The Holy See
back up
Search
riga

   Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

V° Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari

Budapest, Ungheria, 30 giugno - 7 luglio 2003

 

DOCUMENTO FINALE

  

Introduzione

Dal 30 giugno al 7 luglio 2003, nella sede dell’Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest (Ungheria), ha avuto luogo il V° Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari sul tema Chiesa e Zingari: per ‘una spiritualità di comunione’, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in collaborazione con la Conferenza Episcopale d’Ungheria. Erano presenti 203 Congressisti provenienti da 26 Paesi, specialmente europei, ma anche dell’America e dell’Asia. Particolare rilievo ha avuto la partecipazione, per la prima volta, di un consistente gruppo di sacerdoti, suore e laici Zingari.

La sessione d’apertura fu presieduta da Sua Eccellenza Mons. Stephen Fumio Hamao, Presidente del Pontificio Consiglio. Il Rappresentante Pontificio in Ungheria, Sua Eccellenza Mons. Juliusz Janusz, ha letto il Messaggio inviato dal Santo Padre ai Congressisti, nel quale si auspica Â“l’incremento della comprensione e della solidarietà verso la popolazione Zingara, respingendo ogni tentazione egoistica di diffidenza o indifferenza”. 

Nel suo intervento d’apertura Mons. Hamao ha ripreso le parole di Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte (N. 43), sulla spiritualità di comunione, che dovrebbe essere il cuore della pastorale per gli Zingari. Egli ha ricordato i numerosi incoraggiamenti del Santo Padre a favore del popolo oggetto-soggetto, della nostra particolare sollecitudine, fra cui le sue drammatiche parole a proposito dello sterminio di centinaia di migliaia di Zingari nei campi nazisti. Del resto, essi hanno subito persecuzioni anche da parte di altri regimi totalitari, persecuzioni, poi, che si sono manifestate nel corso di secoli. S.E.Mons. Hamao ha evocato anche la nobile figura di Ceferino Giménez Malla, umile Zingaro spagnolo, morto martire durante la guerra civile di quella nazione e recentemente beatificato.

 Successivamente hanno preso la parola il Signor Péter Kiss, Ministro di Cancelleria presso l’Ufficio del Primo Ministro, Sua Eccellenza Mons. Nándor Bosák, Vice-Presidente della Conferenza Episcopale, e il Prof. Dr. György Fodor, Rettore dell’Università Cattolica Péter Pázmány. Per l’occasione, il Presidente della Repubblica S.E. Signor Ferenc Mádl ha inviato un messaggio d’augurio ai Congressisti, essendo presente, successivamente, alla Messa celebrata il giorno 3 nella Chiesa di S. Maria dell’Assunta.

Nei vari interventi si è sottolineata la necessità di coniugare gli sforzi a favore degli Zingari in sana, giusta e rispettosa collaborazione fra Chiesa e Stato. Erano presenti all’apertura dei lavori anche la Sig.ra Dalma Mádl, consorte del Presidente della Repubblica, Kálman Gulyás, Incaricato per gli Affari Ecclesiastici, e il Sig. Lászlo Teleki, Incaricato per gli Affari Nazionali concernenti gli Zingari.

I. Resoconto dei lavori del Congresso 

1. La prima relazione, martedì 1 luglio, è stata svolta da Sua Eccellenza Mons. Leo Cornelio, Vescovo di Khandwa (India), sul tema centrale dell’Incontro. Punto sostanziale del discorso è stato l’affermazione che una vera comunione tra le persone nasce: i) quando ogni creatura umana è rispettata come figlio e immagine di Dio; ii) allorché le differenze tra le persone sono accettate come doni per tutti; iii) quando si vivono relazioni umili con gli altri, riconoscendo che tutti siamo stranieri e pellegrini su questa terra; iv) allorché possiamo offrire un’autentica ospitalità cristiana ad ognuno. Mons. Cornelio ha sottolineato anche la necessaria distinzione fra integrazione degli Zingari nella società e assimilazione. Secondo il Relatore i programmi tesi all’assimilazione, partono da una premessa implicita, e cioè che lo stile di vita della minoranza in questione non è solo diverso, bensì deviato, deficiente e perfino sbagliato, e per questo deve essere corretto e cambiato. Il popolo stesso in questione deve essere quindi riabilitato. È una prospettiva altamente offensiva e “fastidiosa”. Con l’idea di integrazione, invece, la minoranza si inserisce nelle strutture e negli ambiti sociali comuni agli altri cittadini, senza abbandonare la propria identità.

