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XV CONGRESSO INTERNAZIONALE
ORGANIZZATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER LA PASTORALE DELLA SALUTE SU
'SANITÀ E SOCIETÀ'

 


Si tratta di un tema preoccupante in tutto il mondo ed esige uno studio accurato. E' bene che lo si tratti secondo gli insegnamenti luminosi di Giovanni Paolo II. In questi anni il Santo Padre se ne è occupato continuamente vi sono più di 80 i suoi interventi al riguardo.

Per svilupparlo inizio esponendo una sintesi del congresso "Solidali per la vita" che costituisce una risposta della Santa Sede alla degenerazione etica e alla disintegrazione sociale causate dalla droga.

Dopo questa introduzione, presenteremo il fenomeno della droga, vedremo le sue cause, radici e motivazioni, per esporre in seguito il giudizio morale e i suggerimenti proposti per il suo rimedio. Un posto speciale occuperà ciò che il Papa ha detto a chiusura del suddetto Congresso.

Commentando la dottrina pontificia citeremo la prolusione del Cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano, e le posizioni del Pontificio Consiglio per la famiglia e del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari.

Il Congresso "Solidali per la Vita".

Dal 9 all'11 ottobre 1997 si è svolto in Vaticano il "Congresso ecclesiale sulla droga - Solidali per la vita" organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per gli operatori sanitari, prova di un impegno energico e deciso della Santa Sede sul problema della droga . La decisione di affrontare il problema in modo più decisivo è stata presa dopo che il Dr. Giorgio Giacomelli che è stato Direttore Esecutivo del Programma internazionale di controllo della Droga delle Nazioni Unite a Vienna, inviò un promemoria al Papa chiedendo l'aiuto della Chiesa per risolvere uno dei più gravi problemi di questi tempi, indicando nel traffico e nel consumo della droga una "minaccia che può mettere in pericolo il futuro di popolazioni intere".

Giacomelli spiegava nel promemoria che la "polizia e il sistema giuridico internazionale non sono capaci da soli di vincere un fenomeno così vasto e diffuso" per questo motivo chiedeva un aiuto alla Chiesa, "soprattutto nel campo della prevenzione, perché la diffusione di valori forti allontanino le nuove generazioni dal consumo della droga". La Chiesa cattolica, fortemente impegnata nel campo della prevenzione e del recupero dei tossicodipendenti, considera il fenomeno della droga come un'emergenza pastorale planetaria che coinvolge tutte le nazioni e tutti i gruppi sociali (ricchi e poveri, giovani e adulti, anziani, uomini e donne) e che ha bisogno di una risposta forte e decisa per frenare la grande degenerazione etica che si produce.

Per questo 90 esperti (delegati delle Conferenze episcopali, studiosi del fenomeno, responsabili delle comunità di ricupero, responsabili di istituzioni internazionali interessate), provenienti da 45 paesi dove il problema è maggiormente avvertito (a causa della produzione, del consumo, del traffico e del riciclaggio), si sono riuniti in Vaticano per descrivere la situazione, partendo dai vari aspetti del fenomeno e dalle diverse esperienze di prevenzione e di ricupero realizzate fino ad ora nelle Chiese locali.

Al termine del Congresso, il primo del genere sia per la rappresentatività che per l'esperienza dei partecipanti, emersero alcuni pensieri e orientamenti sui quali é stato espresso un ampio consenso:

1. Le esperienze condotte fino ad ora da alcuni paesi sulla liberalizzazione e legalizzazione della droga sono state disastrose. E' necessario iniziare a porsi il vero problema, che non è la sostanza che si assume ma l'uomo che la usa.

2. Il fenomeno della droga è sintomo di un grande malessere profondo che influenza la cultura e l'etica, supera i limiti di una questione sanitaria o di una problema settoriale.

3. La droga è allo stesso tempo frutto e causa di un grande smarrimento etico e di una crescente disintegrazione sociale.

4. Il fenomeno della droga non interessa solo i paesi ricchi. Molti paesi in via di sviluppo, per motivi diversi (miseria, disoccupazione, urbanizzazione, cambiamento di costumi) ne fanno uso e il fenomeno è in crescita sempre maggiore in quanto coinvolge la produzione, il consumo, il traffico e il riciclaggio.

5. L'apporto della Chiesa è complementare alla risposta dei vari protagonisti che lavorano in questo settore (politici, operatori sociali e sanitari, padri di famiglia, educatori, giuristi e dirigenti...) ed è un itinerario di liberazione che porta alla scoperta o alla riscoperta della propria dignità di uomini e di figli di Dio.

E' in elaborazione, per raccogliere i frutti dell'interessante Congresso, un "manuale" di pastorale, in cui si tracceranno i principi dottrinali adeguati e le esperienze significative che si fanno a livello mondiale per curare il corpo e l'anima del tossicodipendente. Il manuale si indirizzerà specialmente ai Vescovi, ma anche agli operatori della pastorale e a quanti si interessano del problema per offrire loro aiuto in questo campo tanto difficile della loro attività.

