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PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

 Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha cessato la sua attività e le sue competenze e funzioni sono state assunte dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.

 

Struttura e obiettivi del Pontificio Consiglio per la Famiglia

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia è stato istituto da Giovanni Paolo II con il Motu Proprio “Familia a Deo Instituta” nel 1981, sostituendo il Comitato per la Famiglia che era stato creato da Paolo VI nel 1973.

Il Consiglio è responsabile per la promozione del ministero pastorale e l’apostolato della famiglia, in applicazione degli insegnamenti e degli orientamenti del Magistero ecclesiastico, in modo che le famiglie cristiane siano aiutate a compiere la missione educativa ed apostolica a cui sono chiamate.

Al Dicastero spetta il compito di promuovere e coordinare gli sforzi pastorali in ordine alla procreazione responsabile e di incoraggiare, sostenere e coordinare le iniziative in difesa della vita umana in tutto l’arco della sua esistenza, dal concepimento alla morte naturale. Relativamente alla pastorale familiare e alla difesa della vita umana, i seguenti temi rientrano nella sfera di competenza del Consiglio: la teologia e la catechesi della famiglia; la spiritualità coniugale e familiare; i diritti della famiglia e del bambino; la formazione dei laici impegnati nella pastorale familiare; i corsi di preparazione al matrimonio.

Il Dicastero si occupa inoltre di altre questioni quali la demografia, la contraccezione e l’aborto, la sterilizzazione, le questioni etiche e pastorali riguardanti l’AIDS e altri problemi di bioetica; la legislazione relativa al matrimonio e alla famiglia, alle politiche familiari e alla tutela della vita umana.

Dal 1994, dietro richiesta delle diverse Conferenze Episcopali, il Consiglio offre Corsi di aggiornamento per Vescovi e operatori pastorali su: “Famiglia, vita e questioni etiche”.

A partire dal 1994, Anno della Famiglia, il Dicastero è responsabile dell’organizzazione degli Incontri Mondiali delle Famiglie svoltisi finora a Roma 1994; Rio de Janeiro 1997; Roma 2000 nel contesto del Giubileo delle Famiglie; Manila 2003; Valencia (Spagna) nel 2006; Città del Messico 2009. Il prossimo incontro si terrà a Milano (Italia) dal 30 maggio al 3 giugno 2012.

Nel 1996 il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha avviato la pubblicazione della Rivista quadrimestrale, “Familia et Vita”, contenente articoli di esperti e Pastori nelle lingue originali su argomenti che rientrano nell’area di competenza del Dicastero. Il Consiglio ha realizzato numerose pubblicazioni, disponibili in diverse lingue, su temi attinenti alla famiglia e alla vita umana.

 

Il Motu Proprio “Familia a Deo instituta”

Il 9 maggio 1981, anno terzo del suo Pontificato, Giovanni Paolo II istituì il Pontificio Consiglio per la Famiglia. La famiglia, voluta da Dio perché fosse la prima e vitale cellula dell'umana società - scrisse allora il Santo Padre -, da Cristo redentore, che si degnò di nascere nella famiglia di Nazaret, fu tanto grandemente onorata, che il matrimonio, intima comunità di amore coniugale e di vita, da cui la famiglia trae origine, fu da Lui elevato alla dignità di sacramento, così da significare efficacemente il mistico patto d'amore tra Cristo e la chiesa (cfr. GS 48).

A ragion veduta, pertanto, il Concilio ecumenico Vaticano II ha qualificato la famiglia come «Chiesa domestica» (LG 11; cfr. anche AA 11), mostrando con tale insegnamento quale peculiare ruolo la famiglia sia chiamata a svolgere nell'intero piano della salvezza, e quanto impegnativo sia perciò il dovere che obbliga i membri della famiglia ad attuare, ciascuno secondo la propria missione, il triplice compito profetico, sacerdotale e regale, che Cristo ha affidato alla chiesa.

Non deve, perciò, stupire che la Chiesa, sempre sollecita lungo il corso dei secoli della famiglia e dei suoi problemi, essendosi oggi accresciuti sia i mezzi atti a promuovere la famiglia sia i pericoli di ogni genere che la minacciano, rivolga ad essa gli occhi con premura anche maggiore.

