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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 105, December 2007

 

 

INTERVISTA DELL’ARCIVESCOVO AGOSTINO MARCHETTO A “POPOLI E MISSIONE”*

 

Migranti, la sfida della mobilità umana: due linee a confronto.

La Santa Sede e la Pastorale della mobilità. LÂ’Unione Europea, le proposte e le leggi. Il rispetto dei diritti umani, comun denominatore.

Sono circa duecento milioni gli esseri umani coinvolti oggi nel grande fenomeno migratorio. Il più vasto movimento di persone di tutti i tempi. Una realtà della società contemporanea divenuta ormai “strutturale” e che “costituisce un problema sempre più complesso, dal punto di vista sociale, culturale, politico, religioso, economico e pastorale. Tre i principali documenti – ricorda lÂ’Arcivescovo Agostino Marchetto - che si occupano della pastorale migratoria tenendo conto dei nuovi flussi migratori e delle loro caratteristiche (Erga migrantes caritas Christi, ed Orientamenti per una Pastorale degli zingari e quelli per la Pastorale della strada)”, divenuti risposte ecclesiali urgenti “ai nuovi bisogni pastorali dei migranti, per condurli, a loro volta, a trasformare l'esperienza migratoria in occasione non solo di crescita nella vita cristiana ma anche di nuova evangelizzazione e di missione.”

LÂ’Europa del Vice Presidente dellÂ’Unione Europea On. Franco Frattini lavora per un approccio globale del fenomeno migratorio determinando una politica tra Stati basata sul rispetto delle leggi e dei diritti umani. Il 2008 sarà lÂ’anno che si occuperà di emarginare e bloccare il triste primato del traffico degli esseri umani, non solo in Europa.

“Il Pontificio Consiglio della Pastorale dei migranti e degli itineranti si occupa della pastorale della mobilità umana. Responsabile ultimo di questa pastorale è la chiesa locale. Nata dalla grande intuizione di Pio XII nel 1952 viene ripresa dal Concilio Ecumenico Vaticano II. In seguito Paolo VI e Giovanni Paolo II istituirono una Commissione che si trasformò dopo poco nel Pontificio Consiglio della Pastorale dedicato alla migrazione e allÂ’itineranza. Così inizia Monsignor Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Alla categoria dei migranti – spiega – appartiene sia lÂ’umanità  in movimento legata allÂ’economia internazionale e alla mobilità interna, sia quella dei rifugiati, dei richiedenti asilo, dei profughi e degli apolidi. Vi è incluso il fenomeno in continua espansione degli  studenti stranieri che si muovono nel mondo per seguire i corsi di studio: due milioni, di cui 500.000 solo negli Stati Uniti. In  crescita e sempre di nostra competenza – continua – la tragedia dei soggetti e oggetti legati al traffico degli esseri umani.

Nomadi, zingari, lunaparchisti, gente del circo, turisti, turismo religioso, pellegrinaggi, apostolato negli aeroporti rientrano nel gruppo degli itineranti, così come i circa trenta milioni di pescatori nel mondo, i croceristi, i regatanti e tutto ciò che è sotto lÂ’apostolato legato allÂ’acqua (mare, laghi, fiumi ecc..)

Negli ultimi quattro anni abbiamo sviluppato lÂ’apostolato di strada con unÂ’attenzione particolare alle donne ed ai ragazzi di strada e ai senza fissa dimora.

La Chiesa pone attenzione a tutti i problemi dellÂ’uomo in movimento. La mobilità è un segno dei tempi. Questo Pontificio Consiglio è un think tank per tutte le conferenze episcopali e le sue indicazioni sono utili come linee guida per poi trovare una giusta applicazione sul territorio.” 

Integrazione - Intercultura

“Caritas Christi e gli Orientamenti per una Pastorale degli zingari e per quella della strada sono i tre documenti messi a disposizione di tutti, in questi ultimi 5 anni, capaci di far riflettere e dare spunti attuativi sul tema dell’integrazione.

Nel documento del 2004 “Erga migrantes caritas Christi” si considera molto lÂ’aspetto della multiculturalità o meglio dellÂ’interculturalità (come amo dire).

Le nostre indicazioni vengono integrate dallÂ’apporto capace e sincero dai consigli dei Vescovi locali, dalle proposte espresse dei singoli governi che poi vengono mediate dalla Chiesa locale. Il rispetto dei diritti umani è alla base del compito ecclesiale anche per chi si trova in situazioni irregolari, ma non necessariamente è un criminale. Questo è il tema che ho sviluppato recentemente a Bruxelles al Forum Mondiale su Migrazioni e Sviluppo: solo tre anni fa questo argomento era impensabile. Finalmente tale assioma è riconosciuto dagli Stati ed è entrato a far parte della visione internazionale. Questo significa che si riconosce la dimensione di utilità e di bene comune al quale contribuiscono anche i migranti.

Le migrazioni non sono attentati alla sicurezza ma una chance, per imparare a convivere e ad essere solidali con i più poveri. Il rispetto della religiosità popolare dei migranti è fonte di ricchezza e di fede con aspetti che possono essere purificati. La necessità di un dialogo tra la Chiesa locale di accoglienza e quella di partenza diventa indispensabile per rispettare non solo la cultura e la dimensione religiosa dei migranti.

