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XIX ASSEMBLEA PLENARIA
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
ROMA, 8-10 FEBBRAIO 2010
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 INIZIATIVE DEL DICASTERO

INTERVENTO DEL CARDINALE ENNIO ANTONELLI,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
 

 

1. Attività ordinaria

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia svolge già una attività ordinaria piuttosto gravosa dato il numero assai ristretto dell’organico (solo 13 persone, oltre il Cardinale Presidente): rapporti con le Conferenze Episcopali e con i Vescovi; rapporti con le associazioni per la famiglia e per la vita; rapporti con altri organismi della Santa Sede e con molti altri soggetti ecclesiali e civili; organizzazione di Convegni e Seminari di studio; partecipazione a Convegni organizzati da altre istituzioni.

 

2. Progetto “La famiglia soggetto di evangelizzazione”

In seguito al VI Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico, è emersa l’opportunità di mettere in cantiere due progetti: uno sul versante più direttamente ecclesiale “La famiglia cristiana soggetto di Evangelizzazione” e l’altro piuttosto sul versante civile “La famiglia risorsa per la società”.

Il primo progetto “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione” vorrebbe essere un servizio alla comunione ecclesiale e alla pastorale familiare. In molti Paesi si stanno attuando esperienze pastorali assai belle e fruttuose, che valorizzano o mirano a valorizzare le famiglie come soggetti responsabili e attivi della missione evangelizzatrice. Vorremmo promuovere un’ampia raccolta e una messa in circolazione, dopo adeguato discernimento, delle esperienze che saranno ritenute più significative e più idonee a stimolare e ispirare nuove esperienze.

Perché raccogliere, segnalare e comunicare le esperienze? Perché sono fatti concreti e i fatti parlano con più efficace eloquenza che non le idee. L’indicativo persuade e muove all’impegno più dell’imperativo e dell’ottativo, il dono più del dovere. Non si tratterà di ripetere tali e quali le stesse esperienze, ma di lasciarsi interpellare da esse, rallegrarsene davanti a Dio, eventualmente aprirsi alla collaborazione o almeno imparare a non assolutizzare la propria visione delle cose, la propria prospettiva e metodologia.

Perché concentrarsi sulla famiglia come soggetto di evangelizzazione? Innanzitutto perché come destinataria di evangelizzazione è già molto presente nell’attenzione degli operatori pastorali, mentre è da incoraggiare e valorizzare molto di più come soggetto di evangelizzazione sia nella sua vita familiare ordinaria sia nelle attività specifiche, secondo l’insegnamento di Giovanni Paolo II: “La famiglia cristiana è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo proprio e originale, ponendo cioè al servizio della Chiesa e della società se stessa nel suo essere e agire, in quanto intima comunità di vita e di amore” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio 50).

Evangelizzare è trasmettere agli altri l’amore di Cristo attraverso la fede professata e testimoniata con la parola, con l’azione e con tutto il modo di vivere. Anzi, alla luce della fede, si potrebbe dire più precisamente che Cristo stesso evangelizza attraverso i suoi discepoli, nella misura in cui essi vivono la comunione con lui, condividono il suo amore appassionato per tutti gli uomini, diventano suoi cooperatori per lo sviluppo umano nella storia e per la salvezza eterna oltre la storia. In concreto e in senso proprio evangelizza non l’uomo semplicemente onesto, non il battezzato che si è allontanato dalla Chiesa, non il praticante conformista rispetto al mondo, ma solo il cristiano che vive una spiritualità cioè fa esperienza di un rapporto sincero e vitale con Cristo (Ascolto della Parola, Eucaristia, preghiera, conversione permanente) e che da Cristo riceve “un di più” di speranza, di verità, di energia e di gioia per farsi carico degli altri e portare la croce. Analogamente evangelizza non la famiglia semplicemente buona e socialmente decorosa, non la famiglia praticante e tuttavia allineata con i modelli di vita secolarizzata, ma la famiglia impegnata in un serio cammino spirituale e consapevole della sua responsabilità missionaria.

Gli operatori pastorali a livello diocesano e parrocchiale dovrebbero innanzitutto mirare a convertire le famiglie praticanti in famiglie spirituali ed evangelizzanti. Non si tratta di privilegiare alcuni a scapito degli altri. Elevare i pochi è il miglior modo per arrivare a tutti, per offrire anche agli indifferenti e ai non credenti la concreta possibilità di incontrare Cristo. La famiglia, infatti, può evangelizzare in casa (edificazione reciproca; trasmissione della fede ai figli), nell’ambiente (relazioni con i vicini, i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro ecc.), nella scuola (collaborazione con i docenti), in parrocchia (inserimento nelle attività catechetiche, liturgiche, caritative, culturali, ricreative).

