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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 98 (Suppl.), August 2005

 

La pastorale dei ragazzi di strada

(una visione d'insieme)

 

Prof. Mario Pollo

Lo sfondo

La maggioranza delle schede non indica il numero stimato dei ragazzi e delle ragazze di strada presenti nel paese. Oltre a questo, in molti casi chi ha risposto lo ha fatto indicando solo il dato relativo alla città più importante e popolosa. In ogni caso, si tratta sempre di alcune migliaia di casi con punte massime di 12.500 ragazzi nella città di Rio de Janeiro e di ben 11.000.000 nell'India intera.

Per quanto riguarda la quantità e la tipologia dei ragazzi di strada vi è una differenza significativa tra i paesi più sviluppati e quelli meno sviluppati economicamente. Infatti, nei primi, oltre ad essere minore il numero dei ragazzi di strada questi, di solito, non sono privi di una famiglia e di una abitazione, ma vengono considerati ragazzi di strada perché vivono nelle strade senza alcuna tutela e controllo da parte dei loro genitori e/o della loro famiglia. Solo in una minoranza di casi si tratta di ragazzi che hanno abbandonato o sono stati espulsi dalla famiglia di origine.

Nei paesi meno sviluppati l'espressione ragazzi di strada, invece, è riservata a coloro che vivono da soli al di fuori della loro famiglia di origine negli spazi interstiziali, degradati, che le realtà urbane offrono.

Questa differenza si riflette anche nelle fasce di età in cui si distribuiscono i ragazzi di strada. Infatti nei paesi economicamente più sviluppati le età dei ragazzi di strada variano dai 12/13 anni ai 18 anni, mentre in quelli più poveri le fasce di età toccano anche l'infanzia e si prolungano nella giovinezza. Tipico il caso dell'India, in cui la fascia di età di questi ragazzi varia dai 5 ai 18 anni.

Passando ad analizzare le cause che sono all'origine del fenomeno, si osserva che la prima causa, nei due terzi dei casi, è costituita dalla disgregazione del tessuto familiare, seguita da vicino dall'immigrazione e dalla povertà della famiglia.

Queste cause sono presenti sia nei paesi più ricchi che in quelli più poveri. La differenza principale è che in questi ultimi l'emigrazione è di solito interna al paese, ad esempio dalle zone rurali a quelle urbane, mentre nei primi l'immigrazione è quella proveniente da un paese povero.

 

Tab. 1 - Cause all'origine del fenomeno dei ragazzi di strada

 

N

Percentuale

immigrati

8

50,0%

calamità naturali

1

6,3%

nomadi

2

12,5%

famiglie disgregate o patologiche

10

62,5%

famiglie povere

43,8%

fuga da casa

18,8%

profughi

1

6,3%

orfani 

0

0%

genitori alcolisti e/o tossicodipendenti 

6

37,5%

violenze sessuali o fisiche

2

12,5%

abbandono da parte dei genitori

1

6,3%

uso personale di droga

2

12,5%

dispersione scolastica

1

6,3%

 

L'alcolismo e/o il consumo di droga da parte di uno o di entrambi i genitori, come causa all'origine del fenomeno dei ragazzi di strada, è un fenomeno che riguarda in particolare i paesi europei sia dell'ovest che dell'est. La fuga da casa, indicata in poco meno di un quinto dei casi, è segnalata sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, così come l'uso personale di droga. Tuttavia quest'ultima causa la si registra solo in quei paesi in cui vi è una forte stigmatizzazione sociale nei confronti del consumo di droga.

Nel paese in cui il numero dei ragazzi di strada è pari a quello dell'intera popolazione di alcuni stati me­dio‑piccoli, l'India, sono rilevanti come cause, accanto all'emigrazione interna, le catastrofi naturali co­stituite da alluvioni e carestie.

Passando all'analisi della dinamica del fenomeno, nella maggioranza assoluta dei paesi che hanno rispo­sto a questo quesito esso è stimato in crescita, mentre appare in diminuzione in alcuni paesi come la Romania ed il Brasile, dove pure il fenomeno è presente in modo rilevante, grazie all'azione di contrasto e di prevenzione che è stata sviluppata.