Insegnamenti espressi dal Santo Padre Giovanni Paolo II:



1. IL FENOMENO DELLA DROGA OGGI


Dice il Papa che "tra le minacce espresse oggi contro la gioventù e contro la società intera, la droga si colloca ai primi posti come pericolo tanto più insidioso quanto più invisibile. Non è ancora valutato in proporzione all'ampiezza della sua gravità... Si diffonde a macchia d'olio, allargando progressivamente i suoi tentacoli dalle metropoli ai centri minori, dalle nazioni più ricche e industrializzate fino al terzo mondo....Sono fiumi di traffico clandestino che si intrecciano e percorrono piste internazionali, per arrivare attraverso mille canali ai laboratori di raffinamento e alla distribuzione capillare".[1]

Il commercio della droga squilibra i paesi, dice il Papa: "Il flagello della violenza e del terrorismo, aggravato dall'infame commercio della droga che è frequentemente la sua causa, mette in pericolo l'equilibrio sociale dei paesi". [2]

Riferendosi ai gruppi collusi con la droga il Papa dice: "Profonda amarezza e viva esecrazione suscitano anche nel nostro animo...I crimini che la prepotenza di persone e di gruppi minaccia ancora di compiere al fine di conservare fonti illegittime di guadagno con il commercio della droga".[3]

Per il Papa, la droga si collega intimamente con il culto alla morte: "Non si può non constatare con tristezza che il culto della morte minaccia di avere la preminenza sull'amore alla vita: ...., la morte procurata con la violenza e la droga".[4] D'altra parte non si possono non condannare le devastazioni che ogni sorta di violenza e il commercio della droga causano in alcune società fino a scuotere le loro stesse fondamenta, penso in particolare agli assassinati, i rapimenti o alla sparizione di persone innocenti...".[5] "Per disgrazia dobbiamo constatare che questo fenomeno influenza oggi tutti gli ambienti sociali e tutti i paesi del mondo".[6]

Preoccupa il Papa la vastità di questo fenomeno: "Siamo già di fronte a un fenomeno di vastità e proporzioni terribili, non solo per l'altissimo numero di vite stroncate, ma anche per il preoccupante estendersi del contagio morale, che da molto tempo sta coinvolgendo anche i più giovani come nel caso, non raro per disgrazia di bambini costretti ad essere distributori e ad essere loro stessi anche consumatori con i loro coetanei".[7]

"Tragici episodi denotano che la terribile epidemia conosce le più ampie ramificazioni, alimentata da un mercato disonesto, che supera i confini di nazioni e di continenti..., in connessione con la delinquenza e con la malavita..., fattori della decadenza generale".[8]

"Il fenomeno della droga è un male di particolare gravità. Numerosi giovani e adulti sono morti o stanno morendo, mentre altri si trovano danneggiati nelle loro facoltà e nel loro essere interiore".[9]
Il Cardinale Segretario di Stato, nella sua prolusione al Congresso ha parlato degli effetti devastanti che in questo momento sta producendo la droga, sia sul piano fisico sia in quello della coscienza e nella mentalità collettiva. La droga è allo stesso tempo frutto e causa, ha detto, di una grande degenerazione etica e di una crescente disgregazione sociale che corrodono tutto il tessuto della moralità, delle relazioni interpersonali e della coscienza civile. In altro piano, ha detto come la droga sia concomitante e conseguente a malattie come l'epatite e l'AIDS. E' superfluo ricordare il contesto di sfruttamento sessuale, commercio di armi, terrorismo, distruzione di relazioni familiari.

Un peso particolare ricade sulla donna, frequentemente costretta alla prostituzione per mantenere il marito che si droga. Per poter ridurre sostanzialmente il guadagno dei trafficanti, bisognerebbe intercettare almeno il 75% del traffico internazionale della droga. Si pensi che il traffico di cocaina ed eroina è in gran parte controllato da organizzazioni guidate da gruppi criminali fortemente centralizzati con il coinvolgimento di un'ampia gamma di personale specializzato: dai chimici fino agli specialisti in comunicazioni e nel riciclaggio di denaro, dagli avvocati fino alle guardie di sicurezza.[10]

Per documentare un poco le affermazioni precedenti con dati ampiamente conosciuti, nel Pontificio Consiglio per la Pastorale degli operatori sanitari, abbiamo esaminato i seguenti dati dove Afganistan, Iran, Pakistan, Laos, Myanmar e Tailandia detengono il 90% delle coltivazioni di oppio. Nel 1996 hanno prodotto 5000 tonnellate di gomma di oppio, di cui un terzo è stato consumato come oppio e due terzi sono stati trasformati in 300 tonnellate di eroina. Perù, Colombia e Bolivia hanno prodotto il 98% della coca mondiale; nel 1996 si sono prodotte 1000 tonnellate di cocaina provenienti da 300.000 tonnellate di coca. La mariuana si produce in innumerevoli paesi, con l'Africa in particolare rilievo. Le droghe sintetiche si producono in laboratori illegali, specialmente in USA, Canada, Australia e vari paesi dell'Europa occidentale. Si tratta di stimolanti tipo anfetamina, e del MDMA conosciuta come ecstasi.