Alcune famiglie, idonee e specificamente preparate, potranno svolgere anche compiti di animazione in varie attività pastorali (educazione dei ragazzi, itinerari per fidanzati, incontri di famiglie). Potranno dedicarsi alle associazioni di formazione e di impegno civile a difesa della vita e dei diritti della famiglia. Potranno perfino dedicarsi, come già avviene, alla missione per eccellenza che è la “Missio ad gentes”.

Su questo progetto “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione” il Dicastero ha organizzato già un Seminario Internazionale di Studio, tenuto a Roma il 10 e 11 settembre 2009; organizzerà inoltre un grande Convegno ecclesiale a Roma il 9-10-11 settembre 2010.

Su questo progetto desideriamo i vostri suggerimenti, a voce o per iscritto, quanto prima possibile.

Come raccogliere le esperienze prima, durante e dopo il Convegno?

Come descriverle e presentarle (Ad es. storia, motivazione, difficoltà e opportunità, forme concrete di attuazione, frutti, eventuali limiti)?

Come ordinarle (Ad es. secondo i capitoli della pastorale familiare: preparazione al matrimonio, accompagnamento dei coniugi, gruppi di formazione, preghiera in famiglia, vicinanza alle coppie irregolari ecc.)?

Con quali criteri selezionare le esperienze da presentare come esemplari e da diffondere maggiormente?

Come e a chi segnalare e comunicare le esperienze esemplari?

Chi invitare al Convegno di settembre (quali vescovi, sacerdoti, operatori pastorali, esperti, Movimenti, Associazioni, ecc.)?

Come articolare i lavori del Convegno?

 

3. Il progetto “La famiglia risorsa per la società”

L’idea del progetto “La famiglia risorsa per la società” ci è stata suggerita da alcune relazioni ascoltate a Città del Messico. Lo scopo ultimo vorrebbe essere quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica di vari Paesi attraverso i dati statistici, mediante i quali si potrà verificare che la famiglia sostanzialmente sana, anche quando non è perfetta, genera importanti virtù sociali e porta benefici assai concreti alle persone e alla società, mentre la “non-famiglia”, cioè la famiglia disgregata, incompleta, ricomposta, ridotta a convivenza di fatto etero o omosessuale, porta sofferenza e danni fisici, psicologici, sociali, economici, oltre che etici e religiosi.

Inoltre si vorrebbe offrire uno strumento e indicare un metodo alle Associazioni Familiari di impegno civile (e ad altri eventuali soggetti), perché sviluppino un’azione culturale, sociale e politica a favore della famiglia fondata sul matrimonio, nelle scuole, nelle parrocchie, nei media, nei convegni, nei parlamenti, nelle istituzioni locali, nazionali, internazionali, motivando con l’eloquenza dei fatti, oltre che con le idee, le loro valutazioni e proposte.

Il progetto si svilupperà su due percorsi:

a) Raccolta e studio dei dati statistici già esistenti in molti paesi (ricerca di sfondo), con attenzione prevalente, anche se non esclusiva, alla “Non-famiglia” e ai danni sociali da essa procurati;

b)    Realizzazione di una nuova indagine sociologica in ogni singolo paese, mirata a rilevare soprattutto i benefici sociali, che la famiglia procura e intende maggiormente procurare, se coadiuvata dagli interventi a sostegno desiderati (ricerca descrittiva ed esplicativa).

La prima fase dei due percorsi interesserà un numero ristretto di Paesi campione (da cinque a dieci), appartenenti a diverse aree geografiche e culturali; si concluderà con un Seminario di studio per il confronto dei dati nel 2011 e con la presentazione dei risultati al VII Incontro Mondiale di Milano nel 2012. Successivamente, se questo primo esperimento avrà avuto successo, si potrà avviare la seconda fase con l’estensione dell’indagine ad altri, e speriamo più numerosi, Paesi.

In ambedue le fasi, l’iniziativa verrà proposta alla Conferenza Episcopale di ciascun Paese interessato, perché la faccia propria, proceda agli adattamenti necessari secondo le esigenze e le disponibilità locali, la realizzi attraverso qualche istituto scientifico di sua fiducia, se ne assuma gli oneri finanziari con il sostegno di eventuali sponsorizzazioni, dia ai risultati la massima pubblicità nel proprio paese, consegnandoli specialmente alle Associazioni Familiari.

Un comitato scientifico ristretto, presieduto dal Prof. Pierpaolo Donati e composto da altri cinque esperti italiani, ha quasi terminato di mettere a punto lo strumento di ricerca. Il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha mostrato disponibilità ad attuare il progetto in Italia. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha individuato una Fondazione disposta a collaborare con la C.E.I. con un consistente contributo finanziario. Il duplice percorso (studio dei dati esistenti in vari Paesi da parte di alcuni studiosi e nuova ricerca sociologica), per quanto riguarda l’Italia, potrebbe svolgersi già durante questo anno 2010. Ma è necessario affrettare l’iniziativa anche in altri Paesi.