 

Tab. 2 - Dinamica del fenomeno

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

in crescita

4

25,0

36,4

36,4

 

stazionario

1

6,3

9,1

45,5

 

in diminuzione

4

25,0

36,4

81,8

 

stazionario ten-

dente alla cre-

scita

2

12,5

18,2

100,0

 

Totale

 11

68,8

100,0

 

 

Non Risposto

5

31,3

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

Nella grande maggioranza dei paesi esiste a livello della popolazione una chiara consapevolezza della gravità del fenomeno dei ragazzi di strada, considerato una vera e propria emergenza sociale, a cui però non sempre corrisponde un'adeguata sensibilità e iniziativa sociale e politica nei confronti di esso.

Spesso l'atteggiamento nei confronti di questo fenomeno è quello dell'allarme sociale perché questi ragazzi vengono visti come potenziali o attuali devianti che mettono in crisi la sicurezza della vita sociale. L'allarme, quindi, non è motivato da ragioni "umanitarie", ma da esigenze di auto‑protezione. Salvo na­turalmente le minoranze, per le quali l'allarme è prodotto dalla insopportabilità della vista di giovani vite che non sono nella condizione di realizzare il loro progetto umano ma, anzi, di cadere nelle spire della auto ed etero distruttività. L'atteggiamento di queste persone è all'origine degli interventi che a livello pubblico, privato ed ecclesiale vengono messi in atto per prevenire e contrastare il fenomeno.

 

Tab. 3 - Esistenza della consapevolezza della gravità di questa emergenza sociale nella popolazione

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

Si

10

62,5

76,9

76,9

 

Una parte Si e

una parte No

1

6,3

7,7

84,6

 

da parte di una

minoranza

2

12,5

15,4

100,0

 

Totale

13

81,3

100,0

 

 

Non Risposto

3

18,8

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

Per quanto riguarda la consapevolezza e la sensibilità della classe politica e del governo questa sembre­rebbe esistere, in quanto nella grande maggioranza dei paesi che hanno inviato la scheda esistono delle politiche pubbliche orientate a prevenire e/o contrastare il fenomeno dei ragazzi di strada.

In alcuni casi queste politiche rimangono a livelli di progetti generali, di politiche sociali enunciate che non si traducono in progetti e azioni concrete, oppure appaiono superate e, quindi, inadeguate ad af­frontare la realtà sociale odierna. In altri casi, invece, le politiche pubbliche sono allo stato nascente, ma comunque ricche di fermenti e di "buone intenzioni". Infine, ci sono solo due paesi in cui le politiche pubbliche sono assenti e altri due in cui esse sono inadeguate e decisamente insufficienti.

 

Tab. 4 - Esistenza di politiche pubbliche per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

Si

10

62,5

71,4

71,4

 

No

2

12,5

14,3

85,7

 

scarse

2

12,5

14,3

100,0

 

Totale

14

87,5

100,0

 

 

Non Risposto

2

12,5

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

In quasi tutti i paesi l'iniziativa prevalente è quella svolta dagli organismi del terzo settore. Nella quasi totalità dei casi questi organismi operano in collaborazione con organismi pubblici, del privato sociale, dell'economia e con altre chiese. (Tab.6) Questo significa che il terzo settore opera spesso, quando collabora con gli organismi pubblici, come gestore operativo delle loro politiche e anche come propositore di politiche sociali a favore dei ragazzi di strada.

 

Le iniziative ecclesiali

L'azione delle chiese a favore dei ragazzi di strada avviene quasi sempre attraverso la messa in campo di enti, associazioni, ONG, cooperative, ecc. che appartengono al terzo settore, e questo significa che in molti paesi il privato sociale è l'espressione diretta dell'impegno ecclesiale. Esistono, tuttavia, realtà in cui il rapporto non appare così lineare e diretto, anche per la presenza di or­ganismi del privato sociale che non sono una espressione diretta della comunità ecclesiale.

