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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move - N° 93,  December 2003, pp. 71-74

Situazioni e sfide per la Pastorale

dei Migranti e Rifugiati in Europa

Mons. Aldo GIORDANO

Segretario Generale,

Consiglio Conferenze Episcopali Europee (CCEE)

I. Uno sguardo allÂÂ’Europa Migratoria

NellÂÂ’Europa attuale vediamo una gran varietà di situazioni sul teatro delle migrazioni. Ci sono paesi di immigrazione come Germania, Svizzera, Lussemburgo...; paesi che tradizionalmente erano di emigrazione ed ora sono paesi di ritorno e di immigrazione: Portogallo, Italia, Spagna, Grecia...; paesi di passaggio (Slovacchia, Polonia...); paesi di pensione o vacanza (Spagna, Malta, Italia...); paesi che attendono il ritorno dei concittadini fuggiti per la guerra (Bosnia Herzegovina...); paesi dove i cattolici sono quasi tutti immigrati (paesi scandinavi)ÂÂ… Naturalmente lÂÂ’evento che ha cambiato maggiormente la scena europea è stata la caduta del muro nel 1989 che separava il continente in due blocchi. Questo ha permesso uno scambio prima impossibile tra lÂÂ’est e lÂÂ’ovest europei. In realtà lÂÂ’afflusso nella parte occidentale di grosse quantità di popolazioni dellÂÂ’est non è avvenuto nella misura che qualcuno immaginava.

Negli anni 1973/74 è terminata in diverse zone la migrazione di uomini che cercavano lavoro in altri paesi e poi tornavano alle proprie terre in situazione migliore. Il ricongiungimento familiare è divenuto in quegli anni la causa maggiore di migrazione. Negli anni 80-90 è esplosa la questione dei rifugiati e richiedenti asilo, a causa delle crisi in Turchia, nei Balcani, nellÂÂ’Africa subsahariana, in Algeria, nel sud-est asiatico e nellÂÂ’America Latina. Per lÂÂ’Albania, per esempio, si può parlare di una emigrazione di massa.

Una questione da non dimenticare: lÂÂ’Europa, a causa della crisi del suo sviluppo demografico, ha bisogno di immigrati come forze lavoro!

II. La pastorale delle migrazioni come laboratorio

La pastorale delle migrazioni può diventare un laboratorio di frontiera per temi decisivi per il futuro del nostro continente: la cattolicità, lÂÂ’ecumenismo, lÂÂ’incontro fra le religioni e la riscoperta della “vocazione” dellÂÂ’Europa.

1. La cattolicità

La migrazione sottolinea la domanda di come costruire una “casa” europea capace di ospitare popoli diversi, senza, da un lato, annientare le singole identità con sistemi totalizzanti e senza, dallÂÂ’altra, cadere nel conflitto distruttivo tra le differenze o nel terrorismo. La cattolicità tipica del cristianesimo è la grande chance da riscoprire per rispondere a questa domanda di fondo. Sappiamo che la cattolicità nel suo senso più ampio e più profondo, è proprio la possibilità di realizzare una comunione universale senza frontiere escludenti, in modo che le differenze non siano cancellate, ma piuttosto si realizzino nella loro identità.

In questi anni, in Europa, abbiamo in particolare sperimentato come la cattolicità stia sgretolando i forti pregiudizi esistenti tra lÂÂ’est e lÂÂ’ovest europei anche a livello ecclesiale. 

2. Il cammino ecumenico

Il migrare è un luogo tipico dove emerge la questione ecumenica e dove sorge lÂÂ’obbligo ad andare oltre gli steccati confessionali.

Alcune dolorose questioni attuali come quella della paura del proselitismo o il rapporto tra Chiese ortodosse e Chiese greco-cattoliche rimandano al confronto tra tradizione latina e tradizione orientale. Anche discussioni ecumeniche classiche: ministero ordinato, condivisione eucaristica, primato, mariologia, questioni eticheÂÂ… sono oggi segnate dal rapporto tra lÂÂ’est e la cultura europea moderna (o post-moderna). Dietro molte difficoltà attuali si nasconde la paura dellÂÂ’est di consegnarsi nelle mani di una cultura dellÂÂ’ovest pluralista, secolarizzata e relativista, che minerebbe la propria tradizione.

Ci sono segnali di speranza legati al fatto di incontrarsi. Penso allÂÂ’assemblea ecumenica europea che abbiamo organizzato a Graz, in Austria, nel 1997, dove si è percepito che cÂÂ’è un popolo ecumenico che vive in Europa. Penso ai pellegrinaggi di Giovanni Paolo II, a cominciare da quello in Romania nel maggio 1999, quando per la prima volta nella storia il Papa, vescovo di Roma, visitava una nazione a maggioranza ortodossa, fino alle visite in Grecia, in Ucraina, in Armenia e in Bulgaria ... UnÂÂ’esperienza paradigmatica è il processo avviato dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE) insieme alla Conferenza delle Chiese dÂÂ’Europa (KEK) costituito dalla Charta Oecumenica – Linee per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa. Si tratta di un documento, firmato ufficialmente a Strasburgo il 22 aprile 2001, che contiene 26 impegni che le Chiese in Europa sono invitate ad assumersi per rendere di nuovo visibile storicamente lÂ’“una, santa, cattolica, apostolica” Chiesa di Cristo. Esso spinge le Chiese e le comunità a crescere nella collaborazione. 

