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 Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

XV Riunione Plenaria

Il mare nella vita e nella cultura
Una riflessione prospettivistica

S.E. Mons. Luciano Pacomio
Vescovo di Mondovi

I – Tra bellezza, grandiosità e vita
Per una riflessione aperta alla gioia contemplativa

1.                 Chi di noi, all’alba o al tramonto, con il sole che rende il mare brulicante di piccole luci, quasi lucciole incastonate sulla distesa di acqua, o al chiaro di luna, da una veranda di abitazione o lungo una spiaggia, come Sant’Agostino, non si è attardato a contemplare il mare. Anzi uno dei tanti mari o oceani che con straordinaria abbondanza ricoprono la superficie terrestre.
 Richiamiamo alcuni dati essenziali che ci permettono di cogliere le grandiose dimensioni e la presenza della vita, quasi insondabile grembo vitale.
 Le acque sull’intera superficie terrestre ricoprono 361 milioni di Km²; quindi il 71% della superficie terrestre. La terminologia scientifica, utile per ogni riflessione, distingue così: gli oceani che sono i grandi bacini con caratteristiche fisiche omogenei tra loro; mari adiacenti (o marginali), sono i mari comunicanti apertamente con gli oceani, bacini posti ai loro margini come il Mare del Nord, Mare di Bering; mari mediterranei che si trovano tra le terre e non comunicano apertamente con l’oceano e con altri mari, come il “mare nostrum”; mari interinsulari (o periferici), come il Mare della Sonda; infine sono denominati mari anche grandi bacini chiusi, non comunicanti con l’oceano o con altri mari, come il Mare Caspio e il Mare morto.
Veri e propri mari sono invece per tradizione, mantenuta lessicalmente, chiamati con il nome di golfi, di stretti, di canali, come la baia di Hudson, il golfo di California.

2.Oltre alla grandiosità dell’estensione sulla superficie terrestre, un dato che tocca la fantasia dei piccoli e dei grandi è la profondità delle acque, evocanti gli abissi. Richiamiamo la media che è di metri 3.800; a confronto richiamiamo l’altezza delle montagne nel mondo. Le profondità massime di mari mediterranei sono: Mediterraneo Americano 6270 m.; Mediterraneo Australasiatico 6505 m.; Mediterraneo Artico 5440 m.; Mediterraneo Romano 4405 m.
La vegetazione, flora e gli animali, fauna, negli oceani e nei mari dipende dalla temperatura, dalla densità salina, dalla luce, dalla pressione, dall’ossigeno.
La vegetazione è rinvenibile fino a 200 e anche 300 metri; si tratta di alcune specie di cormofite e da numerose specie di tallofite, le alghe.
La fauna marina, tra cui ci sono animali che migrano con il variare della temperatura e della salinità, è distinta in tre grandi complessi: plancton, necton, benthos [1].

3.Solo per “contemplare” apriamo due “finestre” sui mari: dall’arcipelago dell’Indonesia al Mediterraneo Romano.
I mari di Nusantara (arcipelago per antonomasia) sono quattro volte più grandi della terra ferma e nelle Molucche e Sulawesi raggiungono la profondità di 7.000 metri. Sono stati attraversati dai navigatori del secondo millennio: da Marco Polo (1292) a Magellano (1512) con Antonio Pigafetta che redige un diario.
Una avvincente descrizione: «Le acque dei suoi mari pullulano delle specie più esotiche e multiformi di pesci e crostacei: miriadi di aragoste, gamberi, granchi; i più variegati tipi di Pamancathus; pesci tigre (Balistidaes); pesci pavone dalle lunghe pinne (Pterois), cavallucci marini ed ogni altra varietà che abbonda ovunque, tra cui le specie Amphiprion, Dascyllus, Labridae, Forcipiger, Rostratus e Thalassoma lunare; le più straordinarie colorazioni di pesci angelo (euxiphipops navarchus e pomacantus annularis), pesci leone (dendrochirus biocellatus), e pipistrello (platax teira); ma anche flotte innumerevoli di delfini, tonni e pesci volanti. Nel Mare delle Molucche, poi, sono particolarmente diffuse le perle, della specie Pictada maxima e Pteria penguin Pmagaratifera, di ottima qualità e grosse dimensioni» [2].
Il territorio della provincia di Imperia, nella “riviera dei fiori”, in Liguria (Italia), che si estende lungo una costa di 70 Km, dal confine di stato di Ponte San Ludovico fino ai margini occidentali dell’arco del Golfo di Genova è sinteticamente così descritto: «La bellezza e la varietà dei paesaggi insieme ad un clima eccezionalmente mite sono, oggi come ieri, la principale attrattiva della costa e dell’entroterra imperiosi. Qui vive una vegetazione spontanea che non trova riscontro in altre parti del Mediterraneo»[3] .