 

Tab. 5 - Esistenza di iniziative del privato sociale/volontario

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

Si

14

87,5

100,0

100,0

 

Non Risposto

2

12,5

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

Come si può osservare nella tab. 6, i progetti portati avanti dagli organismi del terzo settore si collocano quasi sempre all'interno di una rete sociale formata sia da organismi pubblici che privati, dove però la relazione con i primi appare decisamente dominante.

 

Tab. 6 - In collaborazione con chi sono condotte le iniziative del terzo settore/chiesa

 

 

 

Casi

Inclusi

N

Percentuale

Iniziative in totale autonomia

1

6,3%

Iniziative in collaborazione con organismi pubblici

8

50,0%

Iniziative in collaborazione con organismi economici

3

18,8%

Iniziative in collaborazione con organismi del privato sociale

6

37,5%

Inziative in collaborazione con altre Chiese

3

18,8%

 

Le iniziative sviluppate dal privato sociale/volontariato sono molto variegate e sono differenti passando da paese a paese. Esse possono essere raggruppate in cinque tipi.

Il primo tipo, che appare il più diffuso, offre risposte tese a fornire ai ragazzi un luogo di residenza oltre che di accoglienza. In questo tipo rientrano i collegi, le case famiglia, i focolari, gli ostelli/rifugi e le co­munità terapeutiche. 

Il secondo tipo è costituito da strutture di aggregazione/educative diurne come gli oratori, i centri sociali, gli asili e le vacanze.

Il terzo tipo di iniziative è costituito dalle azioni tese al sostegno, al recupero scolastico e alla formazio­ne professionale dei ragazzi come i doposcuola, le attività di recupero scolastico e i laboratori profes­sionali. In questo gruppo possono poi essere inserite le iniziative volte al reinserimento sociale dei ra­gazzi di strada. 

Il quarto tipo è formato dalle iniziative educative svolte nei luoghi di vita dei ragazzi come il sostegno familiare, l'educazione di strada, il sostegno individuale e di gruppo e le attività di prevenzione del con­sumo di droga. 

Il quinto ed ultimo gruppo è formato dalle attività di sostegno ai bisogni primari come l'alimentazione, il vestiario e in generale la cura del corpo. 

Come si può osservare, lÂ’insieme di queste iniziative copre l'arco delle attività socio‑assistenziali ed edu­cative che possono essere sviluppate nei confronti dei ragazzi di strada.

In ogni paese vi è comunque sempre solo la presenza di alcune di queste iniziative, per cui questo in­sieme così completo è il frutto dell'insieme delle azioni condotte nei paesi che hanno compilato le schede.

 

Tab. 7 - Tipo di iniziative del privato sociale/volontariato

 

        Casi

 

       Inclusi

 

N

Percentuale

Educazione di strada  

4

25,0%

Collegi e case famiglia  

3

18,8%

Oratori e centri sociali 

2

12,5%

Focolari/case famiglia 

5

31,3%

Asili  

1

6,3%

Scuole  

3

18,8%

Ostelli/rifugi  

2

12,5%

Laboratori professionali  

1

6,3%

Vacanze  

1

6,3%

Alimentazione  

3

18,8%

Fornitura vestiario  

2

12,5%

Prevenzione consumo di droga 

2

12,5%

Sostegno individuale  

3

18,8%

Sostegno psicosociale di gruppo  

1

6,3%

Reinserimento sociale  

4

25,0%

Prevenzione  

1

6,3%

Comunità terapeutiche  

2

12,5%

Forme di recupero scolastico  

5

31,3%

 

Lo svolgimento di queste iniziative è affidato nella stragrande maggioranza dei paesi a operatori profes­sionali, coadiuvati quasi sempre da operatori volontari dotati, comunque, di una adeguata formazione professionale. Solo in un caso gli operatori sono esclusivamente professionali, o come in un altro caso esclusivamente volontari.

 Da questi numeri e dalle indicazioni qualitative fornite nelle schede emerge che nelle azioni socio­assistenziali ed educative rivolte ai ragazzi di strada vi è sempre l'utilizzo di persone, oltre che eticamente motivate, anche adeguatamente preparate sul piano professionale.