2. Sua Eccellenza Mons. Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio, ha tenuto la seconda relazione della giornata, in prospettiva ecclesiale, per quanto concerne la pastorale degli Zingari. Dopo aver accennato al documento al riguardo, in fase ancora d’elaborazione embrionale, egli è entrato nel vivo dell’argomento proponendo i fondamenti biblici e teologici di tale pastorale, per arrivare finalmente alla questione delle strutture ecclesiali istituite a favore degli Zingari. Mons. Marchetto ha prospettato altresì un’eventuale introduzione in materia di strutture pastorali giurisdizionali di carattere personale, invitando comunque alla riflessione in proposito, per non chiudere nessuna porta che oggi la Chiesa ci apre per una sempre più efficace evangelizzazione.

3. La Dott.ssa Giuseppina Scaramuzzetti ha indirizzato, invece, la sua attenzione alle politiche di sostegno alla promozione umana e sociale degli Zingari, dal punto di vista dell’Italia. Nella prima parte della relazione, la Sig.ra Scaramuzzetti ha sottolineato la necessità di cogliere la “figura” dello Zingaro nella sua interezza. È necessaria la visione complessiva della persona, pur nella conoscenza particolare del gruppo cui ci si riferisce e nella specificità e adeguatezza del singolo progetto. Successivamente il discorso si è avviato verso le pari opportunità nei vari ambiti civili. Gli interventi di sostegno s’indirizzano a colmare il divario fra la situazione degli Zingari e quella degli altri cittadini. In questo contesto la Dott.ssa ha insistito sul fatto che i progetti nati in situazione di emergenza dovrebbero successivamente inserirsi nelle strutture comuni per tutti i cittadini, anche se la differenza va riconosciuta, ma solo per facilitare i rapporti sociali e l’integrazione.

4. Durante questa prima giornata si sono anche svolti lavori di gruppi di studio in diverse lingue (inglese, italiano, tedesco, spagnolo, francese, slovacco, portoghese e ungherese). A guidare le due sessioni di riflessione (mattina e pomeriggio) di tutti i gruppi era stato stabilito un comune questionario. Dai rapporti dei gruppi sono emerse tematiche abbastanza comuni, quali:

  1. la necessità generale che la Chiesa dedichi più risorse umane e materiali a questa pastorale;
  2. la convenienza di coordinare meglio il ministero dei Cappellani degli Zingari con quello dei parroci locali, nel territorio;
  3. la musica, i riti e la dimensione festiva della Liturgia devono essere profondamente “segnate” dalla cultura zingara per avere una più profonda incidenza pastorale (ciò implica una maggiore preparazione della Liturgia stessa da parte dei corrispondenti ministri);             
  4. i pellegrinaggi sono radicati nella cultura degli Zingari e diventano un momento forte della loro pastorale e vanno incoraggiati;
  5. l’avvenire di tale pastorale dipende in grande misura dal nascere di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa genuinamente zingare (anche il Diaconato permanente per candidati di questo popolo si prospetta come soluzione da percorrere);
  6. l’allargamento – infine – della Unione Europea aprirà nuove prospettive per la mobilità zingara da un Paese all’altro, e ciò porrà nuovi problemi e sfide agli operatori pastorali.

5. Per la prima volta, a Budapest, si è costituito nel seno di un Congresso Mondiale un gruppo di studio proprio formato dagli Zingari presenti. Esso si è concentrato sulla questione della lingua e della cultura, giungendo a costatare l’inesistenza di una realtà omogenea. In questo contesto si è auspicato una maggiore comunicazione, anche trovandosi i partecipanti in diversi Paesi. 

