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INAUGURAZIONE DELLA XXI CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL TEMA:
"ASPETTI PASTORALI DELLA CURA DELLE MALATTIE INFETTIVE"
(CITTÀ DEL VATICANO, 23-25 NOVEMBRE 2006)

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. JAVIER LOZANO BARRAGÁN

Aula del Sinodo
Giovedì, 23 novembre 2006

 

Il tema della XXI Conferenza Internazionale di quest'anno è: "Gli aspetti pastorali della cura delle malattie infettive". È un tema di attualità e di grande interesse per la Chiesa. Le persone colpite dal virus di Ebola, dalla Sars, dall'Hiv o dall'influenza aviaria che si trovano in una situazione di debolezza, qualunque sia la pericolosità della loro infezione, vanno curate, assistite e accompagnate spiritualmente e pastoralmente nei Centri appartenenti alle diverse Diocesi, Ordini, e Congregazioni religiose della Chiesa cattolica.

In questa Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute ci impegneremo ad approfondire questo compito che si realizza così efficacemente, per trovare nuova luce nel Vangelo e migliorare così la nostra azione.

Come al solito nelle nostre Conferenze, dopo un'introduzione alla luce della Parola di Dio, consideriamo la realtà del problema che studiamo, la sua illuminazione e le guide pratiche di azione.

Mi permetto di delineare la introduzione in questo stesso movimento di tutta la Conferenza: cioè, farò un riferimento alla realtà delle malattie infettive nel mondo d'oggi; tratterò di riflettere sulla profonda solidarietà che si trova alla base di tutto il Messaggio evangelico e le malattie infettive e suggerirò alcune linee d'azione. Si tratta dunque di un primo approccio che in seguito sarà sviluppato adeguatamente nelle tre parti della nostra Conferenza dai così qualificati Relatori che ci onorano con la loro partecipazione.

I. Realtà: problematica odierna delle malattie emergenti

Le malattie infettive erano ritenute, sino a pochi anni fa, un problema del passato, ma la recente comparsa dell'Aids, la ripresa epidemiologica della tubercolosi, l'espansione di malattie batteriche inconsuete ed il propagarsi di nuove infezioni virali, costituiscono delle serie minacce per la sanità pubblica mondiale.

Per malattia infettiva s'intende una patologia dovuta al contagio dell'organismo umano da parte di microrganismi: batteri, virus, miceti, parassiti, ecc. con conseguente sviluppo di sintomi caratteristici di quella specifica malattia.

Da tutti i tempi, grandi epidemie e pandemie provocate da agenti patogeni hanno devastato il mondo: peste, lebbra, vaiolo, malaria, meningite, colera, sifilide, gonorrea, tubercolosi, poliomielite... La medicina sperava, dopo la scoperta degli antibiotici, di poter un giorno sradicare tutte le malattie infettive. Ma le recenti sconfitte, come la minaccia di nuovi agenti patogeni, il ritorno di vecchi nemici e lo sviluppo di ceppi resistenti agli antibiotici, ci ricordano che non dobbiamo mai abbassare la guardia. Saggezza vuole che, nella guerra contro i germi, non si possa mai riposare sugli allori. Infatti, in questi ultimi anni, sono comparse numerose malattie, come l'Aids alla fine del XX secolo, che è diventata oggi una pandemia con 40 milioni di persone infettate nel mondo ed ultimamente abbiamo avuto la comparsa della Sars, del virus di Ebola, dell'influenza aviaria.

I microrganismi sono dovunque. Vivono negli organismi animali e vegetali, nel terreno e nell'acqua, sono trasportati dalle correnti d'aria. Sopravvivono in assenza di ossigeno e di luce solare. Formano fitte colonie su ogni tipo di superficie artificiale e hanno un ciclo vitale che permette loro di avere un ciclo riproduttivo ed un metabolismo specifico.

