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XXV anniversario dellÂÂ’inaugurazione
del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo

OMELIA DI MONS. JOSEF CLEMENS
SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

 «La giustizia di San Giuseppe»

San Lorenzo in Piscibus, Roma
Solennità di San Giuseppe
Sabato 15 marzo 2008, ore 12. 15

(Mt 1, 16.18-21.24)

Eminenza!
Carissimi fratelli nellÂÂ’episcopato e nel sacerdozio!
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!
Cari amici!

Essendo San Giuseppe il mio patrono, fin da giovane mi sono spesso domandato in che cosa consistesse la sua «giustizia», che lÂÂ’odierna pericope mette in risalto.[1] Conosciamo il versetto del vangelo di Matteo: “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto” (Mt 1,19).[2]

1. La giustizia - un forte desiderio dei giovani

Credo che tutti noi abbiamo fatto esperienza - oppure la stiamo facendo ancora oggi - che proprio in giovane età si manifesta un forte desiderio di giustizia, come forse mai più nella vita adulta. Accanto al desiderio della libertà, intesa prima di tutto come autodeterminazione e indipendenza, i giovani possiedono un accesso naturale a questa virtù, che è così essenziale per una convivenza umana.

I giovani non hanno fatto ancora lÂÂ’esperienza che sembra raccomandare di stare piuttosto «zitti» che esporsi nelle questioni del giusto o dellÂÂ’ingiusto. Non sono ancora entrate nella loro mente quelle regole della «diplomazia» che spingono a soprassedere o anche a sopportare certe ingiustizie. Non si sono ancora accesi quei «freni» che impediscono di esprimersi in modo aperto e sincero.

Mentre sembra che la vita abbia insegnato ai meno giovani a stare attenti nei giudizi e a mettere in conto i propri interessi prima di dare delle valutazioni e così viene oscurato il senso e il desiderio del giusto.

Il giovane giudica spontaneamente, senza considerare le ripercussioni o le conseguenze per la propria vita, ma è anche vero che il suo giudizio è spesso meno riflessivo, talora è determinato da sentimenti ed emozioni, sicché è facilmente incompleto e parziale. In ogni caso, la giustizia è per i giovani una virtù «pura», una virtù possibile e irrinunciabile! Per questo adolescenti e giovani hanno bisogno di una guida che «formi», ma non sopprima, questo «desiderio naturale», mediante la testimonianza della verità e del bene.[3]

[Il successo degli avvenimenti del ÂÂ’68 si deve in gran parte a questo senso di giustizia che spinse moltissimi giovani a ribellarsi contro il «sistema» vigente, giudicato opprimente e profondamente ingiusto. È pur vero che tanti di loro erano succubi dei «giudizi» di altri, che manipolavano il loro naturale e, talvolta, ingenuo desiderio di giustizia e sfruttavano il loro idealismo. Pensiamo alla violenza e alla guerriglia urbana nelle strade delle grandi metropoli europee degli anni sessanta/settanta, provocate dagli studenti!]

2. La giustizia nellÂÂ’Antico Testamento

Torniamo al nostro vangelo e domandiamoci di nuovo: in che cosa consiste «la giustizia» di San Giuseppe? Mi sembra che possiamo rispondere a questa domanda riferendoci ad alcuni aspetti portanti di questo concetto cosi centrale e complesso nellÂÂ’Antico Testamento: chi è «giusto», che cosa è «la giustizia»?[4]

La giustizia è, fondamentalmente, un concetto di relazione. La giustizia si manifesta nella relazione fra Dio e il popolo, fra Dio e il singolo e fra gli uomini. La giustizia ha i suoi «effetti» in campo giuridico, sociale, etico e religioso. Innanzitutto, si tratta di un concetto dinamico, che riguarda più lÂÂ’agire che lÂÂ’essere. Il popolo esercita la giustizia quando risponde agli obblighi verso Dio (Is 58, 2) e il singolo quando vive una vita di perfezione (Ps 15, 2; Is, 56, 1 etc.).

Anche se viene detto poche volte espressamente nellÂÂ’Antico Testamento, il giusto per eccellenza è Jahwé, come dice il profeta Geremia (Ger 23, 6) sul nome di Dio: “Signore-nostra-giustizia”. [5]

Dio «conferisce» in «dono» agli uomini, a Israele o anche ai singoli la giustizia, che essi ricevono come la salvezza e anche come lÂÂ’abilitazione per un giusto agire. Ma la giustizia - oltre ad essere principalmente un dono di Dio - è anche una «conquista» umana basata sullÂÂ’impegno dellÂÂ’uomo.