2. CAUSE DEL FENOMENO DELLA DROGA

Afferma il Papa: "Gli psicologi e i sociologi dicono che la prima causa che spinge i giovani e gli adulti alla deleteria esperienza della droga è la mancanza di chiare e convincenti motivazioni di vita.

In effetti, la mancanza di punti di riferimento, il vuoto dei valori, la convinzione che niente ha un senso e che pertanto non valga la pena di vivere, il sentimento tragico e desolato di esseri che camminano sconosciuti in un universo assurdo, può incitare alcuni a cercare fughe esasperate e disperate. Infine, dicono ancora gli esperti in psicosociologia, la causa del fenomeno della droga è il senso di solitudine e di incomunicabilità che per disgrazia pesa su tutta la società moderna, rumorosa e alienata, e anche sulla stessa famiglia. E' un dato di fatto dolorosamente vero che allo stesso tempo, con l'assenza dell'intimità con Dio, fa comprendere ma non certamente giustificare, la fuga nella droga per dimenticare, per rendersi incoscienti, per fuggire dalle situazioni divenute insopportabili e opprimenti, per iniziare volontariamente un viaggio senza ritorno. Vi è un secondo motivo, sempre secondo gli esperti, che incita alla ricerca di "paradisi artificiali" nei vari tipi di droga. Ed è la struttura sociale carente e che non soddisfa".[11]

D'altra parte afferma il Papa, "L'ambizione del denaro si impossessa del cuore di molte persone e le trasforma, con il commercio della droga, in trafficanti della libertà dei loro fratelli, che diventano schiavi di una schiavitù a volte più terribile di quella degli schiavi neri. I negrieri impedivano alle loro vittime l'esercizio della libertà; i trafficanti della droga portano le loro vittime alla distruzione stessa della personalità...". [12]

Il consumo artificiale della droga, "la sua diffusione è indice di un grave mal funzionamento del sistema sociale e comporta una "lettura" materialista e, in un certo senso, distruttrice delle necessità umane. Così la capacità innovativa della libera economia, finisce per attuarsi in un modo unilaterale e inadeguato. La droga..., sfruttando la fragilità dei deboli, tenta di colmare il vuoto spirituale che si è venuto a creare". [13]

"Alla sua origine, continua il Papa, vi è frequentemente un clima di scetticismo umano e religioso, di edonismo che alla fine porta alla frustrazione, al vuoto esistenziale, alla convinzione della futilità della vita stessa, alla degradazione violenta".[14] "Alla radice dell'abuso della droga esiste generalmente un vuoto esistenziale, dovuto all'assenza di valori e alla mancanza di fiducia in sé stessi, negli altri e nella vita in generale. La piaga della droga, favorita dai grandi interessi economici e a volte anche politici, si è estesa in tutto il mondo ".[15]

La tossicomania si deve considerare come il sintomo di un male di vivere, di una difficoltà di trovare il proprio posto nella società, di una paura del futuro e di una fuga da una vita illusoria e artificiale...La crescita del mercato e del consumo della droga manifestano che siamo in un mondo carente di speranza, a cui mancano proposte umane e spirituali forti. Di fatto numerosi giovani pensano che tutti i comportamenti sono equivalenti, senza arrivare a distinguere tra il bene e il male. E senza avere il senso dei limiti morali".[16]

Il Cardinale Segretario di Stato dice che la tossicomania è legata allo stato attuale di una società permissiva, secolarizzata, nella quale prevalgono l'edonismo e l'individualismo, pseudovalori, falsi modelli. E' una società spersonalizzata e massificata. Ciò che cercano gli uomini nella droga è, dice citando a sua volta il Cardinale J. Ratzinger: "la perversione dell'aspirazione umana verso l'infinito, la pseudomistica di un mondo che non crede, ma che, malgrado questo, non può mettersi dietro le spalle la tensione dell'anima verso il paradiso".[17]

Il Pontificio Consiglio per la famiglia, commenta: motivo costante e fondamentale dell'uso della droga è l'assenza di valori morali e una mancanza di armonia interiore della persona. All'origine c'è in una mancanza di educazione, dove la società e la famiglia non sono riuscite a trasmettere i valori.

Senza valori il drogato è "un malato d'amore". Ciò che importa non è tanto la droga, ma gli interrogativi umani, psichici ed esistenziali implicati nella condotta del drogato. Le radici della tossicodipendenza non sono tanto nel prodotto, ma nella persona che lo consuma. Ricorrere alla droga è un sintomo di malessere profondo. L'individuo che ricorre alla droga fa una richiesta di aiuto, non sente solo un desiderio di riconoscimento e di valorizzazione ma anche di amore. Il problema non consiste nella droga, ma nella malattia dello spirito che porta alla droga. Cita poi il Papa che dice: "E' necessario riconoscere che vi è un nesso tra la patologia mortale causata dall'abuso delle droghe e una patologia dello spirito, che porta la persona a fuggire da sé stessa e a cercare piaceri illusori, fuggendo dalla realtà, fino al punto che si perde totalmente il senso dell'esistenza personale".[18]


