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SYMPOSIA


 

 

GIOVANNI PAOLO II E IL CINEMA
Città del Vaticano, 13-14 dicembre 2000
 

Il Pontificio Consiglio della Cultura, insieme al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha organizzato per il quarto anno consecutivo a Roma, il 13 e 14 dicembre 2000, un Incontro internazionale di Studi, con la collaborazione del Festival del Cinema Spirituale “Tertio Millennio” dell’Ente dello Spettacolo, dedicato ai rapporti fra cinema, cultura e spiritualità, proposto quale preludio al Giubileo del Mondo dello Spettacolo che si è celebrato dal 15 al 17 dicembre 2000.

Il tema scelto quest’anno dagli organizzatori è risultato particolarmente significativo: Giovanni Paolo II e il cinema: un itinerario di fede e cultura, arte e comunicazione, emerso come desiderio di approfondire e sintetizzare i rapporti che il pontificato di Giovanni Paolo II ha sviluppato e coltivato con il mondo della comunicazione sociale e del cinema.

Nel corso dei precedenti Convegni l’interesse si era concentrato soprattutto nell’approfondimento del rapporto tra la Chiesa e l’arte, e di come quest’ultima “deve rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio”. Il cinema ha, sin dal suo nascere, stretto legami importanti con la dimensione religiosa dell’uomo. Ora, prendendo spunto dalla medesima Lettera agli Artisti di Giovanni Paolo II, da cui sono tratte le precedenti intuizioni, è parso importante cogliere un altro aspetto evidenziato dal Santo Padre nella medesima Lettera, quando scrive: “Si può dire anche che l’arte abbia bisogno della Chiesa… L’artista è sempre alla ricerca del senso recondito delle cose, il suo tormento è di riuscire ad esprimere il mondo dell’ineffabile. Come non vedere allora quale grande sorgente d’ispirazione possa essere per lui quella sorta di patria dell’anima che è la religione? Non è forse nell’ambito religioso che si pongono le domande personali più importanti e si cercano le risposte esistenziali definitive?”. Giovanni Paolo II, amico delle arti e degli artisti, ha colto questa dimensione di collaborazione e di reciproco arricchimento. Il cinema, ci si è chiesto nel corso dei lavori, come risponde, in modo specifico, a questa vocazione, comune a tutte le arti?

Le due giornate di studio sono state ospitate nella sede della Pontificia Università Salesiana, grazie alla generosa collaborazione offerta dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale e dal suo Decano, Don Franco Lever. I lavori sono stati aperti mercoledì 13 dicembre dal Cardinale Paul Poupard che ha presieduto una Tavola rotonda a porte chiuse, moderata da Andrea Piersanti, Presidente dell’Ente dello Spettacolo.

Nel corso del suo intervento il Cardinale, rifacendosi ad una provocazione dettata dal filosofo scozzese David Hume, per il quale “La bellezza non è una qualità oggettiva delle cose, ma esiste per l’animo di chi la contempla, e ogni animo percepisce una bellezza diversa”, ha rilevato quanto questa tendenza illuminista abbia investito l’artista del Novecento e, forse in modo maggiore, coloro che si dedicano al cinema. “Inoltre – ha proseguito il Porporato – la società della tecnica e del capitale, che sono alle base della produzione cinematografica, la medialità e la globalizzazione, motivo del successo planetario dell’industria cinematografica, darebbero vita ad una moltiplicazione dei punti di vista, sia del pubblico sia degli studiosi delle varie discipline estetiche, sociologiche e della comunicazione, che di fatto hanno rovesciato il senso dell’arte, favorendo l’affermazione di opere che poco rispondono alla visione del bello, del buono e del vero.

