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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 102 (Suppl.), December 2006

 

 

Don Ottavio CANTARELLO, SC

Direttore della Comunità “Samuel”

(Italia)

 

 

Dal 1997 collaboro con diverse associazioni (Caritas, Liberazione e Speranza, LULE) per fornire opportunità di fuga e reinserimento a donne vittime della tratta a scopo sessuale

A tal proposito è stato elaborato un percorso psicoeducativo finalizzato a sostenere le donne che scelgono la difficile e scomoda via della fuga.

Il progetto nasce in modo pionieristico nel 1997 con l’obiettivo di fornire uno spazio e una rete di appoggio alle donne extracomunitarie vittime della tratta finalizzata allo sfruttamento sessuale. Nasce in stretta collaborazione con l’Associazione “Liberazione e Speranza o.n.l.u.s.”, voluta dalla Diocesi di Novara per aiutare le ragazze a liberarsi dalla schiavitù della strada e con “Associazione LULE o.n.l.u.s.” di Abbiategrasso (MI).

Le motivazioni che stanno alla base di questo servizio di aiuto e promozione sono da ricercarsi:

- in primo luogo nelle finalità caritative dell’Opera don Guanella che opera in circa duecento centri in Italia e nel mondo su diverse forme di disagio;

- in secondo luogo nella sensibilità di sacerdoti e laici che vogliono tentare di fornire una risposta concreta a chi intende uscire dalla tratta, una vera e propria forma di schiavitù.

Occorre inoltre precisare che tale progetto non si pone come risposta esaustiva ai bisogni portati dalle donne vittime, ma si propone come supporto nell’ultima fase di un processo che inizia dalle “case di fuga”, passa dalle comunità a forte valenza psicologica e arriva, appunto, alla graduale autonomia.

Per tale motivo, le donne accolte non sono direttamente inviate dalle forze di PS o dalla Magistratura, ma da Enti riconosciuti che si sono già fatti carico dei primi due momenti del percorso sopra descritto.

Il filo conduttore di tutte le storie che coinvolgono diversi Paesi (Africa e Est europeo) è sostanzialmente la sofferenza.

Il rischio che sentiamo di correre è quello di una superficialità diffusa nell’affrontare il problema nel suo insieme attraverso l’utilizzo opportunistico di stereotipi e di luoghi comuni plasmati di volta in volta sulla base delle proprie convinzioni morali, religiose ed ideologiche. La sofferenza di tali percorsi nasce dalle condizioni disperate esistenti dal punto di vista economico, sociale e culturale delle persone sfruttate e delle proprie famiglie.

Tale violenza è ben più grave e complessa del “semplice” aspetto sessuale che può essere inteso come una delle possibili terribili conseguenze. Anche alcuni aspetti culturali radicati nei Paesi d’origine (ad es. riti woo-doo) hanno una rilevanza notevole per le donne sfruttate al punto tale da creare un’ulteriore difficoltà nel percorso di “auto-liberazione”.

La legislazione italiana, in base all’art. 18 della legge sugli extracomunitari, prevede la legalizzazione della donna vittima della tratta attraverso la denuncia degli sfruttatori. Alcune donne coraggiose (circa il 10%) fanno questa difficile scelta, ma molte di loro, di fatto specialmente per problemi legati alla difficoltà di trovare un posto di lavoro, rischiano di rientrare nella clandestinità ed essere in balia degli sfruttatori in modo peggiore e più pericoloso per sé e per le proprie famiglie.

Questo progetto vuole essere una concreta alternativa di vita per le ragazze che desiderano e chiedono un appoggio per uscire dalla prostituzione. In alternativa e contrapposizione alle diverse realtà che caratterizzano questa problematica e che sono subite dalle donne prostituite (strada, criminalità, protettori ecc.), la nostra proposta offre:

- uno spazio umano di accoglienza;

- un gruppo di persone;

- uno stile di condivisione;

- un cammino di crescita.

Gli obiettivi principali possono essere così riassunti:

  • offrire uno spazio per una “tregua” favorevole a ritrovarsi come persona, ad accettarsi, a riprogettare la propria vita e reinserirsi socialmente;
  • favorire la liberazione ed integrazione della donna prostituita al fine di consentire una crescita dell’autostima ed un senso di validità per sé e per la società;
  • contribuire alla costituzione di una rete che coinvolga le diverse agenzie istituzionali e private del territorio con una duplice caratterizzazione: da un lato supportare dal punto di vista relazionale e concreto le donne e dall’altro combattere la criminalità e lo sfruttamento;
  • collaborare nell’impegno di sensibilizzazione sociale per contribuire a ridurre il problema e a facilitare il reinserimento sociale.