II – La Sacra Scrittura parla del mare
Per una riflessione teologico biblica

4.Metodologicamente è bene subito distinguere tra il tema biblico dell’acqua di tutt’altra ricchezza semantica e rilevanza teologica, e il tema del mare. Due precisazioni semantiche. La prima: l’espressione «verso il mare» significa «occidente»; il «mare di bronzo» è la grande vasca, bacino di acqua lustrale dalla capacità di 80.000 litri di acqua, del tempio di Gerusalemme, edificato da Salomone. Le ricorrenze del vocabolo ebraico jam (“mare”) in tutto l’AT sono 395.[4] Sono anche da ricordare due altri sinonimi importanti: tehōm che ricorre 36 volte nell’AT, specialmente nei salmi come espressione spiccatamente poetica indicante «massa d’acqua», «abisso d’acqua»; e majim rabbim «grandi acque», usato nell’AT 582 volte come majim semplicemente, nel senso di «acqua» [5](5).

5.In forma antologica puntuale, riconosciamo che gli agiografi anticotestamentari sono piuttosto in atteggiamento timoroso rispetto al mare. Si tratta di acque del diluvio, di nubifragi, di abisso insondabile che evoca più la morte e i drammi che non la vita e il riposante viaggiare.
Partiamo dai due soli testi in positivo: la creazione come «buona» opera di Dio (Gn 1, 9-10) e la preghiera salmica, quasi cantico delle creature, in cui anche i mostri marini partecipano alla lode del Signore (Salmo 104).

«Dio Disse: Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto. E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona» (Gn 1, 9-10).

«Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
L’oceano l’avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
Emergono i monti, scendono le valli
Al luogo che hai loro assegnato.
Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.
Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta» (Salmo 104, 5-9. 24-26).

6.Il “sentire” di tutti gli altri testi anticotestamentari è di tutt’altro orientamento. Antologicamente proponiamo i testi del Diluvio e dell’Esodo, dei profeti, dei salmi e dei restanti libri sapienziali.

«Nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono» (Gn 7,11).

«Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra.
Al soffio della tua ira
Si accumularono le acque,
si alzarono le onde
come un argine,
si rappresero gli abissi
in fondo al mare.
Soffiasti con il tuo alito:
il mare li coprì,
sprofondarono come piombo
in acque profonde» (Es 14, 22; 15, 8.10).

Tra i profeti: Isaia, Amos, Geremia.

«Per qual motivo non c’è nessuno, ora che io sono venuto?
Perché, ora che chiamo, nessuno risponde?
E’ forse la mia mano troppo corta per riscattare
Oppure io non ho la forza per liberare?
Ecco, con una minaccia prosciugo il mare,
faccio dei fiumi un deserto.
I loro pesci, per mancanza d’acqua, restano all’asciutto,
muoiono di sete» (Is 50, 2).

«Colui che ha fatto le Pleiadi e Orione,
cambia il buio in chiarore del mattino
e stende sul giorno l’oscurità della notte;
colui che comanda alle acque del mare
e le spande sulla terra,
Signore è il suo nome» (Am 5,8).