1. Trasmissione

La trasmissione di una malattia infettiva richiede il passaggio di un agente infettante da una sorgente di infezione ad uno o più individui ricettivi, cioè in grado di contrarre l'infezione. Questo passaggio avviene con modalità che possono essere differenti a seconda del tipo di microrganismo e della sua diffusione ambientale. Si può quindi descrivere la cosiddetta catena del contagio: Sorgente o fonte di infezione, nel caso specifico rappresenta l'origine dell'infezione che ha consentito la trasmissione del microrganismo dal serbatoio di infezione ad un soggetto ricettivo. Serbatoio di infezione, è costituito dall'organismo, animale o vegetale, o dall'ambiente nel quale il microrganismo abitualmente vive e si moltiplica. Via di eliminazione, rappresenta la via attraverso la quale un organismo infetto elimina i microrganismi. I microrganismi vengono solitamente eliminati attraverso secrezioni ed escrezioni: intestinale, malattie a trasmissione oro-fecale (germi acquisiti per via digerente mediante acqua o cibi contaminati ed eliminati tramite le feci), respiratoria: malattie a trasmissione aerea. La trasmissione avviene tramite microscopiche goccioline di saliva che vengono emesse da un portatore tramite tosse e starnuti o anche tramite la fonazione. Genito-urinaria: malattie a trasmissione sessuale. Transcutanea: malattie a trasmissione parenterale. La cute integra rappresenta un'ottima barriera contro i microrganismi, ma sono sufficienti lesioni anche minime perché i germi riescano a penetrare.

2. Vie di trasmissione

Le principali forme del propagarsi di queste ed altre malattie infettive avvengono attraverso cinque vie. La prima è a causa di infezioni di origine alimentare: notiamo che l'industrializzazione della catena alimentare fornisce ai patogeni nuove occasioni per incontrare facilmente il loro ospite umano. Questo si deve a diverse cause, tra le quali individuiamo: l'allevamento intensivo di pesci (salmone), di polli, di conigli; il trasporto di alimenti attraverso il mondo con le probabilità di interruzioni della catena del freddo e possibilità di contaminazione (Bacterie: Listeria, Yersinia...); la preparazione industriale di alimenti come la carne.

La seconda via è per le infezioni respiratorie legate ai dispositivi di condizionamento dell'aria o dell'acqua. Così è l'infezione dalla bacteria Legionella pneumofila, causata dai batteri che crescono nei circuiti idrici, nei frigoriferi, negli apparecchi dell'aria condizionata...

La terza è per le infezioni legate ai viaggi attraverso il mondo: malattie diarroiche ed emorragiche, malaria, febbre gialla...

La quarta è per infezioni legate alle modificazioni dell'ambiente: con la deforestazione l'uomo può entrare in contatto con i germi patogeni. La quinta è per infezioni legate alle nuove tecniche mediche: le infezioni nosocomiali. Certi strumenti usati in medicina sono capaci di trasmettere germi patogeni: catetere, sonde urinarie... In ambiente ospedaliero ci sono sempre rischi di infezione da HIV e di epatite.

3. Situazione odierna ed epidemiologia delle malattie infettive

Le malattie infettive sono numerosissime e coinvolgono i più diversi organi ed apparati, dando origine alle più svariate espressioni cliniche: malattie respiratorie, esantematiche, gastroenteriti, neuropatie ed altre in cui esse fungono da elemento catalizzante, patologie di tipo autoimmune e cancri. In questo contesto, alcune forme infettive possono sembrare insignificanti al cospetto dell'Aids; tuttavia, in determinati contesti epidemiologici, molte di esse hanno o hanno avuto una valenza assai importante: ad esempio le diarree infettive nei paesi in via di sviluppo, le epatiti virali, la malaria, il vaiolo, la lebbra, l'influenza, la tubercolosi...