Oggi ci ritroviamo insieme per riaffermare in modo positivo il senso della bellezza del cinema, lo stupore che sempre suscita l’opera d’arte, la bontà che la permea, il messaggio di verità che essa racchiude. Il cinema può essere tutto questo. «La bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente. E’ invito a gustare la vita e a sognare il futuro». Giovanni Paolo II ci dona implicitamente una deontologia cinematografica. Il cinema ha una splendida vocazione: aiutare a gustare la vita e sognare il futuro. Per questo, il Santo Padre auspica che l’arte «contribuisca all’affermarsi di una bellezza autentica che, quasi riverbero dello Spirito di Dio, trasfiguri la materia, aprendo gli animi al senso dell’eterno». Manchiamo, cari amici, di questo senso dell’eternità che trasfigura il mondo, dona senso alla vita.

In questa direzione, tutti gli interventi del Santo Padre che hanno avuto per oggetto la settima arte, sono un'esortazione accorata per una presa di coscienza sincera ed attuale del potere che il cinema sviluppa e possiede quale forma artistica, fenomeno culturale, strumento di comunicazione, esempio di arte per eccellenza del Terzo Millennio.”

Al dibattito hanno partecipato registi, sceneggiatori, critici cinemato­grafici e giornalisti, produttori e studiosi provenienti da alcune Università europee: Janick Arbois Chartier, Franco Bernini, Francesco Bolzoni, Laura Delli Colli, Federico Di Chio, Johannes Ehrat, José Maria Galván, Stanisław Grygiel, Angelo Guglielmi, Tadeusz Lewicki, Goffredo Lombardo, Guido Mazzotta, Giuliano Montaldo, Elena Mosconi, Marco Palmisano, Dario Viganò, Ninfa Watt, Alfred Wierzbicki e Patrick Zeyen.

Nella successiva mattina di giovedì 14 dicembre si è invece tenuta, nell’Aula Magna dell’Università e alla presenza di numerosi professori e studenti dell’Ateneo, una Seduta pubblica conclusiva presieduta dal S.E. Mons. John P. Foley, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazio­ni Sociali e guidata da Don Lever, cui hanno partecipato, in un articolato dibattito, Ettore Bernabei, Presidente della Lux Vide, i registi Liliana Cavani e Krzysztof Zanussi e Ferruccio De Bortoli, Direttore del Corriere della Sera. La seduta è stata introdotta dalla proiezione di in documentario inedito su Giovanni Paolo II realizzato da Alberto Michelini e prodotto dal Centro Televisivo Vaticano. 

Come atto conclusivo di questi due intensi giorni di lavoro e di confronto, è stata annunciata, come proposta operativa e concreta, la nascita della “Fondazione Santa Chiara”, la quale ogni anno formerà una trentina di giovani quadri dirigenti per l’industria del cinema e della televisione. Il progetto è stato illustrato da Marco Palmisano, Presidente del Club Santa Chiara, e da Andrea Piersanti. “I giovani che parteciperanno ai nostri corsi – ha spiegato Palmisano – riceveranno una qualificatissima preparazione tecnica nei vari settori industriali e artistici della produzione di intrattenimento. Avranno in più la possibilità di riflettere sul significato etico di questo lavoro. Il Papa sempre più fortemente ci invita ad una maggiore consapevolezza delle nostre responsabilità nel campo delle comunicazioni sociali. La formazione delle nuove leve è forse la risposta più coerente a questo invito. Per anni ci siamo occupati solo dei rubinetti e abbiamo costruito così sale cinematografiche per le parrocchie e strutture televisive per il paese. Abbiamo però trascurato di occuparci della qualità dell’acqua che attraverso questi rubinetti raggiungeva il pubblico. Siamo in tempo per cambiare rotta e dobbiamo ora cominciare ad occuparci seriamente dei contenuti proposti dal piccolo e dal grande schermo. In altre parole dobbiamo volgere di nuovo la nostra attenzione verso noi stessi e verso tutti gli altri uomini che scrivono e producono il cinema e la tv”.