«Così dice il Signore
che ha fissato il sole come luce del giorno,
la luna e le stelle come luce della notte,
che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde
e il cui nome è Signore degli eserciti» (Ger 31, 35).

 La vicenda favolistica del profeta Giona è emblematica; ha a che fare totalmente con il mare e con i mostri marini. Così prega dal ventre del grande mostro:

«Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sono passati sopra di me.
Io dicevo: Sono scacciato
Lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare
il tuo santo tempio?
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
l’abisso mi ha avvolto,
l’alga si è avvinta al mio capo» (Gion 2, 4-6).

7.Così si prega nei salmi.

«Stese la mano dall’alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuole bene» (Sal 18, 17.20).

«Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell’affanno.
Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
Nell’angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie» (Sal 107, 23-28).

«Il mare vide e si ritrasse,
il Giordano si volse indietro.
Che hai tu mare, per fuggire?
E tu, Giordano, perché torni indietro?» (Sal 114, 3.5).

8.L’insegnamento infine della Sapienza è sulla linea della teologia deterrente di tutto l’AT. Per ordine:

«Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando erompeva uscendo dal seno materno,
quando lo circondavo di nubi per veste
e per fasce di caligine folta?
Poi gli ho fissato un limite
e gli ho messo chiavistello e porte
e ho detto: Fin qui giungerai e non oltre
e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde» (Giob 38, 8-11).

«Quando stabiliva al mare i suoi limiti,
sicchè le acque non ne oltrepassassero la spiaggia;
quando disponeva le fondamenta della terra,
allora io ero con lui come architetto
ed ero la sua delizia ogni giorno,
dilettandomi davanti a lui in ogni istante» (Pr 8, 29-30).

«I naviganti parlano dei pericoli del mare,
a sentirli coi nostri orecchi restiamo stupiti» (Sir 43, 24).

9.Si comprende come nel NT Gesù si pone in atteggiamento di signoria, parola di potenza, che controlla le forze dirompenti del «mare», in questo caso del lago di Tiberiade.

«Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: Taci, calmati!. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”» (Mc 4, 39.41).

E Paolo attesta la grazia del Signore e il suo zelo nel ministero apostolico, attraverso innumerevoli traversie esperimentate nei suoi viaggi per mare.

«Tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balia delle onde» (2 Cor 11, 25).

«Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell’Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo:
- Vedo, o uomini, che la navigazione comincia ad essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite -. Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo. E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l’inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale. Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiarono da vicino Creta. Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l’isola un vento d’uragano, detto allora Euroaquilone. La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa; la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gomene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva. Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l’attrezzatura della nave. Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta» (At 27, 9-20).

Non sorprende la conclusione dell’Apocalisse in cui viene proclamato che nella nuova creazione il mare scomparirà.

«Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più» (Ap 21, 1).

III – Un orizzonte storico di cinquemila anni
Per una riflessione storica delle religioni, della navigazione, della pesca, dell’ecologia

10.E’ forse opportuno solo una visione d’insieme per proporre l’acquisizione di un orizzonte diacronico per riconoscere quanto il mare sia stato presente nel culto e nella religiosità, nell’impegno lavorativo e nella curiosità creativa dei popoli nelle antiche culture e nelle diverse epoche dell’era cristiana.

L’acqua in generale ha un potere bifido benefico e malefico nelle mitologie babilonesi, nell’antiche concezioni dell’Egitto rispetto al Nilo, nell’antichissima cultura messicana [6]. Il mare, in particolare, nelle antiche cosmogonie e cosmologie, da quella del Riveda (2000 a.C.?) induista a quella della cultura Babilonese (a partire dal 2500 a.C.) le grandi acque si rivelano come fecondate dalla divinità suprema. Per i babilonesi le acque salate sono personificate in Tiamat (essere femminile) e sono fecondate da Apsu (principio maschile). Da questa unione nasce Mummu, che si manifesta nelle nubi e nella nebbia, innalzatesi dal ribollire delle acque primordiali[7]. In Ugarit, Mare (Jamm) era il nome della divinità che combatteva con Baal, dio della creazione. Nella grecità antica e classica si può ricordare il dio Poseidone venerato in tutte le occasioni riguardanti il mare e la navigazione, al di là della complessità dei suoi natali e dell’etimologia del nome[8] .

