+ Lozano: Il Vangelo della Salute - ITALIANO
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1. La Suocera di Simone (Mc 1,29-32)
2. Guarigione di un lebbroso (Mc 1:40-45)
3. Il Paralitico (Mc 2,1-12)
4. Il rattrappito (Mc 3,1-6)
5. La figlia di Giairo e l'emoroissa (Mc 5, 21-43)
6. Il sordomuto (Mc 7, 31-37)
7. Il cieco (Mc 8, 22-26)
8. Molte guarigioni presso il lago (Mt 15, 29-31)
9. Guarigione del servo del centurione (Mt 8, 5-13)
10. Guarigione di due ciechi (Mt 9, 27-31)
11. Cieco e muto (Mt 12, 22-23)
12. I due ciechi di Gerico (Mt 20, 29-34)
13. Guarigione della donna curva in giorno di sabato (Lc 13, 10-13)
14. Guarigione di un idropico in giorno di sabato (Lc 14, 1-6)
15. I dieci lebbrosi (Lc 17, 11-19)
16. Malco e l'arresto di Gesù (Lc 22, 50-51)
17. Guarigione del figlio di un funzionario reale (Gv 4,46-54
18. Guarigione di un infermo alla piscina di Betzaetà (Gv 5, 1-9)
19. Guarigione di un cieco nato (Gv 9,1-7)
20. Resurrezione di Lazzaro (Gv 11, 38-44)

**. CONCLUSIONE


1. La Suocera di Simone (Mc 1,29-32)
«E, usciti dalla Sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocara di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli».

Iniziamo queste riflessioni sulle guarigioni delle malattie che fa Gesù, dal Vangelo di San Marco. La prima guarigione che incontriamo è la guarigione della suocera di San Pietro che era colpita dalla febbre. Il Signore inizia all'interno di un focolare domestico; la sposa di Pietro sicuramente fu molto riconoscente. Nella Cappella Sistina nel dipinto sulla creazione dal contatto del dito di Dio con il dito dell'uomo scaturisce l'espressione della vita per tutta l'umanità; qui in San Marco, nell'intimità della famiglia, dal contatto della mano di Cristo con la mano della malata scaturiscono la guarigione e la salute, l'affetto e la gratitudine come preludio della stessa Risurrezione del Signore. Così lo deve aver raccontato Pietro a Marco: ella si mise a servire, ed è così che la riconoscenza di chi è stato salvato da Cristo non può che tradursi nel servizio a Gesù Cristo.


2. Guarigione di un lebbroso (Mc 1:40-45)
«Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se vuoi, puoi guarirmi!. Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: Lo voglio, guarisci!. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte

Diciamo che volere è potere, ma tante volte ci sbagliamo. Solo in Gesù volere è davvero potere. Oltre alla malattia fisica, il Signore guarisce l'emarginazione sociale e dà una nuova convivenza all'uomo separato dal proprio popolo. I suoi miracoli sono cosa pubblica e hanno delle risonanze nella vita sociale. Ed è una nuova opinione generale che genera: non poteva entrare in nessun paese perché la sua fama lo precedeva. Lui ha guarito anche noi. L'annuncio al mondo della nostra guarigione ha generato quest'accordo generale fra la gente in tale maniera che tutti si gettino ai piedi del Signore come l'unico che salva? Si parla della salute della terra e del fatto che, assieme alla sua malattia, va comparendo anche quella di noi tutti. L'unico che può guarire la terra nel suo ecosistema è Gesù Cristo perché è l'unico che può fare sì che gli uomini smettiamo di distruggere il nostro pianeta, sia mediante la devastazione delle risorse naturali, sia mediante la polluzione dei residui radioattivi e simili da parte delle grandi potenze. Lui è l'unico che può guarire questa nuova lebbra, tramite il grande precetto di amarci davvero gli uni gli altri.


3. Il Paralitico (Mc 2,1-12)
«Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov`egli si trovava e, fatta un`apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".
Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?".
Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell`uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua".
Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!"»