 

Tab. 8 - Tipologia operatori

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

operatori professionali

1

6,3

10,0

10,0

 

operatori volontari

1

6,3

10,0

20,0

 

professionali e volontari

8

50,0

80,0

100,0

 

Totale

10

62,5

100,0

 

 

Non Risposto

6

37,5

 

 

Totale

16 

100,0

 

 

 

Purtroppo poche schede contenevano i dati richiesti sul numero degli operatori professionali e volontari impiegati nelle varie iniziative. Questo rende poco attendibile la tabella n. 9, i cui dati debbono perciò essere considerati solo "esplorativi". 

Nelle varie iniziative locali, la percentuale minima degli operatori professionali è del 30% del totale men­tre quella massima è del 90%. 

La percentuale media degli operatori professionali è del 66,6%. La percentuale dei volontari appare più bassa di quella dei professionali. Infatti la loro presenza va da un minimo del 10% ad un massimo del 70% con una percentuale media del 33%. 

La presenza media doppia dei professionali rispetto ai volontari è una ulteriore testimonianza del forte carattere "professionale" delle iniziative a favore dei ragazzi di strada, così come la presenza, nella gran­de maggioranza dei paesi che hanno risposto alla domanda specifica del questionario, di attività di for­mazione continua o periodica degli operatori sia professionali che volontari.

 

Tab. 9 - Rapporto operatori professionali/volontari

 

Minimo

Massimo

Media

% operatori professionali

30,0

90,0 

66,650

% operatori volontari

10,0

70,0

33,350

 

 

Tab. 10 - Formazione degli operatori

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

Si

7

43,8

87,5

87,5

 

No

1

6,3

12,5

100,0

 

Totale

8

50,0

100,0

 

 

Non Risposto

 8

50,0

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

Ma non solo, il carattere fortemente professionalizzato di queste iniziative è sottolineato anche dal fatto che i loro responsabili sono esclusivamente dei sacerdoti e/o dei religiosi in un solo paese. In tutti gli altri paesi, invece, i responsabili sono o solo dei laici o, indifferentemente, dei laici e dei sacerdoti e dei religiosi: in questi casi la scelta appare fondata solo sulla motivazione e sulle competenze richieste per tale funzione. In altre parole, se il responsabile debba essere un laico o un sacerdote o un religioso non appare un "a priori", ma il frutto delle situazioni specifiche.

 

Tab. 11 - Responsabili delle attività

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

sacerdoti / religiosi

1

6,3

10,0

10,0

 

laici

4

25,0

40,0

50,0

 

entrambi

5

31,3

50,0

100,0

 

Totale

10

62,5

100,0

 

 

Non Risposto

6

37,5

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

Trattandosi di iniziative, come si è appena visto, a forte valenza professionale, il loro sostegno finanzia­rio diventa un elemento estremamente importante e decisivo.

Un solo paese opera esclusivamente attraverso l'autofinanziamento degli interventi a favore dei ragazzi di strada. Tutti gli altri possono contare, oltre che sull'autofinanziamento, anche sull'utilizzo di contri­buti pubblici locali e nazionali e anche di contributi internazionali. 

In alcuni casi i contributi pubblici coprono una quota minima del 10%, mentre in molti altri casi la quo­ta è più elevata e raggiunge il 90%.

 

Tab. 12 - Fonti di finanziamento

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale valida

Percentuale cumulata

Validi                   

autofinanziamento

1

6,3

10,0

10,0

                            

                       

                           

                           

                             

contributi privati    

1

6,3

10,0

20,0

pubblici e internazionali 

2

12,5

20,0

40,0

autonomi e pubblici

6

37,5

60,0

100,0

Totale 

10

62,5

100,0

 

Non Risposto 

6

37,5

 

 

Totale  

16

100,0

 

 

 

Gli interventi promossi nei vari paesi per prevenire e contrastare il fenomeno dei ragazzi di strada rag­giungono una quota che varia da un minimo del 15% ad un massimo del 60% di essi con una media in­torno al 40%.