Nella tradizione ebraica la giustizia, più che un concetto giuridico, è un concetto etico religioso, che include anche la sfera civile. In questo senso è «giusto» chi possiede il «retto atteggiamento» nei confronti di Dio e degli uomini, vivendo e agendo secondo questa virtù. I modelli di questa giustizia sono Noè (Gen 6,9; 7,1), Daniele e Giobbe (Ez 14, 14. 20) e Abramo (Gen 15, 6): il giusto è colui che vive e agisce alla presenza di Dio!

3. San Giuseppe - lÂÂ’uomo giusto di Nazareth

Come può entrare Giuseppe di Nazareth in questo «quadro» veterotestamentario? È facile notare che nella sua persona sono presenti gli elementi portanti del «giusto» di Israele.[6] Ma nel versetto di Matteo (Mt 1, 19) che dichiara Giuseppe come «giusto» cÂÂ’ è qualcosa di più, che può essere interpretato in tre modi.[7]

Giuseppe è giusto perché segue la legge vigente, la «Halaka», che prevede nel caso di adulterio il licenziamento della sposa, anzi, il libro del Deuteronomio (Dt 22, 20s) prescrive la sua lapidazione, che però allÂÂ’epoca non era più in uso.[8] La giustizia di Giuseppe consisterebbe nellÂÂ’osservanza della legge.

Oppure Giuseppe è giusto perché rinuncia a un processo pubblico sul supposto adulterio di Maria per non svergognarla davanti agli altri. In questo caso la sua giustizia consisterebbe nella sua discrezione, magnanimità e clemenza.[9]

Ma alcuni commentatori, non potendo conciliare la giustizia di Giuseppe con la sua discrezione, traducevano questo versetto in modo «concessivo»: “Malgrado Giuseppe fosse giusto Â…”[10]. Lutero, invece, evitava nella sua traduzione del 1545 la parola «giusto» e traduceva il greco «δίκαιος» con il concetto tedesco «fromm», cioè «pio».

La terza interpretazione vede la giustizia di Giuseppe nel rispetto verso lÂÂ’azione divina nei confronti di Maria, rivelata nel precedente versetto (Mt 1,18 b). A causa della «cronologia» del racconto biblico questa soluzione non ha trovato eco nella discussione esegetica, perché Giuseppe viene a conoscenza solo successivamente del mistero di Maria (Mt 1, 20).[11]

Il commento della Bibbia di Gerusalemme unisce le prime due risposte, cioè lÂÂ’obbedienza verso la legge con la sua applicazione discreta a causa della sua profonda stima di Maria.[12]

Secondo lÂÂ’esegeta svizzero protestante Ulrich Luz la forma grammaticale del participio, utilizzata due volte nel nostro versetto, ci indirizza verso la seconda proposta, cioè lÂÂ’applicazione discreta della legge.[13] Lo stesso autore afferma, però, che per lÂÂ’evangelista Matteo lÂÂ’interpretazione della legge si realizza nellÂÂ’orizzonte del Nuovo Comandamento dellÂÂ’amore (Mt 22, 35-40). La discrezione di Giuseppe è lÂÂ’attuazione del più grande comandamento della legge, cioè lÂÂ’amore verso Dio e il prossimo. “Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i Profeti” (Mt 22, 40).

Giuseppe fa così parte dei giusti elencati nello stesso vangelo di Matteo, cioè di Abele (Mt 23, 35), dei giusti (Mt 13, 17), e di Gesù stesso (Mt 27, 19.24) fino agli operatori dei suoi comandamenti (Mt 13, 43; 25, 46).

È sorprendente che lÂÂ’evangelista Matteo, dopo aver nominato solo due volte il nome di Giuseppe (Mt 1,16.18) sempre riferito alla sua sposa Maria, lo chiami «giusto». Vorrei osare un paragone fra il saluto dellÂÂ’angelo Gabriele a Maria come la «piena di grazia» nel vangelo di Luca (Lc 1,14) e la presentazione di Giuseppe come «lÂÂ’uomo giusto» (Mt 1, 19) nel vangelo di Matteo. In ambedue i casi Dio conferisce un grande «dono» e affida un eccezionale «compito», che gli avvenimenti successivi «decifrano» sempre di più.

La «giustizia» di Giuseppe, che precede tutte le sue decisioni o azioni, è una fondamentale «pre-disposizione», che si nutre della totale fiducia in Dio. Per questo lÂÂ’uomo di Nazareth obbedisce senza obiezioni o riserve alle parole dellÂÂ’angelo (Mt 1, 20; 2, 13; 2, 19.22). Lui si mette in tutto e con tutta la sua persona al servizio di Dio o, con le parole di Gesù stesso, Giuseppe fa la volontà del Padre (Mt 7, 21.24.26), inserendosi silenziosamente nella grande opera della redenzione.

