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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 105, December 2007

 

 

I° INCONTRO MONDIALE DEI CONSACRATI ZINGARI*  

Discorso di Apertura 

 

Arcivescovo Agostino MARCHETTO

Segretario del Pontificio Consiglio

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

 

1. È con grande gioia che vi accolgo oggi e, assieme al Rev.mo Sotto-Segretario Mons. Novatus Rugambwa, vi do il più cordiale benvenuto, anche a nome dellÂ’Em.mo Presidente che sarà con noi domani, a questo Primo Incontro Mondiale dei Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiose Zingari, nel corso del quale rifletteremo sul tema “Con Cristo al servizio del Popolo zingaro”. Che profondo significato esso ha! LÂ’abbiamo voluto e desiderato con tutto il cuore.

 In questa circostanza mi è caro fare miei i sentimenti dellÂ’apostolo Paolo che scriveva ai cristiani di Filippi: “Ringrazio il mio Dio ogni volta chÂ’io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi questÂ’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1, 3-6. 8).

Carissimi, ringrazio Dio e ringrazio voi per aver accettato volentieri lÂ’invito del nostro Pontificio Consiglio di partecipare a questo particolare Incontro. La sua particolarità sta innanzitutto nel fatto che si tratta del primo raduno, a livello mondiale, dei sacerdoti, dei diaconi e delle persone religiose consacrate di origine zingara. LÂ’idea di riunirvi è nata sotto lÂ’impulso degli Orientamenti per una Pastorale degli Zingari[1], il Documento di questo Dicastero pubblicato lÂ’8 Dicembre 2005. Come ben sapete si tratta del primo intervento ecclesiale di tal genere che, da una parte, sintetizza la sua azione in favore degli Zingari e, dallÂ’altra, offre proposte concrete di una più opportuna pastorale per loro. La validità del Documento è determinata sia dalla ricchezza di informazioni e di dati esplicativi che fornisce sulla realtà zingara, sia dalla qualità delle indicazioni precise circa il ruolo della Chiesa in questo “ambiente”. Esso propone, tra lÂ’altro, linee operative concrete per promuovere una spiritualità di comunione tra Zingari e gagé, dalla quale può nascere maggiore partecipazione e protagonismo dei primi nellÂ’azione pastorale. Infine gli Orientamenti raccomandano la formazione degli Zingari stessi per i compiti pastorali come una priorità che impegna il futuro della Chiesa (cfr n. 100). Questo Documento servirà anche da guida nelle nostre riflessioni e nel nostro itinerario di formazione permanente. Vi invito caldamente a farne il vostro punto di riferimento, il tesoro, da cui trarre “cose nuove e cose antiche”, come quel padrone di casa che ci presenta Gesù nel Vangelo (cfr Mt 13,52).

Il presente Incontro si celebra, poi, a distanza di dieci anni dalla beatificazione di Ceferino Giménez Malla, il primo gitano elevato agli onori degli altari, che la Chiesa propone come modello da seguire e come esempio significativo dell'universale vocazione alla santità, specialmente per gli zingari che hanno con lui stretti vincoli culturali ed etnici. La sua vita dimostra che Cristo è presente nei diversi popoli e razze e tutti sono chiamati alla santità, osservando i suoi comandamenti e rimanendo nel suo amore (cfr Gv 15, 11)[2].

Guardando a voi, vedo la presenza di vari Continenti: lÂ’Europa è specialmente qui rappresentata, ma anche il Brasile e lÂ’India, terra della vostra origine. Così non posso non ricordare quel lontano luglio del 2003, quando per la prima volta, a Budapest, si è riunito nel corso di quel Congresso Mondiale un gruppo formato proprio dagli Zingari consacrati. In quel contesto – come alcuni di voi senzÂ’altro ricorderanno – fu auspicata anche una maggiore comunicazione fra di voi[3]. Quindi lo spunto per lÂ’odierna Riunione è giunto proprio da alcuni di voi che già allora avevate espresso il desiderio di unire i vostri sforzi nell’“essere Chiesa” e, in essa, di manifestarvi veri protagonisti della pastorale, anche di quella per gli Zingari.

2. Voi, Sacerdoti, Diaconi e Religiosi, siete la “porzione eletta” del popolo zingaro, e in voi – lo possiamo affermare con certezza – si manifesta lo straordinario amore di Dio per il vostro popolo. La vocazione vi porta, in genere, ad essere il segno tangibile del compiersi – anche se tra non poche difficoltà – di quella implantatio Ecclesiae in ambiente zingaro, sulla quale si pronuncia il sopraccitato Documento di Orientamenti (cfr n. 101).

