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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 99, December 2005

 

PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO PONTIFICIO* 

Cardinale Stephen Fumio HAMAO

Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale

per i Migranti e gli Itineranti

 

La Chiesa partecipa ogni anno alla celebrazione della Giornata Mondiale del Turismo con una riflessione che, dalla prospettiva che le è propria, aiuti i cristiani a vivere il fenomeno del turismo secondo i valori del Vangelo. Questa riflessione, prende in considerazione anche i lavoratori del settore e quei membri della comunità umana che vivono la realtà del turismo, da una parte come visitati e, dall'altra, come visitatori. La Chiesa, comunque, si augura che la sua voce arrivi anche a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, che si impegnano a far sì che il turismo sia sempre al servizio dello sviluppo umano integrale.

Nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo di quest’anno, che esprime la sollecitudine di Papa Benedetto XVI per questo settore della mobilità umana, si sottolineano il valore e il significato del viaggio e dei trasporti nel contesto del centenario della morte dello scrittore Giulio Verne.

Questi fu un uomo di lettere, viaggiatore e scrittore dalla fervida immaginazione, Giulio Verne seppe coniugare intelligentemente nei suoi scritti fantasia e conoscenze scientifiche del suo tempo- attesta il Messaggio. 

Non è egli un ingegnere del secolo XXI, ma piuttosto un poeta del secolo XIX che nacque in pieno romanticismo francese e che visse il realismo scientifico di quel tempo e, con una miscela di fantasia romantica e rigore di scienziato, scrisse i suoi intramontabili romanzi. Con sapienza e creatività seppe cioè passare dal sogno alla realtà.

Orbene, quando si va via di casa per turismo e riposo, quando mettiamo da parte la realtà quotidiana e andiamo verso altre realtà geografiche, sociali, culturali e religiose, è necessario fare un poco ricorso alla dimensione del sogno, è importante avere anche una buona dose di rispetto per le altre persone e quanto le circonda, dovendosi poi, questo rispetto, trasformare in solidarietà. Così - si scrive nel Messaggio - si va realizzando il sogno di un turismo senza frontiere, che potrebbe contribuire a creare un futuro migliore per l’umanità.

La Parola di Dio, infatti, attesta: “ Chi ha viaggiato conosce molte cose, chi ha molta esperienza parlerà con intelligenza. Chi non ha avuto delle prove, poco conosce; chi ha viaggiato ha accresciuto l’accortezza. Ho visto molte cose nei miei viaggi; il mio sapere è più che le mie parole” (Siracide, 34, 9-11).

In tale contesto Papa Giovanni Paolo II pensava che: Fra gli innumerevoli turisti i quali ogni anno “girano il mondo”, ve ne sono non pochi che si pongono in viaggio con l’esplicito scopo di andare alla scoperta della natura, esplorandola fino negli angoli più reconditi. Un turismo intelligente tende [infatti] a valorizzare le bellezze del creato ed orienta l’uomo ad accostarsi ad esse con rispetto, godendone ma senza alterarne l’equilibrio (Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo del 2002, n. 2). Ebbene, oggigiorno un numero sempre crescente di persone percorre il mondo con un appetito molte volte insoddisfatto, senza tener conto del sano equilibrio della natura. È quindi necessario promuovere forme di turismo più rispettose dell’ambiente, più moderate nell’uso delle risorse naturali e più solidali con le culture locali. Sono forme che, come risulta evidente, comportano una forte motivazione etica, fondata sulla convinzione che l’ambiente è casa di tutti e, di conseguenza, i beni naturali sono destinati tanto alle generazioni presenti quanto a quelle future.

A fine secolo XIX, nell’incredibile suo viaggio, Verne varcava [poi] i limiti imposti dalla cultura dominante e da una visione che faceva dell’Occidente europeo il tutto,cioè dalla tendenza a fare della propria cultura l'esclusivo criterio di interpretazione dei comportamenti di altri gruppi e persone. Questa visione, che era molto diffusa all’epoca di Giulio Verne, si riscontra anche oggi, nella nostra società attuale, globalizzata, in cui si manifestano purtroppo espressioni di un sentimento di superiorità di fronte ad altre culture e in cui i paesi ricchi tentano di imporre ai più poveri la loro maniera di concepire il mondo e la realtà. Constatiamo anche che questa autoreferenza la scopriamo, a volte, anche all'inverso. Così i paesi poveri non si valorizzano adeguatamente e considerano gli altri come migliori. Di fronte a ciò si trova, d’altro canto, l’apertura ad una cultura pluralista. Per questo, è importante che i turisti che si recano all’estero si aprano alla cultura ospitante – come attesta il Messaggio: chi viaggia per turismo deve essere mosso dal desiderio di incontrare gli altri, rispettandoli nella loro diversità personale, culturale e religiosa; deve essere pronto ad aprirsi al dialogo e alla comprensione e con i propri comportamenti veicolare sentimenti di rispetto, di solidarietà e di pace. È qui opportuno ricordare altresì che ci sono principi e valori universali messi da Dio nel cuore umano ai quali tutte le culture devono ispirarsi.

Il compito di costruire un nuovo umanesimo adattato alle nostre circostanze storiche dovrebbe passare, dunque, attraverso l’assunzione di tre ordini di valori, cioè la relazionalità, la responsabilità e la bellezza, che sono fondamentali nella costruzione di una nuova umanità. Essi ci conducono ad agire in modo fondato e responsabile, amorevole, pieno di spirito di collaborazione e aperto agli altri, e ci invitano anche alla riflessione, alla contemplazione del mondo nel quale siamo inseriti.

“La diversità arricchisce la vita umana ed è motore del progresso morale. L’isolamento e l’endogamia portano al tramonto e alla decadenza. E ciò che è vero per gli organismi individuali, lo è ancora di più per le culture. I popoli che non sono stati capaci di interagire, di trasmettere e accettare le influenze che arricchiscono, sono avviati ineluttabilmente verso il declino. L’esclusione e la discriminazione – tanto nelle società che nelle nazioni – porta all’incomprensione e alla violenza” (Federico Mayor Zaragoza, già Direttore Generale dell’UNESCO, 1996). Ecco dunque qui espressa la necessità dell’interculturalità.

 
*da L’Osservatore Romano, N. 173 (44.010), 24 luglio 2005, p. 4.

 

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