Per molto tempo le malattie infettive come la peste nera, la sifilide, il colera, la tubercolosi, il vaiolo, la difterite, l'influenza spagnola, la scarlattina, la malaria, la febbre gialla, il tifo, il morbillo rappresentavano le prime cause di mortalità nel mondo. Nel 1798, Edward Jenner scoprì il vaccino contro il vaiolo. Nel 1870, Louis Pasteur scoprì il primo microbo, responsabile di una malattia infettiva - la malattia del baco da seta - e così mise fine alla teoria della generazione spontanea pubblicando, nel 1878, "La teoria dei germi". Nel 1880 Louis Pasteur elaborò il vaccino contro il colera dei polli. Nel 1882, Robert Koch scoprì il bacillo della tubercolosi. Nel 1885 Louis Pasteur mise a punto il vaccino contro la rabbia. Nel 1923 Gaston Ramon scoprì l'anatossina tetanica e difterica. Nel 1921 Albert Calmette e Camille Guérin scoprirono il BCG (vaccino contro la tubercolosi). Nel 1929 Alexander Fleming scoprì la penicillina e le sue proprietà battericide, aprendo la via alla terapia delle malattie infettive tramite gli antibiotici.

4. Anni di illusione

Dal 1940-1970 ci troviamo di fronte a quelli che possiamo definire, nel campo delle malattie infettive, anni di illusione. La penicillina è stata usata per la prima volta nel 1941 per curare un paziente colpito da una setticemia da stafilococco. Dopo di che, altre famiglie di penicilline sono state scoperte. Quindi, in quel periodo, nei Paesi occidentali, grazie all'utilizzo degli antibiotici, abbiamo avuto una riduzione drastica della mortalità. E stato nel medesimo periodo che sono stati scoperti i vaccini contro la pertosse, la poliomielite, il morbillo, gli orecchioni, la varicella. Nel 1967, l'Oms lanciava la campagna internazionale per debellare il vaiolo, che colpiva ogni anno 15 milioni di persone e ne uccideva 2 milioni. Certamente in quel periodo sono stati realizzati progressi spettacolari nei campi della microbiologia, dell'immunologia, della biologia molecolare, dell'ingegneria genetica, favorendo la diagnostica, lo studio e la ricerca di nuovi farmaci e vaccini contro questi agenti patogeni infettivi.

5. Anni di disillusione

Ma, dal 1970 fino ad oggi, possiamo dire che abbiamo avuto anni di scetticismo e di disillusione. Infatti, i microbi sviluppano delle resistenze. A causa dell'uso non controllato di antibiotici ed antivirali, i batteri ed i virus patogeni diventano resistenti, anzi multiresistenti tramite il fenomeno di selezione di mutazioni o di transfert di geni di resistenza. Appare l'emergenza e la ri-emergenza delle malattie infettive. Tra le malattie emergenti abbiamo: il virus di Ebola, legionella, Hiv, Hcv, Hbv, Sars... (hepatitis C, hepatitis V). Come malattie ri-emergenti tornano numerose in forme più virulente insieme con i microrganismi multiresistenti ai farmaci. L'esempio tipico è la tubercolosi, che era stata sconfitta nel passato e che è tornata, insieme con l'AIDS, a colpire numerose persone con depressione immunitaria grave.

6. Morte

Le malattie infettive sono responsabili del 43% dei decessi nei Paesi in via di sviluppo contro l'1% nei Paesi industriali. Bisogna aggiungere che il 15% dei tumori sono di origine infettiva. Per esempio: i tumori del fegato possono essere provocati da Hbv e Hcv; quello della pelle dall'Hhv-8 (virus dell'erpes); quello del collo dell'utero dal papillomavirus; quello del naso-faringe dal virus Ebv (Eptstein-Barr Virus); quello dello stomaco dal batterio helicobacter pylori. Tuttavia, il 90% dei decessi causati dalle malattie infettive nel mondo sono provocati solo da sei gruppi di agenti infettivi.

Si riporta che le sei principali malattie infettive che affliggono oggi il mondo, ed il numero di persone morte annualmente sono: Aids/Hiv, 3, 1 milioni nel 2004. Malattie respiratorie acute batteriche, 3 milioni/anno. Malattie diarroiche (rotavirus, adenovirus, shigellosi, Escherichia coli, colera, febbre tifoide), 2, 5 milioni/anno. Tubercolosi, Circa 2 milioni/anno. Malaria, più di un milione di morti/anno. Morbillo, 750 000 morti/anno. Totale decessi/anno: 12.350.000 morti/anno.