6. Nella giornata di mercoledì 2 luglio, ci furono tre relazioni e una Tavola rotonda di insegnanti e studenti zingari. Sua Eccellenza Mons. Szilárd Keresztes ha tenuto la prima prolusione, sui progetti educativi, nel contesto delle società interculturali nell’Europa orientale. Per il Relatore la realizzazione dei progetti educativi sta al centro dell’intero problema alla base della difficile situazione degli Zingari. Dopo una descrizione del fenomeno della loro segregazione, e dell’inserimento nel sistema scolastico in Ungheria, Mons. Keresztes ha sottolineato tre aspetti particolari della tematica, cioè:

  1. la speciale importanza del fatto che gli insegnanti conquistino la fiducia dei genitori e conoscano dall’interno la vita familiare degli studenti;
  2. il ruolo della scuola materna che si rivela imprescindibile affinché i bambini zingari siano ben preparati all’ambiente della scuola d’obbligo, in parità di condizioni con gli altri;
  3. la necessità di una speciale preparazione degli insegnanti per poter comprendere la mentalità degli Zingari, al fine di sciogliere i conflitti tra studenti zingari e non-zingari e affrontare le difficili esigenze derivate dai problemi linguistici. Essi devono inoltre essere ben formati in storia, cultura e arte degli Zingari.

7. Durante la successiva Tavola rotonda sono stati affrontati i problemi emergenti e formulate proposte in ambito educativo. Come punti comuni si possono menzionare i seguenti:

  1. la assoluta necessità di motivare le famiglie sulla convenienza e sul dovere di inviare i bambini alla scuola. A questo proposito bisogna dire che v’è anche chi ha sottolineato che gli Zingari non vogliono tutti sedentarizzarsi e il rispetto per il loro modo di vita potrebbe richiedere altri metodi (TV, video, insegnanti itineranti) d’istruzione ed educazione;
  2. l’importanza di allargare il campo dell’educazione alla musica e all’arte, improntandola alle caratteristiche della vita concreta degli Zingari, e
  3. la convenienza di disporre di un adeguato materiale didattico, sia per gli insegnanti che per i bambini.

8. La seconda relazione del giorno, sulla tutela dei diritti degli Zingari, è stata tenuta da P. Antonio Perotti, C.S. Nel quadro giuridico tracciato dalle diverse Istituzioni in ambito europeo si è così sviluppato gradualmente il riconoscimento dello Statuto delle minoranze, fra le quali, a poco a poco, si annoverano anche gli Zingari. Prima di descrivere le diverse risoluzioni e le proposte, occorre comunque tener presenti alcune premesse, vale a dire:

  1. la comunione implica essenzialmente il rispetto dei diritti umani, fra i quali spicca il riconoscimento della dignità e socialità dell’uomo;
  2. non esiste tutela dei diritti senza contestualizzazione, come non si dà contestualizzazione senza un adeguamento dei nostri registri culturali: nella traduzione del principio giuridico, cioè, risulta necessaria la mediazione culturale per arrivare a forme efficaci di tutela giuridica; 
  3. occorre un glossario corretto che distingua chiaramente lo Zingaro dal migrante e dallo straniero, che pure può esserlo, in certi casi, naturalmente.

Si sono poi passate in rassegna diverse risoluzioni e proposte, sempre nel quadro giuridico europeo, sui diritti che riguardano direttamente la nostra tematica, cioè i diritti:

  1. di avere una nazionalità;
  2. all’alloggio e al riconoscimento del nomadismo come stile di vita volontario;
  3. alla libertà di circolazione all’interno e all’esterno del proprio Paese;
  4. all’istruzione scolastica e professionale, e
  5. all’accesso ai sistemi di protezione sociale e in particolare della sanità.

9. Nell’ultima relazione del giorno, tenuta dalla Dott.ssa Judit Juhász, si è affrontato il ruolo dei mass-media nella questione zingara. In questo ambito esiste una forte tendenza alle generalizzazioni e all’accettazione di pregiudizi inveterati: gli Zingari sono, infatti, nell’Europa centrale, il gruppo sociale meno conosciuto e anche il più colpito, a tale riguardo. Per es., nel descrivere la etnia zingara, i mass-media non fanno eccezione per quanto concerne i pregiudizi e addirittura, spesso, non interpellano i diretti interessati per ottenere informazioni da trasmettere convenientemente. L’immagine che i media danno di loro è, perciò, incerta, e tante volte esagerata e piena di contraddizioni. Così i cittadini, magari senza una esperienza personale, ricevono un’immagine degli Zingari che rafforza il pregiudizio già esistente. Essa è inoltre dominata da conflitti: vengono così privilegiati, purtroppo, aspetti negativi, senza dare spazio a quelli positivi. Riguardo ai mezzi di comunicazione destinati specificamente agli Zingari si pone poi, spesso, il problema della mancanza di un adeguato mercato pubblicitario stabile. La carta stampata trova in effetti difficoltà di diffusione presso questa parte della popolazione nazionale ungara, anche se i programmi di TV e Radio, invece, godono di una maggiore recettività.