Si tratta in alcuni casi di cifre molto elevate, che se corrispondenti alla realtà indicano la presenza di uno sforzo pubblico e privato decisamente ragguardevole ed encomiabile. Probabilmente però queste per­centuali non sono riferite alla totalità dei ragazzi di strada presenti nei singoli paesi, ma solo a quelli pre­senti nei luoghi in cui si sono attivati i progetti per i ragazzi di strada.

Occorre, infatti, tenere conto che in nove casi su dieci i progetti a favore dei ragazzi di strada sono svi­luppati in prevalenza nelle grandi città, dove indubbiamente la loro presenza è più massiccia e soggetta a maggiori rischi sociali. 

 

Tab. 13 - Distribuzione territoriale delle iniziative

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

uniforme

1

6,3

9,1

9,1

 

grandi città

10

62,5

90,9

100,0

 

Totale

11

68,8

100,0

 

 

Non Risposto

5

31,3

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

La metà dei progetti per i ragazzi di strada possiede delle procedure di valutazione. Alcune sono po­co strutturate ed eminentemente di tipo qualitativo, mentre altre sono molto strutturate e utilizzano an­che indicatori quantitativi.

Questo appare molto importante perché l'esistenza delle procedure di valutazione indica, al di là del lo­ro livello di complessità, che vi è un controllo dell'efficienza e dell'efficacia degli investimenti umani e finanziari promossi dai progetti e, quindi, di un approccio professionale maturo al problema.

 

Tab. 14 - Esistenza di procedure di valutazione dei progetti

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

Si

6

37,5

75,0

75,0

 

No

2

12,5

25,0

100,0

 

Totale

8

50,0

100,0

 

 

Non Risposto

8

50,0

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

L'attività pastorale a favore dei ragazzi di strada

Le iniziative delle comunità ecclesiali più presenti nei vari paesi sono quelle di tipo educativo e socio­assistenziale, mentre quelle di tipo più squisitamente pastorale sono presenti solo in un terzo di essi. La minor presenza delle attività specificamente pastorali è dovuta a diversi motivi:

Il primo è senza dubbio quello che in alcuni paesi la maggioranza della popolazione è di religione diver­sa da quella cristiana.

Il secondo è che spesso non si ritiene possibile una specifica azione pastorale, se non dopo aver risolto ed affrontato la soluzione dei gravi problemi e delle situazioni dei ragazzi di strada.

Il terzo motivo, che è leggibile tra le righe delle risposte, è costituito dalla convinzione che le attività so­cio‑assistenziali ed educative abbiano in se stesse un implicito valore pastorale.

 

Tab. 15 - Presenza di attività pastorali per i ragazzi di strada

 

N

Percentuale

iniziative socio-assistenziali

        10

62,5%

iniziative educative

        12

75,0%

iniziative pastorali 

         5

31,3%

 

Nel terzo dei paesi, in cui le attività pastorali sono presenti nelle iniziative a favore dei ragazzi di stra­da, sono stati sviluppati dei progetti pastorali specifici per i ragazzi di strada. Solo uno di essi non utiliz­za progetti specifici, mentre un altro paese utilizza progetti basati sull'età più che sulla condizione dei ragazzi di strada.

 

Tab. 16 - Specificità delle iniziative pastorali

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

specifiche

7

43,8

77,8

77,8

 

per età

1

6,3

11,1

88,9

 

non specifiche

1

6,3

11,1

100,0

 

Totale

9

56,3

100,0

 

 

Non Risposto

7

43,8

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

Solo in un paese i progetti per i ragazzi di strada fanno parte di un progetto più generale di pastorale giovanile. In un altro paese fanno parte integrante, invece, del progetto di pastorale sociale. Nei tre quarti dei paesi, invece, questi progetti sono sganciati dai progetti di pastorale giovanile o sociale e sono elaborati in relazione alle singole realtà e situazioni locali e sono strettamente integrati con l'azione edu­cativa e socio‑assistenziale.

Gli obiettivi ed i metodi che caratterizzano i progetti di pastorale per i ragazzi di strada saranno esami­nati tra breve nell'ultima parte della relazione.

