The Holy See
back up
Search
riga

Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

Presentazione del Messaggio del Santo Padre

per la 89ª Giornata Mondiale

del Migrante e del Rifugiato del 2003  

 

Arcivescovo Agostino MARCHETTO

Segretario del Pontificio Consiglio   

Chiunque abbia visto il noto film “Mahatma Gandhi” ricorderà di certo la scena in cui il giovane Gandhi, ricco avvocato, è buttato fuori dal treno perché rifiutava di trasferirsi dal compartimento di prima classe ad un altro di classe inferiore, riservato alle persone “di colore”. E’ una immagine emblematica del razzismo, istituzionalizzato a suo tempo nel sistema di apartheid. Ma, purtroppo, ancora oggi vi sono molte forme di razzismo, che continuano ad esistere nonostante le varie legislazioni internazionali e nazionali che vi si oppongono. Ebbene, tra i più coinvolti in questa dolorosissima realtà ecco i migranti, i richiedenti asilo, i rifugiati ed altre persone che, spesso non per libera scelta, vivono lontano dalla loro terra natia.

Il razzismo, la xenofobia, l’intolleranza e il nazionalismo esacerbato sono dunque ancora presenti nel nostro mondo e basta leggere i giornali per rendersene conto. Non vi risultano infatti facilmente Paesi privilegiati esenti del tutto da attacchi anche brutali ai migranti o ai rifugiati, da espulsioni basate sull’appartenenza etnica, dalla propaganda contro gli stranieri o, addirittura, dall’uccisione di forestieri.

L’intolleranza, poi, si manifesta pure in forme non violente, ma pur dolorose e riprovevoli, come, per esempio, nell'esclusione sociale degli stranieri o dei non nazionali, nella discriminazione contro di essi nel mondo del lavoro, in ciò che riguarda gli alloggi e/o la sanità e nell’interazione di vario tipo con la società civile. Così le qualifiche e gli studi degli immigrati non sempre garantiscono un impiego in occupazioni adeguate, per cui molti svolgono lavori pesanti, pericolosi e difficili, rifiutati magari dagli autoctoni. Spesso gli immigrati sono relegati in quartieri più poveri, non soltanto a causa degli elevati costi, altrove, degli alloggi, ma anche perché v’è emarginazione sociale.

Fra le molte cause della crescita di razzismo o xenofobia contro i migranti e i rifugiati, gli avvenimenti dell’11 settembre ne costituiscono la più recente. Altre, meno contingenti, esistono invece già da tempo, come, per esempio, l’associazione, nella mentalità abbastanza comune, dei migranti, rifugiati e sfollati con la criminalità e il servirsi dei migranti e dei rifugiati come capro espiatorio per la grave questione della disoccupazione nazionale. A questo proposito, desidero sottolineare il ruolo importante dei mass-media e la grande responsabilità che essi hanno. Il modo in cui si espongono di fatto le stesse notizie può incoraggiare, magari anche senza volerlo, la crescita della tolleranza e della mutua accettazione, oppure, dare origine o fornire esca a fenomeni di razzismo o xenofobia.

In questo contesto, il Santo Padre, nel suo Messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato (al n. 4), che oggi qui presentiamo, chiama i cristiani ad “imparare a discernere l’opera di Dio nelle persone di altre culture”, affermando che “solo l’autentico amore evangelico potrà essere talmente forte da aiutare le comunità a passare dalla mera tolleranza verso gli altri al rispetto autentico delle loro diversità”, e che “solo la grazia redentrice di Cristo può renderci vittoriosi nella sfida quotidiana di passare dall’egoismo all’altruismo, dalla paura all’apertura, dal rifiuto alla solidarietà”.

Di qui anche l’importanza della collaborazione ecumenica, tra la Chiesa Cattolica e le altre Chiese cristiane e Comunità ecclesiali, “per formare società in cui le culture dei migranti e i loro doni particolari vengano sinceramente apprezzati, e in cui ogni manifestazione di razzismo, xenofobia e nazionalismo esasperato sia contrastata in modo profetico” (n. 5).