Nel dibattito seguito all’ultima relazione sono emerse due interessanti proposte, cioè:

  1. la convenienza di disporre della traduzione della Bibbia nelle lingue zingare locali. In questo senso occorrerà coordinare le realtà già esistenti ed eventualmente avviare altre traduzioni soprattutto anche per finalità liturgica;
  2. la possibilità di ottenere spazio speciale dedicato alla pastorale zingara da Radio Vaticana.  

10. Giovedì 3 luglio i Congressisti sono stati ricevuti dal Vice-Presidente del Parlamento ungherese Dott. Lászlo Mandúr, presso la sede del Parlamento. Il Dott. Mandúr ha ringraziato la Chiesa cattolica per il suo lavoro a favore della popolazione Zingara, augurandosi una profonda collaborazione con lo Stato Ungherese nella stessa direzione, specialmente nei settori della promozione umana. Da parte sua, S.E. Mons. Hamao ha ringraziato per la cordiale accoglienza e ha rinnovato anche l’auspicio di una fruttuosa collaborazione reciproca.

11. Venerdì 4 luglio si è realizzata la Tavola rotonda dei Direttori Nazionali (o loro rappresentanti) sul tema “Dialogo e missione: quali motivazioni e quali obiettivi?”. Gli intervenuti sono stati venti, rappresentanti i seguenti Paesi: Bangladesh, Belgio, Brasile, Croazia, Cechia, Gran Bretagna, Francia, Germania, India, Italia, Messico, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Svizzera e Stati Uniti d’America. È intervenuto anche un rappresentante della Comunità di Sant’Egidio.

Fra gli orientamenti pastorali emersi sono da menzionare:

  1. la necessità di interessare i Vescovi alla pastorale a favore degli Zingari. In ogni Conferenza Episcopale e in ogni Diocesi dove sia presente la comunità zingara dovrebbe esistere una apposita struttura pastorale;
  2. le “Lettere di missione” consegnate ai Collaboratori Zingari dei Cappellani potrebbero risultare un utile strumento per meglio coinvolgerli nell’azione pastorale;
  3. l’urgenza di un grande spirito di collaborazione fra Parroci locali e Cappellani degli Zingari risulta evidente. È compito di questi ultimi anche ricordare ai Parroci, quando sia necessario, che la loro cura si estende pure agli Zingari presenti nel territorio parrocchiale. Vi è così una doppia sollecitudine pastorale, locale e personale, coesistente;
  4. il grande senso della comunità, dell’amicizia, e dell’esperienza emotiva religiosa degli Zingari dovrebbe ispirare la pastorale ad essi diretta, impostandosi l’evangelizzazione magari su piccole comunità e coinvolgendo altresì i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità, che hanno abitualmente un senso forte della dimensione comunitaria, legata pure al rinnovamento introdotto dal Concilio Vaticano II;
  5. la cultura zingara è anche un’interpellanza a quella gadgè; entrambe si dovrebbero quindi scambiare reciprocamente i propri doni. L’impegno apostolico presso gli Zingari porta dunque a una trasformazione degli stessi operatori pastorali gadgè. La presenza zingara, in definitiva, domanda una trasformazione sostanziale della società gadgè, in modo tale che il dialogo fra Zingari e non-Zingari si svolga a parità di condizioni;
  6. la testimonianza di vita cristiana degli operatori pastorali è sempre importante, ma essa diventa ancora più determinante quando si è impegnati con Zingari non-cristiani. In queste situazioni risulta conveniente puntare in modo speciale sui valori etici della vita, sul miglioramento della loro condizione sociale, ecc. Evangelizzazione e promozione umana vanno insieme, e
  7. la convenienza di creare gruppi mobili centralizzati di pastorale zingara, con uso di strumenti mediatici (videofilms, CD, cassette musicali, ecc.).