Sono ben consapevole di quanti dubbi, incertezze e difficoltà avete dovuto superare per essere qui così numerosi. SenzÂ’altro vi riunisce il grande desiderio di conoscervi a vicenda, di allargare e di rinsaldare i legami di amicizia religiosa e di fraternità che già esistono tra alcuni di voi. Il presente Incontro – sono sicuro – vi offrirà non poche occasioni per riaffermare con forza e coraggio la vostra volontà di portare ai vostri fratelli Zingari il tesoro che avete scoperto, Cristo e il suo Vangelo, e condividere con essi lÂ’amore gratuito del Padre nostro che sta nei cieli. Nel corso di questa riunione sarete chiamati a far partecipe la Chiesa dei vostri problemi e preoccupazioni, finanche delle angosce dei vostri fratelli e sorelle che guardano a voi con speranza, ma anche osservano la Chiesa universale e locale per vedervi segni di apertura di spirito, comprensione e generosità.

In questo momento, penso a tutti i vostri fratelli e sorelle, nella loro diversità etnica e culturale, nella varietà di tradizioni, costumi e lingue, nella molteplicità di problemi e insicurezze, pur nella comune base zingara. Nella Chiesa voi potete essere i “portavoce” del loro desiderio di “vivere insieme”, e far giungere ad essa le loro richieste di giustizia e solidarietà, di rispetto reciproco ed eliminazione di ogni forma di discriminazione. Da parte sua, la Chiesa – come affermano gli Orientamenti – considera giusta tale rivendicazione dellÂ’esercizio dei propri diritti e doveri (cfr Orientamenti n. 47), consapevole che il popolo zingaro possiede un grande potenziale di speranza, dal quale nasce forte il desiderio di conoscere Cristo e la Sua Chiesa. Molti di essi infatti hanno “fede esemplare, distacco dal mondo, obbedienza e fiducia assoluta in Dio, Â… qualità che costituiscono la base efficace per il vostro ministero”[4].  

Con viva gratitudine indirizzo il mio pensiero anche alle vostre famiglie e comunità parrocchiali e religiose che, trasmettendovi la fede, vi hanno istruiti nelle prime nozioni della religione cristiana. Con il loro contributo è nata anche la vostra vocazione, per cui la vita di ciascuno di voi è stata forgiata dalla fede e dalla carità, dall'amore verso Dio e dal desiderio di essere sempre uniti a Cristo.

3. Al centro delle nostre riflessioni e dei dibattiti in questi giorni abbiamo posto Cristo, la Sapienza eterna e lÂ’Amore incarnato, che ci coinvolge nella dinamica della sua donazione totale al Padre e ai fratelli e ci conduce alla caritas-agape con ciascun bisognoso, chiunque egli sia (cfr Deus caritas est n. 13)[5].

Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, nellÂ’Enciclica Redemptor Hominis, ci ricordò che “il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche e, in modo particolare della nostra, è di dirigere lo sguardo dellÂ’uomo, di indirizzare la coscienza e lÂ’esperienza di tutta lÂ’umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della Redenzione, che avviene in Cristo Gesù”[6]. Solo Cristo, il Redentore, infatti, svela pienamente l'uomo all'uomo, rivelandogli la sua altissima vocazione. Con la sua incarnazione il Figlio stesso di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo.  Con la redenzione, avvenuta per mezzo della croce, Cristo ha ridato definitivamente all'uomo la dignità e il senso della sua esistenza nel mondo[7]. Quindi ogni uomo, se vuol comprendere se stesso fino in fondo, deve avvicinarsi a Cristo. Papa Benedetto XVI rafforza questo pensiero, spiegandoci che «solo Cristo può colmare le aspirazioni più intime del cuore dell'uomo; solo Lui è capace di umanizzare l'umanità e condurla alla sua "divinizzazione". Â… Con la potenza del suo Spirito Cristo infonde in noi la carità divina, che ci rende capaci di amare il prossimo e pronti a metterci al suo servizio»[8].

La nostra vocazione di speciale consacrazione include – è chiaro – lÂ’invito a una particolare intimità con Cristo. Siamo chiamati a diventare simili a Lui (alter Christus) per essere «espressione e strumento dell'amore che da Lui promana» (Deus caritas est, n. 33). È una chiamata personale e individuale, è anche una chiamata al servizio, in quanto seguita da unÂ’offerta di doni da usare in comunione di intenti e di azione. Quindi, accogliendo lÂ’invito alla sequela Christi nel sacerdozio ministeriale, nel diaconato, o nella vita religiosa, avete ricevuto la missione di portare il nome di Gesù agli uomini – nel vostro caso, in genere, agli Zingari – e di essere rappresentanti qualificati del suo amore. Ma la specificità della pastorale per gli Zingari (cfr Orientamenti nn. 58-73) e le sfide che lÂ’odierna cultura pone allÂ’evangelizzazione del vostro popolo (cfr. ibid. nn. 74-78) richiedono una solida struttura spirituale e una vita di preghiera, nonché una testimonianza chiara e una fedeltà coraggiosa e coerente.

