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ACCOGLIERE CRISTO NEI RIFUGIATI E NELLE PERSONE FORZATAMENTE SRADICATE
Orientamenti pastorali

 

Già nel 1992, il Pontificio Consiglio Cor Unum e il Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti avevano preparato un documento congiunto, I Rifugiati, una sfida alla solidarietà, che già definiva il fenomeno con le parole del Beato Giovanni Paolo II “una vergognosa piaga del nostro tempo” e parlava di un numero elevato (circa 17 milioni) di rifugiati raddoppiato dal numero dei profughi all'interno dei loro paesi, cui andavano ad aggiungersi coloro che volevano fuggire a condizioni di povertà estrema e quasi oppressiva.

Da allora, il fenomeno migratorio ha raggiunto dimensioni ancor più impressionanti. L’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) stima che nel mondo vi siano circa 214 milioni di migranti internazionali, cioè il 3% della popolazione mondiale, di cui il 49% sono donne. Vi sono poi 15,4 milioni di rifugiati che abbandonano il loro paese e gli sfollati all’interno della propria nazione che, nel 2010, erano circa 27,5 milioni.

Di qui il nuovo documento congiunto del Pontificio Consiglio Cor Unum e del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti, in risposta alle necessità dei rifugiati delle persone forzatamente sradicate. Si tratta di linee guida pastorali, volte a rafforzare negli operatori e nei volontari degli organismi caritativi cattolici uno stile di presenza, attenzione e azione ben preciso, quando sono impegnati a soccorrere questi nostri fratelli e sorelle. Sono altresì utili alla comunità cristiana, che è ugualmente chiamata a vivere la dimensione ecclesiale della carità, come ricorda il Santo Padre emerito nel Motu Proprio Intima Ecclesiae natura: “Anche il servizio della carità è una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza …; tutti i fedeli hanno il diritto ed il dovere di impegnarsi personalmente per vivere il comandamento nuovo che Cristo ci ha lasciato (cfr Gv 15,12), offrendo all’uomo contemporaneo non solo aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima (cfr Lett. enc. Deus caritas est, 28). All’esercizio della diakonia della carità la Chiesa è chiamata anche a livello comunitario, dalle piccole comunità locali alle Chiese particolari, fino alla Chiesa universale”.

Il documento è disponibile in lingua inglese, francese, tedesca, italiana, portoghese, polacca, spagnola. Si può richiedere a: corunum@corunum.va oppure è consultabile in italiano in linea cliccando sulle lingue sopra menzionata o sull'immagine che segue (in lingua italiana).

Città del Vaticano, giugno 2013


 

 

 

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