3. GIUDIZIO MORALE

Nell'esposizione del problema è apparso implicito il totale rifiuto morale dell'abuso della droga. Esso è totalmente incompatibile con la Morale cristiana. Il Papa ha chiamato i trafficanti della droga "mercanti di morte", dice che i tossicomani sono come dei viaggiatori nella vita che vanno cercando qualcosa per cui credere e vivere, e cadono nelle mani dei "mercanti della morte", che li assalgono con l'inganno di libertà illusorie e false prospettive di felicità, paragona quindi chi li aiuta al buon samaritano che si impietosisce di colui che è caduto nelle mani dei banditi, trafficanti di morte. [19] Chiama il commercio della droga, "infame commercio", si riferisce alla droga come a un flagello, parla dei crimini della droga, del culto della morte, delle devastazioni causate dalla droga, della droga come fattore disgregante del mondo giovanile, che muta in schiavi coloro che la consumano, che è forza di divisione, di mercato disonesto, parla del problema spinoso della droga, del traffico nefasto di stupefacenti. "Che dire dell'oscuro fronte dell'offerta della droga? Dei grandi depositi e delle migliaia di canali attraverso i quali corre il traffico nefasto? Delle colossali speculazioni, delle ignobili connessioni con la criminalità organizzata? Qualsiasi serio proposito preventivo a largo raggio postula interventi atti a disseccare le fonti e a frenare i corsi di questa scia di morte. La lotta contro la droga è un grave dovere connesso con l'esercizio delle responsabilità pubbliche".[20]

In quanto al drogarsi il Papa dice: "Il drogarsi...è sempre illecito perché comporta una rinuncia ingiustificata e irrazionale a pensare, a volere e ad agire come persona libera...Non si può parlare della libertà di drogarsi, né del diritto alla droga, perché l'essere umano non ha diritto a nuocere a sé stesso e mai può abdicare alla dignità personale che gli viene da Dio!

Questi fenomeni, è necessario ricordarlo sempre, non solo pregiudicano il benessere fisico e psichico, ma frustrano la persona esattamente nella sua capacità di comunione e di dono. Questo è particolarmente grave nel caso dei giovani. La loro età è un'età che si apre alla vita, è l'età dei grandi ideali, è la stagione dell'amore sincero e oblativo".[21]

Parlando dell'aspetto psico-somatico della droga, aggiunge il Papa: "Basterà ricordare ciò che la scienza afferma intorno all'azione biochimica della droga introdotta nell'organismo. E' come se il cervello venisse colpito violentemente: tutte le strutture della vita psichica divengano scompaginate, sotto l'urto di questi stimoli eccezionali e disordinati... , la tossicodipendenza, più che una malattia del corpo, è una malattia dello spirito".[22]

Il Cardinale Segretario di Stato, nel discorso ricordato, precisa, citando il Catechismo della Chiesa cattolica: il drogarsi, escluso il caso di prescrizione strettamente terapeutica, costituisce di per sé una colpa grave (CCC 2291). Ovviamente, in ogni caso concreto bisogna fare attenzione al grado di responsabilità personale dell'individuo per potere o no parlare della gravità della sua colpa.

Il Pontificio Consiglio per la famiglia nella sua pubblicazione "Dalla disperazione alla speranza", afferma che il consumo della droga è solo una risposta fallace alla mancanza di senso positivo della vita, la droga aggredisce la sensibilità dell'uomo e il retto uso del suo intelletto e della sua volontà.



Liberalizzazione della Droga

In questo contesto si pone il problema della liberalizzazione della droga. Che cosa pensa il Papa al riguardo? Egli dice: "La droga non si vince con la droga. La droga è un male e al male non si fanno concessioni. La legalizzazione, anche se parziale, oltre ad essere almeno discutibile in relazione con la natura della legge, non produce gli effetti che si era prefissa. Un'esperienza.......comune lo conferma...". [23] Nel citato discorso, al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute dice: "Non si può evitare che... un sentimento di impotenza invada la società. Vi sono correnti di opinione che propongono di legalizzare la produzione e il commerci di certe droghe. Alcune autorità sono pronte a lasciar fare, cercando semplicemente di inquadrare il consumo della droga per tentare di controllarne gli effetti. Risulta che fin dalla scuola si banalizza l'uso di certe droghe, ciò favorisce il pensiero che cerca di minimizzare i pericoli, specialmente grazie alla distinzione di droghe leggere e droghe pesanti, il che conduce a proposte di liberalizzare l'uso di certe sostanze.