L'Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce la salute come un benessere fisico, mentale e sociale. Il legame con il benessere fisico del mentale e del sociale è del tutto necessario. Cristo lo sa perfettamente: tra il perdono dei peccati e la guarigione del paralitico c'è un nesso profondo.
I mali, le infermità, i dolori affliggono l'uomo in tutta la sua persona, ma ancora di più la fonte di tutti i mali è in quel disagio totale della persona, che si chiama peccato.
E' una verità che sembrerebbe estranea alla mentalità attuale, anche se si può notare che sembra ricorrente oggi più che mai.
C'è un legame tra il peccato ed il male fisico, non necessariamente tra ogni singolo individuo, bensì con l'intera umanità. In questo consiste la Redenzione che Cristo viene a offrirci, cioè togliere totalmente il male del mondo. E' questo il senso della Resurrezione, è cioè l'alzarsi del paralitico dal suo giaciglio e andare a vivere nella sua vera casa che sta per costruirsi nel suo futuro assoluto.


4. Il rattrappito (Mc 3,1-6)
«Entrò di nuovo nella sinagoga. C`era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all`uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!". Poi domandò loro: "E` lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". Ma essi tacevano. E guardandoli tutt`intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell`uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.»
Il tempo libero è molto importante nella società attuale, però la sua importanza si fonda su quella libertà necessaria per incontrarsi con Dio e con gli altri; l'importante è che sia tempo sacro e quindi libero veramente. Spesso siamo menomati per convenzioni che la cultura attuale del consumismo ha introdotto e dobbiamo avere la libertà di tendere la mano ed essere umani: incontrarci con Dio e con i fratelli. Questo è il senso del giorno di festa: il giorno nel quale anche se non si lavora, non dobbiamo perdere il tempo, perchè abbiamo la capacità di costruirlo nella libertà, aprendoci soprattutto all'orizzonte infinito di Dio, per le necessità dei nostri fratelli. Dobbiamo recuperare il senso profondo della sacralità del tempo."


5. La figlia di Giairo e l'emoroissa (Mc 5, 21-43)
«Essendo passato di nuovo Gesù all`altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era usc ita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?". Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male".
Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e p iangete? La bambina non è morta, ma dorme". Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.»

La malattia, tanto della bambina come dell'emorroissa, parla già di morte e la morte si impone con tutta la sua terribile realtà. San Marco ci ha fatto toccare questa plasticità e la veridicità del racconto sembra quasi farci essere presenti e partecipare degli eventi narrati. E ci aiutano ad ascoltare Gesù che ci chiede la fede. Perchè senza la fede non possiamo capire questi miracoli, che ci portano non solo a costatare che sia avvenuta la guarigione dell'emor roissa e la resurrezione della figlia di Giairo, ma anche che ci dobbiamo mettere di fronte ad una scelta di fede per giungere ad una nostra propria guarigione e resurrezione.
Oltre a ciò, San Marco in questo genere di miracoli ci pone di fronte alla realtà della resurrezione propria di Cristo nostro Signore, non come qualcosa di lontano che domina un fatto nebuloso della storia, ma come la ragione di essere di tutta la nostra esistenza.
Cristo è resuscitato, per questo res uscita e cura, e per questo ci cura e ci resusciterà. Questo doppio miracolo non ci può lasciare semplici spettatori, perchè è avvenuto per coinvolgerci nella sua dinamica ed immergerci nella più profonda fede in Cristo il "resuscitato", che è tale perché ci resuscita.
Questa è la prospettiva per poter capire i miracoli delle guarigioni. E' la presenza della parola di VITA di fronte alla desolazione della MORTE, e la vittoria della PAROLA, il Cri sto, sul nostro proprio mutismo, la morte.
E' l'attualità della gioiosa novità dell'annuncio-chiave di tutto il Vangelo: siamo risuscitati in Cristo risuscitato.


6. Il sordomuto (Mc 7, 31-37)
«Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano. E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà" cioè: "Apriti!". E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: "Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!"»

