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PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

SCUOLA ANIMATORI DI FAMIGLIE NUOVE
“… ed incominciò a mandarli a due a due…” (Mc 6,7)

OMELIA DI S.Em. ENNIO CARD. ANTONELLI
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
 

Castelgandolfo, 11 marzo 2010

 

Gesù metteva al centro del suo insegnamento etico la dignità della persona umana e confermava, anzi radicalizzava, i comandamenti di Dio che riguardavano la legge naturale, cioè i veri beni oggettivi dell’uomo, ad esempio non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. Invece relativizzava, anzi, quando danneggiavano il bene reale dell’uomo, trasgrediva le leggi che riguardavano le tradizioni culturali e religiose del popolo, ad esempio l’osservanza del sabato, il culto del tempio, la purità legale. Per questo gli scribi, i farisei, i sacerdoti lo consideravano un falso profeta, che voleva distruggere la religione di Mosè, e attribuivano i suoi miracoli alla potenza di Satana. “E’ per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni” (Lc 11, 15).

Gesù contestava questa malevola interpretazione, facendo osservare che i suoi miracoli non erano solo opera di potenza, ma anche e soprattutto di amore. Egli non usava il suo potere per fare il male, ma solo per fare il bene e ridare a tutti la pienezza della vita, perciò era evidente che egli operava in virtù dello Spirito Santo e non con la forza di Satana, lo spirito malvagio. “Se io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11, 20; cfr Mt 12, 28 “Spirito di Dio”).

Gesù mette se stesso al centro del regno di Dio. Il Regno, cioè la presenza salvifica, definitiva e personale di Dio nella storia, è Gesù stesso (cfr Origene: “autobasileia”, “il regno in persona”). Per questo Gesù, pur essendo totalmente umile, obbediente al padre, disinteressato verso gli uomini, rivendica un’autorità divina e avanza pretese inaudite come quella che abbiamo ascoltato nel vangelo di oggi: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde” (Lc 11, 23).

Essere cristiani è credere in Gesù, Figlio di Dio e unico Salvatore, e unirsi a lui mediante i sacramenti. Essere cristiani adulti è vivere consapevolmente un rapporto personale con lui e sentirsi da lui mandati in missione nel mondo. “L’azione evangelizzatrice … è il segno più chiaro della maturità della fede” (Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, 49).

Evangelizzare è trasmettere agli altri l’amore di Cristo attraverso la fede professata e testimoniata. In concreto e in senso proprio, evangelizza realmente non l’uomo semplicemente onesto, non il battezzato che si è allontanato dalla Chiesa, non il praticante conformista rispetto al mondo, ma solo il cristiano che fa esperienza di un rapporto sincero e vitale con il Signore Gesù Cristo (ascolto della Parola, Eucaristia, preghiera, impegno permanente di conversione, vita nuova secondo lo Spirito) e che da Cristo riceve “un di più” di speranza, “un di più” di significato e valore per le persone e per la vita nelle sue varie dimensioni, “un di più” di luce per il discernimento, “un di più” di energia e di gioia per farsi carico degli altri e portare la croce di ogni giorno. Costui trasmette agli altri l’amore di Cristo, manifesta la sua presenza, consente a Cristo di incontrare e attrarre a sé le persone.

Analogamente, in senso proprio e credibile, evangelizza non la famiglia semplicemente rispettabile, non la famiglia praticante e tuttavia allineata con i modi di pensare e di agire secolarizzati; ma la famiglia che vive una spiritualità cristocentrica, trinitaria, biblica, eucaristica, ecclesiale, laicale, cioè incarnata nelle realtà terrene, nelle molteplici relazioni e attività di ogni giorno; la famiglia che vive l’amore come dono e comunione, quale partecipazione all’alleanza nuziale di Cristo con la Chiesa, quale riflesso della comunione trinitaria delle persone divine e anticipo della festa nuziale nell’eternità. “Le sfide e le speranze che sta vivendo la famiglia cristiana – dice Giovanni Paolo II – esigono che un numero sempre maggiore di famiglie scoprano e mettano in pratica una solida spiritualità familiare nella trama quotidiana della propria esistenza” (Discorso, 12.10.1980).

Occorre dunque responsabilizzare e incoraggiare le famiglie, a cominciare da quelle praticanti, a crescere nella spiritualità e nella testimonianza evangelica. Oggi è necessario più che mai un cristianesimo mistico, fraterno, missionario; occorrono cristiani che accolgano in se stessi, vivano e trasmettano agli altri l’amore di Cristo, con il comportamento, la parola e le opere. Non importa che essi siano delle minoranze, purché siano autentici. I pochi possono cooperare con Cristo alla salvezza di tutti. Diceva Paolo VI che non bisogna aver paura della notte finché ci sono dei fuochi accesi che illuminano e riscaldano. A sua volta Benedetto XVI ha affermato ripetutamente che sono le “minoranze creative” a fare la storia. Possiamo vederne una conferma nei movimenti e nelle nuove comunità ecclesiali che lo Spirito Santo ha suscitato come risposta alle necessità del nostro tempo. Voi, “Famiglie Nuove”, siete tra queste “minoranze creative”.

La famiglia può evangelizzare innanzitutto nella sua casa mediante la preghiera e l’ascolto comune della parola di Dio, il dialogo, l’esperienza concreta della comunione, l’edificazione scambievole, la catechesi familiare (cfr Giovanni Paolo II, Cat. Trad. 68). Può evangelizzare nel suo ambiente mediante le relazioni con i vicini, i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro, la scuola, i compagni di sport e divertimento, altri referenti sociali. Può evangelizzare nella parrocchia mediante la partecipazione fedele alla messa domenicale, la collaborazione sistematica nel cammino catechistico dei figli, l’inserimento nelle attività formative, caritative, ricreative, la partecipazione a incontri di famiglie, a gruppi, movimenti e associazioni, l’animazione di itinerari di educazione dei giovani all’amore e di preparazione dei fidanzati al matrimonio, la vicinanza alle famiglie in difficoltà (cfr Paolo VI, Evang. Nunt. 71).

“La famiglia cristiana è inserita a tal punto nel mistero della Chiesa da diventare partecipe, a suo modo, della missione di salvezza propria di questa: i coniugi e i genitori cristiani, in virtù del sacramento, hanno, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio. Perciò non solo ricevono l’amore di Cristo diventando comunità salvata, ma sono anche chiamati a trasmettere ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità salvante” (Giovanni paolo II, Fam. Cons., 49).

Famiglia, comunità salvata e salvante, evangelizzata ed evangelizzante, destinataria e soggetto di evangelizzazione. Discepoli, amici, fratelli, collaboratori del Signore Gesù, da lui scelti per stare con lui e per essere inviati (cfr Mc 3, 14). “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18, 20). “E incominciò a mandarli a due a due” (Mc 6, 7).

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