 

Tab. 17 - Progetti per i ragazzi di strada e di pastorale giovanile

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

autonomi

7          

43,8

77,8

77,8

 

fanno parte di

progetti nazionali

1

6,3

11,1

88,9

 

fanno parte di

progetti di pasto-

rale sociale

1

6,3

11,1

100,0

 

Totale

9

56,3

100,0

 

 

Non Risposto

7

43,8

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

Infine, è necessario rilevare che solo un terzo dei progetti pastorali prevede una specifica azione volta alla sensibilizzazione ed alla mobilitazione della comunità cristiana nei confronti dell'emergenza sociale costituita dal fenomeno dei ragazzi di strada. Questo indica come l'azione pastorale della carità, intesa come promozione, nella comunità cristiana, del­la responsabilità e, quindi dell'azione nei confronti delle varie forme in cui si manifesta il disagio esi­stenziale o sociale, non si è ancora affermata ovunque, sostituita dalla concezione della pastorale della carità intesa solo come azione diretta ad affrontare lÂ’emergenza costituita da questi stessi disagi.

 

 

Tab. 18 - Esistenza di progetti di sensibilizzazione della comunità cristiana

 

Frequenza

Percentuale

Percentuale

valida

Percentuale

cumulata

Validi

Si

5

31,3

55,6

55,6

 

No

4

25,0

44,4

100,0

 

Totale

9

56,3

100,0

 

 

Non Risposto

7

43,8

 

 

Totale

16

100,0

 

 

 

I progetti pastorali per i ragazzi di strada

 

Gli obiettivi

Gli obiettivi che sono perseguiti dai diversi progetti, seppur formulati con un linguaggio e categorie concettuali differenti, hanno in comune il recupero nei ragazzi del senso della propria dignità umana e della propria autostima e di una corretta socializzazione.

Promuovere l'educazione allÂ’autonomia, al mutuo rispetto, all'aiuto reciproco ed all'affetto familiare.

Offrire in modo integrato le condizioni essenziali all'equilibrio umano: l'alloggio, l'impiego, il divertimen­to; andare alla sorgente della devianza; non aiutare qualcuno parzialmente. 

Il recupero del senso della loro dignità e dell'autostima. 

Superare l'esclusione sociale. 

Offrire un sostegno psicosociale ai bambini a rischio ed ai loro genitori. 

Costruire un corpo di operatori pastorali specializzati. 

Una parte dei progetti, minoritaria, mira anche a far scoprire ai ragazzi l'amore che Dio ha per loro e che si manifesta nel volto di Gesù. 

Recupero dei bambini alla coscienza della loro dignità umana e al riconoscimento da parte degli altri; conquistare una cittadinanza attiva; scoprire l'amore di Gesù.

Aiutare i ragazzi ad acquisire atteggiamenti sociali positivi, a diventare membri responsabili della famiglia e della società; far acquisire l'amore di Dio, l'amore per il prossimo, la fiducia, la bontà e la responsabilità, il coraggio, la perseveranza e la laboriosità.

Far scoprire ai ragazzi di strada che sono amati da Dio, anche se in qualche situazione della loro vita hanno peccato.

 

Il metodo

Non tutti i questionari contenevano una descrizione dettagliata del metodo seguito nei progetti di pastorale per i ragazzi di strada. Per alcuni l'indicazione metodologica è consistita semplicemente nel dire che si offrono ai ragazzi delle case di accoglienza, che si ispirano al modello della famiglia numerosa aperta, dove ognuno è corresponsabilizzato alla gestione della casa in base alle sue possibilità (Portogallo).

In altri casi vengono indicati i pilastri del metodo, costituiti nei diversi paesi:

  1. da una équipe di adulti, da famiglie accoglienti e dal lavoro nel quartiere e, infine, dalla realizzazione di un rifugio in una località di montagna (Francia);

  2. dalla educazione personalizzata, programmi di sviluppo personale e counseling; 

  3. da educazione religiosa fondata sul recupero dell'autostima (Irlanda);

  4. dal sostegno dei genitori, attività educative e ludiche, offerta di attenzione e di tempo (Rep. Ceca);

  5. dal reinserimento sociale senza rotture con l'ambiente di vita; offrire esempi positivi al fine di favo­rire l'accettazione del proprio ruolo e della propria responsabilità sociale; sostegno scolastico; sostegno alla soluzione dei problemi esistenziali soprattutto nelle situazioni di conflitto e di crisi (Polonia).