II. Proposte e raccomandazioni del Congresso

1. Investire nella educazione e formazione professionale degli Zingari è apparsa a tutti una priorità anche per quei legami di ordine antropologico, teologico, ecclesiologico e di carità-solidarietà che esistono tra evangelizzazione e promozione umana, oggetto del nostro ministero pastorale. Tenendo conto anche del numero elevato (si è parlato, per esempio, di due milioni di ragazzi zingari in età scolastica non ancora scolarizzati) della popolazione zingara giovanile, che abbisogna altresì di un inserimento nel mondo del lavoro, rinasce l’appello all’impegno di tutti (secondo i propri carismi e ministeri) di porsi al servizio della causa dell’istruzione a favore degli Zingari, cercando di coscientizzare pure gli interessati sulla necessità di procedere alacremente, ricordando sempre che diritti e doveri vanno insieme.

La scuola per tutti deve essere anche per gli Zingari. Comunque, essa non sarà un luogo di umiliazione e di emarginazione, dove sono messi in evidenza solo le lacune dell’ambiente di appartenenza, ma anche la valorizzazione della propria cultura, nel rispetto dell’educazione familiare, che deve essere riconosciuta come basilare altresì nella formazione del bambino zingaro;

2. La prima proposta-raccomandazione ingloba la seconda, e cioè l’attenzione particolare pastorale per la famiglia e per la comunità zingara. La carità e creatività pastorale dovranno ad esse rivolgersi, prendendole dal di dentro, nelle caratteristiche culturali proprie, per valorizzarne gli aspetti positivi e vincere, a poco a poco, i limiti che vi sono insiti (per es. l’uguaglianza fondamentale fra l’uomo e la donna). Il mistero pasquale di morte e di vita “segna” il cristiano, ma anche le culture. Qualcosa dovrà morire pure in esse, per quel passaggio di purificazione verso l’elevazione e la trasformazione di tutto l’uomo/donna e della sua cultura in Cristo e alla luce del Vangelo. Da questo punto di vista va considerata altresì la Weltanschauung personale e comunitaria. In tutto ciò si avrà cura di vincere la situazione di ghetto in cui la famiglia e comunità zingara spesso si trovano. Ad ogni modo anche la cultura zingara dovrà gradatamente aprirsi a quei valori che sono già patrimonio valido della società;

3. Più volte, nel corso del Congresso, è apparsa la necessità di rispondere seriamente alla sfida pastorale che costituisce l’adattamento legittimo della santa Liturgia, dell’Omelia e pure della Catechesi, alla mentalità, agli usi e costumi, alla religiosità popolare, alla propensione alla festa e al pellegrinaggio, ecc., degli Zingari. Senza precludere il cammino per soluzioni con tempi lunghi, in comunione con la Santa Sede e la Gerarchia locale, il Congresso raccomanda di procedere già in quegli spazi lasciati alla creatività e al genio popolare e culturale di ciascun popolo, all’interno dello stesso Rito latino, senza trascurare il patrimonio delle Chiese cattoliche orientali. Ciò vale per la Celebrazione eucaristica e anche per l’amministrazione dei Sacramenti;

4. Il tema liturgico richiama quello della lingua e la necessità di disporre dei testi biblici necessari. La lingua (o lingue zingare) è risultata una questione difficile e spinosa, nel corso del Congresso. In ogni caso esso desidera ricordare a tutti questo campo di lavoro pastorale quasi ancora da dissodare, ma che si rivela di vitale importanza. Per facilitare e coordinare gli sforzi al riguardo di “traduzioni” della S. Scrittura, il Congresso auspica che il Pontificio Consiglio possa ricevere tutti i dati circa la reale odierna situazione. A tale fine si chiede alle Commissioni e ai Promotori Nazionali, o ai singoli presenti al Congresso, nei cui Paesi non esistono tali Organi, di voler quanto prima informare il Pontificio Consiglio stesso della situazione esistente, delle pubblicazioni finora compiute, anche di testi liturgici, dei progetti futuri e altresì – se possibile – di quanto edito dai nostri fratelli e sorelle cristiani, sempre in lingua zingara, con riferimento appunto alle S. Scritture. Anche gli sforzi letterari a tale rispetto dovranno possibilmente essere fatti conoscere;