Gesù si conforma al linguaggio del sordomuto per farsi comprendere da lui. Gli tocca le orecchie e la lingua, perchè con il tatto possa comprendere che meraviglia va ad operare. La comunità primitiva rimase tanto impressionata da questo miracolo che in seguito gli diede tutto un significato profondo, in maniera che incorporò l'azione di Cristo nel rito del Battesimo, dove il ministro tocca le orecchie del battezzando e la sua bocca , per significare che udrà la Parola di Dio e potrà pronunciare la sua lode.
Nel sordomuto la Chiesa - nel suo commentario liturgico - ha visto l'umanità che è sorda alla Parola di Dio, e che non può pronunciare la sua lode. E' necessario che Dio affermi la sua forza liberatrice con il Battesimo, perchè l'umanità possa di nuovo ascoltare le meraviglie che il Signore ha riservato a tutti. Ed è necessario anche che si sciolga la lingua, perchè si possa dare testimonianza di tutto ciò.


7. Il cieco (Mc 8, 22-26)
«Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?". Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano". Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".»
Ecco un altro dei miracoli di guarigione nel quale Cristo Nostro Signore impegna azioni tangibili verso colui che deve essere guarito. La gradualità può essere la gradualità nella fede; tanto più cresce, tanto più si realizza il miracolo in lui. E, in quanto alla sensibilità, ci ricorda quella che chiamiamo religiosità popolare, nella quale vediamo segni, tocchiamo, udiamo, palpiamo. E' tutta la persona ad essere interpellata per la fede, ed è tutta la persona ad impegnarsi Non crediamo solo in una maniera intellettuale, ma anche con tutta la personalità fisica, psichica, mentale e sociale. Dio, l'invisibile, si è fatto visibile in Cristo, e questa visibilità si tocca anche nei miracoli che Cristo fa per dare la salute e che San Marco narra con tanta vivacità.


8. Molte guarigioni presso il lago (Mt 15, 29-31)
"Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là. Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì. E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele."
Si tratta di una rivelazione di Gesù Cristo come il Messia ai popoli pagani. Questo è il senso di "salire al monte" . Nel linguaggio biblico è sul monte che si percepisce la rivelazione e la presenza di Dio. L'azione del Messia è di liberarci dal peccato e dalle sue conseguenze, come le infermità; è per questo che l'epoca messianica si inaugura con guarigioni di vario tipo e culmina nella resurrezione.
Non è che l' infermità si debba in questa o in quella persona ad un determinato peccato commesso, se non che, in generale, le infermità si riferiscono alla situazione di peccato in cui si trova l'umanità, sin dal peccato del primo uomo.
Ora siamo stati liberati in Cristo. Se tuttavia sussistono ancora le infermità, queste hanno un'altra connotazione. Sono forze positive che si uniscono alla Croce di Cristo per portare la Resurrezione. Questa ci incita a lottare per far scomparire del tutto le malattie ed arrivare così a quella salute che Cristo ci offre.
Anche la morte sparirà, grazie alla resurrezione di Cristo.


9. Guarigione del servo del centurione (Mt 8, 5-13)
"Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente. Gesù gli rispose: Io verrò e lo curerò. Ma il centurione riprese: Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Fa' questo, ed egli lo fa."
All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Va', e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì.
Nel mondo in cui ci è toccato di vivere, noi ci sosteniamo per quello che vediamo. Quando si tratta della salute cerchiamo medicine e medici, sperando in conseguenza di ottenere la relativa guarigione. Ma qui si tratta di qualcosa di molto diverso. Si tratta di lasciare il passo alla fiducia assoluta. Gesù è il padrone della vita e avanza con lei come un capo militare con i suoi soldati, nel senso di darcela o di togliercela. E' come dire che Gesù Cristo è Dio. Però solo Dio è il padrone della vita. Il capitano del passo del Vangelo crede ed il suo bambino guarisce. E questo capitano entra nel Regno di Dio. Questa è le fede necessaria per entrare nel Regno.