Testimonianza significativa di tale apostolica sollecitudine è il passo intrapreso dal mio grande predecessore di v.m., il papa Paolo VI, il quale l'11 gennaio 1973 decise di costituire uno speciale «Comitato per la famiglia» con l'incarico di studiare i problemi spirituali, morali e sociali della famiglia, in una visione pastorale. Esso era stato concepito come un organismo di studi e di ricerche pastorali al servizio della missione della chiesa e in particolare della Santa Sede. Con il motuproprio «Apostolatus peragendi» fu disposto che il «Comitato per la famiglia», pur conservando la struttura e la composizione sue proprie, facesse capo al «Pontifico consiglio per i laici».

Un'attenta riflessione sull'esperienza di questi anni, ma soprattutto il desiderio di dare una risposta sempre più adeguata alle attese del popolo cristiano, raccolte dall'episcopato di tutto il mondo e manifestate dal recente sinodo dei vescovi, dedicato alla famiglia, hanno indotto a dare al Comitato per la famiglia una nuova propria fisionomia e una propria struttura organizzativa in modo che essa possa affrontare la problematica specifica della realtà familiare in ordine alla cura pastorale e all'attività apostolica relative a questo nevralgico settore della vita umana.

Perciò, tutto ben ponderato e dopo aver chiesto il consiglio degli eminentissimi cardinali, nella riunione straordinaria del novembre 1979, del sinodo dei vescovi e udito il parere di esperti, si dispone quanto segue:

I. È costituito il «Pontificio consiglio per la famiglia» che succede, sostituendolo, al Comitato per la famiglia, il quale viene pertanto a cessare.

II. Esso è presieduto da un Cardinale, assistito da un «Comitato di presidenza» composto da Vescovi dei diversi continenti, e dal Segretario del medesimo Pontificio consiglio per la famiglia, nonché dal Vicepresidente del Pontificio consiglio per i laici. Il Cardinale presidente è coadiuvato da un Segretario e da un Sottosegretario.

Un congruo numero di officiali scelti dai vari paesi tra coloro che hanno una competenza e un'esperienza pastorale specifica in materia, assicura il lavoro negli uffici.

III. Membri del Pontificio consiglio sono le persone, in maggioranza laici coniugati, uomini e donne chiamati da tutte le parti del mondo ed espressive delle varie aree culturali. I membri sono nominati dal Santo Padre. I membri si riuniscono in plenaria almeno una volta all'anno.

IV. Il Pontificio consiglio si serve della collaborazione di consultori esperti nelle varie discipline con particolare riferimento alla problematica della famiglia. A far parte dei consultori, possono essere chiamati anche sacerdoti e religiosi. I consultori compongono la consulta, che ha il compito di esprimere consigli e pareri circa le questioni proposte dal presidente e dai membri. Essi potranno essere sentiti singolarmente o collettivamente in incontri periodici.

V. Competenza: Spetta al Pontificio consiglio per la famiglia la promozione della cura pastorale delle famiglie e dell'apostolato specifico in campo familiare, in applicazione degli insegnamenti e degli orientamenti espressi dalle competenti istanze del magistero ecclesiastico, in modo che le famiglie cristiane possano compiere la missione educativa, evangelizzatrice e apostolica, cui sono chiamate.

In particolare:

a) in spirito di servizio e di collaborazione e nel rispetto dell'azione loro propria, cura rapporti di informazioni, di scambi di esperienze e di orientamenti ispiratori della pastorale familiare con i vescovi, le conferenze episcopali e i loro organismi, preposti alla pastorale familiare;

b) cura la diffusione della dottrina della chiesa circa i problemi familiari in modo che essa possa essere integralmente conosciuta e correttamente proposta al popolo cristiano sia nella catechesi che nella conoscenza scientifica;

c) promuove e coordina gli sforzi pastorali in ordine al problema della procreazione responsabile secondo gli insegnamenti della Chiesa;

d) stimola l'elaborazione di studi relativi alla spiritualità matrimoniale e familiare;

e) incoraggia, sostiene e coordina gli sforzi in difesa della vita umana in tutto l'arco della sua esistenza fin dal concepimento;

f) promuove, anche attraverso l'opera di istituti scientifici specializzati (teologici e pastorali), gli studi finalizzati ad integrare, sui temi della famiglia, le scienze teologiche e le scienze umane affinché tutta la dottrina della chiesa sia sempre meglio compresa dagli uomini di buona volontà;

g) cura le relazioni con i movimenti ispirati a diverse confessioni religiose (o a diverse concezioni ideali), rispettosi della legge naturale e di un sano umanesimo;