La Santa Sede ha spesso spronato l’impegno a vincere ogni tipo di intolleranza contro gli stranieri e tale atteggiamento è riflettuto, per esempio, anche nella sua partecipazione alla non lontana Conferenza contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e relative intolleranze, tenutasi a Durban, Sudafrica, dal 31 agosto al 7 settembre 2001. Durante una Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ad essa successiva, il Capo Delegazione della Santa Sede ebbe ad affermare che “la lotta contro il razzismo è urgente” e che “deve essere esplicita e aperta”. Troppo spesso è successo infatti, nella storia, che “società acritiche sono rimaste inerte mentre nuovi segni di razzismo alzavano la testa. Se non siamo vigilanti, l’odio e l’intolleranza razziale può riapparire in qualsiasi società, per quanto avanzata essa può considerarsi”.

Sempre sullo stesso tema, proprio a Durban, la Santa Sede ha fatto un appello a favore di “una chiara riaffermazione dei diritti fondamentali di tutti i migranti, qualunque sia il loro status legale”, cosciente, la Chiesa, che “oggi il migrante, soprattutto colui che proviene da una diversa origine culturale, può facilmente diventare l’oggetto di discriminazione razziale, di intolleranza, di sfruttamento e di violenza”. Nel caso specifico, poi, di migranti senza documenti, essi “potrebbero non avere nemmeno l’assistenza basilare da parte delle autorità appropriate.” La Santa Sede ha inoltre fatto ancora richiesta che si indichino “alcune linee di massima perché tali diritti si possano attuare effettivamente a livello nazionale ed internazionale”.

Nel Messaggio che oggi presentiamo, il Santo Padre ripropone la forte e chiara affermazione che il razzismo è un peccato, un concetto deliberatamente inventato per creare divisione nell’umanità. Giovanni Paolo II infatti attesta con forza: “Anche di recente siamo stati testimoni di casi tragici di movimenti forzati di persone per motivi etnici e nazionalistici, che hanno portato un’indicibile sofferenza nella vita dei gruppi colpiti. Alla base di queste situazioni vi sono intenzioni e azioni peccaminose in contraddizione col Vangelo e che costituiscono un appello per i cristiani, ovunque, a vincere il male con il bene” (v. n. 1).

La grave responsabilità morale di chi così “divide” l’umanità si situa non soltanto nella inesprimibile sofferenza inflitta a persone innocenti, ma ancor più nel fatto che essa va contro il disegno che Dio ha stabilito per l’umanità sin dall’inizio. Tutti gli uomini e le donne, creati ad immagine di Dio, sono infatti destinati a formare una sola famiglia in cui tutti sono figli di un unico Padre, e fratelli e sorelle tra di loro. L’unità della famiglia umana, distrutta dal peccato di Adamo, fu ristabilito di fatto da Cristo, che ha ricapitolato in Se stesso tutte le nazioni, le lingue e le generazioni umane, Lui il Fratello universale.

Poiché tutte le forme di intolleranza albergano ed hanno origine nel cuore delle persone, per sradicarle, dunque, è necessario purificare e rinnovare il cuore. Mi si permetta allora di concludere con la preghiera pronunciata dal Santo Padre durante l’Anno del Grande Giubileo, la seguente: “Signore Dio, nostro Padre, hai creato l’essere umano, uomo e donna, a tua immagine e somiglianza, e hai voluto la diversità dei popoli nell’unità della famiglia umana, ma, alle volte, l’uguaglianza dei tuoi figli non è stata riconosciuta ed i cristiani sono stati colpevoli di atteggiamenti emarginanti ed escludenti, dando il loro consenso a discriminazioni motivati dalla differenza di razza o etnia. Perdonaci e dacci la grazia di guarire le ferite ancora presenti nella tua comunità…”. Facciamo tutti in modo che tali atteggiamenti non si ripetano mai più!
top