Il progetto, che ha come riferimento il Progetto Educativo Guanelliano, parte dalla considerazione della “unicità” della persona umana, considerata come un individuo unico ed irripetibile, dotato di ragione e di libertà, fondamentalmente aperto all’altro, capace di conoscenza ed amore.

La persona umana è da noi considerata nella sua complessità, in relazione alle diverse dimensioni (fisica, psicologica, sociale, etica …) che concorrono alla sua costituzione. Tale prospettiva ci porta a “leggere” la prostituzione come il risultato di cause interdipendenti identificabili come “stati di bisogno” a cui rispondere attraverso una proposta socio-educativa. Il programma tiene quindi conto della globalità e della complessità di vita del soggetto così da mirare alla valorizzazione e riabilitazione totali della sua personalità. Siamo inoltre convinti che ogni persona, se lo desidera, possa essere aiutata a liberarsi dai condizionamenti che gli impediscono di vivere pienamente e ad attivare al meglio le sue potenzialità. Ciò sta alla base del senso di fiducia e di concreto ottimismo verso l’altro.

Per questi e altri motivi, l’educazione a nostro parere è soprattutto un processo intenzionale e sistematico fondato sul rapporto interpersonale che orienta l’altro al conseguimento di una sua maturità e di una sua “autoprogettualità”: l’azione educativo-riabilitativa incomincia pertanto dall’individualizzazione dello stato di bisogno, passa dalla costruzione comune di risposte adeguate e utilizza una metodologia specifica che fa leva sulle potenzialità della persona.

Per il raggiungimento degli obiettivi possiamo individuare fondamentalmente due categorie di risorse:

  • umane:  - personale religioso dell’Opera don Guanella;

                       - volontariato laico (Educatori e Assistente Sociale);

                       - collaborazione con la Caritas Diocesana di Abbiategrasso;

  • materiali: - una casa per l’accoglienza ed il ritrovo con sette posti letto;

                        - spazi aperti intorno alla casa;

                        - orto e spazi per il giardinaggio;               

Le donne destinatarie del progetto hanno una età compresa fra i 17 ed i 38 anni provenienti da diversi Paesi, in prevalenza Albania, Ex-Jugoslavia e Russia. L’accettazione è subordinata al desiderio e alla richiesta esplicita di un appoggio per poter uscire dalla prostituzione. 

La dimissione dal Centro viene concordata nel momento in cui:

  • si è preparato il ritorno in famiglia;

  • la ragazza ha raggiunto una autonomia personale sufficiente ad elaborare pensieri e convinzioni proprie sulla vita quotidiana e personale ed è in grado di prendere decisioni ed assumere le responsabilità necessarie per vivere indipendente;

  • si verifica da parte della persona o della Comunità la non volontà di fare il percorso stabilito.

Le aree di intervento considerate sono:

a) La dimensione psico-fisica

Viene posta particolare attenzione:

  • alla normalizzazione dell’alimentazione, del riposo e del relax;

  • ad un percorso sanitario a seconda dei bisogni;

  • ad un percorso psicologico finalizzato a:

- autostima ed autonomia

- stabilire una relazione di fiducia, con sé stessa e con gli altri

- individuazione e sviluppo delle proprie capacità

- superamento (quando possibile) di traumi passati e di sensi di colpa

- particolare attenzione alla responsabilità nei compiti assegnati

- acquisizione della capacità di gestione del tempo.

b) La dimensione psico-sociale

Viene posta particolare attenzione:

  • alla presa di coscienza della propria dimensione sociale;
  • allo sviluppo del senso di appartenenza ad una “famiglia”, ad un gruppo preciso;
  • all’accettazione dell’essere con, per, attraverso gli altri;
  • all’accettazione delle norme di gruppo;
  • alla preparazione dell’inserimento (o reinserimento) sociale, cioè:

- regolarizzare la permanenza in Italia;

- conoscenza funzionale dell’italiano

- selezionare il futuro habitat

- considerare la possibilità di una formazione professionale o di lavoro in vista di un’autonomia economica personale.

 

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