  6. da una pastorale d'insieme, anche se ogni comunità ecclesiale applica il proprio metodo fondato sul suo specifico carisma. In ogni caso il progetto pastorale deve prendere in considerazione la real­tà familiare, lo sviluppo di ogni bambino adolescente e giovane e la sua storia (Bolivia).

Infine, vi sono i questionari che indicano i passi in cui si sviluppa lÂ’azione del progetto pastorale:

 

1.  Il metodo dei sei gradini (Romania):

1.1. Costruzione di una rete di amicizia: gli educatori di strada avvicinano i bambini e stabilisco­no con loro un rapporto di amicizia e li accolgono nel centro sociale dove trovano un pasto caldo, un letto, la doccia e le prime cure mediche;

1.2. I bambini trovano una casa: lÂ’inserimento in una casa famiglia;

1.3. Il salto verso l'indipendenza: acquisire una buona istruzione (almeno la scuola dell'obbligo ma con la possibilità di andare al ginnasio ed all'università);

1.4. Comunità alloggio;

1.5. Club concordia;

1.6. I ragazzi di strada diventano ragazzi di speranza

2.  Il metodo in tre fasi (Spagna):

2.1. recupero personale e sociale;

2.2. accostamento al religioso attraverso la cultura;

2.3. annuncio esplicito di Gesù. 

3. Il Metodo della storia di Emmaus (Olanda):

3.1.comunicare con i ragazzi nella loro strada;

3.2. organizzare dei week end con i ragazzi di strada intorno ai loro problemi e al modo di risolverli in cui però è possibile sperimentare un clima diverso da quello di strada. Questo li induce a parlare di ciò che è realmente la sostanza della loro vita e spesso si finisce con qualche piccola cerimonia liturgica correlata ai loro problemi;

3.3. seguire il ritmo delle feste liturgiche. 

4. Il metodo brasiliano:

4.1. conoscenza dell'ambiente sociale: osservazione, studio e programmazione del caso;

4.2. discesa in strada e presa di contatto con i ragazzi di strada stabilendo relazioni amichevoli;

4.3. lavorare affinché i ragazzi si riconoscano come persone che hanno diritti e doveri;

4.4. ricostruzione e assunzione da parte dei ragazzi della propria storia;

4.5. discutere in gruppo i problemi comuni;

4.6. organizzare insieme il lavoro;

4.7. coltivare un clima di parità e di fraternità all'interno di situazioni di gioco, di passeggiate, di di­battiti e di piccole celebrazioni;

4.8. accompagnare e orientare il ragazzo verso la sua famiglia di origine, promuovendone, laddove è possibile, il ritorno al suo interno oppure trovare una famiglia affidataria o un progetto alter­nativo di vita.

5. Il metodo congolese:

5.1. lavoro di strada: primi contatti e consolidamento delle relazioni;

5.2. inserimento dei ragazzi in un ambiente aperto o in uno chiuso;

5.2.1. ambiente aperto: è un luogo dove i ragazzi si recano durante il giorno per ricevere ci­bo, assistenza sanitaria di primo soccorso e servizi igienici. In questi luoghi gli educatori organizzano delle attività ludiche, lÂ’alfabetizzazione e la sensibilizzazione preventiva alla cura della salute e dell'igiene personale. Esistono in questi centri dei servizi di ascolto;

5.2.2. ambiente chiuso: in questi centri i ragazzi vengono presi a carico dopo aver deciso di abbandonare la vita di strada. Questi centri assicurano la scolarizzazione, la formazione professionale in appositi atelier. Vi è anche un'assistenza psicologica, sanitaria e legale. In questo periodo gli educatori ricercano la famiglia di origine o una famiglia affidataria.

6. Il metodo polacco:

6.1. preparazione dello staff;

6.2. contatto con i ragazzi di strada e conquista della loro fiducia e proposta di modi alternativi di passare il tempo;

6.3. offerta di un luogo stabile di incontro con mensa;

6.4. offerta di attività socio‑assistenziali, educative e religiose.