Tale distinzione (droghe leggeri e pesanti), continua il Santo Padre, trascura e attenua i pericoli inerenti ai prodotti tossici, in particolare i comportamenti di dipendenza che intervengono sulle stesse strutture psichiche, l'attenuazione della coscienza e l'alienazione della volontà e delle libertà personali, qualunque sia la droga".[24]

Strettamente collegate con questo problema è quello delle droghe sostitutive,: " La droga non si vince con la droga. Le droghe sostitutive non sono una terapia sufficiente, ma piuttosto una forma velata di resa davanti al problema..., è opinione frequente di osservatori degni di fede che la forza di attrazione della droga nell'animo giovanile è nella disaffezione della vita, nella caduta degli ideali, nella paura del futuro".[25]

Nel parlare della possibilità di ricupero nelle comunità terapeutiche dice che questa "si è realizzata con metodi che escludono rigorosamente qualsiasi concessione di droghe legali o illegali di carattere sostitutivo".[26] Il Cardinale Sodano, nel discorso citato dice che le droghe sostitutive non sono una terapia adeguata, ma piuttosto una resa e circa la liberalizzazione dice che coloro che sostengono le droghe leggere pensano che la proibizione non ha fatto altro che aggravare la situazione; invece quelli che sono per la proibizione affermano che approvare le droghe leggere non è altro che preparare l'accesso a quelle pesanti, e inoltre è un passo irreversibile che non abbatterà il mercato nero delle stesse droghe leggere né diminuirà la violenza e la criminalità. Poi cita il pensiero del Papa per assumere la posizione proibitiva. "La droga è un male e al male non si fanno concessioni. La distinzione tra droghe leggere e pesanti conduce a un vicolo senza uscita, la tossicodipendenza non si origina nella droga, ma da ciò che conduce un individuo a drogarsi".[27]

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia aggiunge al riguardo: si suggerisce una legislazione che controlli l'uso della droga, ma permettendo accesso facile alle droghe leggere. Si dice che queste non implicherebbero una dipendenza biochimica né effetti secondari nell'organismo; che così si conoscerebbero meglio i drogati, si potrebbe soccorrerli meglio e prestare loro aiuto. Tuttavia, è provato che tali droghe creano perdita di attenzione e una alterazione del senso della realtà; favoriscono prima l'isolamento e poi la dipendenza per lasciare il passo a prodotti più forti.

Nell'ambito farmacologico non si possono distinguere quelle leggere da quelle dure. I fattori decisivi sono la quantità consumata, il modo di assimilazione e le eventuali combinazioni. Tutti i giorni arrivano sul mercato nuove droghe con nuovi effetti e interrogativi.

Il Pontificio Consiglio della Famiglia si domanda perché si desideri liberalizzarla e risponde che a volte non si sa il perché, oppure non si vuole continuare a lottare contro la droga o si pretende di creare una sottoclasse di esseri umani sottosviluppati, o non si riflette che la dipendenza dalla droga non dipende dalla droga ma da ciò che porta un individuo a drogarsi, o ci si è dimenticati che ciascuno ha l'obbligo di rispondersi agli interrogativi essenziali dell'esistenza. La debolezza sta nel sistema educativo: liberalizzare la droga porterebbe ad accettare la sua legalità e si creerebbe una confusione, giacché è facile pensare che ciò che è legale è normale e ciò che è normale è morale.

Gli effetti di questa legalizzazione sarebbero una maggiore criminalità, incidenti maggiori sulle strade, perdita di posti di lavoro, incremento del problema sanitario, uno Stato che abdica al Bene Comune poiché si aprirebbe alla distruzione del giovane, alla violazione del principio di equità e di sussidiarietà, e si trascurerebbero infine i più poveri.[28]

Nel Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari si è argomentato nel modo seguente: si parla della legalizzazione delle droghe leggere e della distribuzione controllata dell'eroina. Nell'abuso della droga il vero problema non sta nella sostanza della droga ma nella persona del tossicodipendente, come già si è detto; non è stata precisata a sufficienza la differenza tra la illecità giuridica o morale e la punibilità. Vi sono paesi nei quali il consumo della droga non viene punito, ma la sua distribuzione si, e altri paesi dove entrambi i fatti sono delitti e vengono puniti. In alcuni le pene sono severissime, dai lavori forzati alla forca. Nel caso in cui lo Stato organizzasse la distribuzione della droga esso ne diventerebbe il suo principale distributore, qualcosa di assurdo! Il criterio concreto che si è voluto prendere nel permettere la distribuzione, ad esempio dell'hashish, è stato se questo arreca o no danni fisici all'organismo: il problema non sta nei danni fisici, ma in quelli psicologici e di comportamento. La droga, come autoterapia per i mali morali e per le difficoltà personali invece di curarli li aggrava. L'impegno di tutti deve essere non solo per la riduzione dell'offerta, ma specialmente della domanda, con un progetto educativo centrato sulla verità, sulla libertà e sulla responsabilità .[29]


4. SUGGERIMENTI PER IL SUO RIMEDIO

Possiamo dire che sono tre le strade da seguire: prevenzione, repressione e ricupero. La più importante è la prima: la prevenzione che si compie con un'educazione adeguata, che propone il senso della vita, si incentra sui valori.