5. Cogliendo tale cenno alla presenza di varie Chiese e Comunità cristiane, il Congresso raccomanda di voler procedere nel dialogo ecumenico e inter-religioso pure all’interno del mondo Zingaro, secondo le direttive al riguardo impartite dalla Santa Sede. Esso peraltro denuncia tutto un procedere settario di alcuni gruppi, che pur si dicono cristiani e si richiamano al Pentecostalismo, ed esorta gli operatori pastorali cattolici a tenere in conto tale pericolo, cogliendolo soprattutto come un appello al loro agire apostolico, affinché esso sia adattato alla necessità del “protagonismo” zingaro, alla partecipazione attiva, di fede profonda, degli stessi Zingari alla Liturgia e all’azione evangelizzatrice e di promozione umana. Il tutto va nella linea della comunione spirituale, dell’amicizia, e della comunità, infine, che hanno costituito il tema fondamentale di questo Congresso;

6. Considerando importante l’azione di sollecitudine specifica, che può giungere, negli operatori pastorali, fino a condividere la vita comunitaria degli Zingari, e ciò oltre l’azione pastorale ordinaria, territoriale, il Congresso non esclude di potersi procedere, in tale linea specifica, fino anche alla creazione di apposite strutture di unità di direzione pastorale con la corrispondente potestà giurisdizionale, fermo restando quella degli Ordinari locali (cf PO 10/1). Questi dovrebbero essere coinvolti maggiormente in tale pastorale, insieme con la relativa Conferenza Episcopale. Una soluzione complessiva, duratura, più sicura, e con adeguati margini di autonomia, – sempre in coordinazione con le Autorità locali (la collaborazione fra Cappellani degli Zingari e Parroci è fondamentale) – potrebbe essere cercata nell’ambito delle strutture pastorali giurisdizionali. Queste potrebbero avere anche capacità di incardinazione dei Presbiteri e possibilità di integrare nelle loro file vari operatori pastorali (da auspicarsi scelti altresì fra gli stessi Zingari) che, in cooperazione organica, attuino una “pastorale zingara” a favore di una determinata regione, nazione o anche continente. Occorrerà, comunque, per la peculiarità della pastorale zingara e per i gravi problemi che essa deve affrontare – i quali sono apparsi evidenti anche nel corso del Congresso – stabilire una direzione interdiocesana o nazionale, a tale riguardo, che possa pensare alla congrua distribuzione delle risorse, nel senso ampio del termine, alla preparazione-formazione degli operatori pastorali, al coordinamento e al rapporto con Istituzioni simili di altri Paesi, ecc. In tale contesto risulta pure evidente il ruolo del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti;

7. È sorta in seno al Congresso la proposta di coinvolgere “Radio Vaticana” a favore della causa e della pastorale degli Zingari. Esso auspica che, nei modi ritenuti opportuni, il Pontificio Consiglio proceda a sondare le possibilità a tale riguardo, augurandosi vivamente che la risposta sia positiva. E sempre in campo mediatico è sorta la proposta di creare un sito zingaro di “pastorale cattolica”. Per detto progetto si auspica l’interessamento del Pontificio Consiglio che pure ha un sito all’interno della Curia Romana (www.vatican.va) in cui ben figura il Settore Nomadi, e nel quale si potranno, a suo tempo, leggere gli Atti del Congresso. Se i limiti di Personale del Pontificio Consiglio, al servizio dell’intera mobilità umana, non permetteranno tale impegno, esso potrebbe rivolgersi al Segretariato del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee) che vorrà esaminare la fattibilità della cosa. In ogni caso il campo dei mass-media è fattore importante, e anzi decisivo, non solo per la trasmissione di una giusta immagine degli Zingari, ma anche per la pastorale. Su ciò il Congresso desidera richiamare l’attenzione di tutti. A questo proposito, vi è stato il suggerimento di uno scambio di informazione e di pratiche pastorali in rete già esistente. Il Congresso esprime l’auspicio che sia stabilita una lista dei siti dedicati appunto alla pastorale degli Zingari e alla loro cultura. È stato anche chiesto che si possano conoscere gli indirizzi web degli operatori pastorali di origine zingara. È desiderata, infine, in qualche luogo la creazione di gruppi mobili mediatici di pastorale.

