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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 101, August 2006

 

 

Brescia mescola il circo con lÂ’avanguardia*

 

Cambiare formula, e soprattutto per un Festival collaudato, poteva essere un rischio.Passare d'emblai da quella che era ormai da sei anni diventata, a Brescia, la grande Festa internazionale del circo, meglio del nouυeau cirque, a un mix di generi poteva essere un azzardo e far scadere la manifestazione a un banale contenitore di spettacoli. E invece più Festiυal (l'emozione del corpo), tale la nuova insegna, sta dimostrando che tra generi pur diversi e in apparenza distanti ci può essere affinità elettiva. Esserci naturalmente, quando si riesce a costruire (come è riuscito a fare con fiuto e intelligenza Gigi Cristoforetti direttore artistico della rassegna), un brillante mosaico di tessere di danza, di teatro, di spettacoli di marionette, di performance e, per non dimenticare lÂ’origine del Festival, di scampoli (dÂ’autore) di circo. Ed esserci beninteso, se gli spettacoli (trenta rappresentazioni nel giro di un mese) contengono un segno se non sempre inedito per lomeno originale. Come risulta dalle proposte offerte in queste sere. LÂ’una, e certo la più interessante, a venire dallÂ’australiano, ma residente in Olanda, Neville Tratter, un performer di gran talento (una sorpresa) che elabora un discorso dramma­turgico originalissimo servendosi di straordinari pupazzi da lui stesso creati (quasi un contraltare a quelli "pacifisti"d el famoso Breadand Puppet Thea­treche ha aperto più Festiυal); lÂ’altro dalla coreogra fa francese Anne De Mey. Figure dalle dimensioni quasi umane, dai visi di un grottesco che ferisce, bocche enormi e occhi scintillanti, mani gigantesche, quelli di Neville Trattersono i protagonisti di un Re: Frankenstein in cui il celebre romanzo di Mary Shelley viene rivisitato, anzi riscritto in una luce del tutto moderna e ancorpiù inquietante. E Tratter, quasi fosse il loro padre, anche carnale, le muove, le guida, le comanda, dà loro forza e anima, oltre che voce, con un gioco calibratissimo di movimenti. A nascerne uno spettacolo scioccante che tocca il profondo della nostra coscienza: il mostro creato da Frankenstein a diventare i mostri che possono allignare in noi stessi. 

Leggerezza e ironia contraddistinguono invece la coreografia della De Mey, ! 2 easy Waltzes., tutta basata su canzoni del Novecento. Sono, come accenna il titolo, dodici variazioni sul valzer giocate con spirito divertente e malizioso potremmo dire molto francese. Ma la pur esile coreografia interpretata dalla stessa De Mey e dal bravissimo e giovane collega Grégory Grosjeansi trasforma a poco a poco anche in una schermaglia amorosa. Diventa un toi etmoi alla Géraldу riscritto con la fantasia fumettistica di un Peynet. Se con Frankestein il pubblico è portato a meditare, qui gli basta unÂ’attenzione superficiale.

Domenico RIGOTTI



*Da Avvenire, 5 luglio 2006

 

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