Presto la stessa proposta sarà fatta alle Conferenze Episcopali di alcuni paesi campione da noi individuati. Potranno adattarla alla loro situazione nazionale, mantenendo però gli obiettivi e l’impianto generale, perché i risultati siano in qualche misura comparabili tra loro. Il Pontificio Consiglio per la Famiglia è disponibile a dare il suo aiuto sia nel ricercare le eventuali sponsorizzazioni, sia nel procurare la consulenza di qualche esperto.

Entro il prossimo anno 2011 si farà un Seminario di studio sui dati raccolti, per l’approfondimento e il confronto. Successivamente si potranno stampare i volumi relativi ai singoli paesi, ma con uno sguardo alla situazione internazionale. Finalmente tutto il lavoro sfocerà nel VII Incontro Mondiale di Milano (giugno 2012), dove verrà presentato e troverà ampia risonanza. Dopo Milano si potrà eventualmente avviare la seconda fase.

Per lasciare meglio intravedere la possibile risonanza di certi dati statistici nell’opinione pubblica, mi permetto citare alcune percentuali clamorose (sulle quali però sembra calare una certa congiura del silenzio e una certa censura dei media). In Francia i figli di genitori separati, nella percentuale del 25%, continuano a presentare, anche a distanza di anni, problemi psicologici, di adattamento sociale e di rendimento scolastico e lavorativo; costituiscono il 50% dei tossicomani e l’80% dei ricoverati in psichiatria. Negli U.S.A. i figli cresciuti senza la presenza paterna costituiscono il 60% degli stupratori, il 63% dei giovani suicidi, il 69% delle vittime di abusi sessuali, il 72% degli adolescenti omicidi, l’85% dei giovani in carcere, il 90% dei senza fissa dimora. Sono dati riportati dalla stampa, da verificare ancora rigorosamente, ma comunque impressionanti.

Il cammino prospettato è lungo e difficile; però abbiamo già riscontrato vivo interesse in numerose persone autorevoli (vescovi, responsabili di realtà ecclesiali e civili, Associazioni familiari) che, conosciuto il progetto, lo hanno calorosamente incoraggiato. Speriamo che possa incontrare anche il favore di questa Assemblea Plenaria e ricevere da essa preziose indicazioni.

4. Un terzo progetto del Dicastero verrà presentato oggi nel pomeriggio dal Segretario S.E. Mons. Jean Laffitte e dal Sottosegretario Mons. Carlos Simòn Vasquez. Si tratta di un “Vademecum per la preparazione al Matrimonio”, richiesto a noi già da tempo dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per desiderio del Santo Padre.

L’iter di preparazione sarà necessariamente lungo e complesso. Stasera vi sarà consegnata una prima bozza dei “Lineamenta” per raccogliere le vostre prime reazioni. Poi Mons. Laffitte con alcuni esperti perfezionerà il testo dei “Lineamenta” che sarà inviato per consultazione a tutti voi, alle Conferenze Episcopali, ad altre persone e istituzioni qualificate. Sulla base di tale consultazione, sarà redatto l’Instrumentum laboris (bozza del Vademecum) per la futura Assemblea Plenaria del Dicastero forse a fine 2011. Infine il testo del Vademecum sarà inviato alle istanze competenti della Santa Sede per eventuali correzioni e per l’approvazione.

Le esperienze esistenti di preparazione al matrimonio sono così diverse tra loro, che riesce difficile confrontarle persino nell’ambito della stessa nazione. Sembra che un Vademecum possa essere pensato come offerta, ai Pastori e agli Operatori pastorali, di orientamento e criteri per elaborare itinerari di formazione simili al catecumenato (cfr FC 66) o altri percorsi brevi di catechesi proporzionati alle risorse e alle necessità locali.

La Familiaris Consortio chiede una triplice preparazione al matrimonio: remota, prossima, immediata (FC 66). Il Codice di Diritto Canonico chiede una educazione a partire dai minori, una preparazione comunitaria e personalizzata, un accompagnamento dei coniugi anche dopo il matrimonio (Can. 1063). Sono compiti faticosi e difficili da attuare; ma nell’attuale situazione culturale e religiosa sembrano sempre più necessari in vista non solo della fruttuosità del sacramento, ma della stessa validità, che ormai non si può più dare per scontata.

Il progetto “Vademecum” esigerebbe un dibattito molto più prolungato di quello che ci è consentito dal tempo a disposizione. Se non potete intervenire subito in Assemblea, siete pregati di mandare osservazioni e proposte scritte entro il prossimo mese di maggio.