LÂÂ’osservanza della legge da parte di Giuseppe è unÂÂ’obbedienza «aperta», indirizzata verso lÂÂ’amore che compie la legge. Giuseppe è il primo rappresentante di una nuova giustizia, della quale Gesù stesso dice (Mt 5, 20): “Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.”

Cosi Giuseppe, allÂÂ’inizio del vangelo di Matteo, apre «la via della giustizia»: una giustizia che è più grande di quella degli scribi e dei farisei, perché osserva la legge in vista del Nuovo Comandamento e per questo lo sposo di Maria è entrato nel regno dei cieli.

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

San Giuseppe è, secondo la tradizione, anche il patrono della gioventù. Preghiamo in questa Santa Celebrazione che tanti giovani uniscano il loro desiderio di giustizia con lÂÂ’obbedienza a Dio, nellÂÂ’adempimento del Nuovo Comandamento.

Preghiamo per tutti giovani che hanno frequentato questo Centro San Lorenzo. Ringraziamo per tutti coloro che hanno offerto il loro servizio liturgico e pastorale in questi venticinque anni come sacerdoti, come membri della comunità Emmanuelle e come volontari.

Ricordiamo, in particolare, il sacerdote defunto Heinz Rinderspacher della diocesi di Rottenburg-Stuttgart, cappellano del Centro (1987-1989) che è stato chiamato alla casa del Padre quattro anni fa (4 ottobre 2004), allÂÂ’età di sessantatre anni.

Preghiamo per tutti coloro che portano il nome di San Giuseppe. Preghiamo per il Santo Padre che ha ricevuto dai suoi genitori, da suo padre Giuseppe e da sua madre Maria, il Sabato Santo dellÂÂ’anno 1927 (16 aprile), il patronato dellÂÂ’uomo giusto di Nazareth.

Preghiamo per tutta la Chiesa: San Giuseppe come suo celeste patrono la assista e la protegga in questi tempi difficili e travagliati. Preghiamo per l‘apertura e la disponibilità di tutti credenti ad ascoltare la voce di Dio e a obbedire alla Sua volontà.

Amen.


[1] Cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica «Redemptoris Custos» (15 agosto 1989), n. 17- 21.

[2] Mt 1,19

[3] Cfr. Benedetto XVI, Lettera alla Diocesi e alla Città di Roma sul Compito urgente dellÂÂ’Educazione.

[4] Cfr. «Gerechtigkeit », in: J. B. Bauer, Bibeltheologisches Wörterbuch, Verlag Styria, Graz 1967, 506-526.

[5] Cfr. Ger 23, 5-6: “Ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele starà sicura nella sua dimora; questo sarà il nome con cui lo chiameranno: Signore-nostra-giustizia”

[6] Cfr. Giovanni Paolo II, Redemptoris Custos n. 32.

[7] Cfr. U. Luz, Das Evangelium nach Matthäus, in: EKK I/1, 140-156.

[8] Cfr. Dt 22, 20s: „ Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, allora la faranno uscire allÂÂ’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, cosi che muoia, perché ha commesso unÂÂ’infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Cosi toglierai il male in mezzo te.”

[9] Cfr. J. Ernst, art. Josef, der Mann Marias, in: LThK III, vol. V, 1000.

[10] Cfr. G. Schneider, in: EWbNT I, 782.

[11] Cfr. J. Gnilka, Das Mathäusevangelium, Erster Teil, (1, 1-13,58), in: HThKNT 1/1, Sonderausgabe, Herder Verlag, Freiburg im Breisgau 2001, 17 f.

[12] Cfr. La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane,, Bologna 1991, 2086: “La giustizia di Giuseppe consiste nel fatto che egli non vuole coprire con il suo nome un bambino di cui ignora il padre, ma anche nel fatto che, convinto della virtù di Maria, rifiuta di consegnare al rigore della legge (Dt 22, 20s) questo mistero che egli non comprende”. Cfr. anche il proto-vangelo di Giacomo (cap. 14, 1), redatto intorno allÂÂ’anno 160, che riporta i pensieri di Giuseppe: “Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: «Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in questo caso mi troverei ad aver consegnato a giudizio di morte un sangue innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto»Â”

[13] Cfr. Luz, Matthäusevangelium 148; Mt 1,19: = «essendo giusto e non volendo ripudiarla».