10. Guarigione di due ciechi (Mt 9, 27-31)
Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: "Figlio di Davide, abbi pietà di noi". Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: "Credete voi che io possa fare questo?". Gli risposero: "Sì, o Signore!". Allora toccò loro gli occhi e disse: "Sia fatto a voi secondo la vostra fede". E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: "Badate che nessuno lo sappia!". Ma essi, appena usciti, ne sparsero la fama in tutta quella regione.
Quando questi ciechi chiamano Gesù "figlio di David" confessano apertamente che è il Messia, in contrasto con i suoi nemici che non lo volevano accettare. Ma la verità è che i ciechi vedono prima di essere guariti. E quello che i ciechi vedono era uno dei segni chiari che l'epoca del Messia era giunta. Solo adesso si sviluppano le conseguenze: i ciechi credono nel Messia e i ciechi sono guariti dalla loro infermità. E, paradossalmente, i nemici di Cristo che vedevano bene, non vedono; ma i ciechi si - vedono. E' d'obbligo una domanda: Vediamo Cristo nella cultura del nostro tempo? o siamo ciechi, cioè siamo senza fede?
Perchè con la fede tutto cambia, la cultura attuale si rifletterà in Cristo e lo incontreremo dovunque come nostro Salvatore.


11. Cieco e muto (Mt 12, 22-23)
In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide?". Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: "Costui scaccia i demoni in nome di Beelzebul, principe dei demoni".
Il mondo delle tenebre si rinchiude nel silenzio. Colui che vede, parla. Dà testimonianza. Gesù fa vedere e parlare, perchè le sue meraviglie non possono rimanere in silenzio, ma devono prorompere nella lode della testimonianza.
Chi ha visto Gesù in questo mondo di fede ha il grande obbligo di testimoniarlo nel mondo attuale. Ci sono tante voci codarde travestite di vergogna alle quali il credente non osa dare testimonianza. Non si tratta solamente di parlare, ma di far si che la vita sia una parola completa di fedeltà a quello che si è. E' come rendere trsaparente la cultura attuale di Cristo attraverso tutto quello che crediamo in Lui.


12. I due ciechi di Gerico (Mt 20, 29-34)
Mentre uscivano da Gerico, una gran folla seguiva Gesù. Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: "Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!". La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: "Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!". Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: "Che volete che io vi faccia?". Gli risposero: "Signore, che i nostri occhi si aprano!". Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono.
Nella richiesta di questi due ciechi si riassume tutto il mistero di Dio in Gesù: "Figlio di Davide", il Messia; "Abbiate compassione", soffrite le nostre infermità e sofferenze. Supplicano Dio che in Cristo si è fatto Dio per noi. Ma la gente glielo impedisce: tante volte nella cultura attuale si pensa che ricorrere a Dio sia qualcosa di effimero, proprio della gente debole, degno di rimprovero, che sia una perdita di tempo. Ma riconoscono Gesù come il Messia, l'unico che può dare la soluzione alla loro cecità. L'unica soluzione alla cecità del "pluralismo" mal inteso è Cristo.E' l'unica via di uscita. E la soluzione non viene da una dignità "superiore" senza compromessi; ma nel massimo compromesso: Cristo arriva alle tenebre della morte per dare la luce della sua resurrezione.


13. Guarigione della donna curva in giorno di sabato (Lc 13, 10-13)
Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sè e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Si tratta di un miracolo molto legato alla disputa sull'osservanza del sabato. Noi analizzeremo il miracolo in se stesso: incontriamo da una parte l'azione della donna; si dice che "stava là". Non si dice che chiedesse e neppure che si fosse recata nella sinagoga con lo scopo di essere guarita; semplicemente si trovava da quelle parti. E' sufficiente la presenza davanti al Signore per ottenere la guarigione. Da un'altra parte noi osserviamo l'azione di Cristo che si può riassumere con quattro verbi: vide, chiamò, disse, agì.
Gesù si rende conto del problema e lo fa suo: chiama la donna. Mette quindi in pratica la sua parola onnipotente: "disse e tutto fu fatto"; e le impose le mani come segno del potere sulla vita e sulla morte, sulla malattia e la sofferenza.


