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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move 

N° 94,  April 2004, pp. 57-59

COMMENTO AL MESSAGGIO PONTIFICIO

S. E. Mons. Agostino MARCHETTO,

Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale

per i Migranti e gli Itineranti

“Nella vita dei nostri contemporanei il turismo è sempre più un momento rilevante che necessita di un’evangelizzazione specifica”. Queste parole pronunciate da Sua Santità Giovanni Paolo II agli albori del suo Pontificato – era il novembre 1979 – confermano, a mio modo di vedere, la sollecitudine con cui il Papa ci invita, anno dopo anno, a celebrare la Giornata Mondiale del Turismo mediante una riflessione illuminata dalla nostra fede in Gesù Cristo, il Signore.

Nel sottolineare la necessità di una “evangelizzazione specifica”, il Papa indica che il turismo, nel mondo contemporaneo, costituisce, certo, un ambito di attività economiche e sociali, ma, soprattutto, un ambito di relazioni umane, con caratteristiche e una dinamica proprie, tanto importanti e differenziate da esigere un annuncio del Vangelo in forme e contenuti adeguati. Questo è sicuramente un orientamento che da molto tempo guida l’azione pastorale della Chiesa, come dimostrano, senza dubbio, la promozione di strutture pastorali specifiche – in seno al nostro Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ad esempio – e l’attività pastorale delle Chiese Particolari, delle comunità cristiane e di molti operatori pastorali che lavorano nei centri turistici, negli alberghi, nelle scuole professionali del settore o nelle agenzie di viaggio.

Per sostenere questa azione evangelizzatrice riveste grande importanza quanto il Santo Padre segnala all’inizio del suo Messaggio – e che è già stato menzionato dal nostro Eccellentissimo Presidente –, e cioè considerare l’insieme del fenomeno turistico nella sua integralità come ambito da comprendere “alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa” (n. 1). Questa, come è stata definita da Giovanni Paolo II nell’Enciclica Sollicitudo rei socialis, è frutto “della sollecitudine sociale della Chiesa, finalizzata ad un autentico sviluppo dell’uomo e della società, che rispetti e promuova la persona umana in tutte le sue dimensioni” (Sollicitudo rei socialis, n. 1). Se volessimo, poi, identificare il punto fondamentale sul quale basare la nostra riflessione, lo potremmo individuare nelle seguenti parole della stessa Enciclica: “Quando siano disponibili risorse scientifiche e tecniche che, con le necessarie e concrete decisioni di ordine politico, devono contribuire finalmente a incamminare i popoli verso un vero sviluppo, il superamento dei maggiori ostacoli avverrà soltanto in forza di determinazioni essenzialmente morali” (Sollicitudo rei socialis, n. 35).

Da alcune decadi, ormai, il turismo costituisce un importante strumento di sviluppo. Il suo peso sull’economia di molti Stati è decisivo e possiamo segnalare, in particolare, il fatto che in oltre l’80% dei Paesi in via di sviluppo, l’attività turistica figura tra le prime 5 “esportazioni”. Inoltre, come sottolineano gli esperti, si tratta di un’attività economica di accentuata adattabilità al luogo in cui si insedia, che crea posti di lavoro per un settore vasto e differenziato di popolazione, facilitando la partecipazione alla pianificazione e alla gestione, e questo detto solo per elencare alcune delle sue caratteristiche.

Il suo contributo allo sviluppo personale e sociale, d’altra parte, è evidente nei numerosi aspetti che le analisi di tipo antropologico, sociologico, culturale, e perfino di terapia sociale, hanno studiato. Questi giorni, alle porte delle vacanze, ci fanno più facilmente comprendere che il turismo è uno strumento prezioso per ottenere il necessario riposo e il recupero, non solo delle nostre forze fisiche, bensì, cosa più importante, “del giusto equilibrio interiore” (Giovanni Paolo II, Angelus, 23 agosto 2000).

Allo stesso tempo – e non ci sarà bisogno che mi dilunghi qui troppo – il turismo è molto spesso accompagnato da aspetti negativi, alcuni dei quali sono autentici “ostacoli maggiori”, come quelli segnalati dal Santo Padre nell’Angelus sopra citato. Lo stesso Pontefice ne ha menzionati alcuni nei suoi Messaggi degli anni precedenti per questa stessa occasione, con parole contundenti ed esplicite. Egli, infatti, ha indicato che “è doveroso promuovere un’etica del turismo” (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2001, n. 4).