7. L'associazione Nuovi orizzonti propone un metodo per la prevenzione del disagio giovanile in Italia fondato su:

7. 1. creazione di gruppi e comunità dove i giovani possano riconoscere e vivere il Vangelo con radicalità, sperimentandone la potenza risanatrice;

7.2. istituzione nelle parrocchie e nelle varie realtà ecclesiali di scuole permanenti di preghiera;

7.3. formazione di équipe di evangelizzazione;

7.4. costituzione di luoghi alternativi di aggregazione giovanile;

7.5. formazione di ragazzi missionari che portino l'abbraccio di Cristo Risorto ai nuovi poveri;

7.6. l'impegno nell'utilizzo dei mass media per “gridare sui tetti” il vangelo;

7.7. formazione nelle varie diocesi di giovani sempre più preparati professionalmente che sappiano far confluire i loro talenti artistici e musicali nella creazione di nuovi spettacoli capaci di rag­giungere con messaggi evangelici migliaia di giovani;

7.8. costituzione di centri di ascolto e di iniziative di prevenzione e di evangelizzazione nelle scuole;

7.9. costituzione di nuove comunità di accoglienza e centri di formazione  all'evangelizzazione di strada.

Tutti questi metodi, salvo quello italiano che ha una impostazione diversa e che si ri­volge ad un target diverso, hanno in comune tre tappe: il lavoro di strada, in cui si costruiscono e si con­solidano le relazioni con i ragazzi di strada; una o più tappe intermedie, in cui vi è una accoglienza in strutture aperte o residenziali; e la tappa finale, costituita dal ritorno in famiglia o in una famiglia affida­taria o laddove questo non è possibile un percorso verso l'autonomia attraverso delle comunità alloggio.

I sogni di futuro

Poche schede hanno descritto i sogni di futuro e lo hanno fatto in particolare i paesi in cui la situazione appare più critica e il problema della povertà, delle ineguaglianze e dei ragazzi di strada è più drammati­co.

Che gli educatori siano padre, madre, fratello o sorella per i bambini.

Migliori possibilità di comunicazione con i ragazzi di strada.

Avere politiche pubbliche attente alla vita affinché non vi siano più ragazzi ed adolescenti socialmente esclusi.

Diminuire il numero dei bambini, degli adolescenti e dei giovani che vivono nella strada e che si possa co­struire un mondo più umano in cui sia rispettata la dignità delle persone e vi sia tra queste comunione e solidarietà, soprattutto verso le più svantaggiate.

 

L'impegno effettivo delle comunità cristiane a favore dei ragazzi di strada

Su questo punto ci sono state poche risposte, per cui non appare significativo ciò che emerge e che vie­ne indicato solo come dato esplorativo.

Il contributo è offerto quasi esclusivamente dalle comunità ecclesiali straniere in termini di risorse materia­li e immateriali (Romania).

Supporto economico e di volontari (Olanda).

Iniziative sporadiche di raccolta di materiali e di risorse economiche (Bolivia).

 

Conclusione

La non completa compilazione delle schede non ha consentito un'analisi più approfondita del fenomeno. I dati che sono emersi appaiono comunque significativi e hanno consentito di tracciare un quadro di massima sufficientemente esplicativo.

In sede di conclusione, si può ribadire quanto già detto circa il fatto che, mentre esistono progetti molto qualificati ed efficaci di affrontamento dei bisogni di natura socio‑assistenziale ed educativa dei ragazzi di strada, esistono pochi progetti di "prevenzione" attraverso la mobilitazione delle comunità cristiane verso il mutamento delle condizioni sociali ed economiche che sono all'origine di questo triste fenome­no. Questo non significa che non debbano essere apprezzati i tentativi sin qui fatti di affrontare il fe­nomeno sul versante degli effetti, che debbono essere comunque fatti e ancora in misura maggiore. Si­gnifica solo affermare che una pastorale per i ragazzi di strada non può limitarsi agli effetti, ma deve ri­volgersi anche alle cause. 

 

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