11. Spostando la nostra attenzione sulla storia della navigazione con i diversi scopi (militari, commerciali, poi solo in epoca recentissima turistici) e sulla storia della pesca, come lavoro per nutrirsi e poi per commerciare, dobbiamo riandare ai Fenici per poi passare ai popoli Greci e romani, attenti questi ultimi più a una navigazione costiera per difesa e appoggio alle azioni militari di terra. Saranno gli Arabi prima per i loro studi matematici e astronomici e poi dal secolo XIV in poi che con i navigatori e l’attuazione di una navigazione commerciale ci si imparenterà di più con il mare e lo si temerà sempre di meno, fino a rendere abituali anche i viaggi interoceanici.[9]

12.Per avere una precomprensione di quanto il mare significa ora, non solo nella quantità di estensione sulla superficie terrestre richiamata all’inizio, ma nell’economia attuale degli stati, nel coinvolgimento lavorativo delle famiglie in tutto il mondo, nel turismo, e negli armamenti, è sufficiente scorrere i bilanci consuntivi annuali prodotti dai governi.

Citiamo soltanto una pagina esemplare della “riviera dei fiori” in Liguria (Italia). «La costa della provincia di Imperia offre perciò aspetti paesistici assai diversi fra loro, adatti ad ogni tipo di balneazione e ragione a seconda del suo richiamo turistico. Ma la costa è anche stata, e rappresenta tuttora, la principale attrazione per la popolazione residente, il cui 85% è appunto concentrato nelle città e nei borghi marittimi del litorale, dove si svolgono le principali attività economiche. Anche in questo tratto di Liguria, il mare suggerisce e impone agli abitanti un rapporto privilegiato, insieme destino e scelta obbligata, vocazione e ragione di vita, ieri come oggi, pur nelle mutate condizioni e situazioni socio-economiche del nostro tempo»

Infine ci permettiamo di rimandare alla letteratura riguardanti tre città e diocesi lontane tra loro per poter cogliere esemplificativamente quale portata socio-culturale, politico-economica, ed ecclesiale-ministeriale ha il rapporto degli abitanti col mare. Così Mazara del Vallo in Sicilia; l’isola di Ischia che è pure diocesi. Così Kottar in India.[10]

L’attenzione fortunatamente crescente all’ecologia, almeno nei continenti più a rischio per il consumismo in atto, ha promosso istituzioni di controllo e una sensibilità che permette all’etica cristiana di esprimersi con lucidità evangelica.

IV – Un’apertura allo stupore e al fascino

Leggiamo conclusivamente da una prestigiosa edizione dedicata ai Viaggi[11] che «A Gibbon (le sue memorie sono state pubblicate nel 1796), che considerava la circumnavigazione del globo più agevole del tratto di strada fra Roma e Napoli, fanno eco numerosissimi viaggiatori che si lamentano della “fiacca” dei postiglioni, della rapacità dei locandieri…». Siamo nel sec. XVIII.

Due citazioni finali, su Napoli e sulla Sicilia.