È questa una condizione indispensabile, se vogliamo che il turismo ponga tutte le sue potenzialità al servizio della lotta contro la povertà, promuova la creazione di possibilità di lavoro degne e susciti l’armonia sociale tra le persone e i popoli. Tutti questi elementi sono ritenuti molto importanti dalla Dottrina Sociale della Chiesa.

“Non è possibile – attesta il Santo Padre – rimanere indifferenti e inerti dinanzi alla povertà e al sottosviluppo. Non ci si può rinchiudere nei propri interessi egoistici, abbandonando innumerevoli fratelli e sorelle nella miseria, e, cosa ancor più grave, lasciando che molti di loro vadano incontro a una morte inesorabile” (n. 2). Di fronte al dramma della povertà è necessario “far leva sulla capacità creativa e sulla generosità di cui l’umanità dispone”, e pertanto anche su tutte le risorse che il turismo offre.

Una buona parte del compito, in questo campo, spetterà agli operatori turistici, a chi investe, alle Autorità politiche e alle agenzie di viaggio. Fortunatamente, la comunità internazionale, negli ultimi decenni, ha stabilito criteri da applicare con urgenza alle attività produttive. Su tali criteri sono anche stati progettati nuovi schemi di attività turistiche. Alcune delle “etichette” che sono state coniate – come ad esempio quelle di turismo ecologico, turismo sostenibile, turismo solidale e popolare – possono così incarnare veri programmi di aiuto efficace allo sviluppo.

In che modo può contribuire a tutto ciò il singolo turista? Come ha indicato il Santo Padre nei suoi Messaggi, e come è patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa, ogni turista è invitato, anzitutto, a “non cadere nella tentazione di fare del tempo libero un tempo di ‘riposo dei valori’” (Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2001, n. 4). Nelle sue parole di questo anno, poi, Giovanni Paolo II sottolinea ancora come il turismo possa essere un’occasione per conoscere più da vicino la situazione dei Paesi visitati, le necessità della gente del luogo, le risorse di cui dispongono e che occorre sviluppare (cfr n. 2).

In effetti, spesso, il desiderio di solidarietà naufraga in proposte troppo astratte, frutto della lontananza o delle immagini costruite “nel salotto” delle nostre case. Il viaggio, invece, realizzato con spirito aperto all’incontro con le persone, le culture, le diversità, dà un nome e un cognome alla gente con cui vogliamo entrare in contatto e colloca geograficamente e storicamente le necessità alla cui soluzione desideriamo dare il nostro contributo. Il viaggio, infine, dà un volto all’altro, aspetto questo importantissimo nelle relazioni umane.

Pertanto, come indica più avanti il Santo Padre, il turismo è, per il cristiano, un’occasione “per dedicarsi a una contemplazione più distesa del ‘volto di Cristo’ nel prossimo con cui viene a contatto” (n. 3). Una contemplazione che è, altresì, incentivo all’azione, concreta e generosa, innovatrice, espressione della “fantasia della carità”, a cui il Papa ci ha animati nell’Enciclica programmatica per questo inizio di Millennio.

Anche questo deve far parte della “pastorale specifica” del turismo, che ho prima menzionato. A volte, anzi, deve essere l’urgenza prioritaria della pastorale attuale in questo settore della vita umana. Quindi la lotta alla povertà, l’incremento di possibilità lavorative che contribuiscano allo sviluppo delle persone, l’instaurazione dell’armonia sociale e il consolidamento della pace tra i popoli, sono compiti urgenti per l’intera umanità contemporanea. E la Chiesa, “madre e maestra”, che vive, gioisce e soffre in carne propria la speranza di ogni uomo, è chiamata a rafforzare questa speranza, a darle un supplemento, a illuminarla con la promessa del Regno, a rallegrarla con la presenza vivificante e dinamica dello Spirito Santo.

In questa missione la Chiesa collabora di buon grado con tutte le Organizzazioni e Istituzioni che lavorano per il conseguimento di queste mete anelate dall’umanità, – la partecipazione alla Giornata Mondiale del Turismo manifesta chiaramente questa volontà – intendendo, con ciò, che presta un servizio ai fedeli e a tutti gli uomini, offrendo quello che è il suo tesoro più amato, “il tesoro dell’umanità, arricchito dall’ineffabile mistero della figliolanza divina” (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 18).

Vi ringrazio per la vostra attenzione.
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