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INTERVISTA DEL CARDINALE ENNIO ANTONELLI,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
AL "FOGLIO"*

 

1. Eminenza, che impressione le fanno le continue uscite sui media di notizie che parlano di abusi su minori commessi da sacerdoti?

Mi danno profonda sofferenza per il danno recato alle vittime, per la mancata fedeltà al Signore dei sacerdoti responsabili, per il fango che deturpa l’immagine della Chiesa, per lo scandalo che subiscono tante persone condizionate dai media.

2. Perché a suo avviso è l'attuale Pontefice a subire l'attacco principale da parte dei media?

Innanzitutto è abbastanza evidente che si tratta di un attacco non solo contro il Papa, ma anche e soprattutto contro la Chiesa cattolica come autorevole referente morale nel nostro mondo di oggi. I toni usati, l’accanimento nelle accuse, la ripresa come se fossero notizie attuali di fatti lontani nel tempo e già noti pubblicamente, l’omissione di ogni riferimento alle statistiche, la presentazione della pedofilia come un vizio specifico del clero anziché come un vizio enormemente diffuso nella società: tutti questi elementi e altri ancora configurano chiaramente una “informazione” militante contro la Chiesa. Per offuscare l’immagine della Chiesa e comprometterne la credibilità, è logico che si cerchi di arrivare a colpire il Papa in persona, sebbene la fermezza e la coerenza del suo impegno contro certi comportamenti delittuosi siano conosciuti da sempre.

3. Il Papa ha sempre parlato di valori "non negoziabili" quali la famiglia fondata sul matrimonio, la vita dal suo inizio al suo naturale termine. Valori che interessano molto ovviamente il suo prezioso attuale lavoro all'interno della curia romana. Secondo lei questo suo essere contro la mentalità dominante alimenta un certo astio nei suoi confronti?

E’ in atto un duro contrasto; da una parte l’insegnamento di Gesù Cristo e della Chiesa sull’amore, la sessualità, il matrimonio, la famiglia, il rispetto di ogni vita umana; dall’altra parte la cultura relativista e individualista che provoca la disgregazione della famiglia, riduce l’amore a soddisfazione sessuale e sentimentale egoistica senza impegno e senza sacrificio per il bene dell’altro, sostiene l’equiparazione di forme di convivenza assai diverse tra loro, promuove l’esercizio esclusivamente ludico della sessualità, favorisce la pratica dell’aborto, ed esige il riconoscimento di esso come un diritto. Il Santo Padre, pur essendo molto rispettoso verso tutte le persone, molto attento all’educazione delle coscienze e molto prudente nel discernimento della responsabilità personale di ciascuno, ribadisce con chiarezza la verità oggettiva del bene, le norme morali e il loro significato e valore per l’autentica crescita umana delle persone e della società, smaschera gli idoli e i falsi valori della cultura dominante, mette in guardia contro le illusioni e i pericoli. Questo ovviamente in molti albienti non gli procura simpatie e applausi.

4. Lei conosce Benedetto XVI. Come lo descriverebbe? Che ricordi ha dei momenti che ha potuto passare con lui anche in passato quando era cardinale?

Il Papa mi ha sempre dato l’impressione di un’intelligenza straordinaria, di grande serenità d’animo, di mitezza e di umiltà.

5. Quali le maggiori differenze che lei vede tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II?

Mi sembra che per Giovanni Paolo II fosse più spontanea la comunicazione con le grandi folle, mentre per Benedetto XVI è più spontanea la comunicazione con le singole persone e con i piccoli gruppi. Ambedue sono grandi personalità e un dono prezioso di Dio per la Chiesa e per il mondo di oggi.

6. Eminenza, un'ultima domanda: dove crede debba andare la chiesa nei prossimi decenni? Quale la chiesa del terzo Millennio?

Vedo un cristianesimo più spirituale, cioè più incentrato sul rapporto vivo con la persona di Gesù Cristo, un cristianesimo più comunitario e fraterno, un cristianesimo di testimonianza e missione permanente, almeno per quanto riguarda le cosiddette “minoranze creative” (nuclei impegnati nelle parrocchie, associazioni, movimenti ecc.). Vedo poi un atteggiamento di apertura, di accoglienza e di dialogo verso tutti, in forme diverse secondo la maggiore o minore appartenenza e vicinanza alla Chiesa.

 


*apparsa il 21.04.2010, p. 2.

 

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