“Le società di produzione e di distribuzione di cinema e di tv del nostro paese saranno coinvolte da subito nella nascita di questa fondazione – ha detto Piersanti. L’iniziativa infatti è una risposta anche ad un’esigenza squisitamente industriale: la formazione di quadri dirigenti che conoscano realmente i complessi meccanismi della macchina produttiva. Ma la fondazione rappresenta anche un piccolo passo verso un’autentica rivoluzione culturale nell’atteggiamento che i cattolici da sempre hanno avuto verso i mass media. Per anni si è detto, pubblicamente e privatamente, che la colpa dei disvalori di cinema e di tv era degli ‘altri’. Adesso, forse, potremo cominciare a domandarci dove abbiamo sbagliato e, soprattutto, cosa dobbiamo fare per rendere più efficace e feconda la nostra testimonianza di credenti all’interno dell’industria dei mass media. Alla fine del secolo delle immagini, siamo di fronte ad un’immagine fortissima, quella del Papa. La sua è una lezione straordinaria infatti anche per gli operatori della comunicazione: a Tor Vergata durante il giubileo dei giovani, nel Medio Oriente durante gli incontri con arabi ed ebrei, nel suo instancabile pellegrinaggio in tutto il mondo, il Papa ci ha spiegato con i fatti e con i gesti del suo Pontificato quale distanza etica enorme ci sia fra il disvalore dello spettacolo fine a se stesso e il valore altissimo dello «spettacolo della testimonianza». Ora è più difficile tornare indietro”.

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For the fourth year running, an International seminar on the links between film, culture and spirituality was organised in Rome on 13 and 14 December 2000; it served as the prelude to the Jubilee of the World of Entertainment, which was celebrated from 15 to 17 December 2000. The theme chosen this year was particularly apposite: John Paul II and the cinema: a journey of faith and culture, of art and communication. Behind the theme was the desire to study the breadth and depth of the links established in the pontificate of John Paul II with the world of communication and film.

Por cuarto año consecutivo, ha tenido lugar en Roma, el 13 y 14 de diciembre de 2000, un Encuentro Internacional de Estudios dedicado a la relación entre cine, cultura y espiritualidad, propuesto como preparación al Jubileo del Mundo del Espectáculo, celebrado del 15 al 17 del mismo mes. El tema escogido este año es particularmente significativo: Juan Pablo II y el cine: un itinerario de fe y cultura, arte y comunicación, propuesto con el deseo de profundizar y sintetizar las relaciones que el pontificado de Juan Pablo II ha tejido y desarrollado con el mundo de la comunicación social y el cine.

Pour la quatrième année consécutive a été organisée à Rome, les 13 et 14 décembre 2000, une Rencontre internationale d’Études, consacrée aux rapports entre cinéma, culture et spiritualité, en prélude au Jubilé du Monde du Spectacle, célébré du 15 au 17 décembre 2000. Le thème choisi cette année est particulièrement significatif : Jean-Paul II et le cinéma : un itinéraire de foi et de culture, d’art et de communication, né du désir d’approfondir et de synthétiser les rapports que le Pontificat de Jean-Paul II a développés et cultivés avec le monde de la communication sociale et du cinéma.

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 CONVEGNO INTERNAZIONALE DI MUSICA SACRA
Città del Vaticano, 25-27 gennaio 2001

Il Pontificio Consiglio della Cultura, insieme all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ed in collaborazione con il Pontificio Istituto di Musica Sacra e il Teatro dell’Opera di Roma, ha organizzato, nei giorni 25-27 gennaio 2001, presso l’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, un Congresso Internazionale di Musica Sacra sul tema: “Tradizione e innovazione della musica sacra nelle chiese cristiane”.

Nelle tre giornate di lavoro sono stati affrontati alcuni temi di grande interesse, che vertono sulla musica sacra, sul suo patrimonio culturale e spirituale, ma anche e soprattutto sulla sua diffusione, sull’attuale uso liturgico ed extraliturgico, con i vari problemi legati all’ascolto e all’insegnamento, e questo in riferimento alle diverse culture, alle tradizioni colte e popolari, alla pratica della committenza, alla composizione, alla prassi esecutiva, ai rapporti con le realtà ecclesiali e con le istituzioni musicali e culturali. 