14. Guarigione di un idropico in giorno di sabato (Lc 14, 1-6)
Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico. Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "E' lecito o no curare di sabato?". Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?". E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Secondo una certa concezione farisea, la salvezza dovrebbe giungere con una rigorosa osservanza della legge di Mosè, così come la interpretavano gli scribi ed i farisei.
Secondo queste regole, poichè il sabato era il giorno del riposo, non si poteva lavorare, anche curare qualcuno era considerato un lavoro, e quindi era proibito.
Gesù con questo miracolo ci dimostra l'errore che veniva commesso.
Il Regno nuovo non è l'osservanza irrazionale delle leggi antiche, ma curare e perdonare. Dove c'è aiuto, amore, lì c'è il Regno di Dio.
Questo non significa che le leggi non siano buone, ma che devono adeguarsi al modo migliore per servire Dio e gli altri.


15. I dieci lebbrosi (Lc 17, 11-19)
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?". E gli disse: "Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!".
In questo miracolo il punto di partenza è la supplica che fanno i lebbrosi. Gridano e rimangono lontani dala folla, perchè era loro proibito avvicinarsi. Erano sicuri che il Maestro li avrebbe guariti. Hanno fede in Lui. Erano emarginati dalla gente di Israele, non sapevano a chi ricorrere ed allora, pieni di speranza si rivolgono al nuovo Maestro, nel Quale confidano pienamente. Tuttavia, accade qualcosa che, purtroppo, è molto frequente: l'ingratitudine. Tutti sono guariti, però dopo la guarigione si dimenticano del passato, perchè ormai stanno bene, ed allora non si preoccupano più del Maestro, ad eccezione di quello che, come Samaritano, rimaneva fuori del popolo d'Israele. Cristo lo fa notare, e lo farebbe notare a tutti noi che quando siamo nelle necessità ci rivolgiamo al Signore, ma, una volta ottenuta la grazia, non vogliamo sapere più niente di Dio.


16. Malco e l'arresto di Gesù (Lc 22, 50-51)
...E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì.
Si tratta dell'arresto di Gesù. Simon Pietro estrae la spada e taglia l'orecchio destro a Malco, il servo del sommo Sacerdote. San Giovanni ci fornisce maggiori dettagli (Gv. 18,10-11) . Quello che richiama l'attenzione di questo miracolo è la sua originalità. Gesù non chiede la fede. Tanto più che il beneficiario del miracolo non la possiede, ma al contrario va ad arrestare Gesù come se fosse un malfattore. E' un miracolo di misericordia assoluta, come perdonare i nemici che lo stanno andando ad arrestare; ma Gesù non ha dubbi e guarisce la vittima di Simon Pietro.


17. Guarigione del figlio di un funzionario reale (Gv 4, 46-54)
«Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. Gesù gli disse: "Se non vedete segni e prodigi, voi non credete". Ma il funzionario del re insistette: "Signore, scendi prima che il mio bambino muoia". Gesù gli risponde: "Và, tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: "Tuo figlio vive!". S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: "Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato". Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: "Tuo figlio vive" e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.»
"L'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù". In questo miracolo di guarigione la cosa più sorprendente è la fede del funzionario del re. Egli crede nella parola del Signore e quella parola dimostra tutta la sua forza restituendo la vita. Nostro Signore riprende tutti coloro che non credono senza prima vedere; il funzionario non ha avuto bisogno di prove ma ha ascoltato solo la sua parola e grazie alla sua fede pura è nato il miracolo di Gesù. Egli ci invita con forza a credere nella parola. Gesù è la Parola del Padre, credere in lui è ottenere la vita. Rapportando questo miracolo alla vita attuale comprendiamo che è necessario avere una fede profonda su cui impostare la vita pratica, in un mondo in cui spesso non esistono segni visibili.