3. L'incontro con le altre religioni

Forse il tema legato alle migrazioni che sentiamo più bruciante è quello dellÂÂ’incontro o non incontro tra il Cristianesimo e le altre grandi religioni e culture del pianeta terra. In Europa abbiamo chiaramente un pluralismo religioso, anche se il cristianesimo rimane la religione assolutamente maggioritaria (560 milioni circa, di cui la metà è cattolica).

LÂÂ’ebraismo conta circa 3 milioni di membri, ma appartiene alle radici dellÂÂ’Europa. LÂÂ’aumento della popolazione musulmana in Europa è grande: si parla oggi di circa 31 milioni di musulmani. EÂÂ’ aperto il dibattito sullÂÂ’eventuale adesione della Turchia allÂÂ’UE. Crea interrogativi il crescente interesse per il buddismo. Altro fenomeno da considerare è quello dei gruppi religiosi alternativi e delle forme di neopaganesimo.  

Sappiamo che la questione dellÂÂ’incontro tra le religioni è divenuta di grande attualità dopo la tragedia dellÂÂ’11 settembre 2001 e la crisi dellÂÂ’Iraq. In realtà per le Chiese questo tema è familiare da decenni, ma la novità è che ora esso è diventato anche una questione politica, soprattutto in riferimento al terrorismo e fondamentalismo. Il rischio è che la politica imponga le sue regole. Le Chiese sono quindi chiamate a riprendere in mano questo dialogo alla luce della propria esperienza e con criteri interni al fatto religioso.

4. LÂÂ’unificazione europea

Il fenomeno migratorio è decisivo anche per la costruzione dellÂÂ’Unione europea ed il suo trattato costituzionale. Esso spinge a puntare in alto nella visione dellÂÂ’Europa e nel campo dei valori per garantire lo spazio alle diverse culture. Durante il Consiglio Europeo di Salonicco del 19-20 giugno 2003 è stata ribadita la necessità di elaborare una politica europea comune in materia di asilo e migrazione e di affrontare la questione dellÂÂ’immigrazione illegale.

III. Attività del CCEE

Il CCEE ha costituito una commissione per seguire il fenomeno della migrazione, con intenti specificatamente pastorali. Questa commissione è anche luogo di conoscenza e di qualche coordinazione delle attività che diversi organismi ecclesiali realizzano nel campo della migrazione.

In questi anni si sono organizzati dei congressi per vescovi e direttori nazionali responsabili della pastorale delle migrazioni su alcuni temi particolarmente urgenti: 1. Quale risposta della chiesa alla xenofobia? (Monaco, 1993); 2. Violenza e migrazioni (Dubrovnik,1995); 3. Le migrazioni: una "chance" per vivere la cattolicità (Iasi, 1999); 4. La migrazione internazionale diventa « femminile » (Strasburgo, 2001); Donne e famiglie nelle migrazioni (Izmir 2002).

Un tema che è costante è la situazione ed il senso delle missioni linguistiche. Forse è necessaria una maggior collaborazione e un maggior scambio anche fra le Chiese dei diversi continenti. 

IV. La via del vangelo

Concludo il mio intervento indicando ancora tre nodi di fondo che ritengo da approfondire per affrontare con serietà la questione della pastorale migratoria.

1. La prima sfida che le migrazioni pongono alla Chiesa è quella dellÂÂ’evangelizzazione, cioè dellÂÂ’incontro tra lÂÂ’evento originario del cristianesimo e lÂÂ’uomo di oggi. EÂÂ’ vero che in Europa spesso la sfida maggiore per la Chiesa non consiste tanto nel battezzare i nuovi convertiti, ma nel convertire a Cristo i battezzati (!), ma ormai in diverse regioni dellÂÂ’Europa - soprattutto per i fenomeni migratori - si richiede anche il primo annuncio della fede e lÂÂ’apertura di cammini catecumenali, in quanto unÂÂ’alta percentuale di persone non è battezzata.

2. Un fatto nuovo che si constata in questi ultimi tempi sulla scena interculturale e interreligiosa è lÂÂ’esigenza di riscoprire le identità. Questa esigenza vuole correggere il rischio di derive relativistiche o di posizione troppo ireniche. Chi è ignorante sul cristianesimo o sulla propria Chiesa non può dare alcun contributo ad un dialogo. Tuttavia dietro questa forte esigenza di salvare lÂÂ’identità si nasconde anche il rischio di nuove chiusure in proprie fortezze isolate e autosufficienti. Diventa urgente ripensare concetti di fondo come quelli di identità, verità, dialogo, amore e quelli del rapporto fra identità e dialogo, verità e amore. 

3. Un luogo potenziale di incontro fra religioni, confessioni, culture è lÂÂ’impegno per la giustizia e i diritti umani. Questo è un altro spazio che la Chiesa è chiamata ad “occupare” anche per non lasciare il campo unilateralmente libero a posizioni ideologicamente condizionate.  

4. Una domanda che sta oggi emergendo molto forte è quella della spiritualità. Essa spinge a riconcentrarci sul cuore del cristianesimo, sullÂÂ’evento della morte e risurrezione di Cristo, per attingere la luce per una vita che risponda alle grandi domande della storia e del senso della esistenza.

LÂÂ’uomo è “viator” (migrante) soprattutto perché „inquietum est cor nostrum“. CÂÂ’è unÂÂ’inquietudine del cuore che sempre rinnova la partenza. LÂÂ’uomo ha nostalgia di una casa, di un amore, di una festa: è lÂÂ’attesa di una „bellezza tanto antica e tanto nuova“ (Agostino, Confessioni). Percependo il proprio essere migrante, straniero o estraneo, lÂÂ’uomo ha nostalgia di avere una meta e trovare una casa. Questa è anche la mia personale esperienza.

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