8. Infine, durante questo incontro mondiale, è stata valutata positivamente – in alcuni Paesi, tenendo conto della situazione – l’eventualità di una promozione di candidati Zingari al Diaconato permanente. Resterebbe da studiare il percorso formativo adeguato e le sue modalità. Ministeri riconosciuti saranno infatti favoriti nelle comunità zingare, sempre considerando – come per i non-Zingari – l’attenzione all’identità cristiana, la spiritualità e i criteri culturali degli operatori pastorali.

9. Il senso della comunità, della famiglia allargata, che caratterizza la cultura zingara fa pensare che i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità abbiano possibilità di uno spazio di sollecitudine per i fratelli e le sorelle zingari. In effetti, è questo senso di comunità che li caratterizza nella visione della sottolineatura comunitaria del Concilio Vaticano II.

III. Appello da Budapest

1. I partecipanti al V° Congresso Mondiale della Pastorale per i Rom (Zingari, Sinti e Viaggianti), preso atto dei diritti umani sanciti dalla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali (4 novembre 1950), con particolare riguardo all’art. 14, che sancisce il principio del loro godimento, riconosciuto dalla Convenzione indipendentemente da qualsiasi appartenenza etnica, sociale, religiosa e nazionale, appellano a una pronta realizzazione di quanto è così previsto, sottolineando con forza che la tutela giudiziaria di questi diritti concerne ogni Zingaro residente nei Paesi Europei.

2. Considerata l’importanza della cittadinanza, in riferimento al godimento dei diritti sociali e politici, i Congressisti sottolineano che ad ogni Rom deve essere riconosciuto, come già raccomandato dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del 22 febbraio 1983 e dalla Risoluzione del Parlamento del 24 maggio 1984, uno Statuto personale sicuro, e perciò appellano a che siano eliminati i casi di apolidia e siano rilasciati ai Rom documenti non derogativi, ma identici a quelli degli altri cittadini.

Questo appello è nello spirito e nella lettera anche delle due Convenzioni di New York, del 1954 e del 1961, sullo Statuto degli apolidi e sulla riduzione dei casi di apolidia.

3. I Congressisti, rilevando che le condizioni abitative dei Rom dovrebbero costituire uno degli obiettivi prioritari su cui far convergere gli sforzi dei Governi, auspicando che ciò diventi realtà. Dal miglioramento, infatti, delle condizioni di alloggio deriva in buona parte il miglioramento delle condizioni della salute, educazione, scolarizzazione e dello sviluppo economico e culturale dei Rom.

I partecipanti al Congresso, richiamati in particolare i principi generali che gli esperti del Consiglio d’Europa hanno formulato in materia di diritto di alloggio (quali, in particolare, il principio di non discriminazione, la libertà di scegliere il proprio luogo di residenza, la partecipazione delle comunità e associazioni Rom alla concezione e alla esecuzione dei progetti miranti al miglioramento delle loro condizioni in materia di alloggio), appellano a vigilanza affinché le Autorità locali adempiano i loro obblighi in questa materia. Varrà anche istituire servizi gratuiti di aiuto giudiziario, per evitare che l’esistenza di meccanismi di assistenza giudiziaria non nuoccia fortemente alla capacità del Rom nella difesa dei propri diritti.

4. In particolare i partecipanti al Congresso fanno appello alle Autorità competenti perché si accetti di assimilare la carovana (o casa mobile) al domicilio sedentario, evitando di compiere grave discriminazione di trattamento, nello Statuto personale e sociale, riguardo ai nomadi. Tale discriminazione è tanto meno ammissibile in quanto concerne un diritto fondamentale dell’uomo, garantito dalla relativa Convenzione Europea, il diritto, cioè, di inviolabilità del proprio domicilio (art. 8).

La carovana (o la casa mobile) dei Rom deve essere infatti protetta, nel diritto penale, per la sua assimilazione ad una casa di abitazione. Le visite domiciliari della Polizia non devono essere lasciate quindi alla sua discrezione, ma le perquisizioni dovranno essere strettamente regolamentate, salvo minaccia grave o imminente all’ordine pubblico.

