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PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE

SEMINARIO INTERNAZIONALE SU:
"POVERTY AND GLOBALISATION: FINANCING FOR DEVELOPMENT,
INCLUDING THE MILLENNIUM DEVELOPMENT GOALS"

SALUTO DEL CARD. RENATO RAFFAELE MARTINO

Venerdì, 9 luglio 2004

 

Sono lietissimo di dare il mio personale benvenuto a tutti voi che avete accettato l'invito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace a prendere parte a questo importante Seminario di Studio su: "Poverty and Globalisation: Financing for Development, including the Millennium Development Goals". Un saluto particolare desidero rivolgerlo ai Rappresentanti delle Istituzioni Finanziarie Internazionali, ai Signori Ministri delle finanze e dello sviluppo di diversi Paesi e ai Rappresentanti di alcune Organizzazioni internazionali cattoliche e non, che si faranno carico di accompagnarci con le loro riflessioni. Ringrazio, per la sua presenza che tutti ci onora e per la collaborazione prestata dal suo Ministero, il Sig. Ministro Gordon Brown, che, con l'iniziativa denominata International Finance Facility, è, in qualche modo, all'origine di questo Seminario.

Dal nostro programma di lavori si può facilmente cogliere il senso e la dinamica della nostra riflessione. Il centro è dato dalla problematica connessa con "le nuove fonti di finanziamento" per poter raggiungere e implementare i Millennium Development Goals; collegata con questa problematica abbiamo inteso fare una sottolineatura particolare sulla questione del debito estero per l'interesse che essa riveste nelle preoccupazioni pastorali della Chiesa cattolica, che hanno trovato, durante il Grande Giubileo del 2000, un momento di forte impatto presso l'opinione pubblica mondiale. A questo riguardo voglio ricordare il grande impegno di questo Dicastero per sensibilizzare i Rappresentanti della Chiesa Cattolica a collaborare con i loro Governi nella messa in atto del programma della Banca Mondiale, denominato Poverty Reduction Strategy Papers.

Voi tutti sapete che la crisi dei paesi poveri fortemente indebitati è una crisi quasi tutta africana, di paesi intrappolati in una spirale di povertà che si autoalimenta, spesso coinvolti in conflitti sanguinosi, costretti ad affrontare enormi emergenze sanitarie, con una struttura economica fragile e spesso interamente dipendente dall'esportazione di poche materie prime dai prezzi calanti; una crisi che si fa fatica ad affrontare proprio perché non mette in allarme né i mercati finanziari, ad essa estranei, né i creditori, paesi e istituzioni, rispetto ai quali il debito dei paesi poveri è ben poca cosa (1). La questione debitoria dei paesi poveri fortemente indebitati, dunque, si inscrive in un sistema di relazioni di natura squisitamente politica, e non di mercato. Il dato più realistico su quali colpe stiano all'origine della crisi debitoria dei più poveri è l'inerzia, la non-azione, il non coinvolgimento, una trama relazionale caratterizzata da irresponsabilità diffusa e da comportamenti routinari. Il condono del debito dei paesi più poveri non basta ovviamente a risolvere il problema reale del loro sviluppo; tuttavia il condono può essere un'occasione di ripensamento e di coinvolgimento durevole fra gli attuali creditori e debitori.

La questione del finanziamento per lo sviluppo è l'altro tema centrale e significativo del nostro Seminario. In esso, disegno delle regole e delle istituzioni globali e azione per la lotta alla povertà sono visibilmente connesse. La questione della finanza per lo sviluppo è stata oggetto specifico della Conferenza di Monterrey (marzo 2002), che ha segnato l'emergere di un significativo consenso attorno al consolidamento di una partnership fra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo basata sulla condivisione di opportunità e responsabilità. L'indicazione di obiettivi comuni e l'espressione di buona volontà sono importanti risultati di cui prendere atto e da cui partire col contributo di tutti gli attori.

In questa prospettiva, l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo è uno strumento indispensabile che va potenziato quantitativamente e qualitativamente, in una collaborazione sempre più stretta fra agenzie pubbliche, bilaterali e multilaterali, organizzazioni non governative, autorità pubbliche e società civile dei paesi beneficiari. A Monterrey i paesi avanzati si sono impegnati a invertire la tendenza al declino dell'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (2). Va sottolineato con dispiacere che i dati più recenti indicano che l'impegno dei paesi avanzati di stanziare una certa percentuale del loro PIL per la cooperazione allo sviluppo non è ancora del tutto rispettato. A questo riguardo, desidero aggiungere che non si tratta solo di un problema di quantità di risorse finanziarie a disposizione. Dal punto di vista qualitativo, l'azione di cooperazione allo sviluppo soffre di lungaggini burocratiche, impone ai paesi beneficiari oneri pesanti per far fronte alle richieste di supervisione e di valutazione dei donatori, che sono impostate sulla base della operatività interna di ciascun donatore e che non aiuta il paese beneficiario a sviluppare procedure proprie, realistiche ed efficaci (3).