A questo riguardo, così leggiamo negli Orientamenti: «la Parola di Dio annunciata agli Zingari nei vari ambiti dellÂ’azione pastorale sarà da loro più facilmente accolta se proclamata da qualcuno che si è dimostrato, in concreto, solidale verso di loro attraverso gli avvenimenti della vita» (n. 60). La testimonianza, dunque, è più eloquente di qualsiasi parola, anzi – come insegna Benedetto XVI – se è autentica «suscita ammirazione nei fedeli, è fonte di benedizioni per la Comunità, è la migliore promozione vocazionale ... È la vera collaborazione in vista della costruzione del Regno di Dio!»[9]. «LÂ’uomo contemporaneo – ebbe a dire Paolo VI – ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni»[10].

«Da una pastorale ben impostata – affermano gli Orientamenti – dovrebbe nascere, come frutto naturale, un “protagonismo” degli stessi Zingari. Anche in questo modo troverebbero allora compimento le parole di Papa Paolo VI, che così attestò, pur in altro contesto: “Occorrerà unÂ’incubazione del ‘misteroÂ’ cristiano nel genio del vostro popolo, perché poi la sua voce nativa, più limpida e più franca, si innalzi armoniosa nel coro delle altre voci della Chiesa universale”[11]» (n. 99). Per evangelizzare – diceva lo stesso Pontefice – occorre essere coraggiosi, cioè non avere paura di nulla e di nessuno (cfr Mt 10, 28), essere umili e forti, audaci e leali con tutti, avere Cristo come fondamento e centro della propria vita, e in Lui trovare la forza e il coraggio per superare ogni ostacolo e ogni paura[12] (cfr Rom 8,31-39).

4. Carissimi fratelli e sorelle, pensate a ciò che siete e a ciò che fate! Ricordate lÂ’antico detto: age quod agis? Considerate la vostra chiamata (cfr. 1 Cor 1,26). Grande è il dono che Cristo vi ha fatto e preziosa è la perla che avete trovato (cfr Mt 13,46). Grazie alla vostra generosa risposta alla chiamata di Dio, alla fedeltà nellÂ’esercizio del vostro ministero e nella consacrazione, il popolo zingaro – il vostro popolo – si apre a Cristo e alla Chiesa e si sente in essa come «a casa sua» (cfr Orientamenti n. 59). Per la vostra coraggiosa testimonianza, la Chiesa - a sua volta - si scopre nei suoi figli ancora troppo soffocata da stereotipi e pregiudizi nei confronti degli Zingari, ma desiderosa di un rinnovato dialogo e di cordiale accoglienza. Questo noi vogliamo e per questo preghiamo.

Auspico per ognuno di voi la grazia di avere in Cristo il compagno di viaggio (cfr Lc 24,32), non soltanto in questi giorni, ma in tutta la vostra vita, in modo che, nutriti dalla Sua Parola e dal Pane eucaristico, sappiate riconoscerLo in ogni uomo e in ogni circostanza e in questo accostamento possano i vostri cuori ardere di amore perfetto (cfr 1 Cor 13,1-13).

Auguro a tutti un fruttuoso e buon Congresso. “In nomine Domini” al lavoro congressisti!


 

* Primo Incontro Mondiale  dei Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiose Zingari (Roma,  22 – 25 Settembre 2007).

[1] Il Documento è reperibile in varie lingue sul sito internet: www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/pom2006_100suppl/rc_pcmigrant_spom100-suppl_orientamenti-it.html ed è stato pubblicato come Supplemento al N. 100 della nostra Rivista People on the Move, con estratti in varie lingue.

 

[2] Cfr Giovanni Paolo II, Omelia durante la S. Messa di beatificazione, 4 maggio 1997: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX, 1 (1997), 882-883.

[3] V Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari, Budapest – Ungheria, 30 giugno – 7 luglio 2003: People on the Move, XXXV (Dicembre 2003) Suppl. al N. 93, p. 348.  Gli atti del Congresso sono disponibili anche sul sito: http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/pom2003_93S/rc_pc_migrants_pom93S_ ind.html.

[4] Paolo VI, Ai partecipanti al I° Congresso Internazionale per il Ministero Pastorale e l'azione sociale fra gli Zingari, 27 febbraio 1964:

www.vatican.va/holy_father/paul_vi/speeches/1964/documents/hf_pvi_spe_19640227_iworldcongress -nomads_it.html.

[5] Cfr Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 14: AAS  XCVIII (2006), 228. 

[6] Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptor Hominis, 10: AAS  LXXI (1979), 275.

[7] Cfr Ibidem, 10 e 13, 285s.

[8] Benedetto XVI, Messaggio per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, n. 7: LÂ’Osservatore Romano, 22 luglio 2007, p. 5.

[9] Benedetto XVI, Discorso nella Basilica del Santuario dell'Aparecida, 12 maggio 2007: LÂ’Osservatore Romano, 14-15 maggio 2007, p. 7.

[10] Paolo VI, Discorso ai Membri del «Consilium de Laicis», 2 ottobre 1974: AAS LXVI (1974), 568. 

[11] Paolo VI, Discorso ai Vescovi dellÂ’Africa, 31 luglio 1969: AAS LXI (1969), 577.

[12] Cfr Paolo VI, Omelia, 31 ottobre 1976: Insegnamenti di Paolo VI, XIV (1976), 894.

 

 

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