5. Un’altra iniziativa vorremmo mettere a punto, per realizzare una comunicazione più intensa con i membri e i consultori del Dicastero. Ci piacerebbe essere informati frequentemente sulla situazione, gli avvenimenti, le urgenze pastorali, le leggi civili, le sfide e le opportunità, le testimonianze significative, le attività delle diocesi e delle aggregazioni dei fedeli riguardo alla famiglia e alla tutela della vita nei vari paesi. A tale scopo vi viene consegnato un modulo che potrebbe essere utilizzato (peraltro con una certa libertà) per mettere in ordine le informazioni che vorrete inviarci. Se siete d’accordo, la corrispondenza (anche solo via e-mail) potrebbe aver luogo una volta a trimestre.

Intanto oggi stesso, subito dopo questa mia relazione introduttiva ai lavori, potremo ascoltare alcuni brevi interventi sulle priorità pastorali nelle varie aree geografiche.

6. Domani, e in parte anche dopo domani, rifletteremo sul tema “I diritti dell’Infanzia”. Anticipo due considerazioni.

a. Per tutelare i bambini promuovere la famiglia
Le femministe, gli omosessuali, i neomaltusiani vorrebbero governare la società “in prospettiva gender”; sarebbe una scelta ideologica disastrosa. Le associazioni familiari propongono come alternativa che la società sia governata “secondo la prospettiva famiglia”: sarebbe una scelta ottima, ma purtroppo incontra difficoltà nella mentalità individualista, libertaria e consumista, assai diffusa. Mi sembrerebbe una strategia intelligente quella di mettere in primo piano “la prospettiva bambini”. Si parla tanto dei diritti degli adulti; è ora di dare la priorità ai diritti dei bambini. Non diritto degli adulti ad avere un figlio o a non averlo a qualsiasi costo; ma diritto del bambino ad avere un padre e una madre che si amano e lo amano, a crescere insieme con loro, ad essere educato da loro e secondo i loro valori, a ricevere sicurezza e a formarsi una solida identità personale, ad avere una famiglia unita e aperta, eventualmente ad essere adottato da una coppia formata da un uomo e una donna. Se si guardassero le cose dal punto di vista dell’interesse del bambino, cambierebbe la percezione del divorzio, della procreazione artificiale, della pretesa di singles e di coppie omosessuali all’adozione, della priorità data alla professione e alla carriera, dell’organizzazione del lavoro, di tante altre cose ancora. Un solo esempio. Nella prospettiva-bambini verrebbe a cadere ogni motivo per concedere il matrimonio o un qualsiasi riconoscimento pubblico a una coppia omosessuale, che rimarrebbe così collocata tra le varie forme private di relazioni interpersonali. Il matrimonio, invece, da un punto di vista civile, risalta nel suo pieno significato in rapporto ai figli e al futuro della società, come istituzione di protezione e di ordinato sviluppo. “E’ soltanto a motivo dei bambini che le relazioni sessuali diventano importanti per la società e degne di essere prese in considerazione da una istituzione legale” (Bertran Russel, Marriage and Models). La prospettiva-bambini rafforza dunque la prospettiva-famiglia.

b. I Pastori della Chiesa, secondo la loro missione di educare le coscienze e di proclamare la verità su Dio e sull’uomo, sono chiamati continuamente a prendere posizione nel dibattito pubblico su temi di bioetica e di diritto familiare. Purtroppo vengono molto spesso accusati ingiustamente di indebita ingerenza e di violazione della laicità dello Stato. Mi sembra che tali accuse potrebbero essere indebolite e soprattutto che la difesa della vita e della famiglia potrebbe essere potenziata se in prima fila ci fossero le Associazioni di cristiani laici.

L’azione pastorale a diversi livelli (nazionale, diocesano, parrocchiale) dovrebbe promuovere decisamente le associazioni familiari di impegno civile coerente con il Vangelo, motivando fortemente le famiglie ad aderire in massa. Non bisogna dimenticare l’appello e il monito di Giovanni Paolo II: “Le famiglie devono essere le prime a far sì che le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non danneggino, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri delle famiglie. In questo senso devono crescere nella consapevolezza di essere protagoniste della cosiddetta politica familiare e assumersi la responsabilità di trasformare la società; altrimenti le famiglie saranno le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza” (Familiaris Consortio, 44).

Riguardo alle cose temporali, i cristiani laici sono chiamati ad operare come protagonisti e i Pastori a orientarli come educatori delle coscienze. E’ bene che i laici e le loro associazioni siano in prima fila e che i vescovi e i sacerdoti siano in seconda fila.

Grazie della vostra attenzione.

 

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