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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move - N° 88-89, April - December 2002

È una emigrata italiana la prima santa brasiliana*

Beatificata da Giovanni Paolo II il 18 ottobre 1991 a Florianopolis durante la sua visita apostolica in Brasile, Suor Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù, Amabile Wisenteiner nei registri di battesimo, viene canonizzata il 19 maggio in Piazza S. Pietro e viene iscritta nell’albo dei santi come Santa Paulina do Coração Agonizante de Jesus. Era nata a Vigolo Vattaro (Trento), italiana puro sangue anche se nata sotto l’Impero austro-ungarico, secondogenita di 14 fratelli, nati in maggior parte oltreoceano. Ma quando nel 1875 i genitori salparono per il Nuovo Mondo, si trascinarono dietro cinque bambini, uno dei quali ancora lattante. Siamo nel 1875, l’anno che ufficialmente viene indicato come inizio della grande emigrazione italiana verso il Brasile, tanto che in quella terra nel 1975 si è data grande solennità alla celebrazione del centenario dell’emigrazione italiana.

Era il tempo in cui il Beato Scalabrini, ancora giovane vescovo, cominciava a progettare le due Congregazioni missionarie per l’assistenza agli emigrati italiani “nelle Americhe”. Opportunamente l’ultimo numero del periodico “Scalabriniani”, nel dare notizia di questa canonizzazione, riporta l’inizio della prima conferenza di Scalabrini sull’emigrazione: egli, di passaggio proprio in quegli anni per la stazione di Milano, fu colpito da una scena che stava per diventare ormai quotidiana: “Uomini nel fiore della virilità, donne che si traevano dietro e si portavano al collo i loro bambini, fanciulle e giovanette, tutti affratellati da un solo pensiero, tutti indirizzati ad una meta comune. Appartenevano alle varie province dell’Alta Italia ed aspettavano con trepidazione che la vaporiera li portasse sulle sponde del Mediterraneo e di là nelle lontane Americhe, ove speravano di trovare meno avversa la fortuna, meno ingrata la terra dei loro sudori”. Sembra quasi una istantanea della famiglia Wisenteiner.

Fra queste fanciulle c’è appunto Amabile, appartenente a una famiglia numerosa come tribù, che assieme ad altre famiglie trentine occupò pacificamente una vasta area di Santa Caterina, con ogni probabilità incendiò la foresta per fare spazio a terra coltivabile e a un villaggio di capanne cui viene dato con ambizione piena di speranza e di profezia il nome di Nova Trento-Vigolo. Famiglie che portano con sé un patrimonio di povertà, ma insieme di tenace volontà di costruirsi con la propria avventurosa fatica un avvenire migliore e soprattutto un patrimonio di fede che ha fatto delle prime migrazioni italiane in America Latina una vera e propria “implantatio ecclesiae”, vero evento di evangelizzazione. E questa emigrazione è stata occasione della “implantatio” di una nuova famiglia religiosa: Amabile infatti, orfana di madre a 22 anni, deve prendersi cura della numerosa famiglia, senza interrompere l’insegnamento del catechismo e la visita agli ammalati. Il 12 luglio 1890 lascia la famiglia e con un’altra amica, forse dello stesso paese di origine, va a coabitare con una donna rimasta sola e martoriata dal cancro. Lì scopre la sua vocazione: il suo esempio di dedizione diventa trascinante e cinque anni dopo, nel 1895, il vescovo di Curitiba accoglie i voti religiosi di quel piccolo gruppo di italo-brasiliane, che dà inizio alla nuova Congregazione delle Piccole Suore dell’Immacolata Concezione. La nuova famiglia religiosa da S. Caterina si estende ad altri cinque Stati del Brasile, a partire dallo Stato di S. Paolo.

È, per dir poco, singolare la coincidenza che la prima casa a S. Paulo sorgesse proprio a Ipiranga, il quartiere dove il giovane missionario scalabriniano P. Giuseppe Marchetti, in quello stesso anno improvvisava un orfanatrofio per i figli degli schiavi (la schiavitù era stata definitivamente proscritta nel 1888) e degli emigrati italiani; un’opera che poté portare avanti e che si sviluppò in un ampio ventaglio di altre attività pastorali e caritative grazie al deciso apporto della sorella Assunta, che proprio in quello stesso 1895 si presentava a Piacenza al Beato Scalabrini per emettere assieme alla mamma e ad un piccolo drappello di amiche i voti e salpare quello stesso giorno per il Brasile in aiuto alla frenetica attività di Padre Giuseppe. Assieme a lui è co-fondatrice della Congregazione delle Missionarie di S. Carlo (Scalabriniane). Anche per Madre Assunta e il fratello Giuseppe è in corso la causa di beatificazione. Dà coraggio il pensiero che le migrazioni sono terreno fertile anche di santità.


*da “Migrantes” n. 20, del 17 maggio 2002.
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