4.1. Prevenzione

Dice il Papa: "Non si combatte il problema della droga...né si può condurre un'azione efficace per la sua cura e il ricupero di chi ne è vittima, se non si ricuperano preventivamente i valori umani dell'amore e della vita, gli unici che sono capaci, soprattutto se sono illuminati dalla fede religiosa, di dare pieno significato alla nostra esistenza".[30] La droga non si combatte solo con provvedimenti di ordine sanitario e giudiziario, ma anche - e soprattutto - instaurando nuove relazioni umane, ricche di valori spirituali ed affettivi...".[31]

"La Chiesa, continua il Papa, nel nome di Cristo propone come risposta e come alternativa la terapia dell'amore: Dio è amore, e chi vive nell'amore mette in pratica la comunione con gli altri e con Dio. "Chi non ama rimane nella morte". (I Gv 3,14).Pertanto come compete alla Chiesa agire nel piano morale e pedagogico, intervenendo con grande sensibilità in questo settore specifico, così tocca alle istituzioni pubbliche impegnarsi in una politica seria volta a riparare situazioni di disagio personale e sociale, tra le quali emergono la crisi della famiglia, principio e fondamento della società umana, la disoccupazione giovanile, la casa, i servizi socio-sanitari, il sistema scolastico..., la Chiesa vuole agire, ed è suo dovere, nella società come fermento evangelico, e continuerà a stare sempre dalla parte di quanti affrontano con responsabile dedizione le ferite sociali della droga ... per animarli e sostenerli con la parola e la grazia di Cristo".[32] "La serena convinzione dell'immortalità dell'anima, della futura risurrezione dei corpi e della responsabilità eterna delle proprie azioni, è il metodo più sicuro per prevenire il male terribile della droga, per curare e riabilitare le sue vittime, per fortificarle nella perseveranza e nella fermezza nel cammino del bene...".[33]

Un ruolo fondamentale assume in questa fase la famiglia, dice il Papa: "Di fronte a un mondo e a una società che corre il rischio di diventare sempre più spersonalizzata e per questo disumanizzante, con il risultato negativo del diffondersi di molte forme di evasione - la principale delle quali è costituita dall'abuso della droga - la famiglia possiede energie formidabili capaci di riscattare l'uomo dall'anonimato....". [34] Nel citato discorso al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, il Papa esorta gli sposi a mantenere relazioni coniugali e familiari stabili fondate sull'amore unico, nella lotta contro la tossicomania: "Creeranno così le condizioni migliori per una vita serena nella loro casa, offrendo ai loro figli la sicurezza affettiva e la fiducia in sé stessi di cui hanno bisogno per la loro crescita spirituale e psicologica... Invito, tutti coloro che hanno un ruolo educativo a intensificare i loro sforzi tra i giovani che hanno bisogno di formare le loro coscienze e di sviluppare la loro vita interiore e di creare con i loro fratelli relazioni positive e un dialogo costruttivo, li aiuteranno a trasformarsi in attori liberi e responsabili della loro esistenza".[35] In quanto alla dovuta informazione, il Papa dice: "E' necessario che una informazione medica, saggia e precisa sia data in particolare ai giovani, sottolineando gli effetti perniciosi della droga a livello somatico, intellettuale, psicologico, sociale e morale".[36] Riassumendo, afferma il Papa, "E' necessario (per la prevenzione) il concorso di tutta la società, genitori, scuola, ambiente sociale, organismi internazionali; si rende necessario l'impegno di formare una società nuova, a misura d'uomo; l'educazione per essere uomini".[37]

4.2. Repressione

Il Papa riconosce che la sola repressione non basta per frenare il fenomeno della droga, tuttavia la droga va combattuta. Dice: "Si deve riconoscere che la repressione contro coloro che utilizzano i prodotti illeciti non è sufficiente per contenere questo flagello; in effetti, una delinquenza mercantile e finanziaria rilevante si è organizzata sul piano internazionale."[38] Si deve combattere questa organizzazione, si devono promuovere legislazioni che cerchino di delineare piani completi, con l'obiettivo di bandire il traffico dei narcotici." [39]Chiede che si formi così un fronte compatto sempre più impegnato non solo nella prevenzione e nel recupero dei tossicodipendenti ma anche nel denunciare e perseguire legalmente i trafficanti di morte e nell'abbattere le reti della disgregazione morale e sociale..." Rinnovo perciò, continua il Papa l'insistente appello che ho fatto alcuni anni fa alle varie istanze pubbliche nazionali e internazionali, perché pongano un freno all'espandersi del mercato delle sostanze stupefacenti. Per questo è necessario che escano alla luce, prima di tutto, gli interessi di chi specula in tal mercato; che siano poi identificati gli strumenti e i meccanismi dei quali si servono; e si proceda infine al loro coordinato ed efficace smantellamento."[40] "Per far fronte a questo problema è necessario dare maggiore vigore ed efficacia al principio dell'unità e dell'integrazione latino-americana..., in questo campo si impone la necessità di seguire un piano di leale cooperazione regionale e continentale, perché i mezzi che si usano per combattere il traffico dei narcotici abbiano la dovuta efficacia". [41] "Bisogna, che l'attività criminale della produzione e del traffico della droga venga combattuta direttamente e, alla fine, frenata..., la mia esortazione pressante e la mia ammirazione...per i capi di Governo e i cittadini che si sono impegnati a combattere la produzione, la vendita e l'abuso della droga, forse pagando un prezzo molto alto, perfino sacrificando la loro integrità fisica...."; [42] "Invito le autorità civili, coloro che hanno il potere di decisione economica e tutti coloro che hanno una responsabilità sociale a proseguire e intensificare i loro sforzi per perfezionare a tutti i livelli la legislazione di lotta contro la tossicomania e opporsi in tutti i modi alla cultura della droga e del suo traffico...".[43]