Nel contesto complessivo della problematica sull'Aiuto Pubblico allo Sviluppo, il nostro Seminario si soffermerà soprattutto sulle nuove proposte di finanziamento che fanno ricorso alla leva fiscale su scala nazionale e internazionale. Si cercherà di prendere in considerazione le iniziative di alcuni governi. Tra esse spicca l'International Finance Facility del Governo britannico per la realizzazione della quale, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha promesso, in ripetute occasioni, l'appoggio morale della Santa Sede (4).

Tutta la problematica del finanziamento allo sviluppo si inscrive nella volontà di dare una prospettiva di speranza al nuovo millennio, una prospettiva di speranza soprattutto per i poveri. In verità, il nuovo millennio è iniziato con un vasto consenso attorno all'impegno di promuovere lo sviluppo e di lottare contro la povertà. Questo consenso si è formalizzato nella dichiarazione dei Millennium Development Goals, adottati dalle Nazioni Unite nell'autunno del 2000. Tali obiettivi sono formulati con specifico riferimento ad indicatori quantitativi di riduzione della povertà assoluta, di miglioramento dell'accesso alla salute e all'istruzione, di miglioramento nella situazione delle donne e delle bambine, della qualità dell'ambiente e della cooperazione internazionale allo sviluppo fra il 1990 e il 2015. L'impegno a perseguire gli MDG è stato ribadito in altre importanti occasioni, quali le conferenze di Monterrey del marzo 2002 e di Johannesburg dell'agosto 2002. Sia l'azione dell'UNCTAD come anche la Dichiarazione Ministeriale di Doha, nel novembre 2001, che ha lanciato un nuovo round di negoziazioni commerciali, di cui si è discusso a ancan nel settembre 2003, hanno identificato gli interessi dei paesi meno avanzati come centro dei processi negoziali per uno sviluppo sostenibile.

L'obiettivo finale del nostro Seminario è trovare una comune e concorde azione per mettere in atto, con maggiore forza, incisività e concretezza, tutte quelle iniziative utili per risolvere la drammatica situazione di tanti poveri. A questo riguardo, a me sembra che l'urgenza del presente consista nell'individuare i soggetti, gli strumenti e il metodo adeguati a contribuire alla loro realistica e sostenibile attuazione. In tutto questo è importante il riconoscimento della centralità della persona umana, soprattutto dei poveri, nei grandi processi economici e sociali, che mai possono essere letti in maniera meccanicistica. Questo elemento fa parte della grande tradizione della dottrina sociale della Chiesa, esperta in umanità, ma trova molteplici riscontri anche nei risultati della ricerca economica e sociale più accorta.

Auguro a tutti un buon e proficuo lavoro.


1) Vale la pena di notare che, per i paesi HIPC, oltre l'80% del debito è dovuto a prestatori ufficiali, bilaterali (54%) e multilaterali (29%), ed è in larghissima parte stato contratto direttamente dal governo locale o dalle imprese a controllo pubblico.

2) US e EU si sono impegnati ad aumentare gli aiuti pubblici allo sviluppo (ODA) di circa 15 miliardi di dollari; l'UE si è impegnata ad aumentare dallo 0,33% allo 0,39% la quota del PIL destinata alla cooperazione allo sviluppo entro il 2006.

3) L'attività di consulenza attorno alla cooperazione allo sviluppo è di vaste dimensioni:  4 miliardi di $ USA l'anno solo in Africa; un singolo paese africano può essere chiamato a compilare 4.000 rapporti all'anno destinati ai donatori; riceve in media tre missioni di agenzie di cooperazione ogni settimana. Quanto sia concreto e urgente l'obiettivo di un migliore funzionamento della cooperazione allo sviluppo è illustrato da pochi dati: i progetti attualmente in corso sono oltre 63.000, condotti sulla base di approcci diversissimi quanto a criteri di approvvigionamento, nonché di valutazione degli impatti sociali e ambientali; molti progetti perseguono nella stessa zona obiettivi analoghi e comportano duplicazioni; altri perseguono obiettivi desiderabili ma di fatto concorrenti, creando tensioni invece di scioglierle. Il principio di sussidiarietà "va da sé", non solo come soluzione operativa, ma soprattutto come radice di consapevolezza del perché e del come agire.

4) Cfr Discorso al nuovo Ambasciatore di Danimarca, 12 dicembre 2003; Discorso per la presentazione delle lettere credenziali dell'Ambasciatore del Suriname, 26 maggio 2004.

          

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