siamo consapevoli che questo potrà avere conseguenze drammatiche. Se è vero che tutto risponde ad un’unica sapienza, come la manomissione dell’ambiente ha generato la devastazione ambientale, così la manomissione dell’uomo può generare la devastazione umana. Oggi un termine molto dibattuto è quello di natura e di diritto naturale e su di esso il dialogo tra Chiesa e mondo spesso si arena. Ma se capiamo molto bene che la natura in senso di ambiente soffre per la nostra violenza, perché fatichiamo a capire che la natura dell’uomo soffre quando viene manomessa in laboratorio o per decreto?


5. Cosa disturba l’equilibrio tra uomo e ambiente?

La parola originaria su uomo e ambiente è quella della loro bontà, perché tutti devono il loro essere a Dio Creatore. Tuttavia notiamo diversi squilibri e problematiche nell’ambiente, che l’enciclica di cui trattiamo oggi non esita a menzionare. Mi sembra si possano ricondurre a due fenomeni – e di nuovo ritroviamo il collegamento tra persona e ambiente: il disprezzo per l’ambiente che si manifesta nelle tante forme di utilizzo selvaggio delle risorse naturali con le conseguenti crisi ecologiche in nome del profitto a tutti i costi; il disprezzo per la persona che si manifesta in quella che Papa Francesco chiama “la cultura dello scarto”, in base alla quali intere popolazioni sono escluse dal benessere riservato a pochi e sono sfruttate per il benessere riservato a pochi. L’enciclica lega cioè sfruttamento ambientale e povertà: credo che questa sia la problematica al cuore di questo documento.
Questi due fenomeni, ampiamente illustrati, hanno una origine comune, che si chiama avidità. L’avidità che porta all’accumulo di denaro e di beni induce a sfruttare l’altra persona e l’ambiente per il proprio tornaconto personale. E vorrei dire che, se questo si manifesta nelle grandi concentrazioni di potere e di denaro in ambito mondiale, si declina però concretamente ai diversi livelli, anche più spiccioli, nei quali per avidità si usa il potere per schiacciare l’altro e deturpare l’ambiente.
E qui entriamo in una tematica che supera fortemente la dottrina sociale ed entra più propriamente nel campo della teologia morale: chi può aiutare l’uomo a superare quella ossessione per i beni che lo rende cieco e lo induce a servirsi dell’altro per accumulare per sé? La legge morale che Dio ha scritto nei nostri cuori potrebbe aiutarci in tal senso. Perciò per tutti è necessaria una riscoperta di Dio, quale Creatore comune che ci insegna la nostra comune appartenenza a Lui, che è fonte di bontà e garante della bontà delle cose. Ed è grazie a questa conoscenza di Dio che possiamo anche entrare nella pienezza di senso iscritto dentro la creazione.


6. La natura irredenta

Il disordine profondo, che chiamiamo avidità e che tanto riscontriamo nel comportamento dell'uomo rispetto al resto del creato mi spinge ad introdurre un altro tema, sul quale a volte forse ci interroghiamo, e cioè la violenza della natura che non dipende dalla violenza dell'uomo. Penso per es. a eruzioni vulcaniche, o a tsunami, o a cataclismi naturali che nel corso della storia hanno flagellato la nostra umanità. Questi fatti ci fanno riflettere: la natura, oltre che fonte di vita, a volte può essere causa di morte. Riscontriamo cioè anche nella natura quella dimensione di male che tanta sofferenza può provocare. Se esiste un disequilibrio nella persona, esiste anche un disequilibrio nell'ambiente, sul quale non abbiamo potere.
Mi sembra giusto menzionare questo aspetto, perché il realismo ci inchioda ad una realtà di male che ci supera. La fede cristiana è convinta che a questo male esiste una risposta, che è Gesù Cristo, che con la sua morte e resurrezione ha superato il male e la morte e spianato la strada della vita ad ogni creatura. Vorrei cioè aprire alla speranza. Scrive san Paolo che "tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto" (Rm 8,22). Tutto il creato, noi compresi, viviamo con le nostre sofferenze in un grande processo che grazie alla morte e resurrezione di Cristo viene condotto alla piena liberazione della realtà creata da ogni forma di male e di sofferenza. Noi viviamo le tensioni dell'oggi nella speranza di un domani che Dio ci darà dove saremo pienamente liberi: cieli nuovi e terra nuova, conferma il Nuovo Testamento. Ed è in quel domani che tutta la creazione riacquisterà il suo senso profondo. Qual è? Noi leggiamo spesso i rapporti tra persone e con il creato, in termini di conflitto, come dicevo: sfruttare l'ambiente in maniera indiscriminata per il nostro benessere; togliere l'uomo dall'ambiente per preservarlo. Sembra che il nostro destino sia l'uno senza l'altro per poter sopravvivere. Ma il linguaggio del creato è un altro: è la catena alimentare; è il darsi di un fiore alla contemplazione; è il darsi dell'uno all'altro nell'amore. Il codice del darsi è iscritto fin nell'intimo di ogni cellula della realtà creata e per l'uomo si chiama amore. Ed è così perché Dio, che è amore, imprime la sua essenza nella realtà che Lui crea. Il creato parla di Dio. Quando Papa Francesco chiama al dialogo, allo stare insieme, alla reciprocità, lo fa perché questa è la struttura intima ad ogni ente. I cieli e la terra nuova che Cristo vuole regalare restaureranno pienamente questa struttura intima della realtà creata che nella fatica del vivere quotidiano tante volte vediamo negata.

Vi ringrazio.


 

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