4.3. Recupero

Il Papa ci dice come affrontare il problema: "Per affrontare il problema non serve né lo sterile allarmismo né l'affrettato semplicismo. Serve invece lo sforzo di conoscere l'individuo e comprendere il suo mondo interiore; portarlo alla scoperta o alla riscoperta della propria dignità di uomo, aiutarlo a far risuscitare e a crescere, come soggetto attivo, quelle risorse personali che la droga aveva sepolto attraverso una fiduciosa riattivazione dei meccanismi della volontà orientata verso ideali nobili e sicuri".[44]

Il Papa invita " i genitori di un figlio tossicomane a non disperare mai e a mantenere il dialogo con lui, a prodigargli affetto e a favorire i suoi contatti con strutture che lo possono prendere in carico.

L'attenzione calorosa di una famiglia è un grande sostegno per la lotta interiore e per i progressi di una cura di disintossicazione".[45] "Le crisi umane e sociali più difficili possono essere superate alla luce del Vangelo, e pertanto, oggi si può uscire dal dramma della droga per ritrovare il cammino della fiducia nella vita". [46] "La paura del futuro e dell'impegno nella vita adulta che si nota nei giovani li rende particolarmente fragili. Spesso non sono incitati a lottare per un'esistenza giusta e bella; hanno la tendenza a rinchiudersi in sé stessi...Le forze della morte li spingono a darsi alla droga, alla violenza e ad andare a volte fino al suicidio.

Attratti da ciò che può apparire come il fascino per una specie di distruzione, è necessario che percepiamo in questi giovani una richiesta di aiuto e una profonda sete di vivere, di cui dobbiamo tenere conto perché il mondo sappia modificare radicalmente le sue proposizioni e i suoi modi di vita". [47] "...il dono della vita si riferisce alla sobrietà, alla castità, all'opposizione della crescente pornografia, alla sensibilizzazione sulla minaccia della droga...".[48]

Ma, dice il Papa, "se dobbiamo affrontare quel pericolo così grande per la persona umana, per qualsiasi uomo, e soprattutto per l'uomo giovane, che è la droga, dobbiamo avere le prove della possibilità di vincere. Perciò i giovani che hanno vinto diventano per gli altri una testimonianza di speranza, una testimonianza di vittoria possibile, diventano anche per la società preoccupata dal fenomeno della droga un nuovo impulso per lottare, per impegnare tute le forze, tutta la buona volontà. Ne vale la pena, perché la vittoria è possibile....".[49]

Il Cardinale Segretario di Stato nel discorso ricordato dice: solo l'impegno personale dell'individuo, la sua volontà di rinascita e la sua capacità di riprendersi, possono assicurare il ritorno alla normalità dal mondo allucinante dei narcotici; per questo sono necessari anche gli aiuti sociali delle famiglie e delle comunità terapeutiche.[50]

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia afferma: E' necessario che il tossicodipendente conosca ed esperimenti l'amore di Gesù Cristo, si apra e rinasca a un ideale autentico di vita, aderisca pienamente e sinceramente a Cristo e al suo Vangelo, mediante la fede, accetti la sovranità di Cristo e giunga ad essere suo discepolo; il tossicomane ascolti con particolare intensità il richiamo "Venite a me voi tutti che siete affaticati e stanchi e io vi ristorerò". La Chiesa propone, ma non impone, porta l'uomo alla scoperta della sua dignità come soggetto attivo, gli insegna il perché della sua esistenza terrena. Evangelizzare il mondo della droga implica tre passi fondamentali: annunciare l'amore paterno di Dio, denunciare i mali che causa la droga e testimoniare il servizio al tossicodipendente. Il modello cristiano della famiglia rimane come punto di riferimento prioritario per la prevenzione, il ricupero e l'inserimento dell'individuo nella società.[51]

In questo modo abbiamo sfogliato alcuni dei principali testi nei quali il Papa ci espone il suo punto di vista sul problema della droga, sulle sue cause, sul giudizio morale e i rimedi che si possono offrire. L'opinione della Chiesa sulla immoralità dell'abuso della droga è chiara: la droga è l'opposto dei valori e non può esserci moralità senza valori. In fondo al problema dell'abuso della droga, della sua produzione, della sua distribuzione e commercializzazione, vi è la carenza dei valori autentici che rappresentano la vera realizzazione dell'uomo. Molte sono le azioni necessarie per una battaglia efficace all'abuso della droga, ma ve n'è una fondamentale senza la quale non si può raggiungere l'obiettivo: l'azione di restaurare in tutta la sua forza la convinzione del valore trascendente e irripetibile dell'uomo e della sua responsabilità di libera autorealizzazione.