La problematiche più importanti che per il momento troviamo nelle cure delle malattie infettive sono gli effettivi test diagnostici, la mutazione e le resistenze ai farmaci, il bisogno di nuovi farmaci e vaccini e la difficoltà di trovare fondi e personale per la cura.

II. Cristo e la cura dei malati infetti

Nelle considerazioni precedenti abbiamo indicato alcuni aspetti scientifici riguardo la realtà attuale delle malattie infettive. Ma il nostro scopo, presupponendo le considerazioni scientifiche e la realtà stessa, si colloca oltre quanto sopra descritto. Ci interroghiamo infatti sugli aspetti pastorali nella cura di questi malati.

1. La Parola di Dio

L'illuminazione sulle malattie infettive da parte della Parola di Dio sarebbe quasi la stessa di quella per qualsiasi altra malattia. Sarebbe la riflessione spesso offerta sulla sofferenza ed il dolore. Ma in questo caso, per specificare un po' di più, occorre esaminare il modo come Cristo si è comportato di fronte a queste malattie infettive quando le ha curate.

Si evidenziano in questo campo le guarigioni dei lebbrosi.

Per capire come agisce Cristo quando guarisce i lebbrosi, occorre dare una occhiata alla concezione culturale che circondava questa malattia nel suo tempo e che proviene dalla legislazione di Mosè nell'Antico Testamento.

Ci si permetta una citazione dal libro del Levitico, al Capitolo 13:

"Quando uno avrà addosso una piaga di lebbra, sarà condotto al sacerdote, ed egli lo esaminerà; se vedrà che sulla pelle c'è un tumore bianco, che questo tumore ha fatto imbiancare il pelo e che nel tumore si trova carne viva, è lebbra inveterata nella pelle del corpo e il sacerdote lo dichiarerà immondo... Il lebbroso colpito dalla lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto, si coprirà la barba e andrà gridando: Immondo! Immondo! Sarà immondo finché avrà la piaga; è immondo, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento" (13, 9-11; 43-44).

Abbiamo due elementi da evidenziare: immondezza ed emarginazione. Per l'immondezza era vietato toccare il lebbroso, e per l'emarginazione gli si proibiva di abitare insieme al popolo.

Passiamo adesso ai Vangeli e vediamo le procedure di Cristo nel guarire questi malati. Abbiamo racconti nei tre Sinottici di Matteo, Marco e Luca:

Matteo: "Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi". E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro"". (Matteo 8, 1-4).

Marco: "Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!". Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!". Subito la lebbra scomparve ed egli guarì E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: "Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro"" (Marco, 40-44).

Luca: "Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: "Signore, se vuoi, puoi sanarmi". Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii risanato!". E subito la lebbra scomparve da lui. Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: "Và, mostrati al sacerdote e fa l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi"... Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!"". (Luca 5, 12-14; 17, 11-19)

2. Estendere e toccare

Nel compimento delle leggi e prescrizioni mosaiche, i lebbrosi che incontrano Cristo si fermano "a distanza", si sentono impuri, fuori dalla convivenza umana; chi li tocca rimarrà anch'egli impuro. Il Signore li guarisce e manifesta la sua volontà salutare con le parole e con due segni molto consistenti: stende le mani e li tocca. Cristo non soltanto accetta di awicinarsi ai lebbrosi, ma stende la sua mano, li riceve e li tocca. Cristo si identifica con il lebbroso, si fa pienamente solidale con essi. Distrugge la loro immondezza ed emarginazione, rende manifesta la sua piena solidarietà con loro.

3. La solidarietà

Mi sembra che qui possiamo trovare una chiave speciale di illuminazione per considerare il trattamento pastorale ai malati infetti. Il trattamento deve essere totalmente impregnato di solidarietà.