Quest’orizzonte ampio ha trovato una suddivisione organica nelle tre giornate di lavoro, dedicate rispettivamente a tre aspetti importanti che toccano la creazione e diffusione della musica sacra: “La musica sacra in rapporto alla cultura, alla liturgia e agli aspetti devozionali”; “La composizione e i problemi legati ai modi e luoghi della fruizione: prospettive”; “Il rapporto con le istituzioni e la società: committenza, diffusione, insegnamento”. Ogni mattina i lavori sono stati introdotti da una breve meditazione accompagnata dal canto, affidato – avvicinandosi così a tre diverse forme musicali – al Coro dei monaci benedettini dell’Abbazia di Sant’Anselmo all’Aventino, al Coro del Pontificio Collegio Pio Romeno e al Coro Polifonico «Santa Cecilia» diretto da Claudio Dall’Albero.

Al Congresso hanno partecipato esponenti del mondo della musica e della cultura provenienti dalle più diverse aree geografiche e culturali, così da avere un quadro il più possibile esaustivo sulle diversità e le radici comuni. Da parte dei numerosi relatori – non soltanto uomini di Chiesa ma anche studiosi, compositori e musicologi di estrazione laica, desiderosi di un dialogo serio ed approfondito con le realtà ecclesiali – l’attenzione è stata rivolta all’impatto delle diverse tradizioni culturali e musicali sulla sfera della musica sacra, sia nel campo del suo uso liturgico che in quello delle manifestazioni popolari, scendendo nei dettagli dell’eredità storica, dello stile, delle tecniche riproduttive, dell’esecuzione e del rapporto con la Chiesa: se essa funge tuttora da stimolo creativo, in quali modi, tempi e con quale responsabilità.

Hanno partecipato al Congresso Luciano Berio, Presidente dell’Accade­mia Nazionale di Santa Cecilia, insieme ad altri illustri Accademici: Alberto Basso, Giovanni Carli Ballola, Irma Ravinale, Roman Vlad, Agostino Ziino. E con loro alcuni giovani noti compositori italiani: Michele Dall’Ongaro, Lorenzo Ferrero, Marco Frisina, Carlo Galante, Carlo Pedini, Carlo Piacentini, Marco Tutino. I direttori d’orchestra Gianluigi Gelmetti e Daniel Nazareth; i professori Enrico Fubini, Peter Ryom, Leopold Kantner, Xu Changjun, giunto dalla Cina Popolare, e Antonio Sardi de Letto; Mimma Guastoni in rappresentanza di “Musica per Roma”, la Società che dovrà gestire la nuova “Città della Musica” di Roma. Dalla Francia: André Gouzes, Dom Daniel Saulnier, Jean-Paul Lécot, Pascal Ide; dal Medio Oriente, Louis Hage, dall’Università Santo Spirito di Kaslik, in Libano; dall’Africa, Dom Dominique Catta, dell’Abbazia di Ker Moussa in Senegal; dall’America, Norah Duncan IV di Detroit e Marta Lambertini di Buenos Aires. Importante, inoltre, la presenza di alcuni Delegati fraterni: in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, Antonios Alygizakis, proveniente dall’Università di Tessalonica; del Patriarcato della Chiesa Ortodossa Russa, Sorella Anna, dal Monastero di San Nicola di Kaliningrad; della Comunione Anglicana la compositrice ed organista di Norwich, Katherine Dienes-Williams, e della Federazione Luterana Mondiale Claus-Eduard Hecker, Landeskirchenmusik­direktor di Wolfenbüttel, in Germania.

Per l’importanza e l’attualità dei temi trattati, si è aperto anche un ampio dibattito, dal quale sono emerse una serie di considerazioni e di proposte riassunte nelle conclusioni, che qui di seguito pubblichiamo.

