LA SANTA FAMIGLIA E IL PROSSIMO INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
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OSSERVATORE ROMANO
Domenica 29 Dicembre 1996

LA SANTA FAMIGLIA
E IL PROSSIMO INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE A RIO DE JANEIRO

Dall'11 al 13 dicembre 1996 si è svolto in Vaticano, ad iniziativa del Pontificio Consiglio per la Famiglia, una riunione dei Presidenti delle Commissioni Episcopali per la Famiglia delle Conferenze Episcopali Latino-americane, sotto la presidenza del Card. Alfonso López Trujillo. I partecipanti si sono proposti di approfondire le grandi linee sulle quali di muoverà il Secondo Incontro mondiale del Santo Padre con le Famiglie, che avverrà a Rio de Janeiro nei giorni 4 e 5 di ottobre prossimo, alla luce del tema generale:"La famiglia :dono ed impegno, speranza dell'umanità".

La festa della Santa Famiglia reca grande luce su tali eventi ecclesiali, perché, essendo sorgente inesauribile di tutti i buoni propositi e di tutti gli atteggiamenti di vita degli uomini, fa sì che ciascuno si ritrovi in qualcuno dei suoi protagonisti: i padri potranno rispecchiarsi in San Giuseppe, le madri in Maria, i figli in Gesù. La Festività offre così l'occasione per tornare ad approfondire la vasta tematica che è emersa in quei tre giorni di confronto e di scambio di esperienze pastorali.

La famiglia, oggi più che mai, è al centro delle occupazioni e preoccupazioni della Chiesa e dei suoi pastori, perché, come ha detto lo stesso Card. López Trujillo nella intervista rilasciata alla Radio Vaticana:" pare essere in corso una specie di invasione contro i diritti delle famiglie, con l'attuale mentalità anti-vita, con l'impostazione ben nota delle politiche demografiche, con i progetti che sono chiaramente di controllo demografico". La stessa denuncia ha espresso il Santo Padre nel discorso rivolto ai Presuli riuniti in quel convegno:"Negli ultimi anni abbiamo assistito con viva preoccupazione all'insorgere di una sfida sistematica alla famiglia, che mette in dubbio i suoi valori perenni, che sono il supporto della stessa istituzione naturale" ( 13 dicembre 1996).

E' stato fatto osservare nei vari interventi come la visione della famiglia presentata nella Sacra Scrittura non corrisponde sotto vari aspetti alla situazione della famiglia attuale. Oggi la cellula familiare è particolarmente aggredita.Il suo diritto nativo, la sua morale, la sua economia e la stessa sua funzione sono spesso messi in discussione. Dal punto di vista morale, lo spinoso problema della limitazione delle nascite e l'aumento del numero dei matrimoni falliti obbligano i cristiani a riprendere consapevolezza del carattere sacro della famiglia. Tutte le famiglie cristiane dovrebbero oggi recarsi spiritualmente a Nazareth ed ivi apprendere l'arte di vivere in spirito di famiglia. E' questo quanto ricordava il papa Paolo VI, allorché, pellegrino in Terra Santa nel gennaio del 1964 , ebbe a dire in un discorso rimasto famoso:"Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere come è dolce e insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale". A questo messaggio fa eco Giovanni Paolo II quando afferma con voce profetica che "l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia", manifestando, in pari tempo, l'urgenza che "ogni uomo di buona volontà si impegni a salvare ed a promuovere i valori e le esigenze della famiglia" (Familiaris consortio,86).

Tutti gli sforzi per realizzare una società ordinata e fiorente saranno vani, finché non si riuscirà a dare sanità morale e forza interiore alla famiglia, così come sarà vano sperare in un organismo forte e ben funzionante, finché il cuore sarà pieno di scompensi.

Per questo le pubbliche autorità, l'opinione pubblica e tutti i centri d'informazione o di cultura, che hanno incidenza nella mentalità comune, compirebbero un vero delitto contro il genere umano, se invece di consolidare l'armonia della famiglia, contribuissero a minarla. Armonia della famiglia significa anzitutto tener conto delle leggi inviolabili di Dio. Chi rispetterà tali norme avrà riguardo anche per ogni altro legittimo ordinamento. Trascurare i comandamenti di Dio significa condurre presto alla rovina anche i valori umani e terreni della famiglia. I responsabili della cosa pubblica non devono indebolire i legami familiari o, peggio, favorirne la dissoluzione, sia pure sotto l'etichetta speciosa di un mal inteso senso di libertà e di civiltà. Devono inoltre provvedere alle condizioni di un giusto sviluppo, combattendo ogni forma di miseria materiale e morale. Di fronte a una società poco sensibile ai fondamentali valori dell'amore, le coppie sono chiamate a testimoniare la gratuità dell'amore, spesso offesa dall'egoismo; l'apertura alla vita, sempre più misconosciuta da una sessualità volta esclusivamente al piacere e al gioco; la fedeltà al vincolo, compromessa dalla volubilità di legami puramente istintivi.