h) nel rispetto della competenza propria del Pontificio consiglio per i laici e in collaborazione con esso cura la specifica preparazione dei laici impegnati nell'apostolato familiare svolto come singoli e come associazioni, ispira, sostiene e regola l'attività delle organizzazioni internazionali cattoliche familiari sia nazionali che internazionali e dei vari gruppi dell'apostolato dei laici con specifico riferimento ai problemi della famiglia. A tal fine intrattiene speciali rapporti col medesimo Pontificio consiglio per i laici, con uno scambio periodico di informazioni in vista di comuni riflessioni e programmi;

i) presta la sua collaborazione ai dicasteri e agli organismi della curia romana nelle materie di loro competenza, che hanno qualche riflesso sulla vita e la pastorale delle famiglie - ricevendone a sua volta la collaborazione - specialmente per quanto riguarda la catechesi sulla famiglia, la formazione teologica dei giovani sui problemi familiari nei seminari e nelle università cattoliche, la formazione teologico-pastorale nel campo familiare dei futuri missionari e delle future missionarie, dei religiosi e delle religiose, l'azione della Santa Sede in seno alle competenti istanze internazionali e presso i singoli stati perché i diritti della famiglia siano sempre più riconosciuti e tutelati;

l) promuove la raccolta - attraverso le rappresentanze pontificie - delle notizie sulla situazione umana, sociale e pastorale delle famiglie nei vari paesi.

VI. Un «regolamento» sperimentale, redatto in applicazione del presente motuproprio e osservando quanto stabilito nella «Regimini ecclesiae universae» e nel «Regolamento generale della curia romana» darà le opportune disposizioni circa la vita interna del pontificio consiglio.

 

Da Valencia a Città del Messico

Il grande Incontro Mondiale delle Famiglie a Valencia, nel luglio 2006, aveva lanciato il tema della trasmissione della fede nella famiglia. In quell’occasione Benedetto XVI, nella memorabile Veglia del sabato sera come nell’Eucaristia domenicale conclusiva, ha rivolto ai genitori un vibrante appello alla loro responsabilità di educatori alla fede dei loro figli, insistendo soprattutto sul fatto che la famiglia ha in se stessa, nell’amore dei genitori per i figli, una grande forza persuasiva per comunicare i grandi valori della fede e accompagnare i figli nell’avventura della vita.

Quasi un anno dopo il Santo Padre riprendeva il tema nel discorso di apertura del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma (11 giugno 2007) e lo collocava all’interno del più vasto contesto dell’educare: “L’esperienza quotidiana ci dice che educare alla fede oggi non è un’impresa facile. Oggi, in realtà, ogni opera di educazione sembra diventare sempre più ardua e precaria. Si parla perciò di una grande ‘emergenza educativa’, della crescente difficoltà che s’incontra nel trasmettere alle nuove generazioni i valori–base dell’esistenza e di un retto comportamento, difficoltà che coinvolge sia la scuola sia la famiglia e si può dire ogni altro organismo che si prefigga scopi educativi”.

Il Santo Padre in questi due anni ha ripreso più volte il tema della famiglia e delle sue responsabilità e capacità educative, lanciando la grande sfida dell’“emergenza educativa” che forse trova il suo principale alimento proprio nella sfiducia che molti genitori hanno in se stessi e nelle proprie capacità educative: “Sia i genitori sia gli insegnanti – prosegue il Papa nella medesima occasione – sono facilmente tentati di abdicare ai propri compiti educativi e di non comprendere nemmeno più quale sia il loro ruolo, o meglio la missione ad essi affidata”.

Il primo problema allora è di restituire alla famiglia fiducia in se stessa e nelle proprie possibilità di lasciare un’impronta efficace nella vita dei loro figli. L’esortazione del Papa Giovanni Paolo II “Famiglia, credi in ciò che sei!” (Discorso del 20 ottobre 2001) non vale soltanto per la ricchezza antropologica e teologica che la famiglia porta in se stessa come bene supremo della persona e della società; vale anche per il potenziale educativo che la famiglia per sua natura contiene, generato e veicolato dalla relazione affettiva che ogni papà e mamma ha per i propri figli.

Sul “compito urgente dell’educazione” il Santo Padre è tornato nella lettera (21 gennaio 2008) rivolta alla diocesi di Roma. Anche il Papa è preoccupato di fronte alla sfiducia di genitori ed educatori di fronte al grande compito ed esorta con vigore: “Vorrei dirvi una parola molto semplice: Non temete! Tutte queste difficoltà, infatti, non sono insormontabili. Sono piuttosto, per così dire, il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente l’accompagna”.