18. Guarigione di un infermo alla piscina di Betzaetà (Gv 5, 1-9)
«Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?". Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me". Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.»
Per alcuni esperti i 38 anni che il paralitico trascorse in attesa di essere curato rappresentano quei 38 anni in cui il popolo di Israele ha vagato nel deserto alla ricerca della terra promessa. Essi potrebbero anche rappresentare, rapportati al giorno d'oggi, gli anni in cui il nostro mondo si è perso nel deserto allontanandosi da Cristo, prima di ritrovarlo per guarire dalla paralisi e ricominciare il cammino verso Dio. Oggi questo mondo si prostra alla secolarizzazione ma se vuole incontra Cristo per rialzarsi e camminare; la condizione fondamentale perché ciò accada è la volontà. Cristo ci offre la possibilità, sta a noi rispondere.


19. Guarigione di un cieco nato (Gv 9, 1-7)
«Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?". Alcuni dicevano: "E' lui"; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!".»

In questo miracolo Gesù Cristo appare chiaramente come la luce del mondo. Vedere è sinonimo di credere ma rappresenta anche il risultato di un giudizio: gli uomini si dividono fra coloro che credono e coloro che non credono. Cristo è al centro. Quelli che credono di vedere non vedono, mentre i cechi vedono. Senza Cristo chi pensa di vedere brancola nel buio, e con Cristo chi si crede cieco trova in Lui la luce e vede. In questo miracolo, l'uomo cieco dalla nascita rappresenta tutti gli uomini. Noi siamo tutti ciechi alla nascita e possiamo vedere solo grazie a Cristo che ci illumina. Questo è il significato del Battesimo, sacramento attraverso il quale Cristo ci illumina e ci libera del peccato originale. Le tenebre sono gli orizzonti secolari secondo cui il nostro mondo vive pensando di avere il giusto orientamento e la luce. Ma la sola luce che da ad ogni cosa la sua dimensione è la luce di Cristo. In Lui tutta la cultura attuale trova un giusto orientamento.


20. Resurrezione di Lazzaro (Gv 11, 38-44)
«Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni". Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".»
Gli amici di Gesù non muoiono. Chi crede in Lui non muore, sembra morire ma non definitivamente, si addormenta soltanto. E' questo il senso di questo miracolo che è in cima a tutti i miracoli fatti da Cristo. Miracoli che partono da un qualcosa di materiale fino ad arrivare alla vita stessa. Cristo fa ciò che dice di essere: Egli è la resurrezione e la vita, così come lo è in Lazzaro. Colui che non crede non accetta la resurrezione, anzi cerca di distruggerla: i nemici di Cristo, dopo il miracolo, cercano un modo per ucciderlo. Indubbiamente la ressurrezione dipende, sia nel bene che nel male, dalla fede che si mette nelle proprie opere. Se si avrà fede la resurrezione sarà la vita, altrimenti sarà la morte eterna. Siamo nuovamente tutti sotto il giudizio di Dio, ma questa volta si tratta di un giudizio definitivo, il giudizio della fede nella resurrezione. Questo è il senso della Chiesa apostolica; essa ha il compito di testimoniare che la morte è stata vinta dalla resurrezione nel Signore e ne è la testimonianza, prima ancora della morte di Cristo, la resurrezione di Lazzaro.


CONCLUSIONE

Con questo miracolo chiudiamo la presentazione della serie di miracoli fatti dal Signore nell'ambito della salute. Abbiamo scelto i più significativi d'accordo con gli evangelisti sinottici e seguendo ciò che Giovanni ci narra nel suo Vangelo. Questa voleva essere una piccola collaborazione del "Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari" all'evangelizzazione del mondo della salute via INTERNET. Pochi pratici commenti, a volte veloci, proprio in considerazione di chi usa questo sistema informatico. Forse non avranno alcun profitto, ma in ogni caso qualsiasi commento sarà ben accetto e potrà essere inviato alla direzione elettronica del Dicastero:

opersanit@hlthwork.va

Grazie di cuore!

+ Javier Lozano Barragán
Presidente del Pontificio Consiglio
della Pastorale per gli Operatori Sanitari.

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