Oggi si parla spesso di solidarietà, tanto da arrivare a sembrare che si tratti di un concetto laico o, per lo più, di una virtù della quale Cristo ci ha dato esempio. Ma, se guardiamo più profondamente questa solidarietà che si esprime nelle suddette guarigioni, troviamo qualcosa di diverso. Cioè: questa maniera di agire che il Signore ha con i malati infetti, non è casuale, ma deriva dalla stessa vita divina che è venuto a darci; sta nel cuore della Redenzione. La solidarietà vera e profonda è la partecipazione della vita divina che Cristo ci dà con la Redenzione.

Nella guarigione dei lebbrosi Cristo fa emergere questa solidarietà come sorgente di vita: vita divina, della quale si partecipa già nella guarigione fisica dei malati.

4. Solidarietà e Vita divina

Entrando nell'intimità di questa solidarietà, entriamo nell'intimità della vita divina e troviamo che si tratta di una solidarietà personale, cioè, che si tratta della Terza persona della Santissima Trinità: lo Spirito Santo.

Coincide così la solidarietà con l'autentica spiritualità, cioè: l'azione dello Spirito Santo, l'amore. Lo Spirito Santo è l'amore di Dio che si fa storia nella misericordia solidale del Padre Eterno che ci invia suo Figlio redentore attraverso la sua incarnazione pasquale.

Lo Spirito Santo è l'intercomunicazione trinitaria infinita nell'amore. La terza Persona della Santissima Trinità ci mostra la natura divina di Dio come Amore; un amore che è la totale donazione del Padre a suo Figlio e del Figlio a suo Padre che, nella sua totale dedizione, fanno procedere da Loro la persona Amore, la persona Dono, che è lo Spirito Santo. Dunque, lo Spirito Santo significa l'infinito possesso personale individuale tanto del Padre come del Figlio in se stessi, possesso che lo rende in grado di potersi donare assolutamente. Qui si trova l'essenza della solidarietà. Quando parliamo della solidarietà umana, questa è autentica soltanto quando si fa ad immagine di Dio.

L'uomo diventa figlio di Dio soltanto attraverso la solidarietà, che significa ricevere in una donazione gratuita piena tutto quello che è, e donarlo anche senza misura a Dio ed agli altri.

Soltanto sotto questa luce si può capire il mistero della solidarietà redentrice: infatti, la donazione più grande che si possa pensare è proprio la donazione fino alla morte: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15, 13). Da questa donazione, fino alla morte, il Padre crea la solidarietà dell'umanità redenta. Conseguentemente, l'autentica solidarietà è quella alla quale non importa il rischio della perdita della vita fino al punto da poter dare la vita agli altri.

III. Alcune linee pastorali di azioni nella lotta contro le malattie infettive ed il trattamento ai malati infetti

Se, partendo da questa solidarietà, vogliamo allora riflettere sulle malattie infettive in generale, confluiremo nella pastoralità delle malattie infettive, così come Cristo si è fatto pastore di questi malati.

Dobbiamo partire da questa spiritualità e pastoralità per sapere cosa significhi, ai nostri tempi, quello che ha fatto Cristo: stendere le mani e toccare i malati infetti. Certamente non significherà stoltamente rinunziare alle elementari regole dell'igiene, ma tutt'altro. È proprio mettendo l'igiene al primo posto che si arriverebbe alla solidarietà verso questi malati.

Indichiamo alcuni suggerimenti, a partire dalla solidarietà cristiana, che, senza dubbio, si spiegheranno meglio nella terza parte del nostro studio.

1. Ricerche

Nel campo della medicina in se stessa significa cambiare la motivazione secondo la quale si fanno le ricerche. Ordinariamente queste si fanno secondo le leggi di mercato. Così si determina che cosa produrre e per chi produrre. In ultimo termine quello che muove è il profitto. In questo campo ci imbattiamo nei medicinali "orfani", cioè quelli che non si producono più per combattere queste malattie, non perché non siano necessari, ma perché servono a gente povera del Terzo Mondo, che non può pagare così tanto da lasciare una somma accettabile di guadagno. D'altra parte, non si deve trascurare che, data la globalizzazione del mondo, le malattie infettive che prima si potevano pensare esclusive del Terzo Mondo, oggi si possono trovare ovunque, giacché i microbi ed i virus non hanno frontiere.