In questo percorso avviato da Papa Benedetto XVI sul tema dell’educazione, si è inserito opportunamente il VI Incontro mondiale delle famiglie, che si è tenuto a Città del Messico dal 14 al 18 gennaio 2009 sul tema “La famiglia, formatrice ai valori umani e cristiani”.

Il programma del VI Incontro Mondiale delle Famiglie

Il VI Incontro Mondiale delle Famiglie si è iniziato con il Congresso teologico pastorale, che è stato celebrato nei giorni 14-15-16 gennaio 2009. Interventi, tavole rotonde, comunicazioni vertevano su tre argomenti: "I rapporti e i valori familiari"; "Famiglia e sessualità"; "La vocazione educatrice della famiglia". A queste tre tematiche di fondo seguivano approfondimenti, contributi e ricerche. Quali sono i valori da scoprire e da riscoprire?; il rapporto tra famiglia e valore della vita umana; gli organismi che aiutano la famiglia nella formazione dei valori (parrocchia, movimenti, associazioni familiari, scuola); Famiglia e mass-media; la famiglia degli emigranti; la politica e la legislazione sono alcuni dei temi che verranno dibattuti nel corso delle giornate congressuali.

Il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe faceva da sfondo alle celebrazioni liturgiche: sabato 17 gennaio la recita del Rosario e le testimonianze di famiglie provenienti dall’Africa, dall’Asia, dall’America, dall’Europa e dall’Oceania e domenica 18 gennaio la solenne Concelebrazione Eucaristica conclusiva presieduta dal Legato Pontificio, il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato.

La preparazione dei fedeli all’evento ha potuto contare sull’aiuto delle 10 “Catechesi preparatorie” sul tema dell’Incontro, diffuse dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, inoltre sono stati predisposti sussidi pastorali per approfondire il ruolo educativo nel contesto delle virtù e dei valori della famiglia. È stato preparato il "Mosaico delle Famiglie": una raccolta di fotografie di famiglie con lo scopo di comporre, come in un mosaico, l’immagine del Papa Benedetto XVI. Tale iniziativa ha avuto ampia risonanza nel mondo, e sono giunte migliaia di fotografie da ogni parte del pianeta.

Un’altra iniziativa molto incoraggiata è il "Bosco delle Famiglie", consistente nel rimboschimento di alcune zone da parte delle famiglie. E’ stato uno dei  frutto di questo Incontro Mondiale e un mezzo per incrementare la coscienza ecologica caldamente promossa anche da Benedetto XVI. È stato istituito un "Concorso internazionale di fotografia" sul tema "Famiglia e Migranti", promosso dagli organizzatori del VI Incontro Mondiale delle Famiglie. La Commissione centrale di coordinamento del VI Incontro Mondiale delle Famiglie ha indetto anche un concorso nazionale dal titolo: "Una lettera a mio figlio". Vi hanno partecipano sia le madri nubili che le madri sole residenti nella Repubblica Messicana, che desiderano indirizzare una lettera ai loro figli e alle loro figlie. Le lettere migliori saranno raccolte in un libro commemorativo che verrà consegnato a Benedetto XVI come testimonianza del profondo valore e della dignità delle madri messicane.

Al Congresso teologico-pastorale hanno partecipato oltre 12.000 persone, mentre per l’evento in generale, comprendente il Congresso stesso, la celebrazione festiva delle testimonianze e la solenne Celebrazione Eucaristica conclusiva, è stata registrata la partecipazione di migliaia e migliaia di persone.

Sono stati 98 i Paesi rappresentati; 200 i Vescovi presenti; 30 i Cardinali; 318 i giornalisti accreditati di cui 258 messicani.

 

INTERVISTA dell’Agenzia «Fides» al Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, in preparazione al VI Incontro mondiale delle Famiglie

Eminenza, siamo ormai arrivati al VI Incontro Mondiale delle Famiglie. Perché è nato questo appuntamento, e per quali sfide dell’oggi?

Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie a Città del Messico viene dopo quelli di Roma, Rio de Janeiro, ancora Roma, Manila, Valencia, secondo una cadenza triennale. È nato dalla carità pastorale di Giovanni Paolo II, come la Giornata Mondiale della Gioventù. Questo grande Papa percepiva lucidamente che i giovani e la famiglia costituiscono vie privilegiate per la missione della Chiesa. Quanto alla famiglia, sono sotto gli occhi di tutti i cambiamenti e le sfide culturali, sociali, politiche che tendono a disgregarla sempre più e quindi l’urgenza di un forte impegno ecclesiale e civile.