 

Tradizione e innovazione
della musica sacra nelle Chiese cristiane

Su iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, con la collaborazione del Teatro dell’Opera di Roma e del Pontificio Istituto di Musica Sacra, si è tenuto in Vaticano, dal 25 al 27 gennaio 2001 un Congresso Internazionale di Musica Sacra sul tema: “Tradizione e innovazione della musica sacra nelle Chiese cristiane”.

Sono intervenuti trentanove specialisti provenienti da quattro Continenti e da tredici Paesi, assieme ad alcuni Delegati fraterni del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, del Patriarcato della Chiesa Russa Ortodossa, della Comunione Anglicana e della Federazione Luterana Mondiale. Sono stati invitati a partecipare anche rappresentanti qualificati della Comunità ebraica, tenendo conto del legame originario fra la liturgia ebraica e la liturgia cristiana.

Le diversità di origine e di preparazione, di cultura e di specializzazione degli intervenuti, hanno svelato l’immensa ricchezza spirituale e culturale del patrimonio della musica sacra. Dall’abbazia benedettina che coltiva quotidianamente il canto gregoriano al santuario che accoglie milioni di pellegrini provenienti da vari Continenti, dai maestri di cappella specializzati nella polifonia classica ai compositori contemporanei di musica sacra, lo scambio di esperienze e di idee ha fatto emergere un intento comune: servire il culto liturgico nella diversità delle situazioni concrete, ma ha anche messo in risalto le sfide nuove legate alle mutazioni culturali contemporanee. Infatti, le difficoltà e gli ostacoli incontrati dalla musica sacra, oggi, vanno collegati allo smarrimento culturale più ampio, che caratterizza parte delle società odierne. Quindi, si avverte la necessità di un’azione concertata ad ampio raggio cultura­le per invertire la tendenza ad un certo appiattimento della stessa musica sacra.

La liturgia della Sinagoga, delle Chiese ortodosse, della Chiesa cattolica in India, come le esperienze d’inculturazione del canto liturgico intraprese dalla Chiesa in Africa da ben trentacinque anni, fanno percepire la necessità di superare una opposizione artificiale fra il patrimonio culturale sacro del passato e la creazione contemporanea, per vedere nel patrimonio gregoriano e classico non solo un retaggio prezioso e immutabile, ma anche una sorgente di ispirazione, in quanto questo patrimonio ci trasmette la chiave di ogni vera musica sacra: esercitare un autentico ministero in seno alla liturgia della Chiesa, avvalendosi delle concrete ricchezze culturali odierne per attuare i grandi principi che hanno presieduto alla creazione di questo immenso patrimonio.

Nel corso della discussione sono apparsi alcuni punti fermi che sono altrettante sfide da raccogliere ora, al fine di promuovere un profondo rinnovamento della musica sacra all’alba del nuovo millennio.

1. La musica sacra è al servizio della liturgia. Quindi, occorre fare riferimento a criteri specifici sia per la composizione sia per l’esecuzione di tale musica. Perché il canto gregoriano e la polifonia sacra, classica e contemporanea, svolgano la loro missione al servizio del culto e non siano soltanto oggetto di studio universitario, occorre – anche con aiuti economici esterni – dare un nuovo slancio ai cori delle cattedrali e dei santuari, ma anche appoggiare e sostenere le comunità più modeste con un repertorio adatto alle loro possibilità concrete, perché la musica sacra fa parte dell’annuncio del Vangelo e della celebrazione, da parte del popolo cristiano, del mistero d’amore e di salvezza attuatosi in Cristo.

2. Attualmente si osserva ancora una mancanza di coesione negli intenti delle persone impegnate nella musica sacra. Occorre riconciliare le forze impegnate per riaffermare i valori della musica in cui la Chiesa crede. Si sottolinea l’importanza dell’istanza universitaria e la valenza delle cattedre di musica sacra in queste istituzioni creatrici di cultura.