5. In riferimento alla libera circolazione interna, nello Stato di residenza, i Congressisti fanno appello alle Autorità Pubbliche affinché venga abolito ogni ostacolo alla libertà di circolare dei Rom, sopprimendo, in particolare, i documenti speciali di circolazione che costituiscono veri “passaporti interni”. I partecipanti al Congresso auspicano che si aprano i terreni di “camping” ai nomadi che lo desiderano, secondo certe modalità (durante l’inverno, per esempio) e si autorizzino le associazioni degli Zingari a difendere i loro diritti individuali davanti ai tribunali competenti.

6. Per quanto concerne la circolazione, all’esterno, degli Zingari, cittadini di Paesi terzi, i Congressisti formulano l’auspicio che venga accolto nelle regolamentazioni nazionali quanto disposto nella Risoluzione del Parlamento Europeo del 21 aprile 1994, sulla situazione dei Rom nella Comunità Europea (A3-0124/R4) in cui si fa espressamente richiesta (1° paragrafo dell’art. 1) ai Governi degli Stati Membri di disporre affinché “tutti i cittadini dei Paesi terzi che hanno residenza legale in uno Stato membro, specialmente i Rom, abbiano lo stesso diritto dei cittadini dell’Unione di circolare attraverso tutta l’Unione Europea”.

7. I partecipanti al Congresso fanno appello inoltre, perché, sia accolto nelle legislazioni e regolamentazioni degli Stati quanto raccomandato dal Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa del 03 febbraio 2000 [R (2000) 4], soprattutto per quel che concerne l’insegnamen-to prescolastico, da rendere accessibile ai bambini Rom, per garantire loro, successivamente, l’accesso al curricolo scolastico e la raccomandazione di implicare i genitori, rendendo loro possibile anche una carriera professionale specifica di mediatori culturali. Venga dunque praticata nella scuola una educazione di tutti gli alunni al rispetto della diversità e della socialità.

8. I Congressisti desiderano sottolineare, nel loro appello, la necessità di valorizzare le risorse umane e culturali che rappresentano potenzialmente 4 milioni di ragazzi e adolescenti Rom in età scolastica, e l’urgenza che tale realtà significa per tutti i Governi europei. L’Europa si renda conto della perdita che costituirebbe per il Continente la non considerazione della presenza di questi 4 milioni di giovani Rom, di cui la metà non è mai stata scolarizzata.

9. Ai Congressisti è risultato, infine, dall’analisi della documentazione internazionale recente, che esiste un desiderio, reale, in graduale sviluppo, da parte dei Rom di impegnarsi ormai risolutamente nella via dell’integrazione (=inclusione) giuridica nelle comunità nazionali con le quali essi hanno un legame di vita e di lavoro. Questo atteggiamento, frutto di una mutazione nel mondo dei Rom già annunciata da alcuni anni, può risultare determinante nella riuscita dei processi di inclusione e di integrazione. E ciò basa anche la forza e la speranza di essere noi ascoltati in questo nostro appello.

I Congressisti rinnovano, dunque, tutte le precedenti espressioni di questo appello affinché le Autorità e l’intera società civile considerino questi nuovi dinamismi Rom nella determinazione del loro avvenire, che è pure avvenire migliore di tutti. Siano essi benvenuti ed accolti.

10. I Congressisti non possono, alla fine, non guardare con fiducia anche alla Chiesa, Madre e Maestra, per chiedere che essa li appoggi negli auspici qui contenuti, che instantemente essi rivolgono ai Responsabili delle Nazioni e al mondo. Domandiamo quindi alle Chiese locali di avere uno spirito profetico per la denuncia delle ingiustizie di cui sono vittime dei gruppi zingari che si trovano nel loro territorio: sono ingiustizie che manifestano sia indifferenza egoistica, sia pregiudizi e discriminazioni.

Essa, la Chiesa, è chiamata a sostenere l’impegno pastorale a favore dei Rom nell’intero pianeta, nella coscienza dei legami profondi che uniscono l’evangelizzazione alla promozione umana.

Anche se questo appello ha un “colore” europeo, poiché la maggioranza grandissima dei partecipanti è tale, la Chiesa si rivolgerà dunque, con atteggiamento di Madre, a tutti i Rom, così discriminati, eppure non violenti, soggetti a terribile sorte, in Europa, specialmente nel secolo scorso, e manifesterà ad essi la sua sollecitudine in vista del loro bene spirituale, ma anche a difesa dei loro diritti umani conculcati. Così voglia il Signore.

Budapest, 5.07.2003
top