Come è stato preparato l’evento? Quali tipi di avvicinamento ci sono stati?

La sede dell’Incontro, Città del Messico, è stata annunciata da Benedetto XVI a Valencia nel 2006. Successivamente il Papa ha anche fissato la data al 13-18 gennaio 2009 e ha stabilito il tema “La famiglia formatrice ai valori umani e cristiani”. Il Cardinale Norberto Rivera Carrera, Arcivescovo di Città del Messico, ha costituito un Comitato organizzativo, formato da sacerdoti e laici, e presieduto dal Vescovo Ausiliare, Sua Eccellenza Mons. Jonás Guerrero Corona. Un sacerdote dell’arcidiocesi, il Rev. José Guillermo Gutiérrez Fernández, è stato distaccato presso il Pontificio Consiglio per la Famiglia per assicurare il collegamento continuo con Roma e la collaborazione nella preparazione e nella celebrazione dell’Incontro con i suoi tre momenti, Congresso Teologico pastorale, Festa delle famiglie, solenne Messa di conclusione.

Le principali iniziative preparatorie sono state: la proposta di 10 Catechesi accolta in vari paesi, la peregrinatio dell’icona della Sacra Famiglia in numerose diocesi, il “Bosco delle Famiglie” piantato a scopo di educazione ambientale a Città del Messico, il murale delle famiglie, grande mosaico di fotografie che compongono l’immagine del Papa. All’evento parteciperanno delegazioni e relatori provenienti da ogni parte del mondo.

Papa Benedetto XVI ha più volte insistito sul valore della famiglia nella società. Come aiutare la società a riconoscere sempre di più questo valore?

Per influire efficacemente nella società è indispensabile stimolare le famiglie ad aderire in massa alle associazioni che si impegnano sul piano culturale e politico a promuoverne l’identità e i diritti. Le associazioni poi devono coordinarsi tra loro, come avviene già con il Forum delle associazioni familiari in Italia, Red Familia in Messico, l’Alianza Latino Americana para las Familias. Occorre collaborare anche con vari Movimenti di matrice non cristiana, che sorgono dalla società civile a difesa della famiglia, insidiata dalla prospettiva individualista e relativista del “gender” e operano anche a livello internazionale.

Quale ruolo possono avere oggi le famiglie nella missione della Chiesa nel mondo? Le famiglie possono essere missionarie?

Chi ha una fede viva in Gesù Cristo non può non essere missionario. Le famiglie unite nel nome di Gesù, che insieme pregano e ascoltano la sua Parola, sentono l’esigenza di condividere la loro esperienza cristiana sia all’interno che all’esterno. Discepoli e missionari, evangelizzati ed evangelizzatori: è questa la dinamica proposta dall’Episcopato Latino Americano riunito ad Aparecida, in Brasile, per la grande Missione Continentale permanente. Questo sarà anche un obiettivo fondamentale del prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie. Di fatto già esistono tante famiglie missionarie nelle parrocchie, nella pastorale diocesana, nelle Associazioni e nei Movimenti. Ci sono famiglie missionarie non solo nel proprio ambiente, ma perfino in paesi stranieri e lontani.

Lei è da pochi mesi alla guida del Pontificio Consiglio per la Famiglia, quali urgenze Le ha chiesto di affrontare il Santo Padre? Quali i punti centrali del suo lavoro?

Il Santo Padre mi ha chiesto innanzitutto di portare avanti nella fase conclusiva la preparazione dell’Incontro Mondiale ormai prossimo: cosa che ho cercato di fare intensificando i rapporti necessari e recandomi personalmente in Messico per una verifica e per un caloroso incoraggiamento agli organizzatori, alla gente, alla Conferenza Episcopale.

Quanto al mio lavoro, esso si svolge fondamentalmente su due versanti: la promozione pastorale nella Chiesa e la proposta culturale nella società civile. Ambedue gli ambiti esigono innanzitutto l’ascolto e la consultazione per individuare le opportunità e le sfide, per conoscere le esperienze in atto e i bisogni, per discernere le priorità e calibrare bene le nostre attività. In questa logica si pongono gli incontri con i Vescovi in «visita ad limina», i contatti con i Membri e i Consultori e con gli Istituti scientifici, i rapporti con molteplici soggetti ecclesiali e con le pubbliche istituzioni in un orizzonte internazionale.