Javier Lozano Barragán
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Pastorale della Salute


NOTE

[1] Cfr. Insegnamenti Ai tossicodipendenti, Viterbo, 27-05-1984
[2] Cfr. Insegnamenti Al Corpo diplomatico, Città del Vaticano, 13-01-1990
[3] Insegnamenti Ai Cardinali e alla Curia Romana per gli auguri di Natale, Città del Vaticano, 22-12-89
[4] Insegnamenti Al Pontificio Ateneo "Antonianum", Roma, 16-01-82
[5] Cfr. Insegnamenti Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la S. Sede, Città del Vaticano, 12-01-91
[6] Cfr. Insegnamenti Discorso del Santo Padre ai partecipanti del Convegno "Solidali per la Vita", Città del Vaticano, 11-10-97
[7] Cfr. Insegnamenti Discorso alla VI Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, 1991
[8] Cfr. Insegnamenti Alle comunità terapeutiche, Castel Gandolfo, 07-09-1984
[9] Cfr. Insegnamenti Discorso del Santo Padre 1997, 4
[10] A. Sodano, Prolusione durante il Convegno "Solidali per la vita", in L'Osservatore Romano, 10 (1997) 2
[11] Cfr. Insegnamenti L'omelia alla Messa per il Comitato italiano di Solidarietà per i giovani drogati, Castel Gandolfo, 09-08-1980
[12] Cfr. Insegnamenti presso la tomba di San Pietro Claver, Cartagena, 06-07-1986
[13] Giovanni Paolo II, Centesimus Annus, Città del Vaticano, 01-05-1991
[14] Cfr. Insegnamenti Al Centro italiano di solidarietà per la Giornata mondiale contro la droga, Città del Vaticano, 24-06-1991
[15] Cfr. Insegnamenti Discorso alla VI Conferenza 29,4-11-1991
[16] Cfr. Discorso del Santo Padre 11,3-10-97
[17] Cfr. Sodano A. Prolusione, l'Osservatore romano, 11-10-97 J. Ratzinger, Svolta per l'Europa. Ed. Paoline 1992, p.15
[18] Cfr. L'Osservatore romano (ed. Española), 07/02/97.
[19] Cfr. Insegnamenti Discorso alla VI Conferenza, Città del Vaticano, 23-11-1991
[20] Cfr. Insegnamenti Alle comunità terapeutiche, Castel Gandolfo, 07-09-1984
[21] Cfr. Insegnamenti Discorso alla VI Conferenza 4, 1991
[22] Cfr. Insegnamenti Omelia al Centro Italiano di Solidarietà, Roma 21-06-1986
[23] Cfr. Insegnamenti Alle comunità terapeutiche, Castel Gandolfo, 07-09-84
[24] Discorso del Santo Padre 10-11.02.1997
[25] Cfr. Insegnamenti Ai Tossicodipendenti, Viterbo, 27-05-84
[26] Cfr. Insegnamenti Alle comunità terapeutiche, Castel Gandolfo, 07-09-84
[27] A. Sodano, Prolusione, in L'Osservatore Romano, 11,7/10/97
[28] L'Osservatore Romano (ed. española) 07/02/97
[29] Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, Considerazioni inerenti al fenomeno della droga
[30] Cfr.. Insegnamenti Discorso alla VI Conferenza, 4
[31] Cfr. Insegnamenti Agli ospiti del Centro italiano di Solidarietà.
[32] Discorso alla VI Conferenza 4
[33] Cfr. Insegnamenti Alle comunità terapeutiche, Castel Gandolfo, 07-09-1984
[34] Cfr. Insegnamenti Al Comitato d'inchiesta sui narcotici, Città del Vaticano, 10.01.84
[35] Cfr. Insegnamenti Al Comitato d'inchiesta sui narcotici, Città del Vaticano, 19.01.84
[36] Cfr. Insegnamenti Al Comitato d'inchiesta sui narcotici, Città del Vaticano, 19.01.84
[37] Cfr. Insegnamenti VII,1,1984 p. 1541
[38] Cfr. Discorso del Santo Padre, 97,1
[39] Cfr. Insegnamenti Al Comitato d'inchiesta sui narcotici, Città del Vaticano, 19-01-1984
[40] Cfr. Insegnamenti Discorso alla VI Conferenza....29-22-91
[41] Cfr. Insegnamenti Ai rappresentanti del Paesi latino-americani, Città del Vaticano, 05-12-82
[42] Cfr. Insegnamenti Messaggio alla Conferenza Internazionale a Vienna, 04-06-87
[43] Cfr. Discorso del Santo Padre...97,6
[44] Cfr. Insegnamenti Alle comunità terapeutiche, Castel Gandolfo, 07-09-84
[45] Cfr. Discorso del Santo Padre 11,6-10-97
[46] Cfr. Insegnamenti Ai tossicodipendenti, Viterbo, 27-05-84
[47] Discorso del Santo Padre 11,4-10/97
[48] Cfr. Insegnamenti Ai Vescovi polacchi a Jasna Góra, Czestochowa, 19-06-83
[49] Cfr. Insegnamenti L'omelia alla Messa per il Comitato italiano di solidarietà per i giovani drogati Castel Gandolfo, 09-08-80
[50] Cfr. L'Osservatore Romano, 10,7/10/97
[51] Cfr. Pontificio Consiglio della Famiglia, Dalla disperazione alla speranza, pp 16-22

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