Questi gravi problemi non si possono risolvere senza una chiara visione della famiglia alla luce del messaggio evangelico e, più precisamente, della Santa Famiglia di Nazareth. Il criterio del successo della vita familiare va ricercato anzitutto nell'esercizio dell'amore autenticamente cristiano, che è la vera fonte dell'unità del nucleo familiare. Questa esigenza comporta un continuo superamento del proprio egoismo. Se si vuole risanare la famiglia, occorre cominciare con la riscoperta dell'amore e delle sue esigenze irrinunciabili, proprio perché essa "è una saggia istituzione del Creatore per realizzare nell'umanità il suo disegno di amore "(Humanae vitae,8). L'amore non può essere una semplice forza istintiva o un vacuo sentimentalismo. L'amore è una risorsa data da Dio. L'amore deve trasfigurarsi in vera e nobile oblazione. E' l'amore così inteso che fa la famiglia cristiana e che, rivestito di grazia e motivato dalla volontà di Dio, cementa i cuori, dà forza per l'elevazione morale, ponendo al riparo contro ogni degradazione. Un tale amore sa associarsi generosamente al sacrificio personale anche duro, offerto a Dio e indirizzato al bene del congiunto; sa riscaldare le zone di freddezza e di incomprensione. Dio vuole l'amore umano con tutte le sue connotazioni e implicanze di ogni ordine e livello, ma lo vuole collegato con le finalità da lui stabilite e corroborate con la vita sacramentale. Ciò servirà a consolidarlo contro le vicissitudini della routine quotidiana, la quale attenta alla sua durata e alla sua freschezza. A questo proposito Giovanni Paolo Ii afferma:"Il principio interiore, la forza permanente e la meta ultima del compito della famiglia è l'amore: come senza l'amore, la famiglia non è comunità di persone, così senza l'amore, la famiglia non può vivere, crescere e perfezionarsi come comunità di persone" (Familiaris consortio,18).

Ogni famiglia deve perciò modellarsi su quella di Nazareth. Anche se la prerogativa verginale di Maria e di Giuseppe non vuole essere norma, deve però essere ritenuta esempio mirabile di docilità alle intenzioni divine. In queste ultime ci sono i valori inviolabili della fecondità, del rispetto geloso della vita, anche quella appena sbocciata nel seno materno, della castità matrimoniale, dell'unità e indissolubilità, dell'educazione della prole, della considerazione responsabile della propria e dell'altrui dignità. I valori più suggestivi della sposa e della madre trovano in Maria una sintesi ineguagliabile. E' un termine di paragone con il quale ogni donna può valutare nella giusta misura la sua vera grandezza e la maniera di affermarla. Il riconoscimento da parte dell'uomo dei compiti meravigliosi della donna nella famiglia secondo la visione evangelica, ha in san Giuseppe una personificazione esemplare e una verifica. Sia pure con difficoltà e in seguito alle illuminazioni superiori, egli seppe comprendere la missione di Maria, sua sposa e accettò il posto assegnatogli da Dio accanto a lei. Ogni sposo deve stimare la vocazione della sua sposa e collaborare saggiamente con lei per chiarirla ed approfondirla, senza mai comprometterla (cf. Gaudium et spes,nn.49-51). Gli sposi veramente cristiani sanno individuare e combattere i non pochi nemici del loro vero bene e fra questi non solo l'egoismo, l'edonismo e il gretto utilitarismo, ma anche l'incredulità, la scarsa sensibilità morale e sociale, l'assenza di ideali e la mancanza di sapiente spirito critico sulle carenze dell'ambiente esterno.

Di qui sorge la necessità della priorità da accordare alla pastorale della famiglia come ricordava il Santo Padre Giovanni Paolo II, inaugurando a Puebla la 3· Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-Americano:"Fate ogni sforzo perché vi sia una pastorale della famiglia. dedicatevi ad un settore così prioritario con la certezza che la evangelizzazione nel futuro dipenderà in gran parte dalla chiesa domestica. Essa è la scuola dell'amore, della conoscenza di Dio, del rispetto alla vita,alla dignità dell'uomo. Tale pastorale è tanto più importante in quanto la famiglia è oggetto di tante minacce". (28.I.1979).

E' così che dalla spiritualità nazaretana viene nuovo vigore e nuovo rigore alla famiglia. In tal modo essa, nella molteplicità delle sue articolazioni è stimolata a confrontarsi costantemente con il disegno di Dio, secondo le parole di Paolo alle comunità familiari di Colossi:" Fratelli, rivestitevi come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonadovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi. Al di sopra di tutto ci sia l'amore, che è il vincolo della perfezione (Col 3,12-14).

Soltanto se riuscirà ad interiorizzare questi insegnamenti, la famiglia si realizzerà in pienezza nella sua dignità di dono e nella sua finalità di donazione agli altri.

Francesco Di Felice
Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia

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