3. Il Concilio Vaticano II ha dato le indicazioni necessarie all’incultu­razione della musica sacra nelle varie culture, perché la musica sacra è indissociabile dalla proclamazione della Parola di Dio. Il cristianesimo è aperto a tutte le culture. Questo universalismo mette la Chiesa a contatto anche con i limiti e con le imperfezioni legate alle culture e alla stessa natura umana.

4. Si prende atto di una forte volontà di elevare il livello attuale della musica sacra. Poiché questa non è fine a se stessa, ma è un ministero in seno alla liturgia, occorre promuovere una vera cooperazione tra l’artista e la Chiesa per favorire la creazione di una musica liturgica di qualità, nucleo della musica sacra. Per superare l’individualismo, si avverte la necessità di aprirsi a realtà in cui il canto sacro viene coltivato quotidianamente, ad esempio i monasteri.

5. La formazione nei seminari e nei noviziati deve includere lo studio e la pratica della musica sacra e l’acquisto dei criteri necessari al discernimento dei Pastori, reso più arduo e necessario dalla secolarizzazione della cultura dominante.

6. La risposta alla crisi attuale della musica sacra sarà più adatta e più forte se risulta essere frutto di un impegno comune delle Chiese cristiane. La cooperazione in questo campo dalla forte valenza teologica, spirituale e culturale, è una delle vie dell’impegno ecumenico.

Questo Congresso ha dimostrato che la musica sacra intesa nel suo significato più ampio, cioè non solo come musica composta per la liturgia, ma anche come musica di ispirazione religiosa, è la via privilegiata, un ponte culturale fra il Vangelo di Cristo e quanti, pur essendo sensibili ai valori trasmessi dalla fede cristiana, non riconoscono in Gesù il Verbo di Dio incarnato per la nostra salvezza. E’ più che mai attuale l’affermazione di Dostoevskij, ripresa da Giovanni Paolo II nella sua Lettera agli artisti: “La bellezza salverà il mondo”.

 P. Bernard Ardura O.Praem.
Segretario del Pontificio Consiglio della Cultura

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From 25 to 27 January 2001, an International Congress on Sacred Music was held in the Vatican’s New Synod Hall. The theme was Tradition and Innovation in Sacred Music in the Christian Churches. The focus was on some important themes connected with sacred music, considered both in terms of cultural and spiritual heritage, but primarily with regard to making sacred music more widely known, and to its use in liturgical and non-liturgical contexts, with reference to problems linked to how music can best be heard, appreciated and taught. There was explicit reference throughout to cultural diversity, to various cultivated and popular traditions, to composition, to practical questions linked to performance and production, as well as to links with Church structures and musical and cultural institutions.

Del 25 al 27 de enero de 2001 se ha celebrado en el Aula Nueva del Sínodo, en el Vaticano, un Congreso Internacional de Música Sacra, sobre el tema: Tradición e innovación de la música sacra en las iglesias cristianas. Se han abordado algunos temas de alcance general que afectan a la música sacra, a su patrimonio cultural y espiritual, y también, y sobre todo, a su difusión, al uso litúrgico y extra-litúrgico actuales, con los problemas relativos a la escucha y la enseñanza. Todo ello en referencia a las diversas culturas, a las tradiciones cultas y populares, a la ejecución, a las relaciones con las instituciones de la Iglesia, musicales y culturales.

Du 25 au 27 janvier 2001, dans l’Aula Nuova du Synode au Vatican, s’est tenu un Congrès international de Musique sacrée sur le thème : Tradition et innovation de la musique sacrée dans les églises chrétiennes. Y ont été abordés un certain nombre de thèmes de grand intérêt, qui concernent la musique sacrée, son patrimoine culturel et spirituel, mais aussi et surtout sa diffusion, son utilisation liturgique ou extra-liturgique actuelle, avec les problèmes connexes liés à son écoute et à son enseignement, et ceci en référence aux diverses cultures, aux traditions cultivées et populaires, à la composition, à l’exécution, aux rapports avec les réalités ecclésiales et avec les institutions musicales et culturelle.


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