«Questa città, costruita ad anfiteatro attorno al golfo, ostenta la più bella vista di cui si possa godere nell’intero universo. Dubito che Costantinopoli possa essere superiore a Napoli a questo riguardo. Dalla mia finestra ne scoprivo tutta l’estensione con quella del mare e inoltre scorgevo, sullo sfondo ad oriente, il Vesuvio, e Posillipo ad occidente. Vedevo il vulcano scintillare di notte, e di giorno emettere una densa, ininterrotta colonna di fumo».[12]

«Tutta l’atmosfera cominciò gradatamente ad illuminarsi, lasciando scorgere appena i vaghi particolari di un panorama sconfinato. Mare e terra erano bui e confusi, come se stessero emergendo allora dal caos originario, e luce e tenebre sembravano ancora indivise; finché il mattino, avanzando a grado a grado, non ne completò la separazione. Le stelle allora si spengono e le ombre scompaiono. Le foreste che finora sembravano abissi neri e senza fondo, da cui non giungeva neppure un riflesso che ne rivelasse la forma e il colore, sorgono alla vista come una nuova creazione, acquistando vita e bellezza da ogni nuovo raggio di luce. La scena si allarga ancora, l’orizzonte sembra aumentare d’ampiezza ed espandersi da ogni lato; finché il sole, come il grande Creatore, compare ad oriente, e con la sua sorgente di luce modella e completa la scena immane. Tutto è incanto, e stentiamo a credere di essere ancora sulla terra. I sensi, inavvezzi alla scena sublime, sono sbalorditi e confusi, ed è soltanto dopo un certo tempo che riacquistiamo la capacità di distinguere e valutare i vari oggetti che di quella scena sono parte. Si vede il disco del sole che sorge dalle acque. Immense zone di mare e di terra prendono corpo: le isole Lipari, Panarea, Alicudi, Stromboli e Vulcano dalle sommità fumanti appaiono ai nostri piedi. Puoi guardare in giù sull’intera Sicilia come fosse una carta, puoi seguire ogni fiume in tutti i suoi meandri, dalla sorgente alla foce».[13]


Note:
[1] Mare, in Nuovissima Enciclopedia Generale De Agostini, Vol. XII, Novara 1988, 281-284.
[2]MORABITO A., Indonesia. Arcipelago delle meraviglie, Reggio Calabria 1993, 20.
[3]BERNARDINI E:, La provincia di Imperia. La Riviera e il suo entroterra.Novara (De Agostini) 1994, 9.
[4]Unico fondamentale studio sul mare resta quello di KAISER O., Die mythische Bedeutung des Meeres in Ägypten, Ugarit und Israel, Berlin 1962².
Cfr. Anche il suggestivo articolo di RAVASI G.F. “E Dio creò l’asciutto”, “Sole 24 ore” 130, 220 (1994) 23.
[5]WESTERMANN C. tehōm, Massa d’acqua, in Dizionario Teologico dell’AT, Vol. II, Casale Monferrato 1982, 926.
[6]PARUSEL P., Acqua, in Nuovo Dizionario delle Religioni, Cinisello Balsamo 1993, 3-4
[7]COCAGNAC M., I simboli biblici, Lessico Teologico e Spirituale, Bologna 1994, 99.
[8] Cfr. Voce Poseidone, in Dizionario di Antichità Classiche di Oxford, vol. 2, Roma 1981, 1709-1711.
[9]Si prendano in considerazione le voci: Nave, Navigazione, Mare, Pesca, nei dizionari di cultura generale. Solo a modo di esempio, ricitiamo: Nuovissima Enciclopedia Generale De Agostini, Novara 1988 ss.
[10] Cfr. MONTI P., Ischia. Ricerche storico-archeologiche, Ischia 1991, 30.74.
Cfr. GEORGE JEREMIAS, The Responsibility of the Diocese of Kottar to the Fishermen, with a special reference to their poverty, PUL – ROMA 1989.
[11]BRILLI A., Il Viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale dal XVI al XIX secolo, Milano (Banca popolare) 1987, 200.
[12]DUCIOS C:, Voyage en Italie ou conversation sur l’Italie, Paris 1797, 230.
[13]BRYDONE P., Viaggio in Sicilia e Malta a cura di V. Frosoni, Milano 1968, 107.
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