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I risultati dell’incontro tra gli organismi caritativi cattolici operanti nel contesto della crisi siriana: maggiore sinergia tra vescovi e agenzie, più efficace coordinamento delle informazioni, priorità su progetti nel campo dell’educazione e del lavoro

(30 maggio 2014)

Venerdì 30 maggio si è tenuto l’incontro di coordinamento tra gli organismi caritativi cattolici operanti nel contesto della crisi siriana, promosso dal Pontificio Consiglio COR UNUM. Vi hanno preso parte 25 soggetti attivi in Siria e nei Paesi vicini che ospitano i profughi siriani. Dopo i saluti introduttivi del Card. Robert Sarah, presidente di COR UNUM, ha presentato la sua relazione il Segretario di Stato, il Card. Pietro Parolin. Dopo di lui sono intervenuti Mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, Mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Syria e l’Avv. Joseph Farah, presidente di Caritas MONA. Nel pomeriggio gli organismi caritativi presenti hanno incontrato il Santo Padre, che ha consegnato loro il suo appello per la pace in Siria.

Tutti i partecipanti hanno espresso, anzitutto, la loro gratitudine per l’accoglienza ricevuta da parte del Santo Padre nel corso dell'incontro. Egli ha ringraziato particolarmente tutti gli organismi di carità per la loro attività in Siria e li ha incoraggiati a continuare con fedeltà l'opera di assistenza umanitaria intrapresa. I partecipanti fanno proprio l’appello del Papa alla comunità internazionale per il richiamo a  una pronta ripresa del negoziato di pace che porti la cessazione immediata e completa delle ostilità e la garanzia di poter offrire il necessario aiuto umanitario, nel rispetto della dignità di ogni persona. I partecipanti hanno infine rivolto un apprezzamento generale per l’iniziativa, realizzata in continuità con la riunione del 4-5 giugno 2013. All’inizio il Card. Robert Sarah ha ribadito l’importanza di “questi incontri che ci permettono di conoscerci e di porre le basi per stabilire e consolidare nuove forme di collaborazione e coordinamento più efficaci e feconde”.

Nel corso del confronto sono emerse tre aree principali sulle quali gli organismi cattolici hanno convenuto di voler concentrare l’attenzione e le energie: 1) il lavoro all’interno della Siria; 2) il lavoro nel contesto dell’area mediorientale; 3) le priorità per il futuro.

Nel solco del percorso intrapreso negli ultimi due anni, si è stabilito, anzitutto, di continuare il rafforzamento istituzionale di Caritas Siria. Al fine di creare un coordinamento concreto per i progetti sviluppati all’interno del Paese, è stato proposto di istituire un tavolo di lavoro permanente che si riunirà a cadenza regolare a Damasco e che vedrà la partecipazione attiva dei soggetti presenti sul campo. L’obiettivo prioritario, infatti, è quello di creare una maggiore sinergia tra l’azione diretta dei vescovi locali e quella dei diversi organismi, sia nazionali che esteri, anche per arrivare a una sempre maggiore professionalità nel servizio di carità.

In secondo luogo, è stata confermata la disponibilità a una maggiore collaborazione tra i diversi soggetti attivi nell’area di crisi, con l’obiettivo di rafforzare il reciproco scambio di informazioni grazie al lavoro dell’ufficio regionale costituito nel 2013 a Beirut, che nell'anno trascorso ha dimostrato la sua utilità. A tal fine, è stata sottolineata l’esigenza di procedere alla ricerca di una forma più efficace di gestione e valorizzazione della struttura di tale ufficio, precisando più in dettaglio i termini del lavoro che esso dovrà svolgere.

L’incontro ha evidenziato, infine, al necessità di concentrarsi su alcune priorità per affrontare la crisi. A tal fine, un contributo peculiare degli organismi cattolici è quello di favorire la nascita, lo sviluppo e l’implementazione di progetti di riconciliazione, in stretto rapporto con le comunità locali e con un approccio sempre personale all’aiuto umanitario, di ascolto e assistenza diretta alle singole persone. Altri settori prioritari di intervento sono quello educativo e del lavoro. Circa 18 organizzazioni sono al momento attive nel settore dell’istruzione e dell’educazione, avendo stanziato una somma di quasi 18 milioni di dollari, utilizzati per aiutare oltre 310 mila ragazzi in età scolare. Tuttavia, in migliaia rimangono fuori da percorsi scolastici di base, formativi e professionali, con il rischio che più generazioni non riescano a contribuire efficacemente alla ricostruzione del Paese, una volta che il conflitto sarà terminato. Infine, in linea con le parole del Segretario di Stato, il Card. Pietro Parolin, intervento nel corso della mattinata,  le agenzie caritative hanno convenuto sulla necessità di svolgere opportune attività di advocacy nei confronti dei governi nazionali e un lavoro di sensibilizzazione nei rispettivi paesi di provenienza circa la gravità della guerra e della situazione umanitaria che essa provoca. Si è trattato di un richiamo a combattere l’indifferenza, come ha detto il Santo Padre nel corso dell’udienza concessa. “C’è il rischio di abituarsi alla guerra – ha sottolineato il Santo Padre –: di  dimenticare le vittime quotidiane, le indicibili sofferenze, le migliaia di profughi, tra cui anziani e bambini, che patiscono e a volte muoiono per la fame e le malattie causate dalla guerra. Un’altra volta – ha concluso Papa Francesco - dobbiamo ripetere il nome della malattia che ci fa tanto male oggi nel mondo: la globalizzazione dell’indifferenza”.

Per questo, i partecipanti alla riunione, contrastando le difficoltà che intralciano il lavoro di assistenza umanitaria da parte dei diversi soggetti della Chiesa cattolica (mancanza di sicurezza interna, difficoltà di comunicazioni dentro il Paese e di accesso in alcune zone, scarsità dei mezzi a disposizione, per lo meno in alcune aree), hanno ribadito la disponibilità ad aiutare tutte le vittime della guerra, senza distinzioni etniche o religiose, nella fiducia che questo grande sforzo ponga le basi per la riconciliazione e la ricostruzione del Paese, salvaguardandone l’integrità territoriale e nel rispetto di tutte le comunità, che vi sono presenti, comprese quelle cristiane e ogni altra minoranza.

  
 

 

 

 

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