2. Ecologia

Questa solidarietà dovrà anche portarci a vincere l'egoismo nello sfruttamento dell'ambiente; l'inquinamento atmosferico, specialmente quello idrico, favorisce chiaramente il propagarsi delle malattie infettive. Si deve arrivare ad avere speciale cura dei rifiuti che, non bene distrutti o riciclati, infestano tanto il suolo come l'acqua. Dobbiamo cercare di evitare quel genere d'agricoltura e d'allevamento di animali che, gestiti con queste acque o in questi suoli, propagano le malattie infettive.

È stato dimostrato che la deforestazione è un altro fattore che influisce nella diffusione delle malattie infettive. Una linea d'azione sarebbe dunque una azione diretta a preservare l'ambiente sul quale influisce fortemente la presenza forestale. La deforestazione, tante volte effettuata soltanto per il profitto economico di pochi, è chiaro che avversa la solidarietà, anche sul profilo della lotta contro le malattie infettive.

3. Industrializzazione

S'impone anche la revisione dell'industrializzazione della catena alimentare, l'allevamento intensivo, gli alimenti transgenici, l'interruzione caldo-freddo nel trasporto degli alimenti. Non parliamo della soppressione di queste tecniche, che sono più capaci oggi che nelle epoche passate, di sfamare tanta gente, ma di esaminare le procedure e, contro il pensiero tante volte predominante, che il principale scopo di produzione non sia il guadagno, ma soprattutto la salute e l'adempimento dei bisogni della popolazione.

4. Igiene

Anche per questa solidarietà ci si impone di osservare con molta cura tutte le regole igieniche e la pulizia dovuta negli ambienti domestici, pubblici e di lavoro.

Si impone così la corretta procedura sanitaria da parte dei malati infetti, in maniera che questi evitino di propagare l'infezione. Il controllo sanitario internazionale deve essere ben curato, tanto per di chi viaggia come da parte delle Autorità migratorie.

È vero che i professionali della salute e tutti quelli che curano i malati infetti devono prendere le precauzioni adatte ma, da una parte, queste precauzioni non devono arrivare fino a negare l'aiuto loro dovuto, o a prestare loro il soccorso necessario, esternando quella ripugnanza o paura che, invece di aiutare il malato lo fanno ammalare ancora di più. In questo campo la stessa solidarietà impone un rigido controllo dell'ambiente ospedaliero, sia dell'adeguata pulizia dei luoghi di degenza, come degli strumenti chirurgici e non chirurgici che si usano.

5. Corsi

In questa direzione occorre programmare corsi di relazione e di aiuto per volontari ed agenti pastorali che operano negli ospedali e case di cura, ed incontri di formazione di pastorale sanitaria e di etica per cappellani, medici, infermieri degli ospedali e delle cliniche.

6. Assistenza

Nella pratica si deve promuovere l'assistenza a questo tipo di malati ed ai loro familiari. Questa assistenza significa, nella Pastorale della salute, in primo luogo provvedere loro con i Sacramenti, specialmente il Sacramento della Riconciliazione, l'Eucaristia ed il Sacramento dell'Unzione degli Infermi. Da questi Sacramenti scaturirà, sia per i malati come per tutti coloro che si prendono cura di essi, la forza solidale per curarli nel modo migliore.

Conclusioni

Ecco indicati alcuni cammini per riempire di solidarietà, spiritualità ed amore la cura dei malati. Così questa cura si spiritualizza, partendo ed essendo permeata dall'amore che suscita lo Spirito nei cuori dei credenti, e si fa pienamente pastorale sull'esempio di Cristo, il Pastore.

Questa è la radice di tante altre azioni pastorali che ci possono venire in mente, con un'immaginazione creativa per soccorrere di più questi malati.

Accogliere i malati, identificarsi con loro, saranno i due pilastri per la guarigione dei malati infetti e per la lotta contro le malattie infettive. Così la solidarietà cristiana sarà l'anima degli operatori sanitari e di tutti coloro che si impegnano nell'adempimento del comando evangelico: "Curate Infirmos".

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