Nella pastorale specifica per quelli cattolici viene considerato il supporto della lingua degli immigrati, se possibile accompagnati da sacerdoti dello stesso Paese dÂ’origine che facilitino la loro integrazione.” 

Reciprocità

“Il Pontificio Consiglio vive due grandi caratteristiche oggi della Chiesa cattolica: la realtà ecumenica e quella del dialogo interreligioso.

I migranti di altre chiese o comunità ecclesiali  ci pongono i problemi dellÂ’ecumenismo in concreto: cosa fare, come fare, come aiutarli a seguire la propria coscienza, compresa quella ecclesiale. Per la prima volta in un documento della Santa Sede (Erga migrantes caritas Christi) cÂ’è una categorizzazione dei migranti che affronta la realtà dellÂ’ecumenismo e del dialogo interreligioso, facendo delle distinzioni, dando suggerimenti, ponendo in chiaro il principio di reciprocità.”  

I Diritti Umani

“Nei Paesi a maggioranza islamica la Chiesa cattolica viene ascoltata quando parla del rispetto dei diritti umani e della dignità di ogni uomo ad avere liberamente la sua dimensione religiosa? Un tema ancora molto difficile!

Ricordo le mie esperienze nel mondo arabo e africano, Algeria, Tunisia, Libia e Marocco, Tanzania, paesi a prevalenza islamica. Sappiamo quali e quante siano le difficoltà concrete sul piano dei diritti umani: diritto della libertà religiosa, diritto di libertà di culto, di coscienza. Il nodo problematico più grande è quello del diritto della libertà religiosa che prevede anche il diritto di cambiare religione.

Allo stato attuale la Chiesa, quindi, ha un compito di advocacy, cioè di avvocato dei diritti umani e della libertà religiosa anche per i migranti, presentando denuncia alle istanze e alle Autorità competenti quando sia palese la violazione dei diritti fondamentali.” 

Chiesa Universale e Locale

“Ci stiamo avviando verso due modi di essere: lÂ’uno ci porta a vivere in agglomerati, organizzazioni continentali, lÂ’altro ci impone la riscoperta del locale. Queste due realtà a mio avviso non sono in contraddizione. Nella misura in cui ci apriamo allÂ’universale abbiamo bisogno di radicarci anche nel locale. Tale apertura allÂ’universale per noi è rappresentata dalla visione della Chiesa cattolica universale che è veramente fattore di aggregazione e unità tra gli uomini nel rispetto di tutte le differenze legittime. VÂ’è nella Chiesa come un pendolo teologico, che dallÂ’inizio della sua storia, passa inequivocabilmente dalla chiesa locale a quella universale e viceversa, in movimento continuo.” 

Verso una Nuova Laicità

“NellÂ’ultimo incontro organizzato dalla Comunità di SantÂ’Egidio ad Assisi, il Ministro Amato sottolineava in termini nuovi il concetto di laicità, nel contesto della “Carta dei Valori, della Cittadinanza e dell'Integrazione”. Credo che dobbiamo lavorare per una laicità che rispetti la giusta autonomia del creato (come attestato dal Concilio Ecumenico Vaticano II) e per una sana autonomia della realtà politica e statale, che rispetti al contempo la dimensione spirituale delle chiese, comunità ecclesiali o delle religioni. A questo proposito nell’“Erga migrantes caritas Christi” si parla di pastorale per i non cattolici, allÂ’interno della quale si sottolinea la necessità di aiutare a mantenere la dimensione trascendentale anche per coloro che arrivino in paesi  secolarizzati o laicisti. È importante trovare una giusta, nuova (bisogna lavorare su questo aggettivo e vedere cosa può contenere) laicità.

 In Italia sono molto forti le pressioni laiciste e gli animi sembrano esacerbati, ma sono pronto a dialogare su questo punto. Il pericolo di non intenderci più esiste quando specialmente gli animi sono troppo accesi perchè cÂ’è il rischio che non si sia equilibrati nel nostro ragionare e che non ci si intenda più.” 

Sicurezza

“LÂ’accoglienza e la sicurezza sono le due componenti che devono essere coniugate per una coesistenza pacifica della società. Accoglienza significa anche, per noi, attuare i valori cristiani, (rispettosi dei poveri e di quelli diversi da noi, ecc..). Non si può esacerbare lÂ’aspetto della sicurezza se non si tiene conto di quello dellÂ’accoglienza. Permettetemi due parole a questo riguardo sulla questione degli zingari, a cui tutti oggi fanno attenzione: dal Consiglio dÂ’Europa alla Comunità Europea, a Soros, a noi stessi, con il nostro documento. CÂ’è il rischio che ci facciamo insensibili, di fronte a realtà umane disgraziate (a parte le situazioni a delinquere queste si devono controllare e combattere). Non dobbiamo dimenticare il genocidio degli zingari, 600.000 persone uccise durante la II guerra mondiale. Non facciamo nulla per riparare?

Nel nostro documento Orientamenti per una pastorale degli zingari (poco conosciuto), il tema dellÂ’integrazione viene affrontato molto bene con attenzione alla specificità dei nomadi e alla necessità di rispettare la loro caratteristica culturale nomadica.

È importante che tutti i problemi della società non si nascondino dietro la parola sicurezza. Dobbiamo valutare ogni situazione e mantenere innanzitutto solidarietà e tolleranza.”


 

* Cfr. Popoli e Missione, Anno XXII, N. 1 (Gennaio 2008), p. 33-35.

 

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